venerdì 29 aprile 2011
giovedì 28 aprile 2011
l'albero
La prima volta che abbiamo visto quella che sarebbe diventata la nostra casa, siamo rimasti colpiti da due alberi di trenta metri sul giardino davanti. Credo che la presenza di quei due magnifici alberi abbia contribuito in qualche modo alla scelta di comprarla. Quello sulla destra offriva una bella ombra di pomeriggio e un'atmosfera densa al tramonto. Quanti barbeque sotto quell'ombra. Poi pian piano ha cominciato a cedere, e' successo tanto tempo fa. Qui il vento e' molto forte, a volte dura giorni e giorni incessante e l'albero ha cominciato a spezzarsi, sempre piu' spesso, tanto che abbiamo iniziato a preoccuparci seriamente che non cadesse sulla casa. Ci hanno consigliato di abbatterlo, ma ci siamo limitati a farlo potare da professionisti, sperando che la situazione potesse migliorare. Ci sono voluti due o tre anni e tanti pareri concordi per accettare che l'albero fosse semplicemente diventato vecchio come diventano vecchie le persone. Non c'era nulla da fare. Questo tipo di albero, credo sia un qualche olmo, vive circa trent'anni e poi comincia a indebolirsi e a morire, fa parte del suo ciclo naturale. Dice che da queste parti, a causa del vento e delle tempeste, non ci sono alberi veramente vecchi. Ci sono alberi alti, ma relativamente giovani. E infatti, durante la tempesta della settimana scorsa il nostro albero si e' danneggiato a tal punto che non abbiamo piu' potuto rimandare la decisione che non avremmo mai voluto prendere e l'abbiamo fatto abbattere. Un'operazione tristissima, oltre che costosa, ma non potevamo aspettare che qualcuno si facesse male, i bambini del quartiere ci giocano sotto tutti i pomeriggi, non si poteva davvero piu' rimandare. E cosi', detto fatto. Ieri mattina sono arrivati i tizi con le loro imbragature e tutto il necessario e nel giro di un paio d'ore addio albero. Perfino Mr. Boomer che all'inizio da dietro il recinto protestava vivacemente per l'intrusione e sembrava cercasse di proteggere l'albero, al primo sbattere di ramo sul prato, ha battuto la ritirata tremante.
Sono le tre di notte e, saro' stupida, ma penso al picchio, agli scoiattoli, alle tortorelle. Spero abbiano trovato un'altra casa. Non c'e' niente da fare, abbattere un grande albero cosi', fa tristezza per mille motivi.
E' strano. Vivi in un posto e all'improvviso, anche se quello puo' non essere il posto che immaginavi o che sognavi, ti accorgi di esserci legato. Ti leghi piu' di tutto a quello che vedi fuori da casa tua perche' rappresenta la quotidinita', l'illusione che almeno qualcosa rimanga uguale nello scorrere continuo e imprevedibile degli avvenimenti della vita. E questo succede sia che si tratti del palazzo di fronte, del vicino che piu' o meno alla stessa ora si fuma la sua sigaretta sul balcone o di un albero di trenta metri che filtra la luce dei tuoi tramonti.
Non c'e' piu'. Riposi in pace il nostro povero vecchio albero.
Sono le tre di notte e, saro' stupida, ma penso al picchio, agli scoiattoli, alle tortorelle. Spero abbiano trovato un'altra casa. Non c'e' niente da fare, abbattere un grande albero cosi', fa tristezza per mille motivi.
E' strano. Vivi in un posto e all'improvviso, anche se quello puo' non essere il posto che immaginavi o che sognavi, ti accorgi di esserci legato. Ti leghi piu' di tutto a quello che vedi fuori da casa tua perche' rappresenta la quotidinita', l'illusione che almeno qualcosa rimanga uguale nello scorrere continuo e imprevedibile degli avvenimenti della vita. E questo succede sia che si tratti del palazzo di fronte, del vicino che piu' o meno alla stessa ora si fuma la sua sigaretta sul balcone o di un albero di trenta metri che filtra la luce dei tuoi tramonti.
