martedì 30 novembre 2010

ecco dove vanno i soldi delle mie tasse

Una mia amica ha subito un presunto tentativo di furto l’altra notte. Quello che e’ certo e’ che l’allarme e’ suonato nel mezzo della notte e la porta di casa, che non e’ stata scassinata, e’ risultata chiusa, ma non a chiave come d’abitudine. Nel giro di pochi minuti e’ arrivata una volante della polizia. I cops, ispezionata per bene tutta la casa e il giardino e accertatisi che tutto fosse in ordine, se ne sono andati.

Dopo qualche minuto degli elicotteri hanno cominciato a sorvolare la casa e il quartiere per scovare i presunti malviventi.

E’ vero che in quattro anni e’ la prima volta che sento anche solo di un presunto furto, ma a volte mi sembra proprio di vivere nel far west.

lunedì 29 novembre 2010

grazie per le domeniche

Oramai si puo’ dire che tutto sia pronto. L’ultimo folle progetto creativo e’ stato portato a termine con grande divertimento [possibile che non ci sia una parola per dire mobile in italiano?] e ora c’e’ la cameretta che e’  pronta finalmente ed e’ diventata una specie di calamita, non si riesce a passarci davanti senza entrarci dentro almeno un momento, cosi’ solo per fare andare l’immaginazione. Per il resto, tanta allegria e un po’ di impazienza finche’ alla fine della giornata lui mi dice con aria grave:

- Ti rendi conto che questa qui e’ stata la nostra ultima domenica?

E io che non capisco e lo prendo in giro:

- Dai, non e’ mica la fine del mondo!

- In tutti questi anni siamo sempre stati noi due con le nostre domeniche, i nostri ritmi, tutte le cose che facciamo di domenica. Quelle domeniche sono finite, volevo solo dirti che mi sono piaciute le domeniche con te.

E’ stato come un brusco risveglio. Non mi ero mai voluta mettere seriamente a pensare al fatto che questo lungo capitolo della nostra vita e’ finito. Ce ne saranno di migliori, lo so, ma resta il fatto che questo non era niente male ed e’ finito. Fa impressione. Passano tante immagini davanti agli occhi stasera e la consapevolezza, ora piu’ che mai, e’ che non tornera’ piu’ niente.

- Dicono che tante coppie vanno in crisi con l’arrivo dei figli…

- Si.

- Come si?

- I miei hanno divorziato.

Non capisce mai quando butto li’ le cose per essere smentita.

venerdì 26 novembre 2010

evviva penelope

Leggo che e’ nata la bimba di Gianna Nannini stamattina e sono sinceramente felice e commossa. Diventare madre a 54 anni non deve essere una passeggiata, se non lo e’ a venti. Ricordo di aver letto delle critiche spietate quando si seppe la notizia, ma io non riesco davvero a unirmi al coro dei veleni.

E’ semplicemente un’altra di quelle cose che non farei, mi sento di dire mai in questo caso perche’ ho avuto la possibilita’ anch’io di scegliere, ma che rispetto perche’ posso capire perfettamente da dove sia venuta. Del resto basta ascoltare bene questa canzone per intuire tutto. Evviva Penelope e la sua mamma.

martedì 23 novembre 2010

piccoli insulsi gongolamenti

In tutto questo, lavoro pazzamente. Mi hanno chiesto l’altro giorno aiuto per la fiera dell’arte che si terra’ a scuola a gennaio. E’ un lavoro piuttosto impegnativo, tante classi, alcune che non conosco nemmeno, tanti progetti da scrivere dall’inizio alla fine senza poter essere la’ per modificare nulla. Non pensavo me lo chiedessero visto che sono in maternita’, infatti non me lo ha chiesto la direzione ma i colleghi in crisi creativa. Non dormendo a questo punto da sette notti sette [mentre vi scrivo l’orologio segna le 4 e 26 del mattino e sono in piedi non so da quanto: il prossimo che mi dice riposati adesso che poi vedrai, fa una brutta fine], non ho tanto la testa, dubito che verro’ pagata e, per quanto il mio lavoro mi diverta sempre, anche solo stare seduta a scrivere per tante ore e’ una piccola tortura, ora come ora.

