giovedì 30 aprile 2009

sabato 25 aprile 2009

altre liberazioni

Dipingevo l'altro giorno, tutto era tranquillissimo. A un certo punto ho avuto un brutto pensiero, un ricordo vividissimo venuto fuori dal nulla. Dopo qualche minuto mi sono resa conto che facevo un po' fatica a respirare. Sentivo qualcosa nel petto che mi impediva di prendere fiato a pieni polmoni. E' passato nel giro di pochi minuti, credo. Niente di che' in fondo, pero' non mi e' piaciuto. Non mi e' piaciuto credere di avere tutto sotto controllo, di essere tranquilla e poi scoprirmi cosi' improvvisamente in balia dei miei ricordi e delle mie paure. Ho fatto di tutto per dimenticarmene, ma fra un paio di settimane dovrei avere una visita di controllo fissata mesi fa con il medico che mi ha operato. Ci ha pensato quella zelante vocina dentro a ricordarmene. Ogni volta che sono entrata in quello studio ho ricevuto una brutta notizia, solo l'idea di doverci tornare, mi mette i brividi. Piu' o meno un anno fa mi crollava addosso il mondo e per quanto mi ostini a non pensarci la memoria di quei giorni neri trova sempre un modo o un altro per tornare a galla. Ci sono davvero tante ricorrenze in questo periodo, tutto mi ricorda quello che mi sto sforzando di dimenticare. In questo anno, e' successo un po' di tutto. E la cosa piu' paradossale in un certo senso, e' che dal momento peggiore, il giorno piu' nefasto, le cose non hanno fatto altro che peggiorare. Intendo dire che le cose in se' sono peggiorate, ma io sono stata sempre meglio. Le sorprese della vita. Deve essere proprio vero che dipende tutto da noi, da quanta forza abbiamo, da quanta importanza decidiamo di dare alle cose, da come ce la raccontiamo su. L'anno scorso, non volevo piu' ridere, non volevo piu' fare nient'altro che sedermi in giardino con i miei cani e guardare il cielo di sera. Respirare, provavo piacere soprattutto a respirare, profondamente. In questo periodo e' cosi' bello stare fuori, e quella era l'unica cosa che riusciva a darmi un attimo di tregua. Nessuno mi capiva, nessuno nessuno, e forse nemmeno oggi perche' per quanto uno ti possa essere vicino alla fine sei sempre tu e solo tu di fronte alle tue cose. Eppure, non so bene come, mi sono rialzata. E per quanto fragile, come tutti del resto, mi sento mille volte piu' forte di prima. Mi sembra che il dolore, quando ti capitano certe cose nella vita, sia una sorta di percorso obbligato. Bisogna avere tanta pazienza e cercare di gestirlo, non c'e' nulla da fare veramente. Ci si deve passare da li', fa parte della vita. Sento di non essere piu' la stessa persona, l'ho sentito fin da subito, e non necessariamente una migliore, ma questo lo si vedra' poi con calma.
Non so nemmeno perche' sto scrivendo tutto questo, forse e' che mi sento insensatamente a casa qui.
Forse e' che e' il giorno della liberazione e questa volta me lo vivo cosi'.

martedì 21 aprile 2009

parola d'ordine?

