lunedì 28 febbraio 2011

gheddafi e il bunga bunga

Ascoltavo un’intervista su Gheddafi, quando a un certo punto la giornalista pone la fatidica domanda:

- Il presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi attribuisce a Gheddafi l’invenzione dei “bunga bunga sex parties”. E’ questa una circostanza da ritenere credibile?

E li’ l’esperto, lo storico della Libia serissimo, non ha dubbi. Risponde che questa cosa e’ da prendere non con un chicco, ma con un intero mestolo di sale. L’espressione che usa in inglese e’ with a grain of salt,  mutuata dal latino cum grano salis, che significa prendere un’informazione con il beneficio del dubbio. Quindi intende dire che e’ convinto che sia falso.

A questo punto noto due cose. Prima di tutto che la giornalista dice ‘bunga bunga sex parties’ [pronuncia banga banga] e non bunga bunga simpatica barzelletta o bunga bunga non si sa bene cosa sia. La seconda sono I due motivi per cui l’intervistato considera l’attribuzione a Gheddafi pura fantasia. Numero uno: l’ha raccontatato Silvio Berlusconi. Numero due: Gheddafi sara’ anche un dittatore, ma e’ sempre stato un mussulmano osservante e non si e’ mai sentito nessun pettegolezzo simile, insomma Gheddafi e’ una persona seria.

Berlusconi riesce a far fare quasi bella figura persino a Gheddafi. Non c’e’ che dire.

venerdì 25 febbraio 2011

it’s gonna blow on you

Mi rendo conto ora che tutta la concentrazione su pensieri positivi degli ultimi giorni (e post) e’ stata provocata soprattutto da un avvenimento personale: l’operazione per la rimozione di tutti miei denti del giudizio in un colpo solo che si e’ tenuta ieri mattina. Chi l’avrebbe mai detto, IMG_20110131_150057dopo soli due mesi, di nuovo sotto I ferri. In realta’ la cosa piu’ difficile e’ stata decidersi ad alzare il telefono e prendere un appuntamento. La mia dentista mi ha consigliato questo chirurgo che sembrava uscito dal manuale dei personaggi che incontri in Texas, tipo incontrare un pizzaiolo di quelli che fanno roteare la pasta della pizza a Napoli. Tutto l’edificio dove si trova lo studio e’ in stile texano, con lone stars e bandiere d’epoca incorniciate dappertutto. Accanto all’ingresso, una di queste con la fatidica scritta “liberta’ o morte” che mi ha definitivamente convinta a smetterla di esitare e di buttarmi una volta per tutte. Oltre ovviamente al fatto di non aver capito nel dettaglio tutto quello che mi ha detto a causa del suo spiccato accento texano. Un paio di cose le ho afferrate al volo pero’. Che il tutto sarebbe durato un’ora, che mi faceva un tipo di anestesia che non e’ quella che ti fanno quando ti operano normalmente, ma che quando ti risvegli ti senti solo un po’ funny e non ti ricordi un bel niente e che dopo devi solo stare un po’ attento a mangiare piano. Ah certo! E poi chiaramente anche you gotta do something ‘cause it’s gonna blow on you, che preferisco non cercare di tradurre. Che dire? Sono passate solo ventiquattro ore, ma mi sa tanto che il tipo aveva ragione. E’ stato molto meglio di un normale appuntamento dal dentista. Un po’ di nausea, ma nessun dolore. Vi diro’ di piu’, ieri sera quello che sembrava essere stato operato dopo aver badato tutto il giorno a me e al pupetto, sembrava Mr.Johnson. Mi sa tanto che sono giornate come questa che gli fanno amare il suo lavoro. Una curiosita’: alcuni dei cibi morbidi consigliati dopo l’operazione: gelato, pure’ di patate, uova strapazzate…pasta.   

mercoledì 23 febbraio 2011

the kindness of strangers

The kindness of strangers, La gentilezza degli estranei, e’ il titolo di un libro appena pubblicato da Lonely Planet che raccoglie racconti di chi, trovatosi in difficolta’ durante un viaggio, e’ riuscito a tirarsene fuori solo grazie all’inaspettato providenziale aiuto di uno sconosciuto. Credo qualche episodio del genere sia capitato un po’ a tutti, anche perche’ per qualche strano motivo le cose piu’ improbabili tendono a succederti quando sei in viaggio dall’altra parte del mondo. Il libro non l’ho ancora letto pero’ mi piace il presupposto da cui parte. Come dice il Dalai Lama nella prefazione, ci concentriamo sempre sulle tragedie e sulla crudelta’ dell’essere umano perche’ e’ quello che fa notizia, che ci viene raccontato di continuo, ma non ci fermiamo mai a riflettere sul fatto che in ogni momento in ogni parte del mondo vengono compiuti anche innumerevoli atti di generosita’ disinteressata, di sicuro superiori anche a livello meramente numerico.

