Un giorno, a scuola, mi viene incontro una signora con un enorme sorriso. Il suo fare e’ cosi’ familiare che mi aspetto che mi abbracci. Sperando che mi venisse in mente chi fosse parlandoci, faccio finta di niente. Ma avevo ragione, non la conoscevo. Si trattava della nuova addetta alla mensa della scuola. La mia scuola supporta un’associazione che aiuta i rifugiati di lingua araba, credo siano per lo piu’ iracheni, e la direttrice ci aveva raccontato di lei e del suo bambino che andra’ in prima elementare. Ci aveva detto che era molto entusiasta del lavoro e di aiutarla il piu’ possibile soprattutto con la lingua.
Certo, il suo inglese non e’ il massimo ora come ora, ma si fa capire benissimo quando sorride e esprime tutta la sua gratitudine e felicita’. Ha detto proprio di essere felice di essere in questo paese, qualcosa tipo che essere qua e’ come un sogno. Ecco, io ovviamente come emigrante tutto questo non l’ho mai provato e mi ha fatto riflettere. Mi ha fatto tanta tenerezza, un po’ da film neorealista, quei film che in questo periodo non riesco nemmeno a guardare da lontano da quanto mi fanno piangere.
Qualche giorno dopo poi ho conosciuto anche il suo bambino. Orecchie a sventola, bocca piena d’oro e due occhioni scuri vispissimi. Un bambino che in mezzo agli altri di prima mi ha colpito, cosi’ volenteroso, ben disposto. Gli ho chiesto, come a tutti gli altri bambini nuovi, se era felice di essere con noi, se si trovava bene e con un sorrisone di quelli che partono dagli occhi, ha risposto:
- Yes! I’m happy a million!
Happy a million. Un nodo in gola. E’ che sono incontri cosi’ che ti riportano con i piedi per terra, che ti danno la misura di quello che veramente hai e di quello che veramente conta nella vita.
Quanto e’ moralista questo post! E posso fare anche di peggio.
Alla fine, non vi ho piu’ raccontato che cosa ho ricevuto quest’anno per il mio compleanno. Quel famoso regalo per cui Mr. Johnson aveva messo la sveglia, era un’adozione a distanza. Ventotto dollari al mese per aiutare una bambina di dieci anni del Bangladesh con Save the children. Non vi dico che sia stata una decisione presa a cuor leggero, ci abbiamo pensato molto molto bene, specialmente ora con il piccolino in arrivo. E’ un bell’impegno e non finisce in teoria mai. Poi pero’ pensi a tutte le cose che fai e ti accorgi che basta rinunciare a una cena fuori o al limite a meta’ cena fuori per aiutare un’altra persona e allora perche’ no?
E poi adoro quest’idea del butterfly effect, della piccola cosa che succede qui e che fa scattare qualcosa dall’altra parte del mondo.
... ora faccio la mia ammissione di colpa, ma quando ho lasciato il lavoro ho anche smesso con un'adozione a distanza... pero' l'ho portata avanti 4 anni...
RispondiEliminae cmq ce n'ho un'altra da 1 anno
pero' certo, come dici tu bastava rinunciare a una cena fuori...
mea culpa...
se queste sono le colpe! si fa quel che si riesce! :)
RispondiEliminacmq carina questa cosa del butterfly effect.. contribuisce a un post che ho in testa da tempo e che prima o poi verra' fuori... il cui concetto e' che a volte ci basterebbe fare cosi poco per creare tanta felicita' da un'altra parte...
RispondiEliminabrava! :-)
questo e` piu` o meno il concetto di karma: le azioni che fai lasciano un seme, che a lungo termine ed indipendentemente dall'esito immediato dell'azione, da` sempre i suoi frutti ...
RispondiEliminaponila così: sarà un post un po' "moralista" o meglio, un po' buonista, però almeno non l'hai scritto a Natale! ;-)
RispondiEliminaa parte gli scherzi, c'è una canzone francese sull'Effet papillon...
Si le battement d'aile d'un papillon quelque part au Cambodge Déclenche sur un autre continent le plus violent des orages Le choix de quelques uns dans un bureau occidental Bouleverse des millions de destins surtout si le bureau est ovale
;)
markino: concetto che mi appassiona 'instant karma per tutti'! :)
RispondiEliminasuibhne: giusta osservazione! :)) a mia discolpa posso dire che me ne sono resa conto mentre lo scrivevo, speravo proprio che qualcuno magari ci facesse un pensierino, non si sa mai...
per la canzone ho dovuto tirare fuori tutto il mio francese, soprattutto quello che mi ero ripromessa di studiare quest'estate e non ho nemmeno toccato. 'papillon' infatti mi fa ancora pensare al farfallino della camicia....
Invece io ho pensato per prima cosa che gli interessi e l'ipocrisia americani portano spesso a qualcosa di buono, mentre in Italia la merda rimane merda.
RispondiEliminaVale
Hai fatto venire un nodo allo gola pure a me. Grazie per farci riflettere anche su quelle piccole cose, che piccole non sono ma vengono fagocitate dalla vorticosità della nostra vita. Lorenzo, TV
RispondiEliminaQuesto blog è un'oasi
RispondiEliminavale: "whatever works", per citare uno che ci capisce
RispondiEliminalorenzo e gio: grazie, mi avete fatto sorridere :)