giovedì 30 settembre 2010

tutte quelle cose che non ti dicono

Succede di ritrovarsi a fare una passeggiata e osservare i genitori. Com’e’ che sembra sempre che sappiano cosa fare anche quelli giovanissimi? ci chiediamo puntualmente ogni volta e da li’ partono discussioni infinite. Forse io farei cosi’ pero’ anche cosi’ in effetti, io invece no o si, boh, informiamoci dai. Per darvi un’idea del tenore di queste discussioni, siamo ancorati da mesi, oltre alla questione del quando io dovrei tornare al lavoro, il piu’ grande rompicapo, anche del dove lasciare Baby J. E non siamo neanche arrivati al problema baby sitter, nanny contro asilo, siamo ancora fermi al dove. Se lo porto dalle parti del mio lavoro, che e’ lontano da casa, dovra’ farsi tre autostrade in macchina, cosa che statisticamente puo’ rivelarsi alquanto pericolosa, troppo secondo Mr. Johnson che oramai vive su Consumer Reports. Se sta vicino al suo lavoro pero’, e’ troppo lontano da me e non va bene, affatto bene, secondo me. E via a discutere.

E’ un periodo stranissimo. Magari stai facendo tutt’altro e all’improvviso ti vengono in mente cose a cui non hai mai e poi mai pensato prima, come delle illuminazioni divine, delle folgorazioni sublimi. E se il gestore di qualche sito dovesse trovare fra le chiavi di ricerca how many times a day does a baby poop…beh, eccoci qua.

Lo so che sembriamo due pazzi, e’ che…chi l’ha mai curato un bambino piccolo piccolo appena nato? Abbiamo sempre fatto di tutto per non prenderli nemmeno in braccio, delicatini come sono! A nostro favore c’e’ da dire che ci stiamo attrezzando. La scorsa settimana abbiamo fatto un corso di due ore sul pronto soccorso infantile e la settimana prossima ci tocchera’ una fantastica parenting class, quelle lezioni dove ti spiegano, credo, come capire se hanno mal d’orecchie o mal di pancia e altre cosucce di vitale importanza. L’unico dubbio e’ che il corso si chiama Oltre le basi e speriamo non sia troppo avanzato per noi. Al corso di pronto soccorso l’infermiera ci ha detto che c’e’ la possibilita’ di fare perfino un corso sul seggiolino della macchina suscitando la mia ilarita’. Qualcun’altro invece ha preso la cosa piu’ seriamente e sembrava quasi deluso quando ha provato a montare il seggiolino che abbiamo comprato [by the way, Chicco ovviamente che e’ uno dei migliori e piu’ diffusi anche qua, evviva l’Italia] e ha visto che davvero, anche volendo, non c’e’ nulla da capire. Ma si magari un salto dai pompieri a controllare se e’ tutto a posto lo si fa ugualmente…A proposito: non abbiamo ancora parlato del passeggino, ultraleggero o sportivo? E’ importante anche quello, lascia fare. E si ricomincia. All’infinito.  

martedì 28 settembre 2010

dottori americani e dottori italiani

Ovviamente i due sistemi sanitari sono diversissimi, ma quello che non mi aspettavo e’ vedere una tale differenza nell’atteggiamento dei medici. Succede che in questo periodo sia io che un’altra persona della mia famiglia in Italia ci troviamo, per motivi completamente diversi, in quotidiano contatto con i medici.

Mentre mia madre mi racconta di dover inseguire medici che arrivano a risponderle scocciati “Signora! Non posso dirle niente, e’ gia’ tanto che l’ho visitato!” [e’ gia’ tanto], io mi trovo a raccontarle della pressione a cui mi sento sottoposta a causa di medici e infermiere che letteralmente inseguono me. E’ venuto fuori un altro problema in questi giorni, nulla di trascendentale, ma funziona che ti mandano un’infermiera a casa a spiegarti tutto. Non so che tipo di malinteso ci sia stato, ma la mattina dopo alle nove un’infermiera ha bussato alla mia porta. E’ stata fortunata perche’ non lavoravo quel giorno, ma la sua visita tempestiva mi ha da sola comunicato un certo senso di urgenza che non so quanto ci fosse davvero. E’ stata con me per quasi tre ore e mi ha spiegato ogni singolo dettaglio di questo problema che ho. Li’ per li’, ascoltavo e annuivo, poi quando e’ andata via, ho cominciato a ripensare a tutto quello che mi aveva detto e volevo solo piangere. E’ stata di una dolcezza e di una professionalita’ infinita e mi ha specificato tantissime volte, quasi scusandosi, che era tenuta a spiegarmi tutto il peggio che puo’ succedere ‘per legge’, infatti ho dovuto firmare un sacco di fogli per confermare che mi avesse spiegato proprio tutto tutto. Pero’ mi chiedo: che bisogno c’e’ di raccontare a una donna incinta di sette mesi delle cose cosi’ angoscianti che non dovrebbero nemmeno avere molto a che’ vedere con la situazione reale, ma solo con il famigerato ‘worst case scenario” di una persona che non solo ha valori ben piu’ sballati dei miei, ma nemmeno si cura?

