Nei film o nella letteratura, tendenzialmente dopo mille peripezie, vissero felici e contenti. Nella vita non sempre, non so se avete gia' avuto modo di sperimentare questa cosa. Mille peripezie e di rilassarsi un attimo non se ne parla proprio. Nel mio caso, c’era questa cosa che volevo e che non succedeva e poi finalmente, come sapete, e’ successa e a quel punto, superato il panico iniziale, e’ stato pazzesco. Magari hai tanti sogni, ma viverne uno che nella realta’ e’ cosi’ uguale uguale identico a come lo avevi immaginato, e' semplicemente incredibile. E in parte e’ ancora cosi’, solo che un po’ di tempo fa mi hanno detto che c’e’ un problema. Uno di quelli che non ti accorgeresti mai di avere, ma che grazie alla tecnologia oggi si puo’ scoprire piuttosto presto. Uno di quei problemi non comunissimi, ma che al 95% dei casi si risolvono da soli. Ovviamente io dovrei far parte di quell'altro 5%. Per prima cosa, ho chiesto se c’erano dei rischi per il bambino e mi hanno detto che sembra proprio di no, che e’ un problema soprattutto mio, immenso sospiro di sollievo. Pero’ e’ un problema grandino in teoria e ti accorgi all’improvviso che non e’ che il fatto di diventare madre ti faccia diventare anche una sorta di Sophia Loren dei tempi d'oro, una di quelle donne che senza pensarci si buttano nel fuoco per i figli, sei sempre tu. E hai paura, almeno io ce l’ho. Quando l’ho saputo mi sono data tre giorni per assorbire il colpo: il primo ero disperata, il secondo confusa e il terzo sorprendentemente, pensavo a Baby J che se la sguazzava felice nella mia pancia e stavo gia’ abbastanza bene. Certo, non diventi Wonderwoman ma e’ vero come dicono che ti scatta qualcosa, un coraggio, un ottimismo, un fatalismo, qualcosa. Ribellione forse. O indifferenza tattica, ignori il problema e cerchi di stare bene comunque perche' e' la cosa giusta da fare soprattutto per lui, che ci manca solo che gli passi anche lo stress prima di nascere. La novita’ di questi giorni e' che e' passato un po' di tempo, eppure non ci sono novita’. Mi hanno confermato che non si sono sbagliati e che dovrei sempre far parte di quel 5%. Dicono che senza nessun preavviso e nessun sintomo fra un mesetto o massimo due mi trovero’ in un qualche pronto soccorso dallasiano. L’ordine del dottore e’ take it very easy, che mi piace, e stare sempre il piu’ vicino possibile a un ospedale “che puo’ essere questione di minuti”. Proprio quelle cose che ti fa piacere sentire, che ti tranquillizzano, grazie dottore! (In realta’ grazie sul serio, mi sento in buone mani per una volta). Ora. Questo che ho appena descritto e’ il famoso worst case scenario che i medici americani tengono sempre a enfatizzare e puo' darsi benissimo che non accada, pero’
I'm gonna drown
In a sea
Of deep confusion
come dice la canzone, un’altra di quelle che sono state scritte apposta per me, per come mi sento oggi. Che’ alla fine e’ l’incertezza che ti frega. Non solo quella di diventare genitore che e’ sconvolgente di per se’ e per cui ho l’impressione non ci si senta mai veramente preparati, ma anche quella del non sapere come succedera’ e piu' o meno quando, la famosa cazzutissima spada di Damocle che ti pende sulla testa. L'essere in qualche modo in costante pericolo di vita. Rileggo quest'ultima frase e non suona per niente bene. Sono un po' contrariata, mi da' fastidio questa cosa, molto, ma me la sto cavando bene, tutto considerato. Mi concentro sul dopo, su quando tutto questo sara’ una di quelle storie che si raccontano ai compleanni. Penso a pensieri belli e non e’ nemmeno tanto difficile visto che sto bene, ho chi mi riempie di coraggio e, con qualche accortezza in piu', posso perfino continuare a lavorare. Il fatto e' che da qualunque punto di vista osservi la situazione, alla fin fine i fatti non cambiano: mi dicono che nel migliore dei casi, la scelta sara’ fra un mese di ospedale oppure due. Io in ospedale ci sono stata due notti una volta e il terzo giorno davo fuori di matto, ma stavolta mi metto l’anima in pace se e' solo quello, dopo tutto ho una missione da compiere. Sara' un gradevole soggiorno, una di quelle cose terribilmente noiose, ma niente di che’ spero, anche se non so come siano messi a internet connection e amenities. Insomma, se a un certo punto non mi leggete piu’, puo’ darsi che sia in villeggiatura a cinque minuti da casa, diciamo cosi’.
