E’ spring break e a qualcuna delle mie amiche viene la splendida idea di portare tutti i bimbi a fare una bella gita. Sara’ che in questo periodo sono davvero esausta, ma riesco a immaginarmi solo i preparativi, i capricci, la stanchezza e sono tentata di rifiutare. Poi ne parlo a Ms. Monkey e stranamente mi sembra quasi entusiasta, cosi’ decido che bisogna farla questa cosa.
Lo stress comincia gia’ la sera prima. Dobbiamo incontrarci con diverse persone dall’altra parte della citta’ per poter partire insieme. Io, ritardataria cronica nell’ordine dei quarti d’ora, dipendo da Ms. Monkey, ritardataria cronica nell’ordine delle ore per arrivare in orario. Un’ansia. Preparo tutto, controllo il percorso quattro volte, metto perfino la borsa in macchina la sera prima e, nonostante cio’ la notte dormo malissimo. Ma succede qualcosa che verra’ a lungo ricordato: Ms. Monkey, si sente esattamente come me e per la prima volta nella storia varca la porta di casa mia in orario perfetto (veramente le avevo detto un po’ prima giusto per sicurezza…).
Tutto e’ gia’ fatto, da non credere. Due adulti e quattro bambini, completamente pronti. Non ci perdiamo nemmeno per strada, o meglio ci perdiamo, ma siamo talmente in anticipo da arrivare in tempo lo stesso.
Siamo tutti orgogliosi e sorridenti, ci sentiamo delle persone migliori.
Il problema e’ che per la prima volta, sono gli altri a non arrivare. E non e’ un ritardo di cinque minuti. Passa quasi un’ora. La giornata e’ appena iniziata e siamo gia’ alla frutta. Avete idea di cosa significhi aspettare chiusi in una macchina con quattro bambini dagli uno ai nove anni appena svegliati?
Arrivati finalmente li’, nuvole e umidita’. Folla, aria soffocante e capelli elettrici. Bambino che si perde, bambino che cade. Ms. Monkey e io con un’espressione oramai attonita e il mal di testa, loro perfette e sorridenti che tirano fuori non solo primi, secondi e contorni, ma anche meravigliose cup cakes di fragole biologiche infornate poche ore prima. Una bimba poco piu’ grande di Slipino mi chiede una patatina e la madre mi dice di non dargliela facendomi sentire un pessimo genitore.
Finalmente arriviamo a casa, tutti escono dalla macchina, ma la macchina non si vede piu’. E’ stata ricoperta in modo uniforme di ogni tipo di cibo e cartaccia. Praticamente i ragazzini non hanno mangiato nulla di quello che gli abbiamo dato nel percorso, trovando molto piu’ interessante versarselo/lanciarselo addosso. A quel punto, gli acchiappaconiglietti, trovano la loro occasione di riscatto e si offrono volontari di pulire la macchina. Un lavoro egregio devo dire e fatto in cinque minuti.
[Allora servono a qualcosa quei due. Dopo l’altra sera, quando hanno ignorato un principio di incendio, avevo cominciato ad avere dei seri dubbi]
Finisce che ci concediamo un meraviglioso te’ coreano al gelsomino con le bolle di tapioca, il nostro confort food per eccellenza, e ci diciamo piu’ e piu’ volte che andare a lavorare e’ una passeggiata in confronto a questa roba qui.
3 commenti:
Dal di fuori, divertentissimo :D e adoro i tuoi acchiappaconiglietti.
A me è venuto quasi quasi il fiatone solo leggendo il post! O_o
lucy: bravissima! dal di fuori! :)
spiessli: sono andata a dormire alle 9 ieri sera...che giornatina.
Posta un commento