Ecco, il vero problema con questi medici e’ la politica del ‘worst case scenario’. Ti spiegano tutto, non ti risparmiano nulla e credo che lo facciano solo perche’ hanno paura di andare in causa con qualche paziente. Si’, suppongo sia tutto un problema di responsabilita’ legale e non lo vedo solo in questa situazione.

Un’amica, ad esempio, mi raccontava di essersi messa a disposizione per fare un po’ di volontariato nella classe della figlia di cinque anni. Alla riunione le hanno fatto firmare un foglio dove dichiarava che non avrebbe flirtato con i bambini o dato loro attenzioni sessuali, ecc. Lei come anche gli altri volontari, ha avuto un moto di disgusto, ma e’ cosi’ che le varie istituzioni si mettono al riparo da eventuali grane da queste parti.

Gli unici problemi di salute che abbia mai avuto, mi sono capitati da quando vivo qui. Ho sempre trovato dottori e infermiere preparatissimi, cordiali ed estremamente attenti, ma non ho mai sentito un medico americano dire cose tipo non si preoccupi, non e’ niente di grave, andra’ tutto bene, mai. Eppure e’ cosi’ importante per un paziente! E’ il dottore quello che ti puo’ trasmettere davvero speranza e la speranza e’ tutto quando non stai bene.

Da quanto sento in questi giorni a casa, in Italia invece e’ esattamente il contrario. Medici sbrigativi, che ti danno meno medicine possibili, appuntamenti a distanza di mesi [e magari poi ti operano d’urgenza, come e’ successo a mio padre], che pero’ tendono a tranquillizzarti, che hanno sempre una parola buona. Sicuramente sbaglio, ma nel mio caso credo che l’atteggiamento italiano porterebbe migliori risultati di questa sorta di terrorismo psicologico.

L’unica soluzione che ho trovato con questi medici americani e’ non prenderli piu’ troppo sul serio, ma non e’ un granche’ come soluzione.

lunedì 27 settembre 2010

into motivational – sulla scuola privata

Quest’anno la direttrice sembra entrata in una strana fase motivational. Motivational sono tutti quei libri, quelle riviste, canzoni, video oppure quelle convention dove un tale ti spiega sostanzialmente come essere migliore e di conseguenza avere piu’ successo e piu’ soldi. All’inizio dell’anno ci ha dato un libro da leggere che non solo e’ motivational, ma e’ anche cristiano, una vera chicca, e ogni mese, in una riunione apposita dovremo parlarne e confrontarci sui vari temi. Immagino lei abbia dimenticato di leggere il paragrafo in cui si parla chiaramente dell’importanza di un pagamento proporzionato alla performance e sono abbastanza sicura che nessuno glielo fara’ notare in riunione.

Oltre a tutto questo, ogni tanto ci fotocopia e fa trovare nella cassetta delle lettere fantastici articoli motivational su cui riflettere attentamente. Se posso, in genere li ignoro, ma la settimana scorsa ce ne ha dato uno dove si dice che anche noi insegnanti dobbiamo vendere la nostra scuola e anche la nostra classe. Addirittura.

Poi diceva di pensare alle caratteristiche del miglior venditore in cui ci siamo mai imbattuti e di cercare di adattare la sua strategia alla cosiddetta vendita della scuola.

“Sei sicuro di trattare i tuoi studenti e i loro genitori come se fossero preziosi clienti?” 

Dice proprio cosi’.

A parte queste riunioni, nel mio lavoro ho completa autonomia, non ho mai ricevuto nessun tipo di direttiva o limitazione, ma e’ strano: dopo quattro anni al lavoro in una scuola privata, e credo sinceramente anche una delle migliori in circolazione, mi convinco sempre di piu’ che non fa per me, proprio no.

domenica 26 settembre 2010

“la vita ha sempre molta più fantasia di quanta ne abbiano le nostre paure”

Domenica mattina. Ancora un po’ assonnata, controllo la posta e leggo un bel commento a un post di qualche giorno fa, quello sulle zebre.