Stamattina porto i bambini a ginnastica, niente di strano. Verso la fine della lezione pero', arriva un'impiegata della scuola tutta trafelata. Dice il direttore ha perso il suo cane. Ta daa. La parola d'ordine. Mrs. Guorton come al solito, non tradisce emozioni e esegue. Io invece, non e' che capisca bene all'inizio, ma eseguo anch'io. Portiamo immediatamente i bambini in classe. Come se fosse un gioco, li facciamo sedere tutti per terra in un angolo, lei legge una storia e io chiudo la porta a chiave e abbasso tutte le tende.
E' la procedura di emergenza che si attua quando un estraneo si introduce nella scuola, ma io sono molto piu' ferrata sulle allerte metereologiche o sugli incendi. L'antispionaggio della scuola materna non e' la mia materia. A un'eventualita' di questo tipo non ci avevo davvero mai pensato e non e' che sia nemmeno la prima cosa che ti spiegano appena vieni assunto. Mi aspetto che da un momento all'altro arrivi qualcuno a dire che e' stata una prova e che siamo andati benissimo, ma il tempo passa e non arriva nessuno. Sbircio fuori dalla finestra un attimo e vedo una macchina della polizia. Faccio finta di nulla, ma comincio a pensare di mandare sms di addio, come si vede al telegiornale in questi casi. I bambini cominciano ad agitarsi cosi' chiamiamo l'ufficio della scuola per sapere cosa fare. Ci dicono sorry, but we are dealing with a situation right now. A situation?! That means are we all gonna die?! Mi immagino la tipa che parla con una pistola puntata alla tempia e uno di quei pazzi che vanno negli asili e sparano alla cieca. Un pensiero, come dire, poco rassicurante. Per perdere tempo facciamo mille domande ai bambini. Se fossi una farfalla dove vorresti volare? Nell'ufficio del mio papa'. A disneyworld. Sulla pancia della mia mamma. E via dicendo. Me le sono anche scritte quelle risposte splendide. Dopo un po' squilla il telefono. Ci dicono che possiamo alzarci e fare quello che vogliamo, tranne uscire dalla classe per nessun motivo. Mentre i bambini giocano, chiedo a Mrs. Guorton se e' mai successa una cosa simile. Mai per davvero, c'e' stata solo qualche simulazione, e' la prima volta in trent'anni. Passiamo cosi' oltre un'ora. Lei sembra tranquillissima, ma non fa testo, e' inglese, cosi' io continuo con le mie fantasie terroristico-poliziesche.
Finalmente, ci fanno sapere che possiamo uscire dalla classe e che "il pericolo" e' passato. Ma che cos'era questo cosiddetto "pericolo"? Quando me l'hanno detto, o meglio sussurrato perche' e' stato esplicitamente vietato parlarne, non ci potevo credere.
Un maestra che lavorava con noi l'anno scorso come sostituta ha dato fuori di matto. Dice che si e' presentata in ufficio, in stato confusionale, volendo parlare con qualcuno che non c'era e che non se ne andava piu'. Io non so che cosa abbia fatto di cosi' assurdo, deduco abbia magari pianto e alzato la voce, ma mi e' molto difficile immaginare quella persona come un pericolo per i bambini. E' una persona dolcissima, molto giovane che adora i bambini e che ne ha anche due suoi. Non ha mai dato segni di squilibrio e ho avuto il piacere di parlarci diverse volte. Ogni tanto raccontava di questo marito prepotente che non le permetteva di lavorare. A quanto pare hanno appena divorziato e lui ha ottenuto l'affidamento dei figli. Nessuno ci ha spiegato nulla, ma l'ipotesi piu' verosimile e' che in un momento di disperazione, lei abbia in qualche modo cercato di chiedere aiuto a queste "splendide" persone della scuola che fanno sentire tutti cosi' speciali [fino a quando non danno fastidio?]. E questa e' stata la risposta. Parola d'ordine e procedura d'emergenza assoluta per l'intera scuola. Prima di farla portare via dalla polizia come una criminale.

lunedì 20 aprile 2009

un cd senza titolo

L'altro giorno cercando qualcos'altro a casa, ho trovato un cd senza titolo. Incuriosita, l'ho ascoltato in macchina andando al lavoro. Era un cd che avevo fatto per mr. Johnson quando eravamo lontani. Ascoltandolo, mi sono tornate in mente moltissime cose. Erano le mie canzoni preferite in quel periodo. Mi sono ricordata della fatica nello scegliere proprio quelle canzoni che dovevano essere sia belle, a mio dire, che importanti per noi. Volevo fare scena, diciamo cosi'. Volevo proprio che si ricordasse di me ascoltandolo, mi ci ero impegnata in qualche modo.
Ecco, la cosa che ho capito riascoltando quel cd col senno di poi e' che e' tutto sbagliato. Le canzoni che ho scelto, che ancora a me piacciono molto, non hanno granche' a che' vedere con lui e, anche se non glielo ho mai chiesto, sono sicura che lo avra' ascoltato un paio di volte si' e no, giusto per farmi piacere.
Allora mi sono chiesta quali canzoni sceglierei se gli dovessi fare un cd ora, dopo cinque anni. E la risposta e' che non lo so. Non lo so. Probabilmente ci penserei mille volte per poi ripetere lo stesso identico errore. E' che io lui non lo capisco molto. Mi stupisce sempre. Ma sempre sempre, tipo quasi tutti i giorni. Quando penso di aver capito cosa sta pensando, ecco che mi tira fuori qualche coniglio dal cappello. E' per questo poi che parlare con lui mi apre sempre la mente,