Ma lo faccio lo stesso e cerco di farlo bene perche’ la verita’ e’ che mi piace troppo che abbiano avuto bisogno di chiedermelo. 

lunedì 22 novembre 2010

com'e' difficile restare calmi e indifferenti mentre tutti intorno fanno rumore*

Si prepara di corsa e esce di casa per andare al lavoro. Stranamente e’ in leggero in ritardo. Non deve essere semplice riposare accanto a qualcuno che non dorme e non fa altro che rigirarsi e andare su e giu’ per la casa tutta la notte. Dalla camera da letto dove cerco in vano di riposarmi ancora un po’, sento il garage aprirsi e la macchina mettersi in moto. Dopo un minuto, la porta di casa che si riapre e lui che corre dentro, lui che non dimentica mai niente e che soprattutto: non corre. Io comunque non sono mica tanto sveglia.

- Dimmi l’indirizzo di casa nostra!

- Cosa?

- Ripetimi l’indirizzo di casa nostra!

- Va bene…allora…45….4509…

Non riuscivo a dirlo in quel momento, ero troppo stanca. Poi, vedo che fa sul serio, lo dico e…

- No! Ma non ci siamo cosi’ si perde tempo prezioso! Quando chiami 911, devi dire l’indirizzo per prima cosa, ma cosi’ non ti capiscono, lo sapevo! Ripeti….

E mi fa ripetere l’indirizzo una decina di volte. Quando si fa troppo tardi oppure ritiene che sia in grado di chiamare un’ambulanza nei tempi e nei modi che ritiene opportuni, se ne va. Cosi’.

- E mi raccomando, eh. Tu riposati e basta, faccio tutto io e per qualunque cosa chiamami e tieni il telefono a portata di mano. E rispondi subito se ti chiamo che se no mi preoccupo.

E cosi’ ci siamo quasi. Fra un paio di settimane conosceremo finalmente Baby J Scorreva tutto tranquillo, finche’ un giorno all’improvviso abbiamo realizzato che manca davvero poco. Lo devono avere realizzato in contemporanea piu’ o meno tutti. Nonni, zie, zii, amici. Ricevo un sacco di chiamate ogni giorno. Se non rispondo all’istante perche’ magari banalmente sto parlando con qualcun altro, loro si chiamano fra di loro per sapere se e’ successo qualcosa. Per di piu’ l’altro giorno c’e’ stato una sorta di piccolo falso allarme e ho scoperto l’effetto bomba di una semplice parolina: contrazioni. Il dottore dice questa parolina, Mr. Johnson e’ seduto alle sue spalle e fa una faccia che non dimentichero’ mai, non capisce piu’ niente. Addirittura tocca a me spiegare a lui che cosa ha detto il dottore in inglese. Contrazioni, gia’. Non me ne sono nemmeno accorta e poi sono finite, ma a questo punto, tutto puo’ essere, due settimane, tre o anche molto meno. Quando ho detto questa parolina a mia madre, con tatto cercando di introdurla alla remota possibilita’ che non faccia in tempo essere presente, mi ha praticamente chiuso il telefono in faccia. Poi mi ha spiegato: era andata a chiamare l’agenzia per cercare di cambiare il biglietto di andata. L’idea che mia madre e Mr. Johnson reagiscano esattamente allo stesso modo in questa situazione mi fa una certa impressione.

E io? Tranquilla. Non me lo spiego nemmneno il motivo di questa presunta tranquillita’, io ad agitarmi ci sono sempre riuscita benissimo per molto meno. Forse e’ la stanchezza, la mancanza di sonno. O forse in certi casi e’ solo che a pensarci davvero, c’e’ troppo da preoccuparsi. Diventare genitori, non sentirsi pronti, essere sul serio a un punto di non ritorno. E allora si va cosi’, in automatico, seguendo le correnti di una realta’ in continuo movimento e cambiamento. Che’ poi, a me questa realta’, cosi’ com’e’, anche ora in questo preciso istante, comunque non dispiace. Continua a essere una dolce attesa.