Evabe’. Nemmeno questa volta e’ andata come volevo, ma almeno come qualcuno mi ha fatto simpaticamente notare, mi guadagno un posto di diritto nel fantastico club dei cento anni fa sarebbero morti, e chi non vorrebbe farne parte?
12 commenti:
Un abbraccio.
no scusa.
potrebbe essere questione di minuti??
possibilità di morte?
non si può fare un ricovero preventivo??
i mesi saranno tre invece che due, ti farai due palle così, ma almeno non corri rischi!
scusa l'invadenza... ma rischiare così mi pare folle :( e nemmeno ti conosco...
oh! OH! :-/
nonsisamai, mi fai preoccupare.
anche a me qualche tempo fa il dottore disse "se senti un dolore forte o ti senti mancare, corri subito in ospedale"... per fortuna non e' successo niente, ma sono state giornate bruttissime....
ma te cerca di stare tranquilla... per quanto possibile... che hai la creatura dentro....
oddio, sto entrando nel panico... ma te stai tranquilla, telefono sempre a portata di mano, e non ti allontare dalla citta'.. e in bocca al lupo!!!!!!
forza e coraggio direi che non ti mancano. pero' te lo dico lo stesso: forza e coraggio, carissima!
qui ti pensiamo :-*
abbracci forti cosi'
Ele xx
un giorno dopo l'altro e avanti tutta.
valescrive
Una cosa molto simile è capitata a mia madre, con mio fratello minore.
Eh, si: adesso ne parliamo ai compleanni, e nei miei ricordi di bambino ci sono i lunghi viaggi con il babbo in ospedale, la sua camera, le mele cotte che le portavano le infermiere.
Sai, io sono il segretario del club '100 anni fa sarebbero morti'.
Vedo che c'è un errore nei tuoi moduli: mi dispiace ma la tua iscrizione è respinta.
Un abbraccio sincero.
Ciao.
Ti leggo fin dai primi post e raramente ho lasciato un messaggio, sempre con la paura di sembrare banale... ma adesso non mi importa! Voglio che ti arrivi un abbraccio forte da chi ha imparato a conoscerti e ad ammirarti dalle parole che hai scritto... hai una grinta speciale e supererai anche questo momento!
Siamo tutti con te! Con tanto affetto, Stefania
un forte abbraccio ,magari non avrai i super poteri , ma Baby J sara` contento/a di sapere che ha una mamma "Wonder"!
un abbraccio forte forte
barbara
la "sofferenza" vale la pena...certo,non ho vissuto una situazione come la tua,l'ho avuta molto ma molto piú semplice:un parto con un mese di anticipo e 20 ore di travaglio con un finale in anestesia totale e cesarea...alla fine é andata bene, dai, e cosí sará anche per te. piccoli o grandi traumi, purtroppo...un abbraccione e inizia giá a pensare a come gliela racconterai la storia nei compleanni :)
:) se ti consola pure io ho fatto questa riflessione in qs periodo e anch'io, cento anni fa, sarei già morta 2 volte ;)
(la pross settimana sarò ricoverata anch'io, ma per 3 gg - pare - soltanto. cmq una "scocciatura").
per il resto.... ti mando un grosso abbraccio e chissà che la tua esperienza in ospedale non si riveli qualcosa di "interessante" (da raccontarci :) e un'esperienza particolare a cui ripenserai...
e poi quando uscirai sarete in 3, bellissimo!
la volta numero 1 in cui sono stata ricoverata me la ricordo ancora come un'esperienza quasi bella... stranissimo :)
bacioni!
Anche io faccio parte di questo club: sicuramente solo 100 anni fa mi avrebbero giustiziato per "gusto incerto nel vestire" o "esuberanza sessuale" o, che so, "capigliatura crespa fuori norma". Diciamola così, và.
Detta sta catsata, non voglio sciorinare retorica o cercare di rassicurarti senza sapere veramente la tua storia ma soprattutto senza conoscerti oltre il tuo blog: hai già una persona che ti ama, una famiglia e tutto un contesto che ti supportano e ti danno coraggio.
Da questa parte, al di là di terre e oceani, di fibre ottiche e processori intel core duo, posso solo fare la parte che ho scelto con piacere fin dall'inizio: leggerti. E leggerti significa che i tuoi pensieri sono diventati parole, hanno acquisito vita lasciando per un attimo la tua mente più libera e leggera. Ecco l'aiuto che posso darti.
Per il resto non saprei che dire se non che, come tutti, spero di leggere a tempo debito altri meravigliosi racconti sul sistema sanitario statunitense, sul menù da puerpera, su travaglio, parto e prima poppata.
Se ci penso, che culo il tuo mostricciattolo: nasce a Dallas e non nella triste periferia di Milano, con una mamma super e fin dal primo istante giù bilinque.
Un abbraccio.
Valerio
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