Non c'e' piu'. Riposi in pace il nostro povero vecchio albero.
giovedì 21 aprile 2011
se sei felice e tu lo sai ciuccia il ciuccio
Facciamo finta che ci interessi quello che succede nel mondo, ma pensiamo solo a una cosa. Da settimane. Prima ha cominciato a guardarsi ossessivamente il pugnetto chiuso. Poi, dopo molto tempo ha cominciato ad aprirlo e dopo molto tempo ancora ad afferrare gli oggetti. Ora siamo a un punto ben preciso: sta per imparare a mettersi in bocca il ciuccio da solo. Non potete capire, ma il ciuccio occupa un posto fondamentale nel mondo di Baby J. E’ come il sole attorno a cui ruota questo suo piccolo mondo fatto giusto di altre tre o quattro cose. E sono settimane che andiamo avanti cosi’. Non si guarda piu’ la televisione, non si riesce piu’ a portare avanti un discorso. Parli e poi con la coda dell’occhio guardi lui e sembra sempra che ce la stia per fare. Ci fermiamo a osservarlo con il fiato sospeso e le lacrime agli occhi e...nulla, ancora, non c’entra mai la bocca. Dal suo punto di vista ha molto piu’ senso impugnare il ciuccio dalla parte da ciucciare che e’ grande proprio quanto la sua manina. Cosi’ la notte ogni tanto lo trovo che ciuccia il ciuccio all’incontrario, ma di metterselo in bocca dalla parte giusta ancora non se ne parla. Ci chiamiamo da una stanza all’altra. Corri corri, mi sa che stavolta ce la fa! E invece niente, ma e’ questione di giorni. Siamo riusciti perfino a sognarcelo insieme: il momento in cui prendera’ il ciuccio e senza esitazioni, senza confondersi, se lo mettera’ in bocca da solo.
E chi lo avrebbe mai immaginato che vedere un bambino crescere fosse cosi’ avvincente.
martedì 19 aprile 2011
a me, comunque, le barzellette non sono mai piaciute
Vorrei riuscire a spiegare cosa si prova in questo periodo a sentire le notizie dell’Italia dall’estero. E’ una sensazione molto particolare, unica, ma piu’ passa il tempo e piu’ ho l’impressione che sia lo stesso tipo di sensazione che prova circa meta’ degli italiani in Italia. Tutti i santi giorni leggi affermazioni a dir poco allucinanti. Un presidente del consiglio che compra un depilatore (?) da sessantamila euro per convincere la nipote di Mubarak a non prostituirsi. Lo stesso che per esprimere solidarieta’ agli abitanti di Lampedusa, compra una casa sull’isola, ma poi non e’ vero. Un ministro della difesa che manda a quel paese un presidente della camera. Un ministro dell’interno che incapace di fare il suo lavoro, comincia a delirare su un’ipotetica uscita dall’Unione Europea. Militanti del Pdl che manifestano davanti al tribunale al grido di ci avete ammazzato il Duce. Ministri indagati nominati come ricompensa per il cambio di casacca e tutti lo sanno. Parlamento inconcludente per mesi che si mobilita con estenuanti sedute notturne per far passare l’ultima legge salva premier. E’ tutto assurdo, di una volgarita’ mai vista con le cronache sui quotidiani che sanno di bassa letteratura erotica. A volte penso a che effetto mi avrebbe fatto crescere costretta ad ascoltare questa roba tutti i giorni per anni. Avrei pensato che tutto e’ concesso, che non c’e’ limite a nulla, che c’e’ sempre una possibilita’ di farla franca perche’ non c’e’ nessuna giustiza in Italia. Prima almeno certe cose non si potevano dire e basta. Le persone sapevano che le proprie azioni avevano delle conseguenze, ora invece accettiamo tutto e dimentichiamo. Quello che colpisce soprattutto, e’ l’uso continuo della menzogna non solo da parte del cosiddetto cavaliere, ma anche di tutti i suoi, che occhi fissi in camera mentono sapendo di mentire o forse hanno ripetuto talmente tante volte le bugie che dicono quasi da crederci. Ma quanto sono stati pagati? Me lo chiedo spesso. A quanto si sono venduti? Quanto costa il proprio onore, la propria faccia? A volte quando guardo certi dibattiti, mi sembra quasi che abbiano dei cedimenti, che di fronte all’evidenza stiano per ammettere va bene non ha senso, non era la nipote di Mubarak, non e’ vero niente, ma non e' mai successo, vanno sempre avanti. E alla fine il parlare e’ indistinguibile. Gli argomenti di una parte, sebbene opposti e fondamentalmente inopinabili, oramai si equivalgono a quelli dell’altra. Perche’ oramai sono solo parole, si puo’ dire quello che si vuole senza conseguenze. Le parole ripetute all’infinito perdono significato.
Scusate. Quello che volevo dire in realta’ e’ solo che ero in macchina e pensavo che mi sarebbe piaciuto ascoltare un bel programma di approfondimento non solo sul Giappone, l’Egitto, la Libia e tutto il resto, ma anche su quello che sta succedendo in Italia. E invece niente. C’e’ un silenzio assordante sull’Italia qui dai tempi della Daddario. I riferimenti li senti fare solo dai comici.
Ma come abbiamo fatto a ridurci cosi’?
giovedì 14 aprile 2011
logico no
Cosi’ finalmente riesci a parlarne. Un sogno, solo uno stupido sogno, ma cosi’ vero, cosi’ spaventoso, cosi’ in fondo anche possibile. Una tensione che dal cervello si e’ spostata sulle spalle e ti ha bloccato a letto tutta la mattina.
