Oggi potete leggermi qui.
lunedì 30 novembre 2009
sabato 28 novembre 2009
natura morta. o ancora viva?
giovedì 26 novembre 2009
un altro giorno del ringraziamento
E cosi’ e’ arrivato anche un altro Thanksgiving. Si carica la macchina e come ogni anno si va via per qualche giorno. Amici, parenti, tacchini, dolci, pane fatto in casa… mi ricorda molto il nostro modo di festeggiare il Natale. Penso al nonno del Far West. Sara’ il mio primo giorno del ringraziamento senza di lui e mi machera’ molto, come a tutti, ma bisognera’ farci l’abitudine a questa assenza, e’ cosi’ che va purtroppo. Penso all’anno scorso, quando nel giorno del ringraziamento, non mi sentivo per niente grata. E poi penso alla borsa che ho trovato ieri sera nell’armadio mentre preparavo la valigia. Era la borsa che usavo in quel periodo ed era piena di cianfrusaglie, come se l’avessi abbandonata in tutta fretta in favore di una nuova, cosa che nell’eventualita’ non mi stupirebbe affatto. Dentro niente soldi pero’. Solo un paio di penne, un burro cacao mezzo sciolto e medicine di tutti i tipi, prescrizioni, biglietti da visita dei piu’ diversi specialisti -nomi fin troppo familiari come vecchi amici che non vedi da un po’…-, ricevute dei vari dottori, fogli dell’assicurazione. Un piccolo tuffo nel passato, un brutto passato. E alcune cose sono ancora piuttosto lontane dalla perfezione, e forse lo saranno sempre, pero’ la differenza e’ che ora sto bene, mi sento bene e, se quelle cose non sono ancora cambiate del tutto, sono cambiata io, e’ per questo che mi sento riconoscente questa volta.
Buon giorno del tacchino a tutti!
mercoledì 25 novembre 2009
la senti la tua voce?
Cosa fai quando un amico ti chiede un consiglio? Devi per forza dirgli quello che pensi davvero? E se ti racconta da mesi e mesi delle cose che ti fanno capire che probabilmente, mooolto probabilmente, e’ innamorato di una persona di cui non dovrebbe per niente essere innamorato? Fai finta di non capire anche tu come lui o dopo un tot sei tenuto a fargli, in un certo senso, sentire la sua stessa voce?
martedì 24 novembre 2009
degli stadi e della mania del nuovo a dallas
La settimana scorsa e’ stato abbattuto lo stadio Reunion Arena, qui a Dallas. Era stato costruito nel 1980 ed era costato milioni e milioni di dollari. Da quello che ho capito non aveva nulla che non andasse, tranne il fatto che, per i criteri texani, era diventato vecchio. In tre anni ho imparato che a Dallas vecchio e’ un concetto che non deve esistere. Le cose qui non diventano mai vecchie (figuriamoci antiche) perche’ vengono demolite appena prima. Mi fanno impazzire i since 1989 esibiti con grande orgoglio e ingenuita’. Vivendo qui ci si accorge che questa mania del nuovo non riguarda poi tutto il paese, e’ proprio un discorso legato a questa citta’ a mio parere e basta dare un’occhiata alla limitrofa Fort Worth per verificarlo. A Fort Worth gli edifici invecchiano e al visitatore che proviene dalla sfavillante Dallas, tutto cio’ puo’ dare perfino un’impressione di decadenza, ma anche la decadenza ha il suo fascino ovviamente e cosi’ e’ inevitabile dividersi subito in due fazioni: quelli a cui piace Dallas e quelli a cui piace Fort Worth. A me, ad esempio, piace piu’ Dallas e il motivo mi e’ piuttosto incomprensibile avendo studiato tanta storia e venendo da un paese vecchio come l’Italia, ma e’ cosi’. Forse la trovo piu’ dirompente, anche arrogante, ma decisa, cosi’ diversa e contraria a tutto quello che mi e’ stato insegnato ad apprezzare, ti fa guardare al mondo da un’altra prospettiva, questo e’ innegabile. Qgni volta che vedo nuovi cantieri e nuove ruspe mi viene il magone, ma mi affascinano le prese di posizione radicali. Questo e’ il video dell’implosione del vecchio stadio. E’ impressionante vedere il traffico scorrere come se nulla fosse in mezzo a quel finimondo. Se ne vedono talmente tante in giro che ben poche cose sconvolgono il texano medio evidentemente. In alto, invece, c’e’ una foto del nuovo stadio, il Cowboys Stadium, che e’ mastodontico, uno dei piu’ spettacolari al mondo a quanto si dice, non se lo potevano proprio fare mancare. Finche’ un giorno non diventera’ vecchio anche lui.