[che perfino voi che non lo conoscete se non attraverso me, ogni tanto mi chiedete ma che cosa ne pensa mr. Johnson di questo o di quello?]

ma e' strano perche' e' l'unica persona che mi fa questo effetto e in teoria e' proprio quella che dovrei conoscere meglio al mondo. Certo lo conosco ci mancherebbe, lo conosco bene, meglio di chiunque altro probabilmente. So quali sono le cose davvero importanti per lui, ma per il resto mi continua a stupire. Dopo anni, continuo a conoscerlo e a sorprendermi.
E a non essere in grado di fargli un banalissimo cd.

venerdì 17 aprile 2009

e' sempre lei, la ragazzina

[Per la decima volta]
- Grazie molte, ma non ho fatto la permanente.
E' solo che il mio cane ha masticato il filo dell'asciugacapelli.




(Il diploma non le ha fatto mettere la testolina a posto)

giovedì 16 aprile 2009

la recessione

Una delle domande piu' frequenti che mi vengono fatte dai miei amici e familiari italiani e' come ce la stiamo cavando noi qui con questa famigerata recessione. Avverto una certa preoccupazione a riguardo, quindi mi sono fatta l'idea che anche in Italia se ne parli tanto e che le notizie siano quantomeno catastrofiche.
Gli Stati Uniti sono un paese immenso, pero', e quello che posso dirvi e' che qui in Texas non si sono notati grandissimi cambiamenti. Non voglio negare o sminuire la crisi, anche perche' sarei l'unica al mondo, ma credo che questo sia uno degli Stati in cui la recessione finora ha fatto meno danni. Tanti continuano a scegliere di trasferirsi proprio qui. I prezzi delle case non sono crollati e tutto sembra piu' o meno come prima.
La gente in generale e' preoccupata, questo si'. Si accenna alla crisi in ogni discorso, cosi' en passant. E' diventato un ritornello quasi obbligatorio per alcuni, ma di fatto non conosco nessuno che sia in difficolta'. Solo recentemente ho sentito di una famiglia a scuola in cui il padre ha perso il lavoro e non sta riuscendo a trovarne un altro. Ma lui lo vuole proprio nello stesso ramo e allo stesso livello.
Una mia amica che lavora in banca mi dice che la maggiore differenza rispetto al passato e' che ora molte domande di mutuo vengono respinte perche' i criteri si sono fatti piu' selettivi. Se prima veniva concesso un mutuo praticamernte a chiunque, ora e' necessario almeno un acconto. Ma questo mi sembra ovvio, visto che la crisi e' partita proprio dalla facilita' con cui venivano concessi i mutui. I mezzi di comunicazione non parlano d'altro. In ogni telegiornale c'e' almeno un servizio su come risparmiare in qualche strambo modo. Vanno per la maggiore, per esempio, tutte le idee per farsi da soli i vari detersivi e prodotti per pulire la casa. Un'altra mia amica furbissima ha comprato qualcosa come quaranta cosini di aglio [scusate ma come si chiamano???? non mi viene in mente!] perche' in una trasmissione dicevano che la retina in cui vengono contenuti e' perfetta per pulire i lavandini. Lo so perche' una buona parte di quell'aglio si trova e si trovera' ancora a lungo nel mio frigo.
[A proposito, se avete qualche suggerimento su come far fuori un bel po' di aglio...]
Succedono tante cose. Sentivo un servizio, per esempio, su un nuovo detersivo che sta per essere lanciato sul mercato americano. Sara' il migliore, ma anche il piu' caro di tutti. I vari geni del marketing pensano che proprio in questi tempi di crisi un prodotto del genere possa avere successo: a quanto pare la gente dovrebbe preferire conservare i propri abiti al meglio piuttosto che comprarne di nuovi. Chissa', pero' e' interessante vedere come andra'.
Si sprecano consigli su come risparmiare alla radio, in televisione, sui giornali, dappertutto, ma vedo anche una certa schizzofrenia sull'argomento: ti dicono di risparmiare, ma poi si parla continuamente di stimoli economici per aumentaree le spese e come si diceva una volta da noi, fare girare l'economia.
Infatti, raccontava l'altro giorno un giornalista del Financial Times su Npr che questo e' uno di quei tipici casi in cui il benessere della singola famiglia non coincide con quello della nazione. Il buon senso dice di risparmiare in tempi di crisi, ma l'unico modo per uscire dalla crisi, secondo questa teoria almeno, e' proprio quello di aumentare i consumi e in sostanza non risparmiare. Poi da questo derivavano molte altre considerazioni interessanti su come l'amministrazione Obama si sta comportando in merito, ma non vorrei addentrarmi troppo su un terreno che mi affascina, ma che non mi appartiene minimamente.
Anzi a dire il vero, mi stupisco perfino da sola ogni volta che mi penso -liceoclassicofacolta'dilettere- tutta assorta in cose tipo Market Place o il Suze Orman Show, io che non pago nemmeno le bollette poi.
Ma quelle non sono tanto interessanti.