Mi sono messa d’impegno a cercare di ricordare la gentilezza degli estranei che ho incontrato nei miei viaggi e mi sono venuti in mente tanti piccoli episodi, ma nessuno particolarmente interessante. Mi sono ricordata pero’ di un caso esemplare in cui mi sono trovata dall’altra parte. Era il mio primo viaggio nel deserto con Mr. Johnson, qualche anno fa. Eravamo fermi a una stazione di servizio, l’unica nell’arco di centinaia di chilometri, praticamente in mezzo al nulla, quando abbiamo notato un uomo di colore sulla cinquantina in jeans e cappellone da cow boy che cercava inutilmente un passaggio fra i pochi automobilisti in sosta. Sperammo tanto che non si rivolgesse anche a noi, devo dirlo. E’ che sarebbe stata veramente una scelta complicata: da una parte c’era una persona forse davvero sola e in grande difficolta’ e dall’altra un potenziale serial killer in un luogo perfetto per un film dell’orrore. Ovviamente, il tizio venne anche da noi. Ci fu un momento di grande tensione. Raccontava una storia che poteva essere sia perfettamente plausibile che molto sospetta, date le circostanze. Diceva di essere rimasto a corto di benzina a una decina di chilometri da li’, di aver lasciato la moglie ad aspettarlo sul camper e di essersela fatta a piedi fino alla stazione di servizio. Sotto il sole, dieci chilometri. Poveraccio se raccontava la verita’. Io all’epoca, non parlavo quasi nulla, ma deve essere sembrato sincero se Mr. Johnson decise di aiutarlo. A una condizione, pero’, che per me fu l’aspetto piu’ esotico di tutta la vicenda: si sarebbe dovuto lasciare perquisire. Eh gia’. Dopo tutto qui e’ facile che la gente giri armata. Cosi’ dopo la breve perquisizione con le mani appoggiate al tetto della macchina come fa la polizia, il tale compro’ una tanica di benzina e sali’ in macchina. Io gli lasciai il mio posto davanti e mi misi sul sedile posteriore cercando oggetti con cui eventualmente avrei potuto colpirlo in testa in caso avesse cercato di ucciderci. C’era solo un ombrellino di quelli piccoli pieghevoli, ma il film era gia’ cominciato nella mia immaginazione. Cercavo diaboliche alternative, mentre loro davanti si scambiavano qualche battuta per smorzare il nervosismo. Dieci chilometri che non passavano mai. Ma alla fine, eccolo li’ il camper, la moglie che aveva aspettato per non si sa quante ore, era tutto vero.

Appena tornati a casa bucammo e scoprimmo cosi’ di aver fatto tutto il viaggio nel deserto senza ruota di scorta. Come dire? Karma? Io penso di si’, ma gia’ lo sapete.

Come diceva l’autore del libro nell’intervista la cosa piu’ bella di questo tipo di atti di gentilezza e’ che da una parte sono davvero completamente disinteressati e dall’altra comportano sempre una, tutto sommato, piccola percentuale di rischio, oltre che una notevole fiducia nel prossimo.

E voi? Mi raccontate qualche storia di aiuto dato o ricevuto?

Dai! C’e’ bisogno di pensare anche al buono.

lunedì 21 febbraio 2011

tanto semplice

Ecco com’e’ andata poi l’altro giorno.

Mi imbatto in questa scritta due volte:

“Noi tendiamo a cercare la felicita’ mentre la felicita’ in realta’ e’….”

