E cosi’ convinco Mr. Johnson ad accompagnarmi alla (molto probabilmente noiosissima) cerimonia per i miei cinque anni alla scuola Flanders. Nel parcheggio noto quella mia simpatica collega che ha un nipotino nato lo stesso giorno del piccolo Joe e penso sia un’ottima idea correrle incontro per farglielo finalmente conoscere, me lo ha chiesto tante di quelle volte...
Parto in quarta con le presentazioni, sono cosi’ di buon umore oggi. O forse e’ solo che queste occasioni ufficiali mi rendono terribilmente nervosa e continuo a parlare, parlare…
- Look Mr. J., she has a 14 month old…
A quel punto preciso, lei si toglie gli occhiali da sole e… non posso credere ai miei occhi. Io non so chi sia. Mai visto questa donna. Mentre ci allontaniamo cerco di spiegare a Mr. Johnson che davvero con gli occhiali era identica alla mia amica, ma non mi crede minimamente.
Allora provo di ridarmi un tono e mi sposto in bagno, dove fra le duecento e passa persone presenti, con la mia solita fortuna, mi imbatto nuovamente nella sosia che non solo non asseconda il mio disperato tentativo di ignorarla, ma mi rivolge pure la parola. E per dire cosa ancora? Vuole infierire? Al contrario, mi ringrazia. Piu’ e piu’ volte. You made my day, thank you so much! Potrei essere tua madre e tu invece hai pensato avessi un bambino piccolo! Non avrei potuto ricevere un complimento piu’ bello!
Grandson. Era la parola che avrei detto se non si fosse tolta gli occhiali, ma questo lei non lo sapra’ mai. Insomma, se avete problemi di autostima, sapete a chi rivolgervi.
Poi inizia il tutto e quando la direttrice chiama il mio nome e quello di un paio di colleghe, mi ritrovo di fronte a tutta quella gente e non so cosa aspettarmi. Una targa. Il tutto si risolve in una targa. Ora ho una targa come quei maestri di karate di provincia o quelle parrucchiere che appendono i diplomi di tutti i corsi che hanno fatto nella vita per sembrare piu’ professionali.
Si bello, per carita’, pero’ niente, nemmeno un mazzo di fiori. Cosa me ne faccio di una targa? Poi piccola, nemmeno, da dire, una targa eccezionale, che ne so, qualcosa di memorabile.
Alla fine pero’, in disparte, arriva il vero regalo o almeno quello che io considero tale. A quanto pare hanno smosso mari e monti e sembra proprio che l’anno prossimo potro’ lavorare due giorni invece che tre e portare Slipino con me, anche se non avra’ proprio l’eta’ giusta. Che meraviglia sarebbe. Ma anche se non dovessimo riuscire, sono davvero contenta che si siano impegnati tanto per venirmi incontro. Una cosa che, targa o no, in cinque anni e’ successa molte volte. E dire che fu il mio primo e unico colloquio, quasi non parlavo inglese, ero cosi intimidita, non avrei mai pensato di fermarmi cosi’ a lungo. Ricordo ancora il primo giorno di lavoro. Chiesi a Ms. Guorton come si trovava a lavorare li’ e lei con il suo famoso snobismo inglese mi disse solo oh, dear, I wouldn't be here after 25 years. Beh, le buone premesse c’erano gia’ tutte, speriamo di continuare cosi’.
4 commenti:
Pensa che è successa la stessa cosa anche a me con un "sosia" di un amico che non vedevo da tempo; che poi non gli assomigliava neanche minimamente, ma per effetto di una doppia porta di un bar mi era parso fosse lui! Figuraccia con tanto di scuse!
che sogno sarebbe fare due gg l'anno prossimo con tuo figlio vicino. Incrociamo le dita, speriamo davvero!!!
mauri: non so tu ma io ho bisogno di un oculista.
zion: gia' sarebbe bello, ma non mi faccio troppe illusioni, ci sono un po' di problemini logistici da risolvere...rimane comunque un bel gesto.
sei fortunata. una targa per cinque anni di lavoro mi sembra comunque un bel pensiero. da noi in Italia la targhetta te la danno i colleghi (a spese loro)forse solo alla pensione.
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