lunedì 23 novembre 2009
tante volte da un post…
Qualche giorno fa la mia amica Elisen ha pubblicato un bel post che si intitola la prima tessera del domino e parla di quel momento fondamentale che in teoria prima o poi dovrebbe arrivare nella vita di ognuno. La prima tessera del domino, e’ quel singolo avvenimento spesso accidentale e non voluto, apparentemente insignificante, che avvia una reazione a catena che ti stravolge la vita per sempre e, in sostanza, ti porta dove sei in questo momento. Per la prima volta mi sono soffermata a pensare a quel momento nella mia vita e con grande sorpresa ho realizzato che la cosa piu’ importante che mi sia successa e’ probabilmete aver perso un treno, proprio un treno vero, non quelle cose che si dicono tanto per dire. Un episodio che avevo praticamente rimosso eppure cruciale. Poi stasera mi sono trovata a guardare controvoglia un documentario che alla fine invece mi e’ piaciuto molto e che parlava proprio di questo, di treni persi, quelli metaforici e anche quelli veri. E’ strano come poi quando pensi a una cosa ti si ripresenta nelle forme piu’ svariate, succede sempre cosi’. Il documentario si intitola ‘The story of Anvil” e ve lo consiglio vivamente. Parla di una band metal che negli anni ottanta sembrava avviata a un successo strepitoso e invece inspiegabilmente [beh, io una spiegazione me la sono anche un po’ data alla fine…] non e’ mai decollata. Il tema e’ intrigante, e’ proprio quello del trovarsi al posto giusto nel momento giusto. Oppure no. E da li’ vedere cosa succede.
E voi? Avete anche voi perso un treno? Oppure lo avete acchiappato al volo? O magari lo state ancora aspettando?
domenica 22 novembre 2009
ancoraaaa
Quaggiu’ c’e’ un Tom Thumb che e’ un supermercato e un Tom Tom che e’ un navigatore satellitare. Quando ricevo, ieri in macchina, una telefonata da questa signorina che mi dice che vuole il mio indirizzo di casa per aggiornare il mio profilo Tom Thumb o Tom Tom, nasce una conversazione ridicola in cui io parlo di una cosa e lei dell’altra pensando entrambe di riferirci alla stessa.
Pero’ Tom Thumb e Tom Tom e’ proprio difficile. Ditemi che lo e’.
Uff.
venerdì 20 novembre 2009
great!
Vi raccontavo una volta di una persona che sembrava molto determinata a essere mia amica e che mi chiamava ogni tanto per sapere come stavo. Il problema pero’ era che, essendo straniera anche lei e con un accento molto molto particolare, non capivo nulla di quello che diceva. Si creavano quelle situazioni, per intendeci, in cui hai gia’ chiesto tre volte di ripetere e alla fine dici solo …certo si’, assolutamente… oppure cerchi solo di capire che faccia conviene fare per passare inosservato. Era imbarazzantissimo perche’ a pelle, mi sembrava una persona carina pero’ non capivo che’ diceva, mica un dettaglio da niente. Le telefonate, i pranzi, le colazioni… essendo incapace di dire di no, mi sono trovata in diverse situazione surreali con lei, che di contro, sembrava capire tutto alla perfezione e credo non abbia mai immaginato la mia difficolta’. Dopo un po’ di mesi, pero’ grazie al cielo ho cominciato piu’ o meno a capirla. Per qualche oscuro motivo, sono molto brava a capire gli accenti strani o i bambini piccoli, anche meglio dei madrelingua, pare. Infatti, e’ stato un sollievo, scoprire che non ero affatto l’unica ad avere questo problema linguistico con questa persona, tutt’altro. Tutto sembrava risolto insomma, quando inaspettatamente la situazione non solo si e’ capovolta, ma e’ anche regredita. Chiedo via emal se preferisce vederci un giorno o un altro e la risposta e’ great! Mmmm…quindi? Potremmo organizzare una bella cena o un pranzo? Great! Potremmo andare a fare spese o in piscina? Great! Mmmmm….quindi? E la cosa ridicola e’ che sta andando avanti cosi’ da settimane: cioe’ ogni volta, io le chiedo spiegazioni di questo fantomatico great! e lei in qualche modo elude la domanda e propone qualcos’altro, come se fosse normale! Mi sta facendo diventare pazza.