Finisce cosi’:

“La vita ha sempre molta più fantasia di quanta ne abbiano le nostre paure”

Bella chiusura. Ci penso e ci ripenso.

Ma cosa vuol dire?

Forse dovrei cominciare a bere caffe’ almeno la mattina.

venerdì 24 settembre 2010

diane rehm

Se proprio dovessi scegliere un lato edificante della mentalita’ americana in questo periodo lascerei perdere l’ottimismo cieco e mi concentrerei sulla tendenza a realizzare imprese considerate spesso impossibili altrove.

In questi giorni, pensavo ad esempio alla storia di una giornalista della radio, Diane Rehm.

Ricordo che quando sono arrivata e non conoscevo la lingua, non sapevo cosa pensare quando Mr. Johnson ascoltava il suo programma. Parlava di temi seri, ma l’effetto era grottesco. All’inizio pensavo fosse una qualche sorta di parodia che non capivo perche’ la voce di Diane Rehm e’ molto particolare per un conduttore radiofonico. Assomiglia a quella di una persona molto molto anziana, direi decrepita e non e’ particolarmente piacevole da ascoltare. Poi pero’ se superi quell’ostacolo iniziale e vai oltre, scopri una giornalista preparata che con tutto il garbo del mondo conduce un programma interessante e ben costruito senza nessuna paura di fare domande scomode ai suoi ospiti. Finisce che ti ci affezioni e la segui il piu’ possibile perche’ davvero dai suoi programmi impari delle cose.

Ho ascoltato il suo programma per molto tempo, senza pensare piu’ a quella particolarita’ vocale, finche’ un giorno ho scoperto per caso come sono andate le cose. Lo raccontava lei stessa durante un’intervista in occasione dei suoi trent’anni di carriera. Come avevo avuto modo di capire vedendo delle foto, lei non e’ cosi anziana come la sua voce suggerirebbe.  Nel 1998, ha cominciato a soffrire di una rara malattia delle corde vocali e pensava che la sua carriera di giornalista radiofonica ovviamente fosse finita. Oltre all’effetto vecchiaia avanzata, c’era il problema della lentezza e dello sforzo a pronunciare ogni singola parola e per una che conduce dibattiti anche piuttosto accesi puo’ essere un ostacolo non da poco.

A dispetto di tutto e tutti, pero’, e’ ancora al suo posto con uno dei programmi radiofonici piu’ amati e seguiti di tutto il paese. Lei parla e gli altri l’ascoltano. E la cosa piu’ bella e’ che, pur non essendo un personaggio televisivo e’ molto famosa a livello nazionale, ma non ho mai sentito nessuna battuta o nessun riferimento ironico sulla sua voce.

E’ bello pensare che puoi essere quello che sei, magari anche uscendo dai binari della cosiddetta normalita’ continuando a essere valutato solo per il tuo lavoro. 

giovedì 23 settembre 2010

solo una piccola riflessione sulle zebre

Comincio a essere stufa di tutto questo ottimismo americano che se non fai i salti di gioia ogni volta che ti capita una disgrazia, non si sa come, finisce sempre che e’ colpa tua. In fondo che problema c’era con il mio vecchio pessimismo cosmico?

Pensiamo alle zebre.

La zebra e’ li’ nella savana che pascola, viene aggredita dal leone, se e’ fortunata riesce a scappare e dopo cinque minuti cosa fa? E’ li’ che pascola di nuovo. Tranquilla. Non sembra affetta da nessun tipo di disturbo postraumatico, non sembra minimamente preoccupata, anzi forse si e’ gia’ dimenticata tutto quando il leone ritorna all’attacco.

Noi no, noi siamo in grado di immaginare la nostra morte (in teoria per poterla prevenire non per farci venire gli attacchi di panico sull’autobus, ma quello e’ un altro discorso).

Noi eventualmente troviamo alternative, ci evolviamo insieme alle nostre paure e preoccupazioni, la zebra invece? Se ne sta sempre la’ a pascolare.

Per questo motivo, torno pessimista, non ci provo nemmeno piu’.

Se mi arrivano due pagine di brutte notizie, decido consapevolmente di ignorare le due righe di incoraggiamento e non provate a dirmi che e’ la mia preoccupazione che peggiora le cose perche’ qui le batoste arrivano proprio quando uno se ne sta beato nel suo. Rendiamocene conto: non siamo programmati per essere sempre felici, e’ una questione di autoconservazione. Abbiamo bisogno di preoccuparci per inventarci nuovi modi di superare gli ostacoli e sopravvivere. Se ci pensate bene, pessimismo e’ creativita’.