martedì 14 aprile 2009

leap of faith

In questi giorni ho imparato l'espressione leap of faith. Deriva da una nozione di Kierkegaard, ma oramai e' entrata nel linguaggio comune in inglese. Ci sto pensando molto. Si puo' tradurre forse con atto di fede o fiducia cieca, ma quello che mi affascina e' quel 'leap' salto, che non si puo' rendere in italiano. E' una gran bella immagine perche' per credere di farcela nella vita in tante diverse situazioni, a volte bisogna davvero prendere tutte le nostre piccole paturnie o ragioni e fare un bel salto nel vuoto o magari anche un piccolo salto, giusto quello che ci serve per superare le nostre ansie, il nostro pessimismo o realismo, le personali resistenze all'insaputo, all'inspiegato e buttarsi fra le braccia del destino senza paura. Molti scienziati, senza scandalizzarsi, invece di negare il soprannaturale, si limitano a constatare che ci sono tante cose che la scienza non e' ancora arrivata a spiegare. E allora forse in certi casi si dovrebbe davvero fare questo piccolo salto, mettere un secondo da parte la logica e provare semplicemente a credere. Almeno per quell'attimo che serve a convincersi che tutto poi se deve succedere succede e se non succede e' perche' qualcos'altro di buono prima o poi succedera'. E' questo tipo di fede che mi piacerebbe avere. Perche' non serve abbattersi a priori quando poi basta guardarsi intorno per veder che i miracoli succedono eccome, e tutti i giorni.
Un saltello, niente di piu'.

lunedì 13 aprile 2009

il problema degli abusivi

La settimana scorsa sentivo un rumore provenire dalla canna fumaria del caminetto. Uno sbattere di ali contro il metallo, molto in basso, praticamente in sala. Immediatamente ho pensato a un uccellino intrappolato, allora armata di torcia ho cercato di venirne a capo, ma nulla. Mi sono coperta di cenere, ma non riuscivo a vedere e il rumore continuava. L'ansia nel frattempo saliva. Anche perche' se puo' entrare un uccellino, ammesso che sia davvero un uccellino, pensavo, puo' entrare anche...che ne so...un serpente!
[Io lo so che un giorno finiro' al telegiornale dallassiano per aver sorpreso qualche improbabile creatura locale a rovistare nel frigo, lo so. Calma]
Di sera, continuando a sentire il rumore, abbiamo cominciato a preoccuparci seriamente. Povero cosino che brutta fine. Cosa fai in questi casi? Cominci a gugolare cose tipo come fare uscire un uccello dal camino oppure chiami qualcuno della zona e chiedi un consiglio. Cosi' scopri l'esistenza di questo piccolo abusivo, la rondine del camino, che ha proprio l'abitudine di fare il nido nelle canne fumarie. Dicono che, tra l'altro non sia nemmeno una brutta cosa perche' l'intruso, mentre si mette comodo nel tuo salotto, pulisce per bene tutto quanto.
Deduco che la fase di costruzione del nido sia finita, perche' dopo qualche giorno di silenzio stamattina, ha fatto un vero e proprio concerto. Finalmente se la canticchia tutto soddisfatto o almeno questo e' quello che mi piace immaginare. Per noi e' un po' come guardare la tevevisione in giardino. Non eccessivamente irritante tutto sommato. Per ora.
A quanto pare, dopo l'estate, quando avra' allargato per bene la famigliola, cosi' come e' arrivato se ne andra'.
Non voglio immaginare che concerti.