giovedì 19 novembre 2009
tutti abbiamo una cosa
Partiamo dal presupposto che tutti abbiamo almeno una cosa. Un mio amico ha una cosa per lo scotch, per esempio: lo odia. Ogni volta che si menziona quell’oscuro oggetto cambia faccia. Interrogato, non sa dare una vera spiegazione, lo odia e basta, a livello che, da chimico, gli e’ stata offerta una buona possibilita’ di lavorare in una fabbrica di scotch e, nello stupore generale, ha detto no. No perche’ tutto, ma lo scotch no, me la ricordo ancora quella conversazione. Mia madre invece ha una cosa per i numeri pari, soprattutto due, quattro e sei. Non comprerebbe mai quattro mele perche’, non si sa perche’, ma il quattro non le piace. Poi veramente ha anche un’altra grande cosa per le finestre aperte (e ovviamente mio padre ce l’ha per le finestre chiuse), ma niente di che’ al confronto. Ognuno ha una cosa. Il quadro storto, il giornale stropicciato, il bicchiere riempito fino all’orlo, quelli che si siedono sulla punta della sedia, quelli che tamburellano con le dita sul tavolo, quelli con gli incisivi sporgenti. Anch’io, come tutti, di cose ne ho diverse e, in genere, una volta che raggiungono la sfera cosciente, le supero, ma non e’ sempre cosi’ facile. Un giorno, ad esempio, Mr. Johnson, evento piu’ unico che raro, si e’ presentato a casa con un mazzo di fiori. L’ho ringraziato, mi ha fatto davvero piacere, ma lui non ci ha creduto. E’ andato avanti ad accusarmi assurdamente di avere un problema con i suoi fiori per giorni. A un tratto -casualmente c’erano li’ anche degli amici, molto perplessi tra l’altro…- decide che basta! non sopporta piu’ la faccia che secondo lui faccio mentre guardo quei fiori e fa per buttarli via. A quel punto confesso tutto, era vero. Aveva fatto mettere i fiori lunghi e stretti dello stesso colore con quelli corti, grossi e colorati, non si potevano guardare. Ebbene si’, mi davano fastidio, un fastidio sottile, ma persistente. Non volevo dirlo per non sembrare antipatica e non avrei mai e poi mai pensato che lui se ne sarebbe accorto, ma tant’e’. Una volta messi i fiori in due vasi separati, siamo stati tutti piu’ soddisfatti. In questi giorni purtroppo, e’ tornata di attualita’ un’altra delle mie cose. La graffettatrice. E’ tutta colpa del lavoro che faccio. Domani c’e’ l’open house della scuola e ho appeso un sacco di lavori in giro. Il problema e’ che lo scotch non tiene e vengono giu’ (forse dopo tutto quel mio amico aveva ragione…) e cosi’ sono stata scoperta. La bibliotecaria che mi insegue con la maledetta graffettatrice in mano e’ un’immagine che mi perseguita. E allora, ho dovuto ammetterlo. Ho un problema con la graffettatrice. Che non e’ una cosa facilissima da spiegare. Cosi’ lei, dopo aver spalancato per bene gli occhioni e aver riso fragorosamente, ha impugnato quella cosa e giu’, colpi a destra e a manca, come una mitragliatrice. Sembrava ci provasse gusto, mentre a me veniva la pelle d’oca. Lo ricordo ancora alla perfezione il giorno in cui mi graffettai il dito indice. Rimasi con il fiato sospeso dall’impressione tremenda di quella cosa di ferro dentro alla mia mano, ma la mamma di un bambino dell’asilo entro’ per caso in quello stesso momento e, senza nessuna esitazione, me la estrasse dal dito con le unghie. Che schifo, mi sento male solo al pensiero.
Insomma, anche questa cosa prima o poi andra’ superata immagino. Per adesso, prendo tempo. E sogno. Una notte ho sognato che appendevo i disegni come il bucato con le mollette, un’idea geniale, ma coma la giustifico questa trovata con la direttrice? Meglio evitare. Perche’ il problema principale delle cose e’ che tutti le hanno, ma non sono accettate a livello sociale. Sdoganiamo le cose. Che’ non sono fobie vere e proprie, sono cose.
