mercoledì 28 settembre 2011

siamo tenute a essere perfette

Ieri mattina, ho deciso di prendermela un minimo comoda e andare al lavoro un filo piu’ tardi del solito. Dopo tutto non ho degli orari precisi a parte quelli delle lezioni ed ero davvero stanca, considerato il mio stupendo fine settimana. Arrivo a scuola e per la prima volta in assoluto, invece del solito sorriso smagliante e relativo buongiorno buongiornino, ma quanto sei bella stamattina, la segretaria mentre si sposta veloce verso la fotocopiatrice mi comunica senza guardarmi che ho saltato la foto per l’yearbook. Non mi sembra poi la fine del mondo, comunque sono caduta dalle nuvole, me ne sono completamente dimenticata e lei era seccata, molto, si vedeva. Per il resto, e’ stata una giornata splendida al lavoro. Sono molto soddisfatta sia delle idee che ho proposto che della maniere in cui soprattutto una classe, ha contribuito a modificarle e arricchirle. Ogni giorno, e’ un’esperienza unica nella classe di arte, sono sempre piu’ convinta che sia il lavoro della mia vita e sempre piu’ determinata a migliorarmi. Sto in piedi tutte le sere fino a tardi, a sfogliare libri, disegnare, provare nuove tecniche e appuntarmi tutto quello che combino per costruirmi una sorta di archivio. Insomma, mi impegno, ci provo, e sembra che tutti siano contenti del mio lavoro in se’. Ma poi ci sono tutte quelle cose a cui non sono piu’ capace di stare dietro. Le riunioni inutili, le cene, le colazioni, i corsi di aggiornamento di cinque giorni dall’altra parte dello stato…io non posso. Pensavo che lo capissero. Pensavo che fosse chiaro che se si aspettano che sia li’ a orari strani, ora devono davvero farmelo sapere per tempo e deve davvero essere per un motivo importante perche’ ora ho un bambino. Purtroppo non ho nonni o zie sotto mano e con l’asilo ho degli accordi, non posso parcheggiarlo li’ quando mi pare. A volte, qualcuno se ne ricorda e lo capisce, a volte proprio no e mi sembra che piu’ passa il tempo e meno importa quale sia la mia situazione familiare. In effetti, non dovrebbe importare, suppongo. Io stessa, non me la sento nemmeno di spiegarle queste cose che poi oltre a suonare come scuse mentre non lo sono, ti fanno anche apparire poco professionale. Cosa dovrei dire?

…E’ che l’ho messo in macchina, ha fatto la cacca, ha sporcato il seggiolino, siamo dovuti tornare indietro….

Tutte cose vere magari, ma ognuno ha i suoi problemi e io devo gestire i miei come fanno tutti. Pero’.

A me sembra che davvero dalle madri ci si aspetti la perfezione a prescindere, a priori, sempre e comunque. Devi essere in grado di fare tutto quello che facevi prima, curare tuo figlio, la tua casa e possibilmente anche sorridere.

Non sempre ci si riesce. 

martedì 27 settembre 2011

il 27 settembre

Oggi sono cinque anni esatti che mi sono trasferita in questo paese. Fa un po’ impressione. Ultimamente, ho tanta nostalgia delle mie vecchie persone, ma proprio tanta, ed e’ strano, perche’ ne ho anche piu’ di prima. Forse e’ solo che ora ho definitivamente compreso quanto siano uniche se dopo tutto questo tempo -e mi pesa molto ammetterlo- non ho ancora incontrato nessuno come loro (qualcuno forse si, ma se ne e’ andato anche lui…). Nonostante cio’, penso di aver fatto un buona scelta cinque anni fa.

Non so se di tanto o poco, ma la bilancia pende dalla parte giusta.

prova, no?

Alla visita dei nove mesi, la pediatra mi fa mille domande, tra cui una che mi colpisce particolarmente.

- Capisce la parola “no”?

Al che’ la osservo un attimo perplessa, tanto da indurla a credere che non avessi capito la domanda e a ripeterla una seconda volta. Li’ realizzo di non sapere cosa rispondere perche’ io la parola “no” con Slipino non l’ho mai usata, non che mi ricordi.