Ancora per poco.     

giovedì 18 novembre 2010

di alluvioni americane, stavolta

Qualche mese fa vi raccontavo di una coppia di amici che hanno subito un’alluvione non lontano dal Texas e questa settimana parlavamo invece dell’alluvione in Veneto. Viste le numerose reazioni a quel post, mi sembra possa interessarvi sapere come poi era andata a finire anche con gli alluvionati americani.

La loro alluvione risale a giugno e la loro casa era rimasta praticamente distrutta. Hanno dovuto buttare via quasi tutti i mobili e ricostruire tutto, perfino le pareti, praticamente si era salvato solo lo scheletro di legno della casa. E’ stata dura soprattutto perche’ non avevano l’assicurazione, ma con l’aiuto di amici e parenti un mese dopo o forse meno, sono tornati a casa. Il governo decise che non avrebbe concesso aiuti. Quell’alluvione era circoscritta sostanzialmente a un quartiere ricco, il loro, costruito accanto a un piccolo fiume. Gli abitanti non avevano l’assicurazione, ma erano perfettamente a conoscenza del potenziale pericolo. Alluvioni simili si verificano in quella zona mediamente ogni secolo. Il governo ha ritenuto usare gli aiuti per situazioni piu’ gravi, tutto qui. E i miei amici non l’hanno presa per niente bene. Si sono indignati, lamentati e hanno inveito con tutte le loro forze contro l’ingiustizia di Obama. Proprio loro, che in quanto simpatizzanti dei conservatori hanno sempre odiato pagare le tasse.

Il fatto e’ che c’e’ poco da fare, quando tocca a te, quando sei tu ad essere danneggiato, vuoi che lo stato ti dia una mano, qui come in Italia.  

martedì 16 novembre 2010

il baule

C’e’ sempre qualcuno -nella mia famiglia in genere sono io- che prima o poi va a rovistare nei vecchi bauli e imagenelle vecchie scatole in soffitta. In questo caso, sono stati trovati diversi reperti interessanti appartenuti al povero zio deceduto diversi anni fa. Splendide foto, soprattutto. Lo zio era appassionato di fotografia. I figli hanno fatto un vero e proprio commovente viaggio nella memoria riguardandole. Tutte tranne alcune. Quelle che lo scopritore del tesoro ha ritenuto di distruggere immediatamente e di non mostrare a nessuno. Distruggere delle vecchie foto di famiglia, brutta cosa, ho pensato. Eppure gli altri figli, maschi vorrei sottolineare, non hanno avuto dubbi a riguardo. Ma che foto erano? Foto sexy della madre e delle successive compagne del signore in questione. Ora, io capisco lo shock, l’Edipo e tutto quanto, pero’ e’ davvero una buona ragione per distruggere delle foto? Loro dicono che sarebbe stato troppo imbarazzante e che sono convinti che le protagoniste di quelle foto, siano ben contente di non vederle mai piu’ e di non sapere, soprattutto che qualcun altro le ha viste. Pero’ chissa’, in fondo non e’ detto. Di sicuro non lo verra’ mai a raccontare ai figli, ma a un’anziana signora puo’ anche far piacere rivedersi al massimo dello splendore fisico giovanile, no? E’ un po’ come se il figlio di John Lennon e Yoko Ono avesse provato a distruggere tutte le copie di Rolling Stones con quella incredibile foto di Annie Leibovitz in copertina. Che si puo’ anche capire che fossero il proprio padre e la propria madre, sarebbe completamente un’altra storia, ma per il resto del mondo quella e’ semplicemente un’immagine piena di amore, per questo entrata nell’immaginario collettivo, come privarsene?

