Volevo raccontarvi una cosa che mi e’ successa quando ci stavamo preparando per l’adozione che mi sembra interessante, una cosa che credo in Italia funzioni in maniera completamente diversa. Alla prima riunione di presentazione, ci aspettavamo di trovare una sala gremita, decine di coppie. Una volta scoperta questa incredibile possibilita’ immaginavamo tantissimi come noi, ci si buttassero ogni giorno. Ci stupimmo di ritrovarci invece in quattro o cinque, ma era solo un incontro preliminare. Piu’ avanti dovemmo iscriverci a un seminario per discutere oltre che di adozione in generale, principalmente di quello che qui viene chiamato adozione transraziale, transracial adoption, che era il discorso che avevamo bisogno di approfondire noi. Anche in quel caso rimanemmo stupiti. Oltre a noi, gli unici altri candidati genitori erano una coppia formata da due donne e una donna single. Devo ammettere che in maniera molto egoistica la prima cosa che pensai fu che girasse bene per noi dal momento che nel nostro caso, era la madre a scegliere i futuri genitori. Quel seminario fu un un’esperienza molto forte, intensa, di quelle che ti cambiano in qualche modo e per tanti motivi diversi. Non avevo mai avuto nulla contro questo tipo di famiglie, o contro qualunque tipo di famiglia, ma leggendo diversi libri sull’adozione transraziale in quel periodo (scusate, uso questa parola perche’ non ne ho trovata una buona in italiano), lo confesso, avevo cominciato a dubitare. Il mio dubbio principale riguardava il fatto che ci sono talmente tante questioni da affrontare per un bambino adottato da genitori con la pelle di un colore diverso dalla sua che aggiungere anche quella dei genitori dello stesso sesso o single potesse essere un po’ troppo. Avevo letto talmente tanto sulla discriminazione a cui inevitabilmente il bambino sarebbe andato incontro che per un momento ho pensato che vedere discriminati anche i genitori potesse nuocergli ulteriormente. Un discorso, questo, che poi mi sono resa conto sta in piedi benissimo anche ribaltato: chi e’ stato discriminato capisce anche meglio la discriminazione degli altri, ha degli strumenti per affrontarla. Quello che mi sembrava uno svantaggio, se usato bene, puo’ diventare un ulteriore punto di contatto e di bonding. Ad ogni modo, avevo completamente perso di vista il senso della cosa, finche’ qualcuno mi ha fatto una semplicissima domanda: e’ meglio che un bambino passi da un istituto all’altro, da un affido all’altro o e’ meglio che venga adottato da due persone dello stesso sesso o da una da sola che hanno fatto sacrifici su sacrifici per stare con lui, che gia’ prima di conoscerlo lo amano cosi’ tanto da sfidare ogni difficolta’ e ogni pregiudizio?
Bingo. La questione sta tutta qui. Cosa ne sara’ di quei bambini che non vengono adottati? Ci avete mai pensato?
Ogni tanto, perfino io che il pragmatismo non so nemmeno dove stia di casa, credo che si debba essere pragmatici nella vita e questo per me e’ uno di quei casi.
Mi e’ tornata in mente questa storia perche’ spesso seguendo programmi o notizie dall’Italia sento affermazioni di una intolleranza feroce che scivolano via come niente. Anche parlando con persone molto aperte per altre cose, a volte sembra quasi che abbiano paura ad accettare un’ipotesi di questo tipo, che si sentano di dover fare mille distinguo o semplicemente opporsi perche’ e’ troppo, perche’ no perche’ la famiglia e’ la famiglia. Rimasi stupita quando questo tipo di atteggiamento lo vidi in un amico gay in Italia. Era cosi’ entusiasta dell’adozione da parte mia che mi regalo’ un libro a proposito, era talmente commosso che voleva sapere tutto, ma quando si arrivo’ alla sua di situazione lo vidi ritrarsi. Nemmeno lui, era convinto che fosse una buona idea, nemmeno in linea di principio.
Per tante cose, si puo’ dire che le differenze culturali non siano poi cosi’ notevoli fra l’Italia e gli Stati Uniti o almeno non lo sono se comparate a quelle fra questi paesi e quelli asiatici o africani, ad esempio, pero’ vivendoci ti rendi conto che ce ne sono di differenze, infinite sfumature o cambi drastici di tonalita’, e sono davvero tante.
Vivo in un banalissimo quartiere dei suburbs, della perferia, e le mie dirimpettaie sono una coppia di donne con un paio di bambini, niente di strano. Espressioni come my two moms o my two dads sono relativamente comuni qui. Ho un’amica,della mia eta’ con due mamme, me l’ha raccontato per caso fra una chiacchera e l’altra, nessuno si sconvolge. E poi ci sono i film, la tv. In Modern Family, c’e’ una simpaticissima coppia gay con una bambina piccola. Non credo nessuno si sia scandalizzato di vedere rappresentata in prima serata in uno spettacolo di enorme successo una famiglia di questo tipo, pero’ una polemica c’e’ stata. A un certo punto, sono stati accusati di non essere realistici, di non aver inscenato nemmeno un bacio. In questa nuova stagione, iniziata da poco ne ho visti almeno due di baci, spontanei, quotidiani, credibilissimi. E sembra niente, ma sono cose importanti, ci si abitua ai cambiamenti a poco a poco e anche cosi’ si va avanti come societa’, accettando pian piano tutti o almeno facendo uno sforzo in questo senso.
molto bello quello che scrivi...