- Dai raccontalo che magari ti senti meglio, i brutti sogni capitano a tutti. Sono sogni.
- …E quindi io mi giravo un secondo e questi due mi portavano via il passeggino. E scomparivano! E chiedevo aiuto e nessuno mi credeva….
- …[Pausa]…Senti io vado a farmi una camomilla che mi hai messo una cosa addosso. La vuoi anche tu? Te lo dico sempre, allacciagliela la cintura di sicurezza quando lo porti in giro! E poi scusa…ti costa tanto chiuderla la porta sul retro? E chiudila sta porta no che stiamo tutti piu’ tranquilli!
lunedì 11 aprile 2011
come si diventa repubblicani
E cosi’ gradualmente aumentano le ore di sonno e con esse i sogni e anche gli incubi. La cosa piu’ strana e’ che io e Mr. Johnson da mesi facciamo gli stessi sogni e piu’ o meno gli stessi incubi. I sogni sono del tipo lo sai che ho sognato che Baby J era capace di prendere il ciuccio e metterselo in bocca da solo?! Anch’io! Cosa ti combina l’inconscio del genitore. E gli incubi invece seguono due principali filoni narrativi: la fantascienza e il neorealismo.
Per quanto riguarda il neorealismo, ho appena fatto il sogno piu’ angosciante della mia vita o almeno degli ultimi anni con relativo risveglio in lacrime e giornata, almeno fino a questo momento, rovinata.
La cosa peggiore? E’ cosi’ che si diventa repubblicani. O almeno questo e’ quello che sostiene Mr. Johnson. Hai una casa, dei figli e cominci a diventare paranoico, ad avere paura di tutto e tutti. Il passo successivo, secondo questa teoria, non poi cosi’ strampalata, sarebbe comprare I libri di Glenn Beck o votare La Russa.
Poveri noi.
venerdì 8 aprile 2011
giochi di prestigio
Il secondo giorno e’ stato duro. MI chiedevo come avrei potuto ottenere gli stessi risultati di prima con cosi’ poco tempo per lavorare a disposizione. Ero distratta. La prima ora e’ volata via fino a quando ho detto va bene, e’ ora di mettere via perche’ stanno arrivando i ragazzi di quinta. A quel punto sono stata corretta dalla mia collega. Guarda che arrivano quelli di seconda, me l'ha detto prima l’insegnante che non vedevano l’ora di ricominciare arte…
Panico. Avevo preparato un’attivita’ per sei bambini di undici anni e ne arrivavano venti di sette. Avevo si e no cinque minuti per inventarmi qualcosa. E’ li’ che mi e’ venuta un’idea, forse l’unica possibilita’ a quell’ora. Far fare a loro.
Era un’attivita’ sulla chitarra di Picasso, ma per il resto ho lasciato perdere tutto quello che avevo pensato di fare con l’altra classe. Ho tirato fuori un po’ di materiale che mi sembrava adatto e dopo una breve spiegazione, gli ho assegnato il compito. Ora costruite la vostra chitarra. E li’ e’ successa una cosa magica, di quelle che succedono solo nella classe di arte, credo.
Una festa. Creativita’, allegria, laboriosita’.
La liberta’ di creare e di giocare imparando.
Divertimento puro. E il risultato sono state venti chitarre completamente diverse, chi ha usato un materiale chi un altro, chi una tecnica chi un’altra.
Dopo le lezioni, sono andata a esporre i lavori e contemplandoli, un po’ di nascosto per qualche minuto, ho sentito davvero qualcosa di bello.
Dopo il primo giorno disastroso, sembra che anche Slipino si sia tranquillizzato. Ora mi aspetta un bel fine settimana lungo con lui e poi una settimana di lavoro, che mi spaventa sempre meno.
Ho voglia di pensare di poter fare ancora tutto o almeno quello che mi fa star bene fare.
giovedì 7 aprile 2011
se fossi in te piangerei tutto il giorno
- Bless your heart! If I was you I would be crying all day!
(Se fossi in te piangerei tutto il giorno!)
Con queste parole vieni accolta dalla collega che di nome fa pure ‘gioia’, dopo quattro mesi di maternita’. E tu? Che ti sei appena fatta il tuo ultimo piantino in macchina prima di dirti no, adesso basta, vai la’, andra’ tutto bene e non e’ mica la fine del mondo, cosa dovresti rispondere? Mi veniva da dire no guarda, torno a casa. Bless your heart poi e’ un’espressione ambigua. In teoria e’ una cosa buona, ma mi fa sempre tanto poveriiina. Evabe’.