lunedì 15 novembre 2010

aiutatemi a spiegare l’italia agli italiani

Eravamo a cena con una simpaticissima coppia di amici italiani. Due persone formidamili con un’esperienza di vita davvero fuori dal comune. Dopo aver lasciato l’Italia negli anni Sessanta hanno vissuto in diversi paesi del cosiddetto terzo mondo per poi approdare una ventina d’anni fa qui a Dallas. Hanno tanti interessi, ma non hanno mai smesso di seguire quello che succede in Italia, anche se a volte hanno confessato, senza capire. Con una certa titubanza, mi hanno fatto una domanda:

- Ma tu che sei andata via da poco, me lo sai spiegare perche’ protestano quelli delle alluvioni? C’era questo tale in un programma che si lamentava perche’ aveva una piccola azienda in Veneto e ha perso trecentomila euro di macchine. Va bene, e’ un problema, ma cosa c’entra lo Stato? Come puo’ lo Stato risarcire tutti in un paese come l’Italia dove ci sono terremoti e alluvioni ogni due per tre? Perche’ il tale non aveva un’assicurazione? 

Gia’ perche’. C’e’ qualcuno che se la sente di rispondere a questa domanda?

venerdì 12 novembre 2010

mi sdoppio!

Oggi mi trovate anche qui, Anime Nomadi – Storie di Espatriate.

com’e’ che si finisce sempre a parlare del tempo?

- Che caldo!

- Senti io apro la finestra e non dire niente. Vedi che bello, questa e’ la normalita’: fa caldo e si apre la finestra, non si deve mica sempre accendere l’aria condizionata!

- Si, ma e’ Novembre.

giovedì 11 novembre 2010

il mondo degli amici con figli

Per uno strano caso diverse mie amiche in Italia aspettano un bambino proprio ora come me e cosi’ ci si confronta. Una cosa di cui alcune di loro soffrono e’ la mancanza di comprensione dei loro amici, l’allontanarsi degli amici perche’ si aspetta un bambino. Il non essere piu’ invitate, l’essere bersaglio di battute cattive. Ora non so se sia un semplice caso o un problema generale, pero’ il fatto che diverse persone mi dicano la stessa cosa mi incuriosisce. Soprattutto perche’ qui mi pare sia esattamente il contrario: gli amici rischi di perderli se non hai figli, fenomeno altrettanto inquietante. Come ho gia’ raccontato, da quando aspetto un bambino, le persone intorno a me si sono moltiplicate . Non mi dicono piu’ how are you doing, ma how are you feeling, una storia completamente diversa. Qui si tende ad avere figli molto presto, tutti i miei amici ne hanno gia’ minimo due o tre, anche quelli piu’ giovani di me. Un’amica di Roma che e’ appena stata in vacanza a New York invece, mi diceva che una delle cose che piu’ le sono piaciute era vedere tanti bambini in giro. Dice che a Roma non se ne vedono spesso, non l’avrei detto.

Comunque, in un modo o nell’altro sto entrando anch’io nel vivo dello strano mondo degli amici con i figli. Gli amici con i figli qui sono quelli che quando danno una festa scrivono chiaramente se i bambini sono ammessi o no, sono quelli che fra loro come forma di scambio usano il baratto (qualunque cosa per un paio d’ore di babysitteraggio), sono quelli che si scambiano informazioni segrete su pediatri, posti dove fare la spesa e libri di psicologia. Sono quelli che un po’ ti ecsludono se non hai figli perche’ giustamente a te poi che te ne frega. Gli amici con i figli possono parlare un quarto d’ora della prima volta che il bambino si e’ rigirato da solo, roba che tu se non ce li hai dici…embe’? 

Mrs. Monkey, come dicevo, e’ la piu’ esaltata del mio ingresso nel club e forse ora ho capito anche il perche’. In tutti questi anni, non e’ mai successo, ma ora si’, ora mi chiede di tenerle i figli (non uno, non due, ma tre) immagino perche’ e’ sottointeso che mi rendera’ il favore (saremmo sempre tre a uno, ma non guardiamo il pelo nell’uovo). Questa settimana due volte. La prima ero da sola in casa e ho dovuto rifiutare perche’ il mio programma di riposo forzato non prevede di inseguire per tutto il giorno un bambino di un anno e mezzo (senza parlare degli altri due…). Sorry, doctor’s orders. La seconda volta che e’ tornata all’attacco, invece ha raffinato la strategia, puntando sul weekend.