E non solo. Realizzo anche di non aver mai nemmeno considerato di usarla. Ho sbagliato qualcosa? Di gia’? Insomma, mi si e’ spalancato un piccolo mondo. Perche’ avrei dovuto dire “no”? Avrei dovuto? Ma cosa avrebbe dovuto mai fare di cosi’ sbagliato un bambino cosi’ piccolo? Nemmeno cammina!

Piu’ che no, tante volte gli dico “prova”. Questo lo capisce mi sembra, magari vale lo stesso.

lunedì 26 settembre 2011

un fine settimana (in)dimenticabile

Questo fine settimana e’ stato molto istruttivo.

Giovedi sera, dal nulla, Baby J ha cominciato a stare malissimo: infezione all’orecchio, ha sentenziato il medico la mattina dopo. Succede cosi’, senza preavviso dice, da un momento all’altro. Un’altra cosa che ho imparato e’ che l’infezione all’orecchio puo’ far vomitare, e tantissimo. Ora, io non sono un medico, ma diamine, non l’avrei mai detto. Spero che la mia reazione di puro panico sia dovuta al fatto che non me lo aspettavo e non a una nuova fobia di cui ignoravo l’esistenza, lo spero molto per Slipino. Comunque, per fortuna lui si e’ ripreso a tempo di record con il suo antibiotico.

Lo stesso non si puo’ dire della sottoscritta. Non so se ho mangiato qualcosa di male o se ho preso un virus, ma ho passato 24 ore di puro delirio. Scoprendo cosi’ com’e’ stare male (del tipo di non riuscire ad alzarzi dal letto o da terra) con un bambino piccolo. Per fortuna eravamo in due, il guaio e’ che appena ho cominciato un minimo a riprendermi io, ha cominciato a star male Mr. Johnson che ora dorme seppellito sotto il piumone (qui oggi ci sono 33 gradi…). Che poi, ora che ci penso non sono nemmeno tanto sicura di essermi ripresa, forse ho solo un buon istinto di autoconservazione.

Almeno, ho provato un servizio della mia assicurazione che non avevo mai usato: l’infermiera a domicilio. Per la stessa cifra che si paga per andare nello studio del dottore che di domenica e’ chiuso, nel bel mezzo della domenica pomeriggio, e’ arrivata in una casa Johnson oramai devastata quest’infermiera simpaticissima e superattrezzata a farci stare bene. Lo so che e’ il suo lavoro, ma sono profondamente riconoscente. Non ci saremmo permessi un costosissimo pronto soccorso per una cosa del genere, d’altra parte non so come avremmo fatto con il pupo se non fosse venuta lei. Con il suo IPad ci ha mostrato le varie policies e fatto fare un survey di gradimento. Poi ha distribuito ad ognuno di noi una valigetta con una specie di kit di sopravvivenza con un po’ tutto il cibo e le bevande che ti danno qui all’ospedale. Ci ha dato una parte delle medicine oggi e il resto ci verra’ spedito direttamente a casa nei prossimi giorni.

L’unico particolare un attimo inquietante, e’ che si e’ fatta molti scrupoli a prescriverci un certo farmaco anti nausea perche’, a seconda dell’assicurazione il prezzo puo’ variare da dieci, venti dollari a molto molto di piu’. Ma il sistema sanitario americano e’ inquietante. 

sabato 24 settembre 2011

il sindaco di firenze su npr

Come vi dicevo, e’ da tanto che sembra che i media, quelli di massa, qui abbiano completamente smesso di occuparsi dell’Italia. Credo sia per una questione di decenza: qui non si tollererebbero certi dettagli sconci, non riesco nemmeno a immaginarlo. Non c’e’ quel tipo di morbosita’. Fossero stati fatti di sangue magari si, ma la pornopolitica proprio no: ogni politico compromesso da scandali sessuali semplicemente scompare, non si vede piu’, e ce ne sono stati tanti.

