L’altro giorno, la direttrice mi chiama per dirmi che ci sono i fondi e che finalmente potro’ andare (e sono anche caldamente invitata a farlo) ad assistere a spese della scuola a qualche laboratorio o conferenza per aggiornarmi. Benissimo, proprio quello che volevo.
Allora vado a questo fichissimo workshop, costruisco delle sculture bellissime che si appendono al soffitto. Conosco persone interessanti, mi sento soddisfatta e appagata da quello che ho imparato. Mi diverto cosi’ tanto che si fa subito sera. E’ ora di tornare a casa da Baby J e solo in quel momento, torno in me completamente e realizzo quanta voglia abbia di vederlo.
Ma dove devo andare a prenderlo? Dove l’ho lasciato? Non mi ricordo dove l’ho lasciato tutto il giorno. Immagini confuse si affollano nella mia mente. La baby sitter. La nonna. L’amica. Dov’e’ il mio bambino? Panico.
E mi sveglio in preda all’angoscia.
Questi due mesi di lavoro dopo la maternita’ mi hanno fatto capire due cose:
- che a questo punto qualunque cosa puo’ farmi venire gli incubi e I sensi di colpa
- che non e’ cambiato niente, continuo ad amare il mio lavoro come prima, pero’ mettendo a posto le foto degli ultimi progetti realizzati, qualche giorno fa, mi sono improvvisamente ricordata oltre che del divertimento anche della tristezza di quelle mattine a scuola e di quei distacchi faticosi e innaturali
- che e’ un part-time, ma prima non mi rendevo conto di quante ore davvero lavoro,sia a casa che fuori. Il piu’ delle volte non mi sembrava nemmeno di lavorare, ora si invece, ora quello e’ tempo che rubo a qualcosa di ancora piu’ importante e poi devo lavorare nella confusione, con continue interruzioni e faccio molta piu’ fatica
Erano tre, pazienza. Per fortuna c’e’ ancora tutta l’estate di mezzo prima di dover pensare di nuovo a tutto questo.
2 commenti:
I figli sono buona cosa (in genere, poi ci sono le anomalie). Da noi si diceva "del male a nessuno, dei figli a tutti" ciao
su questo non esistono dubbi mi pare. ciao soffio (bel nick)
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