- Visto che sei a riposo e non vai da nessuna parte, me li terresti venerdi sera due ore? E’ un’emergenza, ti prego!

Accetto senza problemi, mi fa piacere aiutarla se posso, ma venerdi sera poco prima dell’appuntamento mi chiama per dirmi che c’e’ stato un cambio di programma.

- Non e’ che invece me li terresti domani dalle dodici alle otto? E’ un’emergenza, ti prego!

Dalle dodici alle otto: che fregatura, se ne va il sabato completamente. L’emergenza poi tra l’altro era il matrimonio della sua tata, si sapeva da mesi.

Se devo essere sincera non so se ci tengo cosi’ tanto a far parte di questo club. Ma si puo’ essere genitori senza farsi prendere dall’ansia e perdere il senso della realta’?

mercoledì 10 novembre 2010

basta bush, please!

Sicuramente in Italia ci saranno cose piu’ interessanti di cui occuparsi, ma qui e’ tornato alla carica George Bush, chi l’avrebbe mai detto. Se n’e’ stato tranquillino un paio d’anni e ora, proprio ora che il consenso di Obama traballa, torna a intrattenerci. In effetti, l’opinione pubblica non era certo dalla sua parte quando il suo secondo mandato e’ terminato, forse spera che determinate cose siano state dimenticate, che la gente gli sia un po’ piu’ favorevole. Con la scusa della presentazione del suo nuovo libro in questi giorni e’ ovunque. Ieri, tra l’altro, era proprio qua dietro casa mia in una libreria a firmare autografi. Ero quasi tentata di andare a vederlo con i miei occhi e soprattutto vedere come sono fatti i suoi fans, quelli che, a dispetto di tutto, ancora oggi lo idolatrano. E’ che fa ancora male sentirlo parlare di Katrina, dell’Undici Settembre, di Guantanamo e tutto il resto. Sentire le stupidaggini con cui giustifica il ricorso alla tortura. Sentirlo dire che pur sapendo quello che si sa ora riguardo alle armi di distruzione di massa mai trovate, avrebbe comunque attaccato l’Irak “per dare la liberta’ a venticinque milioni di persone” e poi aneddoti imbarazzanti e assolutamente trascurabili sulla sua vita da alcolizzato. Non si riesce nemmeno ad ascoltarlo fino in fondo.

Otto anni sono un’eternita’, e’ consolatorio solo pensare che finalmente quell’epoca e’ finita.

martedì 9 novembre 2010

ingannando l’attesa

Mi e’ sempre piaciuta l’idea di piantare un albero quando nasce un bambino, solo che poi ho pensato che qui gia’ si parla di traslochi e allora ho deciso che era meglio dipingerlo l’albero. Poi pero’ ho risolto che era ancora piu’ bello costruirlo e usarlo, unendo all’albero, la passione per i libri.

Totalmente incapace di realizzare la mia idea, ho coinvolto qualcun’altro che ha progettato…

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Costruito….

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E dipinto…

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Un piccolo capolavoro!

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Non avevo mai pensato all’espressione “ingannare l’attesa” prima, devo dire che mi piace.

La stiamo completamente fregando l’attesa questa volta.

Il mio piccolissimo contributo al progetto e’ stato quello di fornire all’alberello un indispensabile guardiano…

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…E chiaramente il primo libro!

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Mi piace tanto questo alberello e soprattutto chi lo ha costruito che ogni giorno mi sorprende in un modo nuovo.

lunedì 8 novembre 2010

say what?!

- Oh my gosh, my sister is so anal

Dice che alcuni usano anal per dire ossessivo, ansioso.

Niente paura dei doppi sensi e delle facili ironie in questo paese.

