Il pomeriggio, prima di spegnere la luce e chiudere la porta dalla mia classe mi guardo sempre un po’ intorno, o piu’ che altro contemplo. I lavori messi sul tavolo ad asciugare, le bottiglione di tempera, le matite, i miei disegni alla lavagna. Perche’ dopo tre mesi questo lavoro continua ancora a sembrarmi troppo bello, anzi sempre piu’ bello, interessante, appagante. Arrivo a scuola in anticipo e torno a casa in ritardo. E’ che adoro stare li’. Ho sempre paura che per qualche motivo da un momento all’altro la magia possa finire e cosi’ cerco di gustarmi ogni istante come se fosse l’ultimo. Prima di tornare a casa in realta’ mi fermo solo per trattenere meglio quelle immagini nella memoria, un po’ come quando sono innamorata. Mi sento un po’ innamorata di quello che sto facendo, non e’ stupido? Sono felice il giorno prima, quando sfoglio tutti i miei libri per trovare le idee, sono felice in macchina mentre vado li’, sono felice mentre pasticcio e poi anche mentre rimetto in ordine e mi stacco lentissimamente la colla bianca dalle dita come fanno loro. E’ che voglio capire come si sentono loro, i bambini, voglio ricordare, stabilire un contatto, un contatto vero. Il fatto che la mia aula sia stata abbandonata per anni poi, mi causa qualche inconveniente tecnico e’ vero, ma rende tutto ancora piu’ avvincente. Ogni volta che mi metto a esplorare fra gli scaffali impolverati e ad aprire scatoloni che sono stati li’ da chissa’ quanto salta fuori qualcosa di nuovo e faccio di tutto per usarlo. Una piccola restrizione che altro non e’ se non un buon trucco per aguzzare l’ingegno. Dei pezzi di legno, della sabbia colorata, delle foglie di stoffa, dei vecchissimi tubi di colore, delle cartoline di Natale, delle cerniere, tutto fa brodo. E i risultati sono stati piu’ che positivi finora. Sembrano tutti piacevolmente sorpresi da quello che faccio. In effetti, dubito fortemente che qualcuno abbia mai parlato di Lorenzo Lotto o di Vittore Carpaccio in una scuola elementare texana. Difficilmente anche in una italiana, credo. Ho la fortuna di poterlo fare e allora insegno cio’ che mi sarebbe piaciuto mi avessero insegnato. Non faccio il lavoro piu’ utile del mondo, non salvo vite, non spengo incendi, ma per la prima volta, in quello che faccio, penso di stare dando il massimo e questo succede per un motivo semplicissimo, perche’ per la prima volta mi e’ stata data liberta’. Liberta’, fiducia e colori, tutto quello di cui c’e’ bisogno.
Prima di abbassare quell’interruttore il pensiero in realta’ e’ sempre lo stesso.
Chissa’ chi si diverte di piu’ qua dentro. E chissa’ chi impara di piu’.
8 commenti:
Quanto è preziosa la vivacità che abbiamo in testa.
Peccato che spesso non risciamo a tenerla in esercizio!
Goditi ogni istante, e scrivine ancora!
ma che meraviglia, sia come ti senti che quello che fai.
ricordo ancora con estremo piacere le lezioni di arte delle medie. avevo una insegnante molto brava che facendoci divertire e pasticciare ci ha insegnato un sacco di cose sull'arte, mi è rimasto più impresso quello che ci ha spiegato lei di quello che poi ho studiato alle superiori.
e chi ti ammazza piu' ;)
Vero, quando fai l'insegnante impari moltissimo (lo dico con cognizione di causa)
ma che bello! anzi, meraviglioso!!
ciao, maria grazia
I bambini guardano il mondo con occhi diversi dai nostri...
Ti ricordi come da piccoli con niente riuscivamo a immaginarci mondi fantastici o a costruire barche o castelli usando due sedie, due coperte e qualche cuscino?
Io non me lo ricordavo più...ho dovuto fare un figlio perchè mi tornasse in mente....
Tu probabilmente adesso con questo corso hai la possibilità di mettere insieme il tuo sapere e il loro modo di vedere, perciò possono uscire solo cose meravigliose!
A proposito...sono nuova....+o-
Per questo motivo, probabilmente sei la maestra che ogni bambino dovrebbe (e vorrebbe) avere.
E la cosa più bella è che ti ricorderanno, per sempre.
divertirsi non so, ma quanto all'iparare, non c'e` decisamente paragone ... si impara molto di piu` dalla parte dell'insegnante! :)
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