O forse sto solo avendo una giornata no. O una settimana.

mercoledì 22 settembre 2010

la pancia e’ di tutti

Si e’ gia’ parlato dello spazio vitale texano, uno spazio molto grande, proporzionato all’enormita’ degli spazi a disposizione. Qui tendenzialmente non ci si tocca o sfiora, mai. La gente e’ gelosissima del proprio spazio vitale, ma c’e’ un’eccezione, ho scoperto.

Una bella panciotta rotonda di sette mesi, annulla questa regola. Qualcuno non ci fa caso, qualcuno ti chiede il permesso prima di lanciarsi in palpeggiamenti (che’ poi tu cosa dovresti dire?) e poi c’e’ gente che perde completamente la ragione davanti a una panciona.

L’ultima in ordine di tempo, la direttrice. Ci incontriamo nei corridoi. Cominciamo a fare due chiacchere e la vedo un po’ inquieta. Fino a quando finalmente non resiste piu’ e mi appoggia una mano sulla panciona. I love feeling the baby! esclama con occhio lucido.

Una situazione surreale. Il mio capo con cui ho sempre e solo parlato di lavoro che mi racconta gli aspetti piu’ tragicomici e imbarazzanti della sua (e di qualunque…) gravidanza con la mano fissa sulla panciona in mezzo al corridoio.

Mi sentivo di nuovo come quando non capivo la lingua, non sapevo che faccia fare.

La pancia era mia, la panciona e’ di tutti, cosi’ pare. 

lunedì 20 settembre 2010

double awesome

In questi giorni assistiamo a una pubblicita’ martellante, quella dell’ultima trovata di un fast food americano: il panino che al posto del pane ha due petti di pollo fritti (e dentro pancetta e formaggio).

Che’ tu magari hai tutti i tuoi problemi a cui pensare, ma a un certo punto  ti fermi e cominci a farti delle altre domande. Chi puo’ essersi inventato una roba del genere? No seriamente. Che traumi ha avuto da piccolo? Avra’ preso una promozione per questa ideona? E’ l’inizio della fine?

domenica 19 settembre 2010

questione di punti di vista

Informandomi su tutti i dettagli di quello che succedera’ o potrebbe succedere, ho la sensazione di tranquillizzarmi, cosi’ faccio mille domande precise. Tanto che il mio dottore decide che un po’ di letteratura scientifica sull’argomento e’ proprio quello che fa al caso mio, ma io dimentico il tutto la’ nel suo ufficio nella fretta di andarmene il piu’ presto possibile. Dopo due giorni arriva una lettera dal dottore con le informazioni richieste. Passo un quarto d’ora a tessere le lodi di un dottore cosi’ attento ai bisogni del paziente, cosi’ sollecito, professionale . Poi comincio a leggere e comincio a maledire lo stesso dottore. Me ne vado a dormire con un diavolo per capello chiedendomi che bisogno ci fosse di spiegarmi tutti quei dettagli angoscianti e crudi scritti nero su bianco che mi fanno solo agitare. Non e’ che il paziente sia poi tenuto a sapere proprio tutto tutto, no? Non dormo molto bene, tanto per cambiare, e il giorno dopo mi lamento con Mr. Johnson che ha letto le stesse carte e invece si e’ fatto tutt’altra opinione.

- Scusa ma perche’?! Hai letto bene?

- Guarda, c’e’ scritto chiaramente qui: “con cure tempestive il trattamento si risolve senza complicazioni per la madre e per il bambino”. Come al solito capisci solo quello che vuoi capire.

Capisco solo quello che voglio capire. Come al solito. Forse si’, lo ammetto.

Lui si e’ concentrato sull’unica frase vagamente positiva di tutta la brochure e io l’ho completamente ignorata. Come al solito.

 

  

p.s. Grazie a tutti!! Come diceva il mio amico irlandese ogni volta che si avvicinava pericolosamente al coma etilico, I’m fine!