E voi? Non ditemi che non avete neanche una cosa…!?
mercoledì 18 novembre 2009
consolazioni
martedì 17 novembre 2009
musica italiana per chi non parla italiano
Questo e’ quello che e’ venuto fuori piu’ qualche altra canzone che non sono riuscita a inserire qui. Che dite? Effetto Vasco Rossi evitato? Speriamo…
lunedì 16 novembre 2009
e’ possibile passare due settimane in giappone senza assaggiare nessun tipo di sushi? purtroppo si
Per prima cosa volevo ringraziarvi per i preziosi consigli musicali! Appena riesco posto il risultato e magari mi dite cosa ne pensate. Gia’ che ci sono ringrazio anche l’anonimo che si sta leggendo tutto il blog dal primo post e sta lasciando dietro di se’ tantissimi commenti a cose oramai sepolte che cosi’ ho avuto modo di rileggere anch’io. Beh…complimenti per la costanza, tantissima soprattutto per una persona che sta imparando l’italiano, e se si considera poi che perfino la mia mamma venuta a conoscenza del blog in modo fortuito, dopo l’entusiasmo iniziale si e’ stufata di leggermi… :)
Comunque oggi volevo raccontarvi del Giappone. Forse qualcuno di voi ricordera’ che esiste anche un Mr. Johnson giapponese (che non e’ niente bello e simpatico come quello che c’e’ qui, ma soprassediamo…). Dicevo, il Johnson giapponese e’ stato oggetto di una visita familiare e, siccome qui si parla piu’ o meno sempre di un certo tipo di shock culturale, sostanzialmente il mio, mi sembra divertente vederne un altro. Mamma Johnson, dopo aver pianificato questo viaggio per mesi, come spesso accade in questi casi, non si e’ molto divertita a Kioto. Anzi, si e’ addirittura sfiorato l’incidente diplomatico quando non e’ riuscita a fare capire che le scarpe non le voleva togliere per un problema ai piedi e non per mancanza di rispetto per i loro usi. Alla fine e’ tornata indietro con un gran mal di piedi e non molto soddisfatta. E non solo. Ha portato diversi racconti. E’ rimasta molto colpita, ad esempio, dal fatto che ti regalano sempre dei fazzoletti di carta e poi dall’assoluta mancanza di erba, e anche dallo yogurt al rabarbaro e dai marciapiedi strettissimi. Poi ha portato anche tantissimi regali. Un sacco di sete preziose, che sono la sua passione, una coperta normalissima, chissa’ perche’, del te’ giapponese, due tazze di starbucks Kioto, me lo aspettavo troppo, e poi tantissimi dolci molto buoni, mentre pare che in due settimane non abbia toccato nessun tipo di pesce, che peccato. In tutto questo pero’ ci sono due oggetti che sono gia’ diventati culto:
Il primo e’ questo:
Che cos’e’? Vi chiederete. Si tratta di una polverina che serve per far indurire l’olio che avanza dopo la frittura, in modo che sia piu’ semplice buttarlo via. Inffatti, non so se si capisce, ma nella foto si vede una mano che afferra agilmente questo strato di grasso duro di tre centimentri con la forchetta, come fosse una frittata. Fa anche un po’ schifo a dire il vero, ma a questo punto, non vedo l’ora di provarlo.
La cosa piu’ interessante e’ che lo produce l’americanissima Johnson (che purtroppo non ha nulla a che vedere con il mio di Johnson). Chissa’ per quale motivo, non penseranno mica che gli americani friggono meno dei giapponesi?
Il secondo e’ invece una bella scatola che reca una scritta misteriosa. Dentro c’e’ questo:
Che sarebbe un pezzo di stoffa quadrato. Mi e’ stato chiesto di indagare e ho scoperto che ci sono due indizi. Il primo e’ un bigliettino, forse di istruzioni, ma e’ in giapponese. Il secondo e’ il fatto che pare che l’anziana locale che glielo ha regalato abbia affermato: – Ti regalo questa cosa in modo che nessuno dubiti che sei stata in Giappone.
Che si sia perso qualcosa nella traduzione?