venerdì 10 aprile 2009

le uova di pasqua a dallas sono piu' buone. di sicuro piu' belle

Oggi, dopo scuola ho pensato di farmi un giro al supermercato italiano a vedere se per caso avessero qualcosa di speciale per Pasqua. Non cercavo nulla di preciso, ma solitamente quando vado li', trovo sempre qualcosa di interessante.
Per prima cosa, stavo per comprare un ulivo. Dovete sapere che la sottoscritta ha un'adorazione per l'ulivo. E' il mio albero preferito, mi ricorda tanto il Salento e mille cose belle. Qui non e' molto comune, anzi credo di non averne mai visti prima. E un motivo ci deve essere, cosi' ho deciso a malincuore di accantonare l'idea e rifletterci con calma che' un albero e' pur sempre una responsabilita'. Poi mi e' balenata l'insana idea di comprare a peso d'oro -udite udite- un sacchetto di sale di Trapani. E' che qui, sembra strano a dirsi, ma e' difficile trovare il sale buono, soprattutto quello grosso. Nell'acqua della pasta mi tocca mettere chili di sale e il sapore non e' mai proprio lo stesso. In un lampo di razionalita' (ebbene si' capitano anche quelli), ho lasciato perdere. Per finire, sono arrivata davanti alle cose di Pasqua. Colombe e addirittura uova di cioccolato, non ci potevo credere! Dopo un attimo di gioiosa contemplazione ho fatto per agguantare un uovo, quando ho realizzato che c'era un minuscolo problema. A me non piacciono le uova di Pasqua e nemmeno la Colomba e nemmeno l'agnello. E nemmeno la Pasqua piu' di tanto. Cioe' non e' che non mi piaccia, e' che non ho mai fatto nulla di speciale a Pasqua e a Pasquetta faceva quasi sempre brutto.
Sono i soliti scherzi della lontananza, la mitica sindrome di Toto Cutugno in tutte le sue forme.
Mi e' capitato un sacco di volte da quando sono qui di illuminarmi per qualcosa che in Italia non mi dava nessuna emozione particolare, ma che trovata qui -come negarlo?- e' tutta un'altra cosa.
Eppure qui ci sto bene e non mi manca tanto l'Italia. Milano poi, molto poco per quanto la possa anche amare sotto sotto. Mi mancano le persone tanto, quello si'. E probabilmente le cose mi ricordano le persone e il gioco e' fatto. Nostalgia canaglia.

giovedì 9 aprile 2009

eli e eli

Comunque i miei preferiti rimagono Eli, da donna, che si pronuncia cosi' come si legge e Eli, da uomo, che si pronuncia qualcosa tipo Ilai. La mia domanda e': come fai a sapere come pronunciarlo quando leggi e non sai ancora se si sta parlando di un uomo o di una donna?

E' che sono confusionari, non ce n'e'.

Ok, me ne vado al lavoro.

Buona giornata. O buon pomeriggio.

aaron e erin. ovvero altre follie della lingua inglese

Guardando un film.

- Come si chiama?

- Aaron.

- Ma non e' un nome da femmina?

- Nooo, quello e' Erin - E-r-i-n.

Oggi ho scoperto che i nomi propri A-A-R-O- N e E-R-I-N si pronunciano esattamente allo stesso modo.

Inquietante.

martedì 7 aprile 2009

come quando cade un aereo in india


"Forte terremoto in Italia, 200 morti.
E ora passiamo al viaggio del presidente Obama."


Sono le piccole cose che ti danno davvero l'idea della distanza.