venerdì 17 settembre 2010

il club dei cento anni fa sarebbero morti

Nei film o nella letteratura, tendenzialmente dopo mille peripezie, vissero felici e contenti. Nella vita non sempre, non so se avete gia' avuto modo di sperimentare questa cosa. Mille peripezie e di rilassarsi un attimo non se ne parla proprio. Nel mio caso, c’era questa cosa che volevo e che non succedeva e poi finalmente, come sapete, e’ successa e a quel punto, superato il panico iniziale, e’ stato pazzesco. Magari hai tanti sogni, ma viverne uno che nella realta’ e’ cosi’ uguale uguale identico a come lo avevi immaginato, e' semplicemente incredibile. E in parte e’ ancora cosi’, solo che un po’ di tempo fa mi hanno detto che c’e’ un problema. Uno di quelli che non ti accorgeresti mai di avere, ma che grazie alla tecnologia oggi si puo’ scoprire piuttosto presto. Uno di quei problemi non comunissimi, ma che al 95% dei casi si risolvono da soli. Ovviamente io dovrei far parte di quell'altro 5%. Per prima cosa, ho chiesto se c’erano dei rischi per il bambino e mi hanno detto che sembra proprio di no, che e’ un problema soprattutto mio, immenso sospiro di sollievo. Pero’ e’ un problema grandino in teoria e ti accorgi all’improvviso che non e’ che il fatto di diventare madre ti faccia diventare anche una sorta di Sophia Loren dei tempi d'oro, una di quelle donne che senza pensarci si buttano nel fuoco per i figli, sei sempre tu. E hai paura, almeno io ce l’ho. Quando l’ho saputo mi sono data tre giorni per assorbire il colpo: il primo ero disperata, il secondo confusa e il terzo sorprendentemente, pensavo a Baby J che se la sguazzava felice nella mia pancia e stavo gia’ abbastanza bene. Certo, non diventi Wonderwoman ma e’ vero come dicono che ti scatta qualcosa, un coraggio, un ottimismo, un fatalismo, qualcosa. Ribellione forse. O indifferenza tattica, ignori il problema e cerchi di stare bene comunque perche' e' la cosa giusta da fare soprattutto per lui, che ci manca solo che gli passi anche lo stress prima di nascere. La novita’ di questi giorni e' che e' passato un po' di tempo, eppure non ci sono novita’. Mi hanno confermato che non si sono sbagliati e che dovrei sempre far parte di quel 5%. Dicono che senza nessun preavviso e nessun sintomo fra un mesetto o massimo due mi trovero’ in un qualche pronto soccorso dallasiano. L’ordine del dottore e’ take it very easy, che mi piace, e stare sempre il piu’ vicino possibile a un ospedale “che puo’ essere questione di minuti”. Proprio quelle cose che ti fa piacere sentire, che ti tranquillizzano, grazie dottore! (In realta’ grazie sul serio, mi sento in buone mani per una volta). Ora. Questo che ho appena descritto e’ il famoso worst case scenario che i medici americani tengono sempre a enfatizzare e puo' darsi benissimo che non accada, pero’

I'm gonna drown
In a sea
Of deep confusion


come dice la canzone, un’altra di quelle che sono state scritte apposta per me, per come mi sento oggi. Che’ alla fine e’ l’incertezza che ti frega. Non solo quella di diventare genitore che e’ sconvolgente di per se’ e per cui ho l’impressione non ci si senta mai veramente preparati, ma anche quella del non sapere come succedera’ e piu' o meno quando, la famosa cazzutissima spada di Damocle che ti pende sulla testa. L'essere in qualche modo in costante pericolo di vita. Rileggo quest'ultima frase e non suona per niente bene. Sono un po' contrariata, mi da' fastidio questa cosa, molto, ma me la sto cavando bene, tutto considerato. Mi concentro sul dopo, su quando tutto questo sara’ una di quelle storie che si raccontano ai compleanni. Penso a pensieri belli e non e’ nemmeno tanto difficile visto che sto bene, ho chi mi riempie di coraggio e, con qualche accortezza in piu', posso perfino continuare a lavorare. Il fatto e' che da qualunque punto di vista osservi la situazione, alla fin fine i fatti non cambiano: mi dicono che nel migliore dei casi, la scelta sara’ fra un mese di ospedale oppure due. Io in ospedale ci sono stata due notti una volta e il terzo giorno davo fuori di matto, ma stavolta mi metto l’anima in pace se e' solo quello, dopo tutto ho una missione da compiere. Sara' un gradevole soggiorno, una di quelle cose terribilmente noiose, ma niente di che’ spero, anche se non so come siano messi a internet connection e amenities. Insomma, se a un certo punto non mi leggete piu’, puo’ darsi che sia in villeggiatura a cinque minuti da casa, diciamo cosi’.
Evabe’. Nemmeno questa volta e’ andata come volevo, ma almeno come qualcuno mi ha fatto simpaticamente notare, mi guadagno un posto di diritto nel fantastico club dei cento anni fa sarebbero morti, e chi non vorrebbe farne parte?

martedì 14 settembre 2010

“she’s having a baby – and I’m having a breakdown”*

Lo stato d’animo del futuro padre e’ facilmente intuibile dal fatto che oramai a quelli che gli chiedono- dopo aver parlato quarantacinque minuti delle condizioni della sottoscritta- e come stai tu? risponde solo:

- Non importa.

lunedì 13 settembre 2010

il senso del pudore tedesco. e quello texano

Ognuno ha i suoi shock culturali, e’ proprio cosi’. Anche fra europei molte abitudini cambiano.