La cosa a cui ora pero’ mi viene da pensare e’ che di fatto ogni volta che vado in Italia, sto rifiutando un viaggio in Giappone, chi l’avrebbe mai detto….
sabato 14 novembre 2009
mi aiutate?
Un’amica americana mi ha chiesto di farle un cd di musica italiana, ma non e’ cosi’ semplice.
Ci vuole qualcosa di bello anche se non si capiscono le parole.
Mi aiutate? :)
venerdì 13 novembre 2009
il termine “dork”
E cosi’ ieri sera al cineforumino Mr. Johnson ha cominciato a fare lo spiritosone e a prendermi in giro per le mie cosiddette “smanie culturali di stampo europeo”, mentre io –vorrei specificarlo questo- ho solo ritenuto giusto fare qualche ricerca a proposito del film che abbiamo visto, Vertigo, altrimenti che cineforum sarebbe? Insomma, il problema e’ che ho esordito nella mia difesa con un:
- I don’t feel a dork!
Poi ho continuato a parlare per qualche secondo, ma ho presto dedotto dalle facce intorno a me che qualcosa non stava andando come doveva.
Ecco, ricordatevi, ricordiamoci anzi, che in questi casi bisogna sempre usare la parolina “like”. I don’t feel like a dork. Altrimenti significa che tu la cosa la senti fisicamente. E siccome e’ venuto fuori che questa parola a mia insaputa indicherebbe anche qualcos’altro….
Ancora una volta, che vitaccia!
giovedì 12 novembre 2009
se il buon giorno
Appuntamento alle 8 e mezza del mattino dal veterinario. Qui, per fortuna, il veterinario ti manda una cartolina per ricordarti che e’ ora di andare a fare le vaccinazioni. Qui il veterinario, pero’, ti obbliga a fare al cane un costoso check up completo almeno una volta all’anno e se il tuo cane e’ perfettamente in salute e ne hai due, un po’ ti scoccia. Se il veterinario medesimo poi, fra una cosa e l’altra, definisce il tuo cane “una salsiccia” ti scoccia ancora di piu’.
- Deve mangiare mezza tazza di cibo al giorno due volte al giorno.
- Ma e’ proprio quello che gli do, non capisco…
Poi mi fa vedere la sua tazza, piu’ che altro un bicchierino da chupito, e capisco. Povero cane, in fondo ha solo due chili in piu’.
Tutto questo per la modica cifra di 165 dollari.
Mi consolo con il fatto che stasera comincio il mio cineforum, speriamo in bene, almeno quello…
mercoledì 11 novembre 2009
chi si diverte di piu’ e chi impara di piu’
Il pomeriggio, prima di spegnere la luce e chiudere la porta dalla mia classe mi guardo sempre un po’ intorno, o piu’ che altro contemplo. I lavori messi sul tavolo ad asciugare, le bottiglione di tempera, le matite, i miei disegni alla lavagna. Perche’ dopo tre mesi questo lavoro continua ancora a sembrarmi troppo bello, anzi sempre piu’ bello, interessante, appagante. Arrivo a scuola in anticipo e torno a casa in ritardo. E’ che adoro stare li’. Ho sempre paura che per qualche motivo da un momento all’altro la magia possa finire e cosi’ cerco di gustarmi ogni istante come se fosse l’ultimo. Prima di tornare a casa in realta’ mi fermo solo per trattenere meglio quelle immagini nella memoria, un po’ come quando sono innamorata. Mi sento un po’ innamorata di quello che sto facendo, non e’ stupido? Sono felice il giorno prima, quando sfoglio tutti i miei libri per trovare le idee, sono felice in macchina mentre vado li’, sono felice mentre pasticcio e poi anche mentre rimetto in ordine e mi stacco lentissimamente la colla bianca dalle dita come fanno loro. E’ che voglio capire come si sentono loro, i bambini, voglio ricordare, stabilire un contatto, un contatto vero. Il fatto che la mia aula sia stata abbandonata per anni poi, mi causa qualche inconveniente tecnico e’ vero, ma rende tutto ancora piu’ avvincente. Ogni volta che mi metto a esplorare fra gli scaffali impolverati e ad aprire scatoloni che sono stati li’ da chissa’ quanto salta fuori qualcosa di nuovo e faccio di tutto per usarlo. Una piccola restrizione che altro non e’ se non un buon trucco per aguzzare l’ingegno. Dei pezzi di legno, della sabbia colorata, delle foglie di stoffa, dei vecchissimi tubi di colore, delle cartoline di Natale, delle cerniere, tutto fa brodo. E i risultati sono stati piu’ che positivi finora. Sembrano tutti piacevolmente sorpresi da quello che faccio. In effetti, dubito fortemente che qualcuno abbia mai parlato di Lorenzo Lotto o di Vittore Carpaccio in una scuola elementare texana. Difficilmente anche in una italiana, credo. Ho la fortuna di poterlo fare e allora insegno cio’ che mi sarebbe piaciuto mi avessero insegnato. Non faccio il lavoro piu’ utile del mondo, non salvo vite, non spengo incendi, ma per la prima volta, in quello che faccio, penso di stare dando il massimo e questo succede per un motivo semplicissimo, perche’ per la prima volta mi e’ stata data liberta’. Liberta’, fiducia e colori, tutto quello di cui c’e’ bisogno.