Cosi’ mi e’ capitato l’altro pomeriggio, mentre tornavo a casa dal lavoro, di imbattermi in un’intervista a Matteo Renzi, sindaco di Firenze, su NPR (National Public Radio).

Non me lo sarei aspettato, ma mi ha fatto ridere. E non tanto per l’accento o per quella sua strapalata idea su come si pronuncia la parola ‘debt’ (che anch’io di idee strampalate di quel tipo ne ho a bizzeffe, figuriamoci) e nemmeno per quello che diceva in se’, ma piu’ che altro per il tono. Come se parlasse con sua cugina di Poggibonsi, mentre la giornalista era serissima e quasi in soggezione a cospetto niente di meno che del mayor of Florence

Ha nominato per nome sua nonna, Anna, due volte in meno di cinque minuti.

Ecco… si parlava di macroeconomia.

E poi la vera chicca.

“‎When a child in Italy is born - obviously- everybody is happy […]"

Ma giudicate voi.

http://www.npr.org/2011/09/22/140717221/florences-mayor-discusses-world-economic-woes

giovedì 22 settembre 2011

piccoli piaceri da emigrante

- Che beello! Dove l’hai preso?

- In Italia.

E li’ partono i complimenti. Che in Italia e’ tutto piu’ bello, che non vedo l’ora di andare in Italia, che mia nonna mi ha raccontato che suo nonno era abruzzese, ecc. ecc.

E’ stupidissimo, ma in qualche modo mi fa piacere sentire parlare bene dell’Italia, qualunque sia il motivo, cosa devo dirvi, e’ cosi. Anche perche’ immagino che prima o poi anche qui smetteranno di ignorare i vari scandali e ci sono molte possibilita’ che la gente associera’ ben altro alla parola Italia.

Cosi’ ogni volta che torno a casa, faccio un po’ di shopping, per vedere un po’ cosa mi dicono al ritorno. Quest’estate pero’ non c’e’ stato davvero tempo e ho comprato solo un paio di pantaloni al volo.

Ecco, sono arrivata al punto di non metterli quasi piu’. Ogni volta che li metto vengo sottoposta a radiografia e conseguente interrogatorio. La pediatra, la dentista, la maestra, la commessa, l’amica: tutti vogliono questi pantaloni, che sono poi dei pantaloni normalissimi, ma…

- Mi spiace li ho presi in Italia.

- Eh, l’ho capito subito! Lo stile italiano, te ne accorgi subito quando vai li, ma poi non e’ solo la moda e’ tutto! L’architettura, tutte quelle chiese, non e’ incredibile? Che fortuna che hai a essere italiana! E poi vogliamo parlare del cibo? Una volta in un ristorante a Venezia ho mangiato una pasta, non so cosa ci fosse dentro, ma….ancora me la ricordo! E poi le macchine! Vuoi mettere la Ferrari, la Lamborghini…e la gente! Sono tutti cosi’ simpatici e poi parlano ad alta voce e ti fanno sempre un sacco di complimenti e una volta……………………..  

mercoledì 21 settembre 2011

cassandra va in giappone

- Mi raccomando quando andate al lavoro, mettete il Terzo Acchiappaconiglietti in una stanza da solo. Non vorrei mai che la Ragazzina avesse le convulsioni

[evento catastrofico che capita mediamente una volta o meno all’anno e in situazioni di forte stress ndr]

e lui l’attaccasse e la uccidesse come fanno i lupi in branco, in fondo tre e’ un piccolo branco. E il cane appartiene alla famiglia dei lupi. E…

[Stai scherzando vero?]

[tre bracchetti3.jpg]

- Vi ho portato un altro box per il bambino cosi’ adesso ne avete due, non sia mai che il Terzo Acchiappaconiglietti attacchi il bambino mentre gattona.

[Beh certo, se ‘gattona’ il cane si arrabbia, ci sta]

- Vi lascio anche questa medicina. Lo so che il bambino sta bene, ma e’ per il Terzo Acchiappaconiglietti, ha un po’ di tosse, prende le stesse medicine dei bambini.

- Ah! E poi ovviamente c’e’ il valium [ancora?!]