Parlavo l’altro giorno con una signora tedesca che vive qui da molti anni e mi diceva che per lei, la differenza piu’ grande e’ stata il senso del pudore. Un po’ di tempo fa, per esempio, una sua amica dalla Germania, le ha mandato un’email al lavoro con allegata una “simpatica” foto: la sua bambina di sei anni sepolta nella sabbia con solo la testa fuori e il padre che le modellava un dettagliatissimo corpo di sirena supersexy. Roba da licenziamento da queste parti, in Germania, uno scherzo simpatico invece. Email cestinata al volo senza conseguenze.

Il peggio e’ venuto quest’estate, quando ha ricevuto la visita dell’anziano padre. La poverina ignara o forse solo fiduciosa nel buon senso del genitore, ha pensato bene di affidargli i nipotini e mandarlo in una piscina pubblica. Gia’ qui, dovete sapere che gli uomini europei sono continuamente presi in giro per il cosiddetto speedo, il costume a mutanda, che viene visto un po’ come la divisa d’ordinanza del maniaco sessuale, per di piu’ lui, l’anziano teutonico, a un certo punto ha pensato bene di cambiarsi il costume.

Con tutta nonchalance si e’ calato giu’ quello bagnato e se ne e’ infilato un altro, in mezzo a una folla di mamme e bambini in vacanza. Non deve essere stato proprio semplicissimo spiegare il malinteso.

Diciamo solo che non torneranno piu’ in quella piscina, e gli e’ andata ancora bene.

Questa volta possiamo proprio dirlo: a un italiano medio per cosi’ dire, questo, non sarebbe mai successo. Mi viene in mente quel proverbio… when in Rome, do as the Romans do. In pratica significa osservare e copiare le abitudini locali, un buon consiglio.

domenica 12 settembre 2010

felice, tutto qui

Venticinque settimane oggi. Una grande panciona non  c’e’ dubbio, ma ancora adesso, ogni mattina mi guardo allo specchio e penso guarda la’, sembro proprio una che aspetta un bambino, deve essere vero. E’ che quando dormi male ti convinci tanto che una cosa non sarebbe successa e poi succede, per un po’ non ti sembra vera, non c’e’ niente da fare. Mi pare sempre di vivere in una specie di realta’ parallela. Ecco, magari facciamo cosi’, se e’ davvero un sogno non svegliatemi, grazie, sto cosi’ bene. La mente ti fa strani scherzi in questi casi. Ci sono delle cose che per qualche motivo ti impressionano molto piu’ del normale. Senti una storia, un commento e ci pensi, ci ripensi, ti preoccupi, ti interroghi. Chissa’ perche’ la gente sente tanto il bisogno di raccontare storie angoscianti alle donne incinte, non l’ho mai capito, specialmente le donne poi. Comunque, qualche mese fa c’era questa tale attrice incinta a cui veniva chiesto come avrebbe voluto che il suo bambino fosse. E lei diceva tranquilla: alto, magro e con il senso artistico di mio marito, ancora me lo ricordo perfettamente. Mi e’ piaciuta l’onesta’ e anche la serenita’. Se l’avessero chiesto a me avrei detto sano, sano e sano, sai che noia, proprio una risposta da mammina. Ma al di la’ di quello pero’ che e’ ovvio e si puo’ dare per scontato, ci ho pensato bene. Anzi in realta’ e’ da mesi che per qualche motivo questa cosa mi gira in testa, e quello che davvero vorrei per il mio bambino e’ che fosse una di quelle persone che stanno bene con se stesse, una di quelle persone che sanno farsi bella la vita con quello che hanno. Non so da chi possa ereditare questa qualita’ che non e’ tanto ne’ mia ne’ di Mr. Johnson, ma questa e’ la mia speranza per lui. Che sia un ometto tendenzialmente felice, tutto qui.     