Prima di abbassare quell’interruttore il pensiero in realta’ e’ sempre lo stesso.
Chissa’ chi si diverte di piu’ qua dentro. E chissa’ chi impara di piu’.
dubbio e' uno dei nomi dell'intelligenza*
Mi chiedo.
Il fatto che la direttrice abbia perso tutte le foto che le ho dato la settimana scorsa e mi abbia chiesto perfavoreperfavore di riportargliele, condizionera' positivamente la sua reazione alla notizia (che prima o poi dovro' pur darle...) che ho perso l'unica chiave dell'unico armadio della classe che si chiude a chiave e che gli ho rotto le scatole per un mese per avere?
* J.J.Borges
lunedì 9 novembre 2009
I love being reduced to a cultural stereotype*
Siccome sono italiana, mi chiedono sempre di consigliare un ristorante italiano e io, un po’ da snob, sono costretta a rispondere che non lo so perche’ io nei ristoranti italiani non ci vado. Spendo una fortuna negli ingredienti e sto imparando a cucinare, ma preferisco cosi’ piuttosto che sottopormi a certi scempi culinari che si vedono in giro. Perche’ un conto e’ se non sai com’e’ l’originale.
Insomma, e’ successo che in questi giorni sono stata da Olive Garden [fate attenzione alle delizie menzionate in questo spot], famigerato ristorante italiano di catena. Evento per il quale un amico americano sostiene che meriterei il ritiro del passaporto italiano, per farvi capire il tipo. Ad ogni modo, sono stata invitata e ci sono andata, ed ero anche molto curiosa. La lunga coda per entrare, mi aveva fatto per un attimo ben sperare, ma una volta dentro, ho subito capito che chiunque abbia aperto quei ristoranti non e’ ma stato in Italia. Era tutto cosi’ artificiale. Il vino Ecco domani per esempio. Vogliamo parlarne? A me queste cose fanno impazzire. Del vino in se’ non do nessun giudizio, ma il marketing? Sempre la solita storia! Mettere insieme in paio di parole italiane a caso solo perche’ secondo loro fanno chic. Un po’ come da Starbucks dove invece che grande medio e piccolo, per fare gli originali hanno inventato tall, grande e venti che’ ti tocca ordinare la cosa sbagliata dieci volte prima di capire che hanno arbitrariamente deciso di cambiare il significato alle parole.
Tornando a Olive Garden, forse e’ meglio addirittura soprassedere sul cibo. Non era nemmeno orribile poi alla fine, ma su tutto quello che ho provato aleggiava una qualche spezia comune, non so davvero cosa fosse, che rendeva tutto estremamente pesante e improbabile, non sono riuscita a finire nemmeno la grigliata.
Ieri sera, si parlava di cucina italiana anche nell’ultimo episodio di Desperate Housewives. In quel caso, invece, la raffinatissima chef Bree storceva il naso di fronte alla volgarita’ della nostra gastronomia. Anche li’ veramente, banalita’ a non finire. Quando mai si mangiano gnocchi, lasagne verdi, arancini, tortelloni e chi piu’ ne ha piu’ ne metta nello stesso pasto? Evabe’. Una volta facciamo la figura dei raffinati e un’altra dei buzziconi. Che noia gli stereotipi.