- Ah! E se si comporta male, non fatevi problemi: portatelo in pensione, qua ci sono tutti i suoi documenti.

- Ah! E se dovesse succedermi qualcosa l’assicurazione per la vita dovrebbe fruttare questo tot e dovete solo chiamare questo numero e…

 

 

 

 

E’. Partita.

martedì 20 settembre 2011

due sud un po’ diversi

Una cosa a cui pensavo quando ero in Puglia, e’ la differenza fra i vicini di casa qua e la’. In Salento come del resto anche qui, e’ piuttosto obbligatorio salutare.

Tutti quelli che vengono a trovarmi qui dall’Italia rimangono sorpresi e rare volte infastiditi (quando e’ troppo…) dall’eccessiva cordialita’. E’ tutto un sorriso, un ciao come va tra perfetti sconosciuti. E non fraintendetemi: non c’e’ nessuna voglia di conoscersi. Mi e’ capitato piu’ volte di vederli battere in ritirata appena si sono accorti che magari dall’altra parte c’era voglia di approfondire un minimo la conoscenza. Non so esattamente perche’, ma tranne in rari casi, e’ cosi’ e ti conviene abituartici.

In Salento, invece, i vicini di casa, soprattutto gli anziani ma non solo, li vedi la sera. Si siedono in veranda e stanno la’. Ogni tanto si scambiano una parola sai chi e’ morto? sai chi si e’ sposato? e la maggior parte del tempo stanno la’ e guardano la gente passare. Ecco, se tu sei fra quelli che passano devi salutare, per forza. Altrimenti dai adito a una serie infinita di illazioni sul tuo conto e qualunque cosa tu faccia, sarai sempre guardato di traverso o addirittura vittima di dispettucoli di varia natura. D’altra parte pero’, in Puglia, se saluti e fai il simpatico, hai trovato una seconda famiglia (ammesso che la cercassi).

Sembra che ovunque i rapporti fra vicini di casa non siano mai normali, hanno sempre un non so che’ di schizzofrenico. con loro non ti comporti come ti comporteresti con chiunque altro: loro sono i vicini di casa, vicini appunto, meglio stare in guardia.

venerdì 16 settembre 2011

il nonno via skype

 

- Ma gli hai messo i braccialetti al bambino?

- No, papa’, non gli ho messo i braccialetti al bambino.

giovedì 15 settembre 2011

il migliore amico dell’uomo

E cosi’ mi trovo finalmente ai piedi della montagna, ho ancora tanta strada da percorrere, ma c’e’ un silenzio, una pace. Apro lo zaino per cercare qualcosa da bere, ma c’e’ un problema: lo zaino e’ pieno di biberon, che strano.

Non importa, mi avvio. C’e’ il sole. Ascolto il silenzio, un battito d’ali e il pianto di un bambino. Che strano, un bambino in mezzo al bosco. Non importa, continuo a camminare.

Ma il bambino piange sempre piu’ forte e… il sogno finisce.

Ecco, rispetto alla fase senza sogni, di passi avanti ce ne sono stati molti, ora forse ci stiamo addirittura avviando verso la normalita’.

E’ da un po’ che Slipino dorme nove, dieci, undici (undici e mezza una volta!!) ore di fila, ma da qualche notte in silenzio assoluto senza un rantolo, un sussulto, niente. Dorme pacifico per tutta la notte, pazzesco. All’inizio, ero talmente incredula che mi svegliavo lo stesso, ora sto cominciando a prenderci gusto.

E non e’ che a vedermi si direbbe. Sono piu’ stravolta di prima, probabilmente nemmeno il mio corpo riesce a credere che sia possibile e che valga la pena abituarsi.

Di sicuro e’ per questo che stamattina  Mr. Boomer e’ venuto a svegliarmi alle quattro. Aveva paura che il troppo sonno mi scombussolasse, quando si dice il migliore amico dell’uomo. 

martedì 13 settembre 2011

appunti di viaggio. hai voluto la bicicletta?

Arrivo a Milano e penso una cosa.

Ma dove erano tutti questi bambini prima?