Avrei tanto voluto vedere la mia faccia in quel momento.

venerdì 5 novembre 2010

ricordo della questura di milano

In questi giorni, ovviamente anch’io ho letto spesso della Questura di Milano, della telefonata e tutto il resto e mi sono tornati in mente tanti bei ricordi. Gia’, perche’ alla questura di via Fatebenefratelli ci ho passato tanto di quel tempo che nonostante lo sforzo e’ impossibile rimuovere l’esperienza dalla memoria. A quei tempi Mr. Johnson, che aveva un datore di lavoro disposto a regolarizzare la sua posizione di immigrato stava cercando di ottenere un visto per lavorare in Italia e cosi’ siamo finiti in via Fatebenefratelli. Ricordo che la prima volta che andai li’ rimasi scioccata. Da italiana non avevo mai visto quell’aspetto del mio paese. Non ricordo a che ora normale aprissero gli uffici, ma ti dicevano di cominciare a metterti in coda alle quattro, cinque di mattina, anche d’inverno. In coda vedevi bambini, donne incinte, anziani, che magari una volta arrivati finalmente all’entrata venivano anche rimandati a casa perche’ non avevano qualche documento. L’interno era sporco, i bagni indecenti. Non si puo’ dire che gli impiegati in generale, ne’ i carabinieri fossero di grande aiuto o comprensione, nemmeno per le categorie piu’ deboli. Senza parlare dell’incompetenza. Sicuramene ci sara’ stato qualche ottimo professionista, ma non mi e’ mai capitato di incontrarlo. La freddezza delle forze dell’ordine spesso si sbriciolava momentaneamente di fronte a noi. Vuoi mettere un’italiana e un americano con tutti quei morti di fame? A volte ci dicevano di non preoccuparci che “di sicuro” per un americano con un datore di lavoro in Italia sarebbe stato molto piu’ facile. Informazione completamente errata.
Infatti, Mr. Johnson quel visto non l’ha mai ottenuto.
A quando una bella telefonata per aiutare tutti quegli immigrati allo stesso tempo? In fondo, sarebbe molto piu’ semplice che intervenire su ogni singolo “caso disperato”. Basterebbe in modo molto banale, ordinare di dare una ripulita e di trattare le persone in maniera un minimo piu’ civile.  

giovedì 4 novembre 2010

ce la si puo’ fare, ma a volte e’ dura

Ennesimo Baby Shower. Questa volta era quello organizzato dai colleghi di Mr. Johnson. Mi chiama mezz’ora prima e mi dice solo Ti prego, dimmi che stai arrivando. Poi capisco. Un festa bellissima, mooolto piu’ grande di quello che pensavamo e lui odia essere al centro dell’attenzione. Io mi sono divertita un mondo invece a mettere insieme finalmente le facce e le poche storie che avevo sentito. Con un paio di persone si e’ fatto perfino un po’ amicizia e ci si e’ ripromessi di rivederci assolutamente fuori di li’. Pero’ il fatto e’ che non c’erano solo i colleghi giovani e simpatici, c’erano anche le sciure e i capi, cosi’ quando e’ venuto il momento dell’apertura dei regali e’ stato un minimo imbarazzante devo dire. Immaginate noi due tipo su un trono ad aprire decine di regali cercando di fare sempre la faccia giusta e dire sempre qualcosa di appropriato mentre tutti ci guardavano in silenzio. Il peggio e’ arrivato quando abbiamo aperto questo:

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Io ho pensato a uno scherzo. Ringrazio solo il cielo di non aver fatto in tempo a dire nulla prima che mi venisse sussurrato Fai finta di niente te lo spiego dopo. In effetti dice “tinkle” non “twinkle” come la famosa canzoncina per bambini…chi ha orecchie per intendere intenda. Non avevo nessuna idea dell’esistenza di questo strumento. E chissa’ di quante altre cose non ho idea. Ma studio, mi applico, ho ancora un mesetto di tempo e ce la posso fare. Si’ si’ come no.