E’… cosa?IMG_20110220_145607

Ed entrambe le volte non riesco proprio a vederne il finale coperto com’e’ da una scatola o semplicemente da uno che passeggia la’ davanti e non si sbriga. Mi sento ridicola a tornare indietro apposta e poi si e’ fatto tardi, pero’ quella frase continua a ronzarmi per la testa. Per gioco, mi chiedo come potrebbe finire per me e decido anche che non ci devo stare a ragionare e che vale la prima parola che mi viene in mente. Dappertutto e’ la parola. Follemente ottimista e stucchevole, lo so.

Limitiamoci a dire che o mi suonava estremamente bene o devo essere proprio molto felice in questo periodo.

Pero’ non mi basta. La felicita’ non e’ dappertutto, suvvia. E quindi, siccome conservo sempre poi questa mia concezione un po’ dadaista della vita, del caso e della concatenazione misteriosa degli eventi, comincio a convincermi che chissa’, magari qualcosa voleva dire il fatto che mi sia imbattuta in quella scritta in quel momento e che per due volte non sia riuscita a finire di leggerla. Forse dovevo proprio farla a me stessa quella domanda. O magari invece dovevo solo finire di leggere.

Cosi’, alla fine sono tornata indietro, si’.

“Noi tendiamo a cercare la felicita’ mentre la felicita’ in realta’ e’….una scelta

Ho fatto bene a tornare.

venerdì 18 febbraio 2011

non so cosa c’entrasse benigni ma…

Volevo raccontarvi poi com’e’ andata a finire con quella frase sulla felicita’, ma lo faro’ un’altra volta. Con un giorno di ritardo, ho guardato anch’io Benigni che spiegava l’inno di Mameli e ho pensato una cosa.

Tutti criticano Sanremo. Dicono che e’ provinciale, noioso, pomposo, ecc. ecc. e non saro’ certo io a difenderlo (visto che avendo la possibilita’ di scegliere, ho preferito guardare Anno Zero), pero’ caspita!

Ai Grammy, agli MTV Music Awards o qualunque altra manfestazione simile vedi Rihanna, Tylor Swift, Lady Gaga e te ne scordi un minuto dopo, a Sanremo vedi Benigni che ti spiega il Risorgimento, vuoi mettere?

Evviva l’Italia! Oh.

(E diciamolo quando si puo’ dire, visto che in realta’ il titolo piu’ appropriato per il post di ieri sarebbe dovuto essere ‘fierezza e imbarazzo’…)

giovedì 17 febbraio 2011

fierezza

Leggo sul Corriere Online:

“Canalis: «Fiera di essere italiana». Ma vive all'estero.”

Cioe’? Non si puo’ essere fieri di essere italiani e vivere all’estero?

Non direi. Anzi.

Se devo essere sincera tante volte mi pare che lo siamo piu’ noi all’estero che voi in Italia.

che cos’e’ la felicita’?

“Noi tendiamo a cercare la felicita’ mentre la felicita’ in realta’ e’….”

Oggi mi sono imbattuta ben due volte in questa scritta e per una serie di coincidenze non sono riuscita a finire di leggerla.

Voi come la finireste questa frase?

martedì 15 febbraio 2011

scusa, pensavo fossi dell’africa!

L’altro giorno e’ passato un vicino di casa a salutare Slipino. Fra le alte cose, gli dice misteriosamente: “Quando sarai grande ricordati che non sono il giardiniere”. Me lo ha fatto notare Mr. Johnson, del resto difficilmente avrei potuto cogliere tutte le implicazioni di quella battuta. Il vicino e’ di colore, quindi era un modo per dire al bambino di non crescere razzista e anche per sottolineare spiritosamente la sua condizione di nero fra i bianchi, e forse altro ancora. Tutto tranquillo, il razzismo e’ brutto e cattivo. Se non fosse che la battuta e’ venuta dallo stesso fenomeno che un paio d’anni fa si e’ formalmente, e in piu’ di un’occasione sdilinguito in pompose scuse alla sottoscritta per averla scambiata per messicana.

Mi viene un dubbio: non e’ che per caso vediamo solo il razzismo rivolto verso di noi? 

giovedì 10 febbraio 2011

vasco colpisce ancora

Stavo ascoltando la nuova canzone di Vasco Rossi, in santa pace per conto mio senza dare fastidio a nessuno quando lui arriva in cucina per prepararsi un caffe'.

- Cosa ascolti?

Daje.