E’ strano, ma quando non ne hai e non ci pensi nemmeno, i bambini diventano quasi invisibili.

Un’amica mi racconta che dopo la gravidanza le e’ venuto uno strano problema alle mani, e’ successo anche a me, una delle mille cose assurde che capitano avendo bambini e che nessuno ti dice. Ad ogni modo, va dal suo medico e le spiega il problema, che fra l’altro e’ molto fastidioso.

Cosa le risponde lui? Le fa fare degli esami? La rassicura? La manda da uno specialista magari? Ma neanche per sogno.

- Signora, ha voluto la bicicletta? Ecco adesso, le tocca pedalare.

Ma quanto e’ maschilista e retrograda una risposta del genere?

lunedì 12 settembre 2011

pinterest!

Un po’ tutti i blog che seguo per lavoro e’ da un po’ che martellano con Pinterest. Mi sembrava abbastanza interessante, ma non avevo mai avuto tempo/voglia di approfondire. Poi qualche settimana fa, dopo aver letto l’ennesimo post pinterentusiastico, ho deciso di iscrivermi anch’io.

Pinterest riprende il concetto del bookmark, ma a livello visivo. Quando vedi una foto o un video che ti interessa lo appunti su un tabellone virtuale e cosi’ e’ molto piu’ rapido ritrovarla. Certamente molto piu’ pratico e veloce che aprire un file, di cui di solito finisci per dimenticarti. E poi e’ divertente perche’ puoi guardare le immagini degli altri che sono divise a seconda dei vari argomenti. Quindi per dire, se ti interessi di cucina o di cinema, puoi dare un’occhiata alle lavagne virtuali di chi ha interessi simili ai tuoi e trovare cose che potrebbero piacere anche a te. Funziona.

Per unirsi a Pinterest bisogna essere invitati da qualcuno. Se non si ha un invito, lo si deve richiedere, ma non arriva subito, come succede spesso in questi casi.

E questo crea una specie di attesa che poi magari ti induce a parlarne con altre persone. E’ un meccanismo di marketing geniale. Infatti ne parlano davvero tutti in questo periodo di Pinterest.

Per fortuna una carissima lettrice di questo blog, mi e’ venuta in soccorso prima che perdessi la pazienza e ho cominciato un paio di settimane fa a pinterestare anch’io.

Che dire? Non credo di esserne dipendente come tanti blogger che conosco, ma mi piace. Soprattutto lo trovo uno strumento molto utile per il mio lavoro.

Non c’entra molto con questo blog per ora, ma se volete mi trovate anche li.

http://pinterest.com/nonsisamai/

domenica 11 settembre 2011

l’11 settembre

Se fossi da un’altra parte sono sicura che non ci avrei pensato nemmeno tanto. Magari avrei tirato fuori l’11 settembre cileno e tante altre belle chiacchere. Perche’ bisogna dispiacersi di piu’ che per un attentato terroristico in Egitto o in India? Ma sono qui, non da un’altra parte e allora, e’ una giornata un po’ triste. Sono sbucate tante bandiere in giro, ma non quante ne vidi la prima volta che venni qui, due anni dopo l’attentato. Stamattina, non so come, me ne ero quasi dimenticata, ma poi al centro commerciale hanno fatto un minuto di minuto di silenzio. Un minuto di silenzio al centro commerciale, che cosa ridicola. E poi alla radio…Hello darkness my old friend…
E soprattutto le testimonianze di di chi ha perso un figlio, un marito, un genitore, quelle ultime telefonate. Chi ha chiamato l’ex moglie per dirgli che l’amava ancora, proprio in quel momento. Come non commuoversi? Ti alzi per andare al lavoro una mattina come le altre con tutti I tuoi casini e non torni piu’ a casa. Per cosa poi?
No, essere qui fa tutta la differenza, lo senti molto meglio il dolore da qui. Come quando muore il tuo cane o cade un aereo in Australia per dirla con un’immagine cinica e bruttissima.

sabato 10 settembre 2011

lui

- Come ti immagini la nostra vita fra dieci anni?

