Leggevo qualche giorno fa questo articolo di Umberto Eco sull'Espresso e pensavo che stranamente stavolta non sono per niente d'accordo con lui. Si scaglia contro l'usanza contemporanea di avere sempre una macchina fotografica in mano e di perdere brandelli di presente nel tentativo di catturarlo attraverso l'occhio elettronico. Fino a un certo punto lo seguo. In effetti, ci sono persone che sembrano vivere solo per poter fotografare e postare su facebook o youtube, però se invece penso alla mia esperienza personale mi rendo conto che non è proprio cosi'. Mi sembra che da quando ho una macchina digitale e scatto molte piu' foto la mia memoria sia migliorata. Può darsi benissimo che come dice lui, fotografando perda qualcosa di quello che sta accadendo intorno a me, ma a me sembra semplicemente di vivere il momento in un'altra maniera, piu' personale, piu' intima. Mi piace astrarmi in mezzo a una folla e pensare un secondo a un'inquadratura. Può darsi che, come sostiene lui, in questo modo perda per un attimo il filo generale della situazione, ma anche i particolari vogliono la loro parte, sono quelli che poi mi interessano di piu'. Ho fatto pochissimi viaggi senza una macchina fotografica e, quando penso a quei viaggi rimpiango molto di non avere nessuna foto, ma solo i miei ricordi fatalmente sempre piu' sbiadidti.
8 commenti:
l'ho letto anche io l'articolo. e immagino si riferisca a quelli che mentre vivono qualcosa, pensano solo a fotografarla e condividerla in rete. ne conosco persone così, che sono a cena e pubblicano foto di ogni portata per esempio. io se sono a cena penso a gustarmi cibo e chiacchierata... insomma, è l'esagerazione che non condivido, quella spasmodica necessità di voler mostrare al mondo tutto in tempo reale. poi, gli attimi vanno fermati, è bello, e su quello sono pienamente d'accordo.
la penso come te. non mi piace per niente la smania di pubblicare qualuque cosa nel momento stesso e sono in tanti ad averla questa smania. però mi sembra un po' esagerato il decidere di non scattare nessuna foto mai come racconta di aver fatto lui dopo quel viaggio. una via di mezzo appunto.
Sono completamente d'accordo con quello che dici. Io ho una memoria tremenda, e ho la sensazione che le foto mi aiutino a ricordare. E anche a me piace fermarmi a cercare un'inquadratura, mi aiuta a notare di più quello che ho intorno.
Mah...
Un po' ha ragione, Eco.
E' che con le fotodigitali si raggiungono livelli inimmaginabili.
La pratica di scattare e metterle in tempo reale su Fb mi fa tenerezza (e fa tanto rosicare, talvolta!) ma quello che proprio non capisco è altro.
Come quelli che scattano le foto e poco dopo se ne stanno lì a passare dieci minuti a guardare, in foto, ciò che vedrebbero con gli occhi se solo si guardassero intorno...
d.
una volta questo atteggiamento era distintivo dei Giapponesi, ora invece è una vera e propria way of life. eccessiva. per i ricordi dei viaggi invece sono d'accordo con te..
diciamo che non condivido l'integralismo di eco (come tutti gli integralismi). coglie nel segno quando evidenzia la smania di immettere e condividere in rete qualsivoglia cosa. quasi - anzi senza quasi - che il vero scopo della foto non sia il ricordo, la ricerca del particolare, l'emozione di un momento - ma uno strumento ulteriore di autoaffermazione dell'essere da mostrare a tutti come una medaglia sul petto.
per quel che mi riguarda la digitale la porto sempre in borsa (ecco perché poi dicono che pesano un sacco le borse delle donne!)nel senso che se noto qualcosa che mi piace lo fotografo. e in questo senso la foto non è un'esperienza limitante che mi esclude dal resto, ma una parte integrante di quel "resto" che mi consente di approfondirne alcuni aspetti. fossero anche dettagli, che, nell'insieme si perderebbero.
Dovrei leggere l'articolo prima, ma penso di poter dire tranquillamente che i latini a volte erano proprio saggi.
In medio stat virtus era ben loro no?
Basta che non passino bolognesi a leggere insomma. ;-)
ma si, anche eco ha le sue ragioni. per me a volte fare una foto è come prendere appunti, sottolineare un libro, mi aiuta nella rielaborazione e non ci vedo nulla di sbagliato.
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