RispondiEliminaqui in America le coppie omosessuali possono adottare come possono ricorrere alla procreazione medicalmente assistita, nessuno li discrimina...
riguardo invece l'adozione: anche io, quando pensavo di poter adottare [eh, perche' poi ho scoperto che per la legge italiana dobbiamo aspettare due anni di residenza all'estero.... senza parole], pensavo di adottare un bambino color cioccolata :-)
Poi ho letto uno di questi libri sull'adozione, e c'erano domande tipo "ok, anche se voi siete convinti di volere un'adozione transracial, cosa ne pensano i vostri famigliari? saranno pronti ad accettarlo?"
e la risposta e' no... e' triste ma e' cosi...
cmq e' un discorso che, per ora, abbiamo messo da parte...
una delle cose che mi piace molto dell'america e' che "anche il diverso e' normale" :-)
gia', figurati che io ho avuto problemi a fargli accettare gia' solo anche l'adozione in se'...
RispondiEliminaeh si.. noi ancora non ne abbiamo parlato a nessuno, ma so gia' come andranno le cose... :-(
RispondiEliminaoh ma che bel post, lo condivido e sono anche un po' commosso, brava.
RispondiEliminahttp://latanadirabb-it.blogspot.com/2010/10/poi-ci-si-domanda.html
RispondiEliminaE che non ci eravamo messe d'accordo.
^_^
Sono favorevole alle adozioni da parte di coppie omosessuali.
RispondiEliminaE non sono convinto al 100% che essere discriminati sia sempre un male (e questo, lo lasci intendere, lo credi anche tu, no?).
Cioè, guarda come sono venuto fuori bene io :D
Tema spinoso e molto affascinante dal punto di vista umano e sociologico, sia per la differenza culturale, sia per la differenza tra "famiglie".
RispondiEliminaE' come dici tu, le rivoluzioni significative si fanno un passo alla volta e prima di convincere un altro occorre chiarire prima il proprio pensiero a riguardo di qualsiasi questione.
Concordo anche con gli altri amici virtuali che hanno scritto qui sopra,soprattutto con Gio che sottolinea la possibilità di fare di una discriminazione un'opportunità di crescita personale e sociale.
In questi giorni sto vivendo la magia di un bambino congolese bellissimo, col pancino gonfio e pieno di vermi, il sederino divorato da un cane randagio e la fronte sbeccata dal calcio di fucile di un miliziano. Questo bambino ha solo tre anni ma ne dimostra dieci di più; è un bambino che ha avuto la fortuna di trovare mio cugino e sua moglie che caparbiamente hanno lottato due anni con la buracrazia e il pregiudizio per sottrarlo all'oblio; è un bambino che appena ha visto l'acqua corrente del rubinetto è rimasto sbalordito, che del suo primo pasto italiano ha fatto palline da nascondere in tasca per i momenti difficili; è un bambino diffidente che quando sorride spalanca l'anima.
E allora, di fronte alla meraviglia di una vita salvata, dell'amore incondizionato, mi chiedo che importanza possa avere se il piccolo Robert chiamerà due volte papà o due volte mamma o semplicemente mamma e papà di un altro colore.
Ragionare con le slide di un power point mentale è funzionale alla sopravvivenza; vivere le esperienza della vita è tutt'altra cosa.
Sono single, sono gay e credo che questo momento della vita non possa permettermi una gioia così grande, ma ho imparato immediatamente ad amare il piccolo Robert al di là di qualsiasi desiderio personale. Un dono molto più grande di qualsiasi discettazione a riguardo.
Valerio
marica: e' dura, ma vai avanti per la tua strada, se ti va ne possiamo parlare in privato. ci sono delle cose che mi sono state spiegate che magari possono tornarti utili.
RispondiEliminasuibhne: ma grazie, che bello...
rabb-it: pensavo anche a quello infatti, ma non solo...
gio: si certo, cio' non toglie che sia una delle esperienze piu' spiacevoli della vita, spero non sia stato niente di troppo penoso per te...
RispondiEliminavalerio: mi sono davvero commossa, grazie per avermi reso partecipe di questa tua esperienza cosi' unica e personale. e' proprio come dici tu, bisogna mettere lui, loro, al primo posto, che' poi loro chiedono solo protezione e amore mica si fanno tutti questi problemi su che cos'e' la famiglia e sul perche' e sul per come.
io credo solo in una cosa per quanto banale possa suonare, nell'amore. ed e' questo l'unica cosa che lo potra' davvero curare, da qualunque parte arrivi.
un abbraccio e te e al piccolino, augurandogli un giorno di tornare a sorridere senza piu' paura.
anch'io voglio dire a Valerio grazie per aver condiviso questa storia.mi son commossa.bello,davvero.
RispondiEliminanonsisamai hai ragione: vive l'amour!!!n'importe qui, quoi, comment..
Solo, GRAZIE.
RispondiEliminaLorenzo, TV
Dettaglio divertente: quando Robert è arrivato la prima volta nella sua nuova casa e ha visto i due gatti, ha preso il micio più grosso sulle spalle come un sacco e ha chiesto alla sua nuova mamma se si mangiava. Gli ho fatto una foto, è fantastico!
RispondiEliminaGrazie a voi ragazzi, è un piacere condividere emozioni così belle.
Valerio
tutto questo e' semplicemente meraviglioso.
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