- E’ triste, ma io vorrei solo che rimanesse esattamente com’e’ ora, in questo momento.

- Ma non e’ questo quello che dicevi anche dieci anni fa?

Si! E’ proprio quello che dicevo dieci anni fa, quando ci siamo conosciuti durante quello che pensavamo fosse destinato a rimanere per sempre il periodo piu’ bello della nostra vita. Ma come fa lui a trovare sempre il modo di farmi guardare le cose da un altro punto di vista? A farmi riflettere cosi’?

Recentemente qualcuno mi chiedeva se ho mai avuto dubbi quando ho deciso di sposarlo e io dicevo che, se si fa eccezione per quei trenta secondi di panico prima di dire materialmente ‘si’’, no, non ho mai avuto dubbi.

Lui si’, invece, mai stato piu’ nervoso. Nelle foto del matrimonio e’ pallido e anche spaventato, tesissimo, io tutta un sorriso. Ho avuto modo di constatare che lui riesce a essere felice per tutte le cose veramente importanti della vita a partire dal giorno dopo che succedono. Lui e’ cosi’, basta saperlo.

Mi sono beccata dell’incosciente. E forse si, puo’ darsi che lo sia, non ci ho mai pensato. E’ solo che non mi sono mai vista come un’incosciente, anzi, semmai mi pare di aver sempre analizzato tutto fin troppo.

Di quel periodo ricordo solo la felicita’, il divertimento, eppure ci saranno state anche altre cose. Ma io sono cosi’ invece. Se sono davvero, ma proprio davvero davvero, sicura di una cosa, la faccio con tutto l’entusiasmo e poi vada come vada.

E questi sei anni difficilmente sarebbero potuti andare meglio per me. 

giovedì 8 settembre 2011

pensieri di una mamma al lavoro

Oggi Baby J fa nove mesi. Se c’e’ una cosa che gli rimprovero e’ di crescere troppo in fretta, non facciamo in tempo a capirci qualcosa che gia’ cambia tutto. E pero’ e’ sempre meglio. Quest’esperienza e’ sempre piu’ esaltante, non necessariamente semplice, ma esaltante mi sembra il termine che meglio la possa descrivere. E l’immaginavo proprio cosi’ gia’ da prima, per questo mi spaventava a morte l’idea di perdermene qualche pezzettino tornando al lavoro. E cosi’ ci ho pensato e ripensato. Mi sono scervellata per mesi su questa scelta, ringraziando il cielo di averla tutto sommato una scelta da fare, ma comunque  rendendovi spesso partecipi delle mie mille ansie. Alla fine ho deciso di tornare al lavoro, era un aut aut. Lui non aveva ancora quattro mesi e io la mattina avevo il magone. Ero sempre contenta di fare quello che facevo, ma avevo un peso immenso, sapendolo nelle ottime mani della nonna, ma comunque non insieme a me. Alla fine della scuola ero cosi’ felice! Non so nemmeno dove sono andati tutti quei giorni, non avevo tempo per nessuno. Giocavamo probabilmente, soprattutto questo. E avevo sempre una riserva mentale sul mio ritorno al lavoro. Nella mia scuola, c’e’ anche un asilo e ho visto che ci sono dei bambini che semplicemente hanno bisogno di piu’ tempo, che piangono per intere settimane, per ore e ore, prima di abituarsi a quel tipo di distacco. Sapevo che io non ce l’avrei fatta ad aspettare tanto, a vederlo star male in quel modo, avendo constatato com’e’ dal di dentro, ma per fortuna e’ andata diversamente. Il primo giorno di nido, l’ho lasciato tra le braccia della maestra e l’ho salutato. Lui mi ha guardata serissimo e io e la maestra ci siamo guardate a nostra volta: adesso piange. E invece no. Mi ha sorriso, uno di quei sorrisi che fa lui, quelli che ti aprono il cuore e ti sollevano da terra. Mi sono portata quel sorrisone al lavoro con me quel giorno e tutti quelli dopo. E’ passato quasi un mese e sembra che a Slipino la scuola piaccia proprio tanto per ora. Lo vedo sereno e le maestre me lo confermano, lo adorano anche loro, mi pare. So che la situazione probabilmente cambiera’, che magari non ha ancora sviluppato quell’ansia da abbandono che hanno i bambini piu’ grandi, pero’ credo di aver fatto la scelta giusta stavolta. Se anche ci saranno delle difficolta’, so che potro’ affrontarle a questo punto. Mi sono dovuta dare una bella spinta in quel momento con lui piccolo cosi’ e gli ormoni in subuglio, ma non sarebbe stato giusto, forse nemmeno nei suoi confronti, dimenticare chi sono, chi ero prima di lui. Una persona, e ora anche una mamma, che adora il suo lavoro, che e’ felice mentre lo fa. Ora mi barcameno tutto il giorno per far quadrare tutto come non ho mai fatto prima. Mr. Johnson, un bambino, due cani e un lavoro part time. Le mamme serie, quelle del tempo pieno, dei due o tre figli, rideranno di me, ma, abbiate pazienza, sono nuova del mestiere. A volte, infatti, accuso il colpo, a volte e’ dura, soprattutto la sera, ma poi penso alle mie giornate, a tutto quello che ancora voglio realizzare a scuola, oltre che a casa, e mi dico che sono pensieri belli, di quelli che forse mi rendono addirittura una persona lievemente migliore.

