L’altro giorno parlavo con una persona in inglese e il piccolo Joe strillava in italiano:
- Mucca, mucca!
Che e’ il suo nuovo modo di chiamare il latte visto che sulla confezione c’e’ il disegno di una mucca. A me sinceramente non dispiace, lo trovo piuttosto raffinato, una bella sineddoche, no? La parte per il tutto, ma che bravo, a soli due anni…
La persona con cui parlavo, invece, non la pensa proprio cosi’…
- Certo che lo stai proprio confondendo quel povero bambino!
Che e’ una cosa che mi capita di sentirmi dire ogni tanto, ma io non me la prendo. Capisco che per chi parli solo una lingua, l’impressione possa essere questa.
Invece per me che ho una visione d’insieme e soprattutto conosco mio figlio, e’ tutto chiarissimo.
Gia’.
Come quando puo’ scegliere fra ombrello e umbrella e invece dice… ‘pagia’. Ci ho messo settimane a capire cosa intendeva. La mia supposizione e’ che gli venga da ‘spiaggia’ perche’ e’ solo li’ che ha visto gli ‘ombrelli, ma chi lo puo’ sapere…).
Come quando ultimamente si sveglia e per chiamarmi urla Mommy wait! che io e Mr. Johnson ogni volta ci guardiamo in faccia con un grande punto di domanda… aspetta? ma aspetta cosa?
Oppure quando dice perfettamente ‘elefante’ in italiano e in inglese invece ‘elephant’ magicamente diventa… ‘dampen’ (?).
O quando bussa alla porta e chiedo chi e’ e lui mi risponde:
- Help!
Beh, li’ forse fa il furbetto per convincermi ad aprire. Pero’ vediamo anche tanti progressi. Ho sempre saputo e visto che i bambini che parlano due lingue imparano a tradurre molto tardi, eppure lui in qualche modo lo fa gia’.
L’altro giorno la nonna italiana su skype gli chiedeva le parti del corpo o gli animali. Quando si confondeva e ne diceva una in inglese bastava chiedergli ‘qual e’ l’altra parolina?’ e le sapeva un po’ tutte in entrambe le lingue. Ci ha sorpreso. E’ cosi’ interessante vedere come impara a esprimersi, ogni giorno cambia tutto. Le cose che sembrano piu’ semplici a volte sono le piu’ difficili e viceversa.