venerdì 10 settembre 2010

due notizie che ci hanno sfiancato

E’ da settimane che qui non si parla d’altro che di due cose: la cosiddetta Moschea di Ground Zero e il reverendo Terry Jones che voleva bruciare il Corano. Le due cose sono completamente slegate, ma a furia di associarle, nella percezione comune fanno come parte di una stessa catena di eventi che comprende anche l’anniversario del 11 settembre. Queste due notizie poi, scavando un minimo, sono molto diverse a mio avviso da come appaiono in superficie. Il fatto di averle sentite ripetere all’infinito le ha ridotte a stereotipi. Quello che chiamano la Moschea di Ground Zero, ci ho messo un po’ anch’io a realizzarlo vista l’informazione fuorviante che abbiamo in proposito, non e’ a Ground Zero, per esempio. E dici poco. E’ a due blocchi di distanza e da li’ il luogo dell’attentato non e’ neppure visibile. In realta’ non e’ nemmeno primariamente una moschea, ma un “community center” di tredici piani con una stanza per pregare. Insomma, si possono capire umanamente i parenti delle vittime, ma questa polemica non ha nessuna base. La liberta’ di culto e’ sancita dalla Costituzione. Chiunque ha il diritto di costruirsi il proprio luogo di culto dove gli pare. E per finire andrebbe ribadito un po’ piu’ spesso che non e’ stato l’Islam a scagliare gli aerei contro le torri Gemelle, ma dei terroristi islamici, che e’ molto diverso. Immaginate il contrario? Dei terroristi cristiani fanno un attentato e si vieta di costruire chiese nelle vicinanze, non succederebbe mai e poi mai. Obama lo ha detto, Bloomberg lo ha detto, ma sembra che nessuno voglia c’entrarci troppo con questa storia.

L’altra notizia almeno e’ piu’ interessante. Il punto vero e’: questo Terry Jones ha a dir tanto cinquanta seguaci, non conta davvero nulla. I suoi concittadini lo hanno giustamente definito l’imbarazzo della regione e si sono organizzati con contromanifestazioni e tutto il possibile. Quello che lo rende importante e’ il fatto che tutti in questo momento e da settimane stiano parlando di lui. E qui viene la parte interessante: e’ giusto? All’inizio pensavo di no, poi in realta’ forse si’. C’e’ una cosa da considearare: se i grandi media non  ne avessero parlato la notizia sarebbe comunque esplosa su internet, facendo magari ancora piu’ danni. Almeno in questo modo qui e spero anche nel resto del mondo si e’ sentita la condanna unanime, si e’ visto questo sdegno nazionale espresso con chiarezza nei confronti di un gesto privo di qualunque ragione. Ora in teoria e’ chiaro in quale isolamento l’atto di intolleranza sarebbe avvenuto. Bastera’ la marcia indietro dell’ultimo momento a fermare la violenza? Credo proprio di no, limitera’ il danno che ormai e’ fatto, magari. L’immagine dei libri sacri che bruciano anche se solo evocata e’ troppo potente.

La notizia che il cambiamento di rotta e’ avvenuto dopo un colloquio con un Imam, faceva davvero venir voglia di credere che il buon senso avesse prevalso. A giudicare da questa intervista, pero’ non sembrerebbe proprio. Notare i capelli oramai dritti in testa, quest’uomo e’ esausto. Sembra uno che l’ha sparata grossa e per sua sfortuna e’ stato preso sul serio, speriamo che si vada a fare una bella vacanza e di non sentire piu’ parlare di lui.   

giovedì 9 settembre 2010

tornado a dallas

La primavera e’ la stagione dei tornado per eccellenza e stranamente quest’anno, da queste parti non c’e’ stata nemmeno una tempesta. E’ successo tutto ieri, per fortuna senza morti  e feriti. Ha cominciato a piovere lunedi a causa di una tempesta tropicale in Messico. Una pioggia che sembrava non finire mai e che ha fatto tremare quelli che un po’ piu’ a nord hanno avuto la casa allagata solo qualche mese fa. Dice che e’ la quinta volta nella storia che piove cosi’ tanto in ventiquattr’ore, sembrava non finisse mai e ho ripensato a lui, sperando vivamente avesse ragione. Ieri mattina dopo mille esitazioni, mi sono buttata fuori di casa per cercare di raggiungere la scuola e ce l’ho fatta, mi sono bagnata dalla testa ai piedi con l’ombrello piu’ grande che avevo per fare due passi, ma ce l’ho fatta. Esperienza piuttosto inquietante guidare in quelle condizioni, ma pare che un po’ tutti se ne rendessero conto per una volta e il traffico procedeva cauto e ordinato, non ho visto nessun incidente. Al ritorno pioveva ancora, ma cominciava a migliorare. Quando sono arrivata a casa c’era il sole. Che sollievo. E invece e’ proprio li’ che e’ cominciato tutto. Queste condizioni estreme sono l’ideale per la formazione dei tornado, non lo sapevo. E allora cosa fai? Te ne stai a casa se puoi e accendi la televisione per capire quando chiuderti nell’armadio. Per fortuna, tutto il sistema tempestoso ha deviato all’ultimo momento e non e’ successo nulla, ma non riuscivo a staccarmi dalla televisione. I tornado hanno quacosa di ipnotico, non puoi smettere di guardare. Uno, cosa rarissima, ha colpito il centro di Dallas, non molto distante da dove lavoro. La cosa che mi ha colpito di piu’ infatti e’ stato vedere il traffico scorrere come se niente fosse, come se alle loro spalle non ci fosse un tornado li’ li’ per toccare terra. Dice che non ce ne si rende conto, difatti mentre tornavo a casa anch’io ho notato delle nuvole come quelle in lontananza, nere e poi chiare piu’ in alto, ma ho pensato fosse semplicemente una ‘giornata grigia’…