Comunque si’, il primo giorno di lavoro e’ stato un disastro su quasi tutta la linea. Dico quasi solo perche’ come sempre ovviamente alla scuola Flanders sono stati tutti adorabili. Mi hanno riempito di coccole e sorrisi e ne avevo particolarmente bisogno. Senza contare tutti i disegni e le belle parole dei miei studentelli, belle sensazioni. Pero’.
Mentre non c’ero, qualcuno si e’ introdotto nella mia classe e l’ha messa completamente a soqquadro senza che nessuno se ne accorgesse, cosa che mi ha fatto sentire, come dire? speciale, ecco. Speciale tipo chi se ne frega, tanto e’ solo la classe di arte. Le pareti della scuola, poi, erano piene di lavori. Immagino la direttrice abbia rotto le scatole alle insegnanti visto che prima del mio arrivo, non c’era mai niente. Non il mio genere, ma cose che piacciono ai genitori, anche piu’ spettacolari della roba che faccio io di solito. Quindi mi sono detta bene, non servo nemmeno piu’.
Nonostante tutto, quando ho cominciato le lezioni vere e proprie, le cose sembravano essere tornate piu’ o meno a posto.
Ma il problema maggiore mi aspettava a casa. Baby J aveva pianto talmente tanto da essere esausto. Non avrei mai immaginato una cosa del genere. E’ un bambino talmente tranquillo, non piange praticamente mai. Non pensavo si rendesse conto che la mamma non c’era fino a quel punto, e’ cosi’ piccolo. E poi era con la nonna, una persona che conosce bene e invece…
Quando si e’ svegliato non mi ha nemmeno sorriso. E questo e’ inconcepibile per lui, lui sorride sempre quando si sveglia. Allora l’ho preso e l’ho portato a fare una lunga passeggiata che e’ una cosa che di solito adora. Si e’ addormentato continuando a non sorridere e anch’io ero stanchissima, ma avevo bisogno di camminare. Oggi mi sono davvero chiesta che cosa sto facendo.
lunedì 4 aprile 2011
grazie per il tuo tempo
In inglese si dice spessissimo thank you for your time, grazie per il tuo tempo, in italiano no. L’altro giorno ho preso un caffe’ con un’amica e quando ci siamo salutate, mi ha detto grazie per il tuo tempo. E’ stato allora che ho notato questa cosa per la prima volta. Un’amica italiana non me lo avrebbe mai detto, non si usa. In italiano suonerebbe ancora piu’ forte credo, forse e’ per questo che non si dice. O forse perche’ si da’ per scontato? O forse perche’ abbiamo una concezione diversa del tempo? Come se per noi fosse meno importante che per loro in un certo senso. O no?
Comunque, qui si ringrazia molto di piu’ in generale.
Si ringrazia anche per un bacio, che strano. O no.
domenica 3 aprile 2011
martedi
L’altra sera, ho invitato a cena Mrs. Monkey, che per non smentirsi all’ultimo momento ha chiamato e ha detto senti ti spiace se invece di venire da sola porto altre quattro persone? Ma si, a Mrs. Monkey si perdona tutto e poi evidentemente se si e’ sentita di chiedermelo e’ perche’ davvero siamo un po’ in famiglia oramai e questo mi piace molto. Come si dice the more the merrier, tradotto: in questo periodo non c’e’ davvero nulla che mi disturbi. Slipino ha un debole per Mrs. Monkey che ogni volta che viene se lo spupazza tutto il tempo. Quella sera pero’ e’ successo qualcosa di particolare. Quando sono entrata nella stanza, e’ scoppiato a piangere. Lei allora me lo ha passato come una patata bollente e lui ha smesso, cosi’ di botto. Voleva me, non c’e’ dubbio. Solo che non l’aveva mai fatto, non aveva mai manifestato questa preferenza per la sottoscritta. Lo so, non c’e’ niente di strano, ma era la prima volta, l’ennesima prima volta. Quasi mi commuovevo, tanto per cambiare si’.
Negli ultimi giorni, ho ricominciato a lavorare a casa in vista di martedi, quando tornero’ ufficialmente al lavoro. Avevo praticamente dimenticato (o forse non ho avuto voglia di pensarci?) quanto mi diverte il mio lavoro. Mentre decido cosa fare, ho talmente tante idee che mi spiace avere solo due mesi di tempo, vorrei avere davanti tutto l’anno, vorrei avere piu’ ore, piu’ classi.
Poi alzo la testa dal computer e la verita’ e’ un’altra. Martedi torno al lavoro e sono terrorizzata. E’ da quasi quattro mesi che con grande divertimento e soddisfazione passo ogni minuto del mio tempo con un certo ragazzino, non so davvero come ci potremo sentire noi due a stare lontano anche solo per qualche ora al giorno.
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