martedì 6 settembre 2011

l’estate della vedova nera

Appena arrivati, Cassandra Johnson ci ha messo al corrente che questa e’ l’estate della vedova nera dalle sue parti, che l’hanno detto in tv, ne ha gia’ trovate e di stare attenti.

- Uffa, avevo appena fatto l’abitudine ai ragni violino [una presenza tutto sommato quasi rassicurante a casa sua] che gia’ si cambia.

- Veramente anche da noi, mi ero dimenticato di dirtelo. Ne ho trovata una in giardino.

- Potevi anche continuare a dimenticarti di dirmelo comunque, non e’ dobbiamo dirci proprio tutto tutto.

- Ogni volta che prendete una cosa da un armadio o dal garage ‘deragnizzatela’ al sole [unspider it, mi piace l’inglese perche’ non ci vuole davvero niente a farsi un bel verbo su misura] 

- Il ragno violino oramai lo conosco a memoria, ma come faccio a sapere se e’ un ragno normale nero o una vedova nera?

- Honey, se ti trovi davanti una vedova nera, capisci subito che e’ una vedova nera. E non far mettere al bambino le dita sotto al divano.

- Benissimo. Tutto chiaro.

Il weekend di Labor Day e’ andato poi, piu’ o meno come progettava Cassandra Johnson, nonostante qualche brivido d’imprevisto ai punti 3 e 5, che mi ha molto scombussolato devo dire.

venerdì 2 settembre 2011

io ti adoro cassandra johnson

Lunedi e’ il nostro Primo Maggio, Labor Day, e cosi’ ce ne andiamo a trovare un po’ di famiglia in giro per queste praterie sconfinate. Una volta dovro’ parlarvi meglio di Cassandra Johnson, questa donna ha una serie di caratteristiche che la rendono un personaggio piuttosto unico. Grande amante dell’avventura, senza dubbio. Una settimana fa, infatti, mi ha mandato un’email che diceva piu’ o meno:

“Ho sorpreso me stessa e ho fatto un menu per il weekend!

Sabato, quando arrivate qui, vi faro’ trovare queste cose:

  1. Il polpettone,
  2. Il pure’ con il gravy
  3. I piselli
  4. I broccoli con il formaggio
  5. Il pane fatto con la ricetta della nonna
  6. La torta al cioccolato
  7. Il te’ freddo.

Domenica mattina purtroppo, dovremmo fare colazione fuori perche’ dobbiamo andare presto dalla nonna, visto che ci aspettano gli zii che non vedono l’ora di vedervi.

Domenica, per pranzo, ordineremo una pizza.

Domenica, per cena, mangieremo bistecche di maiale con le verdure e il pane e la torta del giorno prima.

Lunedi mattina preparero’ salsicce, uova e biquits con gravy. E anche cereali e frutta.