* Da qui.
sabato 7 novembre 2009
di sentieri invisibili
Dovete sapere che in questi giorni e’ tornato il terzo acchiappaconiglietti. E’ qui da una settimana e si fermera’ per un’altra settimana, ma le cose sono decisamente cambiate. Ora sembra felice. Non e’ piu’ letargico, non abbaia nel mezzo della notte, mangia volentieri e ha anche imparato qualche piccolo comando. E’ diventato proprio buono, tanto che di sicuro mi manchera’ quando andra’ via, nonostante grazie a lui abbia avuto modo di appurare come tre cani siano davvero troppi per me. Piu’ che altro perche’ se hai tre cani ti servono tre mani per accarezzarli, altrimenti sei fritto quando arrivi a casa e loro ti corrono incontro tutti insieme. Comunque. E’ un cane un po’ strano. Segue dei sentieri invisibili. In giardino, corre avanti e indietro lungo il recinto se sente dei rumori, ma torna a casa lentissimamente e con molta cautela, come se camminasse sulle uova, seguendo dei sentieri invisibili appunto. Sempre gli stessi, al punto che dopo una settimana, i sentieri cominciano a non essere piu’ tanto invisibili purtroppo. Questa cosa mi incuriosisce molto. E’ normale? C’e’ qualcuno di voi che ha un cane che segue sentieri invisibili in questo modo?
Ogni tanto ti porta tutto esaltato, un pezzo di ramo per giocare, tu glielo tiri e lui vorrebbe tantissimo correre a prenderlo, ma non puo’ perche’ deve riflettere e seguire pian piano il suo sentiero invisibile. Bah.
Ah, nella foto e’ lui, che mangia un pezzo di muro per far qualcosa di diverso.
venerdì 6 novembre 2009
buon lavoro, eh
- Sai che bello, oggi invece di andare in ufficio, vado a seguire le riprese del video di persona
- Bene, ogni tanto ci vuole qualcosa di diverso, ma che video e’ stavolta?
- Ma niente di che’… una societa’ che fa corsetti….caspita si e’ fatto tardissimo, devo scappare, a stasera!
Mumble Mumble.
giovedì 5 novembre 2009
obama e il tempo
Capita spesso soprattutto qui in Texas, di non sapere come vestirsi a causa del tempo, menomale che ora ce lo dice Obama.
mercoledì 4 novembre 2009
x factor
Oggi Joe Sixpack, il mio studente del Massachusetts, mi ha chiesto come mai Simona (Ventura deduco) non fa piu’ il giudice di X Factor. E poi perche’ Mara (Maionchi deduco) invece fa il giudice di X Factor e anche quanti anni ha Pupo e se davvero pupo vuol dire pupo.
Sono proprio l’unica persona sulla terra che non guarda questo programma?
lunedì 2 novembre 2009
cosa vi piacerebbe fare?
Comincio la settimana rispondendo a Miko, che propone a chiunque abbia voglia di pensarci, tre piccole domande. Vuole sapere che cosa ci piacerebbe fare, in particolare:
- Qualcosa che avete sempre desiderato imparare, ma che pensate sia completamente fuori portata, un sogno irraggiungibile.
- Qualcosa che siete convinti di poter imparare senza impedimenti insormontabili, ma che avete sempre rimandato per un motivo o per l'altro.
- Qualcosa che vi affascina e vi spaventa, che probabilmente non farete mai.
A me piacerebbe sapere suonare il pianoforte, per esempio, ma credo di essere davvero in ritardo, e anche di avere le mani troppo piccole. E poi mi piacerebbe imparare a ballare il tango, per seguire la mia amica Elisen nelle sue milonghe, ma sono completamente negata e allora mi accontento di guardare ammirata.
Vorrei tanto riprendere il francese e credo che lo faro’ presto. Non mi va proprio giu’ il fatto di averlo studiato per tanti anni e non saperlo parlare.
Una cosa che mi affascina e che mi spaventa…ce ne sono tantissime. Una potrebbe essere il paracadutismo. Mi piace molto il fatto che a un certo punto devi prendere la situazione in mano e buttarti, ma mi terrorizza l’idea dell’aereo che decolla e dell’attesa e della tensione che sale. Dubito che trovero’ mai il coraggio. Mi piacerebbe anche fare un corso di teatro, ma non lo faro’ mai. E poi mi piacerebbe saper fare quei giochi di equilibrismo con il fuoco, ma non faro’ mai nemmeno questo perche’ ho troppa paura del fuoco.
E voi?