mercoledì 3 novembre 2010

…maybe we can’t…

Peggio di cosi’ era difficile che andasse per Obama. Beh, in effetti, non tanto, avrebbe potuto perdere anche il Senato. Ma chi li capisce gli americani? Due anni fa lo acclamavano e ora lo vorrebbero cacciare. Forse si aspettavano tutto subito, ma il mitico change stava cominciando, ci sono stati tanti segnali, cosa ci si poteva aspettare di piu’, realisticamente dico? Evidentemente come anche in Italia, il populismo alla fine ha sempre la meglio. Basta un bel meno tasse per tutti per mettere tutti d’accordo. Comunque, non precipitiamo le cose. La situazione ha dei precedenti. Clinton per esempio, dopo una sconfitta simile poi fu rieletto e non fu l’unico. Ora che i Repubblicani hanno piu’ potere dovranno dimostrare di sapere cosa farne, altrimenti la rabbia della gente ricadra’ un’altra volta su di loro fra due anni. La rabbia cieca della gente senza memoria.

lunedì 1 novembre 2010

la campagna elettorale americana

La principale differenza che noto in questa campagna elettorale, e’ la quantita’ di spot elettorali denigratori dell’avversario. Non sono nemmeno tanto sicura in queste settimane di aver visto uno spot a favore. Sicuramente c’e’ qualcosa che mi e’ sfuggito pero’ non capisco come possa piacere agli elettori vedere un candidato che spende tutti questi soldi non per parlare di quello che vorra’ fare lui, ma di quello che non hanno fatto o fatto male altri.

it's the end of the world as I know it (and I feel fine)

Ero riuscita a negoziare un’ultima settimana per salutare tutti, ma ora devo proprio arrendermi, devo smettere di lavorare. Pare che dallo sbandierato worst case scenario si sia passati al mai menzionato best case scenario e non si potrebbe chiedere di piu’. Tutto sta andando molto meglio di quello che ci si aspettasse un paio di mesi fa, ma i dottori dicono che a questo punto per sicurezza, devo davvero starmene tranquilla. Non devo stare a letto tutto il giorno per fortuna. Non prendere impegni e non guidare troppo dovrebbe bastare, quindi niente lavoro. E cosi’ sento un po’ la terra mancarmi da sotto i piedi e non per i motivi che pensavo un po’ di tempo fa. Probabilmente se decideranno di non aspettarmi, non ne faro’ una malattia. Mi dispiace, ma so di non avere nessun diritto quindi che facciano un po’ quello che credono. Quello che mi fa veramente traballare e’ il cambiamento. Cambiamento radicale. Il mio lavoro era una parte sostanziale della mia vita, ora ci sara’ altro. Penso a tutte le cose che mi piace fare e al fatto che probabilmente anche li’ per un po’ ci sara’ altro e altro ancora. E’ difficile anche da immaginare un cambiamento cosi’ grande, ma sto bene. Mi sento bene fisicamente e mentalmente, penso solo cose belle. Mi sento un po’ come in quella canzone dei REM che cito impropriamente nel titolo. Ho tirato fuori un certo fatalismo. E poi non mi annoio mai. Sto catalogando tutte le attivita’ che ho fatto fino ad ora e creandone altre, in modo che se e quando tornero’ al lavoro sara’ tutto il piu’ semplice possibile. Anche in questa situazione di parziale immobilita’, ho talmente tanti progetti, tante cose da fare che non credo avro’ problemi. Per adesso pero’ mi piace indugiare ancora un po’ sul pensiero dei miei studentelli, che mi hanno riempito di bigliettini e di abbracci in questi giorni e di tutte le domande imbarazzanti e ridicole che ho imparato a schivare. C’e’ stata una bambina di cinque anni che con l’aria piu’ disinvolta del mondo ha alzato la mano l’altro giorno e mi ha chiesto: are they going to give you medicines while they cut your tummy to pull out the baby?

E poi tutti quelli preoccupatissimi: ma come ci e’ finito il bambino li’ dentro?!

Quando, con la mia panciona di otto mesi,  ho detto a quelli di prima che era la nostra ultima lezione perche’ aspetto un bambino, due hanno cominciato a litigare: visto! te l’avevo detto che era incinta!

E io che pensavo che oramai fosse ovvio! Mai dare niente per scontato con i bambini. Tranne una cosa: che mi mancheranno tanto.