Per Slipino avro’ patate, patate dolci, piselli, crema di cereali, banana, mirtilli e uova bollite.

Se in giro trovo qualche contadino compro anche una di quelle belle angurie che ci sono in questo periodo.

Sounds good?”

It sounds very good, thank you. Ma, diciamoci la verita’, sarebbe molto piu’ divertente vedere come la prenderebbe se un giorno, dico per dire, non avessimo voglia di pizza o addirittura di torta al cioccolato! Inaudito. Non so se sopporterebbe il colpo. D’altra parte, e’ grazie a lei che tanto tempo fa ho imparato l’espressione control freak. Quella cosa che se tu a volte pensi di esserlo, poi pensi a lei e ti accorgi che no, neanche per sogno.

giovedì 1 settembre 2011

di quanto e’ difficile essere me

La settimana scorsa, a scuola, ho deciso di buttare via alcuni disegni. E’ una cosa che non mi piace e che non faccio praticamente mai, ma in questo caso, mi e’ sembrata una buona idea visto che i ragazzi non li hanno voluti alla fine dell’anno e oramai non tornano piu’ perche’ sono passati alle scuole medie.

La mattina dopo, prestissimo, accendo il computer e non riesco a credere ai miei occhi.

“Ciao! Ho visto che hai tirato giu’ dal muro quei disegni, li hai tenuti? Ci terrei molto ad averne uno”

Tecnicamente non ho fatto nulla di male, ma che brutto! Mi metto nei panni del genitore che vuole appendersi a casa il capolavoro del figlio e non lo puo’ fare. Mi girerebbero, si’, anche a torto, ma mi girerebbero.

Decido di non rispondere subito e vado a scuola a setacciare i cestini della carta straccia per vedere se posso recuperare qualcosa. O almeno prendo tempo per capire come comportarmi, come dirglielo. 

Ebbene si, lo ammetto. Per un attimo ho anche pensato di rifarglielo io il disegno, non se ne sarebbe mai accorta. Oppure si e mi avrebbe fatto causa, che si sa come gira da queste parti.

A scuola, quella mattina, mi imbatto in una serie di colleghe che mi chiedono se ho ricevuto quell’email. Evidentemente la signora sta cercando seriamente quel disegno. Bene.

Ennesima collega. 

- Non e’ che per caso hai ricevuto un’email riguardo a un certo disegno? 

- Mmm…si, e’ che non avevo tempo, dovevo correre qui a scuola, le rispondo dopo…

- Ma quindi cosa le dici?

- Veramente il disegno non ce l’ho piu’. L’ho buttato proprio ieri pomeriggio, lo sto cercando, ma credo proprio che abbiano gia’ svuotato tutti i cestini in classe, forse ho una foto, magari e’ meglio di niente…insomma…non sai quanto mi spiace!

- Ma va! Non devi preoccuparti, non e’ mica colpa tua! E’ lei che doveva svegliarsi prima. Non e’ che tuo figlio cambia scuola e poi arrivi fresca fresca e rivuoi i disegni dell’anno prima. Non preoccuparti nemmeno un secondo! Questa cosa non ha niente a che vedere con te, lei fa cosi’ solo per colpa dell’incendio.

- Quale incendio?

- Ma niente…sai l’incendio dell’anno scorso, no.

- No, non lo so. Che incendio?

- Ma no e’ che la loro casa e’ andata a fuoco e hanno perso tutto. Soprattutto ogni ricordo dell’infanzia del ragazzino e ora stanno chiedendo a tutti qualunque cosa abbiano, foto, disegni, tutto…ma non e’ mica colpa tua, l’avrei buttato anch’io, eh. Dell’anno scorso poi! Non possiamo mica tenerci tutto qui. Non ci pensare neanche, tranquilla.

Tranquillissima.

A volte mi chiedo perche’ ogni cosa che mi succede deve essere cosi’ profonda, in un certo senso.

Quanto mi sento in colpa ora? Ve lo lascio indovinare.

E lo so che non ho fatto niente di male, lo so, e’ quello il bello.