Sia io che Mr. Johnson teniamo molto al fatto che il piccolo Joe impari l’italiano. Abbiamo visto tramite l’esperienza di tanti nostri amici che l’inglese viene naturale in questi casi, cosi’ gli parliamo quasi sempre in italiano. Lui ha diciassette mesi e dimostra di capire entrambe le lingue allo stesso modo, pero’ quando viene il momento di parlare vedo che sceglie praticamente sempre l’inglese. In italiano dice solo grazie (a suo modo), cacca e nonnononna (proprio cosi’, tutto attaccato).
Quando cerco di insegnargli delle parole in italiano, m’imbatto sempre nello stesso problema: in inglese sono quasi sempre molto piu’ semplici.
ScaRRpa…Shoe
CapeLLi…Hair
MaCCHinina…Car
E via dicendo.
Il piu’ delle volte non c’e’ paragone, l’inglese per lui e’ piu’ semplice e veloce, ma noi si insiste. Continuiamo a parlare, a leggere e a cantare in italiano, sperando che quando un giorno decidera’ di usare questa lingua, avra’ gli strumenti per farlo.
In inglese c’e’ stata una grande svolta quando ha imparato a dire bye bye. Per lui bye bye vuol dire praticamente tutto quello che piu’ importa nella vita e quando proprio vuole essere sicuro che lo si prenda sul serio fa dei bellissimi sorrisoni e manda anche tanti baci con le mani, tutte cose che gli ingenui interpretano come gesti di affetto. In realta’, quello che cerca di dire e’basta, me ne vado, sono stufo, non mi va piu’, mi annoi a morte ti saluto oppure vai via che voglio arrampicarmi sul divano, masticare qualcosa che so perfettamente non essere cibo o scappare o chiudermi a chiave da qualche parte. Concetti fondamentali insomma perche’ ho visto che nel suo piccolo mondo quello che piu’ conta sono le frasi negative. No, infatti, rimane sempre la sua parola preferita con mille diverse intonazioni a seconda della situazione, come un attore consumato.
Gli e’ bastato passare una mattina con un bambino qualche mese piu’ vecchio la settimana scorsa, per imparare un’altra parola fondamentale: mine. Mine mine mine, tutto mio.
Fra i figli dei tanti amici stranieri che ho qui, ho visto situazioni completamente diverse. Bambini che a tre o quattro anni parlano perfettamente tre lingue (se i genitori sono entrambi stranieri che vivono qui) e altri che fanno fatica e si confondono e ci mettono un po’ di piu’ anche solo a utilizzarne una o due. Anche all’interno della stessa famiglia, ci puo’ essere un bambino che parla benissimo l’italiano e l’altro che si rifiuta completamente per poi recuperare qualche anno dopo. Mi sembra molto una questione di indole personale.
Forse mi aiuterebbe a chiarirmi le idee capire esattamente come Mr. Johnson ha insegnato al piccolo Joe che tutti i telecomandi sono suoi e che ogni volta che ne trova uno deve riportarlo a lui e mai a me senza fare i capricci, ma probabilmente questo credo rimarra’ un segreto fra padre e figlio.
Sono contenta che il piccoletto, abbia la possibilita’ di essere bilingue. Sono convinta che questa cosa gli aprira’ un’infinita’ di porte nella vita e poi e’ molto interessante assistere ogni giorno allo sviluppo del suo linguaggio. Certo, mi fa sempre impressione che mio figlio un giorno possa non parlare la mia lingua, ma non credo accadra’ se ci impegnamo a fondo, sotto sotto non mi sembra possibile.