Alla fin fine ci sono stati un po’ di danni ma niente di che’ rispetto a quello che sarebbe potuto accadere. Un camion per la strada e’ stato trascinato contro un edificio distruggendolo, ma l’autista non si e’ fatto nulla. Impressionante poi vedere come un edificio possa essere completamente distrutto e quello accanto senza nessun danno. Grande metafora della vita i tornado.

mercoledì 8 settembre 2010

impressioni da emigrante

L’altro giorno ho fatto una chiaccherata su skype con una mia amica che vive in Italia e che ha passato un paio di mesi a insegnare in una piccola scuola in India. Mi ha raccontato tante cose. Diceva, per esempio, che si’ tutti sembrano molto piu’ calmi e tranquilli di noi, ma forse e’ solo perche’ quello e’ l’unico modo per vivere li’, in quelle condizioni.

- Qualunque cosa tu voglia fare, e’ complicata. Per una cosa che qui ci metteresti cinque minuti, li’ devi calcolare una settimana.

Ecco, con tutto l’affetto e la nostalgia in fondo avrei potuto dire esattamente la stessa frase parlando dell’Italia.

lunedì 6 settembre 2010

premio conversazione piu’ surreale 2010

L’anno non e’ ancora finito, ma mi sento di andare sul sicuro.

Immaginate una conversazione dove io chiedo a una persona ti piace il pesto? e lui capisce ti piace il sesso?

Tutto questo in inglese, ma direi proprio che stavolta qui piu’ che un problema di pronuncia sia stato un problema di…udito?

Immaginate.

giovedì 2 settembre 2010

I didn’t know I was pregnant

“I didn’t know I was pregnant” (Non sapevo di essere incinta) e’ il titolo di un programma che va in onda su Discovery Health, forse anche in Italia, non lo so, comunque ho sempre pensato fosse quasi fantascienza. Tanto e’ vero che e’ l’unico programma medico che un paio di volte sono riuscita a guardare tanto mi sembrava surreale. E poi nelle mie insicurezze iniziali pensavo ma si’ se ce l’hanno fatta queste pazze scatenate posso farcela anch’io, no? e mi dava un minimo di coraggio (lo so, la logica qui fa un po’ acqua, ma ultimamente gira cosi’).

Ad ogni modo, ieri una persona in aula insegnanti ha chiesto di dire una preghiera (chiaro, vedi post precedente) per la migliore amica della figlia that is at the hospital right now and…(pausa) she didn’t know she was pregnant.

Al che’ c’e’ stato un sonoro sussulto generale e qualunque cosa chiunque stesse facendo ha smesso per ascoltare la storia. Pare che la ragazza, gia’ in notevole sovrappeso non sia ingrassata per niente a causa di una complicazione della gravidanza (bla bla bla), abbia continuato a prendere la pillola e a fare tutto quello che faceva prima, difatti sarebbe dovuta partire per una vacanza in Sud America fra pochi giorni. Gia’ nove mesi sembrano niente per abituarsi a un cambiamento cosi’ radicale, figuriamoci tre giorni, e speriamo vada tutto bene, ma sembra di si’. Incredibile. E la cosa ancora piu’ incredibile e’ che in quel momento un altro collega ha preso la parola e ha raccontato che e’ successo piu’ o meno lo stesso anni fa alla sua vicina di casa: e’ andata in ospedale per farsi togliere un tumore allo stomaco ed e’ tornata con un bambino.

Due casi. La legge dei sei gradi di separazione mi fa sempre piu’ paura.

Ma dove vivo?

mercoledì 1 settembre 2010

gesu’, in soldoni

Il bello di insegnare in una scuola cristiana e’ ricevere in regalo il disegno di una bambina di prima elementare, dove si vede un bel paesaggio con il sole e i fiorellini e Gesu’ Cristo sulla croce con un fumetto che gli esce dalla bocca e dice:

- I will be ok.