il terremoto

Ieri verso la mezzanotte italiana una mia amica che vive a Forli' ha scritto su Facebook che c'era stato il terremoto. Li' per li', conoscendola, ho pensato a uno scherzo o a una metafora, che ne so, una stupidata. Per sicurezza pero' le ho chiesto bene cosa stava succedendo e lei mi ha risposto che il suo palazzo ha vibrato fortemente per la scossa, che all'ottavo piano ha avuto il terrore. Allora ho aperto subito la pagina del Corriere. Diceva qualcosa tipo terremoto in centro Italia, una vittima non accertata. Cosi' mi sono tranquillizzata, ma guardando la televisione, la sera, mi sono imbattuta sulla BBC e loro parlavano gia' solo di questo. Non avevano nessuna immagine. C'era solo una cartina e una voce che ripeteva piu' o meno sempre le stesse notizie. Sugli altri canali, non ho visto nulla. Nemmeno sulla Cnn ne parlavano. Poi questa mattina, ho percepito davvero la proporzione di quello che e' successo.
Ho pensato a quanto spesso mi trovo davanti a manifestazioni particolarmente furiose della natura qui e a quanto mi piace sempre immaginare l'Italia come una sorta di isola felice sotto questo punto di vista. La verita' e' che la natura e' sempre piu' forte di noi, anche quando se ne sta buona buona per un po' e ce ne lascia scordare.

lunedì 6 aprile 2009

troppe parole

Pensavo alla comunicazione. A quanto la mia vita qui sia piu' semplice e al tempo stesso piu' complicata da quando capisco piu' o meno tutto in inglese. Il perche' sia piu' semplice non e' nemmeno il caso di stare qui a spiegarlo. Sul perche' sia piu' complicata invece solo ora comincio ad avere un'idea un po' piu' chiara. E' che si dicono tante di quelle cose tutto il giorno, in ogni occasione, e la maggior parte di quelle parole sono assolutamente non necessarie, a volte addirittura nocive. Complicano i rapporti fra le persone, complicano tutto. Poi ci sono le cose che si scelgono di dire. Ogni volta che si dice qualcosa a qualcuno si fa una scelta ben precisa e non priva di conseguenze. Se ti faccio una critica in fondo e' perche' ti do fiducia e mi aspetto che tu sia in grado di capirlo, e che se ne possa discutere con rispetto. Se non ti racconto nulla di me e' perche' non mi interessi. O mi interessi fin troppo. Se ti faccio una confidenza, invece, e' perche' ho bisogno di sentirti piu' vicino degli altri e voglio darti la possibilita' di fare lo stesso. O magari ti sto mettendo alla prova perche' mi incuriosisci e voglio vedere cosa fai. Pero' sono tutti rischi. Di essere fraintesi, di rimanere feriti, di rimanere con troppe domande. Vorrei riprendermi indietro un po' di parole, ecco. Parole che ho regalato a chi forse non le ha sapute capire, a chi cosi' pensa di conoscermi senza sapere nulla, a chi ho cambiato idea e non voglio piu' troppo vicino. E' talmente semplice quando non si hanno tante parole a disposizione. Si usano solo quelle strettamente indispensabili e quel buco linguistico tra le persone si riempie di significato. Si usano gli occhi per guardarsi veramente, si usano le sensazioni. E si va dritti al sodo. Il piacersi o il non piacersi, tutto li'. E di solito non si sbaglia. Troppe parole confondono.

sabato 4 aprile 2009

la green card

Ho appena ricevuto una lettera che dice che ora sono considerata davvero una residente permanente degli Stati Uniti. Significa fondamentalmente liberta'. Niente piu' scartoffie varie. Posso andare e venire, fare come mi pare. Mr. Johnson ripeteva ma ti rendi conto? Ed e' una cosa fantastica anche se il procedimento e' sembrato talmente semplice che quasi te lo dimentichi. Abbiamo perfino fatto un gravissimo errore nella procedura, pero' e' bastato mandare una lettera di rettifica e scuse e tutto e' andato per il meglio. Avrebbero anche potuto cacciarmi via in teoria. Insomma, alla fine e' strano. Dopo tutto quello che abbiamo passato con la burocrazia, tutto sembra risolto ora.
Un capitolo della nostra vita si e' chiuso per sempre e fa un certo effetto.
C'e' stato davvero un momento in cui ci siamo sentiti intrappolati nella macchina burocratica di entrambi i paesi. Una situazione kafkiana. Sembrava non ci fosse modo per un'italiana e un americano di stare insieme senza essere sposati, e non sono nemmeno sicura che ci sia visto che tutto si e' messo per il meglio solo dopo che lo abbiamo fatto. E' stata dura, durissima. Un senso di impotenza, una rabbia. Una specie di medioevo dove due giovani innamorati sono costretti a separarsi per un insieme di convenzioni sociali. Inizialmente l'idea era di vivere in Italia, quindi Mr. Johnson ha fatto di tutto per avere un permesso di soggiorno. Aveva un buon lavoro e un datore che aveva iniziato tutta la procedura, ma la sua domanda dopo mesi e mesi di tormenti vari e un sacco di spese, venne respinta. L'avvocato, un sudamericano dell'associazione Naga, disse, me lo ricordo ancora, che tu puoi anche fare tutto regolarmente, ammesso che tu da solo capisca cosa accidenti devi fare, ma alla fine c'e' una persona che arbitrariamente dice si o no e tu non hai diritto di ricorso. Me lo spiego' cosi' in parole poverissime e infatti fu quello che successe. Quando invece abbiamo deciso di venire qui e' stato tutto diverso. Ci sono voluti anche in questo caso molti mesi e documenti su documenti, ma era tutto chiaro. Cosi' abbiamo presentato le carte, fatto il famoso colloquio che si vede nei film per vedere se era un matrimonio vero (nella realta' e' stata una pura formalita') e ho ricevuto il mio primo visto. Ora lo zio Sam mi dice congratulations con il punto eslamativo.
Ne e' passata di acqua.
E' finita, meglio cosi'.