-Nooo! Non dirmi che e' ancora Vasco Rossi? Ma adesso almeno ti rendi conto che e' assurdo?

- Non e' per niente assurdo, tu non capisci perche' sei straniero.

- Ma se sembra musica degli anni Ottanta!E nemmeno di quella buona...

- Ma non e' vero, tu oramai hai un preconcetto.

E giustamente parte in sottofondo il sassofonone anni Ottanta.

- E poi e' una questione linguistica, e' il testo che prende....
eh, già
eh, già
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
io sono ancora qua
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
- Guarda che lo capisco l'italiano.

E menomale che non ha visto il video. Io la canzone me la sono ascoltata volentieri e poi non potevo esimermi da una difesa di ufficio del grande Vasco, simbolo come nessun altro dell'italianita' musicale incompresa, ma diciamocelo, in questo video sembra mio zio Guido vestito strano, senza offesa per nessuno dei due.

martedì 8 febbraio 2011

due mesi di sole

Oggi il mio bambino compie due mesi. Questa mattina ho pensato a questa cosa (e al fatto che ieri notte si e' svegliato soltanto una volta...) e mi sono sentita felice. Penso a questi due mesi e mi sento felice. E' stato tutto perfetto, non semplice ma perfetto credo, come deve essere in questi casi. I figli ci cambiano? Chi lo sa, forse no. Forse sono sempre la stessa persona di due mesi fa o undici mesi fa, ma di sicuro faccio dei pensieri che non avevo mai fatto prima. Strano desiderare tanto un bambino e accorgersi poi di non averne mai tenuto in braccio uno, di non sapere per niente cosa vuol dire. E' come averne uno diverso ogni giorno a questa eta', pero' poi e' sempre lui, lui che sto pian piano impararando a decifrare. In tutti quei libri che leggevo sull'adozione si faceva sempre un gran parlare del processo di bonding, di formazione del legame affettivo, con grande ansia, ma mi rendo conto che anche nel caso di un figlio biologico succede qualcosa di molto simile. Siamo sempre e comunque due estranei che stanno imparando a conoscersi. Solo ieri mi sono accorta che quando l'ho preso in braccio, mi ha messo le mani al collo come per abbracciarmi, abbracciare me, proprio io la sua mamma, in un modo diverso da quello che fa con chiunque altro. Mi sono commossa. Mi commuovo mille volte al giorno. Penso a quanto e' indifeso. Probabilmente il cucciolo d'uomo e' il piu' indifeso e quello che richiede piu' cure al mondo. E cosi' e' fatale ritrovarsi a pensare anche a tutti i bambini che non hanno qualcuno che si prenda cura di loro come sto facendo io con lui, con il massimo impegno e nonostante tutto commettendo un sacco di errori. Probabilmente ci pensavo anche prima a queste cose, ma ora e' diverso, ora ho provato, ed e' un dolore immenso. D'altra parte pero' mi commuovo anche pensando che evidentemente l'uomo e' fatto per questo, e' programmato per donarsi completamente a un altro, per farlo crescere e dargli la vita e questo mi da' speranza. Ecco quello che ti da' veramente un bambino forse, e' la speranza, nell'accezione piu' ampia del termine. Anche oggi c'e' il sole.
"Sunny, thank you for the smile upon your face.
Sunny, thank you for the gleam that shows it's grace.
You're my spark of nature's fire,
You're my sweet complete desire.
Sunny one so true, I love you."

lunedì 7 febbraio 2011

un'idea lievemente differente di legalita'

Un amico ieri, mi ha raccontato una storia che mi ha fatto molto ridere, ma anche pensare. Mentre in Italia c'e' tutto questo putiferio sulla giustizia, processi brevi, toghe politicizzate, ecc. ecc. sentite cosa succede qua dietro casa mia.

Notizia data in home page sul sito del Dallas Morning News qualche giorno fa.
Cosi' e' andata, o su per giu'.
Un cane e' stato visto rincorrere un papero, vicino a un laghetto. Il papero fortunatamente non e' rimasto ferito, ma il cane -dura lex sed lex- e' stato denunciato alle autorita' competenti, le quali hanno deciso di inserirlo nella lista dei cani pericolosi della citta' per tentato omicidio di papero. I padroni dei cani inseriti in questa infame lista hanno l'obbligo di esporre in giardino davanti a casa cartelli appositi che avvertano che nelle vicinanze vive un animale da cui e' meglio guardarsi. Qui viene il bello. Nove anni dopo un poliziotto e' andato a controllare se effettivamente i cartelli erano stati piazzati nel giardino e ha scoperto una verita' difficile da accettare nella sua crudezza: di fronte a lui un perfetto prato stile Dallas, qualche fiore, ma dei cartelli neanche l'ombra. A quel punto non ha avuto scelta: ha denunciato.
Il padrone del cane con grande dignita' non si e' sottratto la legge, ma anzi: ha deciso di affrontare il processo, senza avvalersi di un avvocato, esibendosi in un'appassionata difesa del suo amico a quattro zampe.
- Vostro Onore, tutto questo non le sembra un po' eccessivo? Dopo tutto il papero, non si e' fatto niente.

- La legge e' legge

- Ma il mio cane e' una palla di amore, ho portato 45 testimoni.

- Certo, andatelo a raccontare a quel povero papero! Sta ancora tremando!


- Si, ma sono passati nove anni!

- Non faccia il furbo con me sa, le conosceva le regole.

- Ma...ma...Vostro Onore! I cartelli non stanno su, guardi: basta un niente e si strappano!

- Non dica un'altra parola. Raccolga immediatamente quel cartello, non trasformera' l'aula di questo tribunale in una discarica!

Non c'e' stato niente da fare: il cane e il padrone sono stati condannati, ma non si arrendono. Perche' i cani che si comportano bene non dovrebbero lasciare l'infame lista per buona condotta? Non e' giusto!

"E' una tragedia" ha affermato il proprietario del cane dopo il processo. "Faro' tutto quello che e' in mio potere, e' in gioco l'onore del mio cane"

Sembra uno scherzo, ma non lo e', basta leggere i 260 commenti all'articolo. Benvenuti in Texas.

mercoledì 2 febbraio 2011

aggiornamenti dal polo

Lunedi mattina riceviamo la seguente email da Mrs. Cassandra Johnson che vive piu' a nord.

"[...] Mi sto preparando per la nevicata. Credo che voi avrete una tempesta di ghiaccio, che e' peggio.

Ecco come mi sto organizzando:
-Fare benzina
-Prelevare soldi
-Comprare parecchie torce e batterie
-Mettere secchi d'acqua nella vasca da usare come scarico in caso l'acqua si congeli
-Mettere acqua in alcune pentole per lavare i piatti
-Mettere l'acqua filtrata del frigo in vasi e caraffe per potermi lavare i denti e bere
-Fare un po' di te da tenere in frigo
-Preparare del cibo che puo' essere mangiato freddo
-Lavare i piatti e fare la lavatrice prima della tempesta in caso vada via la corrente
-Ricordare di caricare il telefono e il computer

Spero che abbiate dei pannolini in piu'.
Magari non ci sara' nessuna tempesta di ghiaccio [...]"

E invece,come al solito ci ha preso. Dopo giorni di temperature fin troppo primaverili per gennaio, all'improvviso e' arrivato il freddo. E' successo tutto lunedi sera. Ha cominciato a fare sempre piu' freddo finche' si e' scatenata la "tempesta di ghiaccio", che gia' il nome. Nel mezzo della notte si sentiva rumore di aghi sui vetri e lampi a illuminare le stanze. La mattina, quando ho fatto uscire i bracchetti in giardino ho notato che curiosamente pattinavano sull'erba innevata. Mi sono cosi' accorta che sotto un paio di centimetri di neve era tutto completamente ghiacciato. Infatti e' da due giorni che siamo chiusi in casa, di guidare con il ghiaccio non se ne parla. Devo dire che non e' per niente male starsene al calduccio mentre fuori c'e' questo tempo. Quando c'e' il calduccio pero'. Il problema e' che purtroppo la nostra casa e il nostro riscaldamento non sono fatti per il Polo Nord. Cosi' ieri notte, mentre fuori si sfioravano i meno venti, dai bocchettoni usciva aria fredda. Ora va un po' meglio, ma fa ancora freddo. Evabe', almeno per la prima volta, appreziamo il fatto di non avere uno di quegli stupidi camini finti che si vedono da queste parti, ma uno vero che ci da' un minimo di calore in mezzo al ghiaccio.