giovedì 2 aprile 2009

non ne vedrai mai uno vivo

Prima sono andata a fare un giro con i bracchetti, non al parco nella natura selvaggia, ma qui intorno a casa. A un certo punto ho alzato la testa e ho visto un serpente su un albero. Un serpente. Caspita un serpente su un albero. Come il Libro della Giungla. Naaa! Avro' visto male. A questo punto ho commesso un errore fatale, sono tornata indietro a controllare. Ebbene si', era proprio un serpente, lungo una trentina di centimetri mi pare. Immobile. Allora ho commesso un altro errore fatale, ho continuato a guardare. Probabilmente speravo di essermi sbagliata, ma lui rimaneva li' immobile. Evidentemente era morto, stecchito, pure lui. Allora quel tipo dell'altro serpente aveva ragione! Pero'. Questo vuol dire che allora ci sono davvero i serpenti sugli alberi proprio qui, magari anche nel mio giardino? Aiuto.
E poi che ci faceva la' sopra stecchito? Gli e' venuto un infarto? E' morto di vecchiaia? Magari mentre aspettava di saltare in testa a qualcuno che ignaro portava a spasso il cane?
Scusate, mi rendo conto che questo post non ha molto senso, ma dice che visualizzare le proprie paure aiuta a ridimensionarle.
Calma. Respiriamo.

mercoledì 1 aprile 2009

la scoperta dell'aplomb inglese

All'asilo. Si stacca un cartello e lo riattacco.

- Scusa, quel cartello li', non e' che potresti riappiccicarlo dieci centimetri piu' giu? E' che se e' troppo in alto i bambini non lo leggono.

- Dieci centimetri? I bambini hanno tre anni. Non leggono!

A quel punto mi sono saltati i nervi. Mrs. Guorton ha tutto il suo personaggio intorno e ho imparato ad apprezzarla, ma non tutti i giorni sono buoni. La volta che non ha fatto salire sull'aereo inventato un bambino dotato di passaporto perche' aveva pasticciato la carta di imbarco inventata. La volta che mi ha fatto tirare fuori tutta la verdura di plastica da un cassetto e rimetterla nell'armadio perche', dear oh dear, la roba se non la metti in frigo poi va a male. Eccetera eccetera eccetera. Il tutto si e' aggravato in seguito al suo ultimo viaggio in Inghilterra durante lo spring break. Deve essere esausta a causa del fuso orario perche' sta davvero dando fuori di matto. Di solito, gli altri si arrabbiano e io che la conosco meglio, la prendo sul ridere, ma appunto: non tutti i giorni sono buoni.
Cosi', per la prima volta, in seguito anche alle lamentele arrivate alla sottoscritta per motivi molto simili da diversi altri membri dello staff, ho deciso di parlarle con franchezza e di dirle sostanzialmente che ha bisogno di riposarsi.
Il momento era delicato, ci ho pensato a lungo prima di parlarle. I nostri rapporti sono sempre stati ottimi e per la prima volta le ho fatto una critica aperta. Non e' stato facile, ma io se c'e' qualcosa che non va lo dico, non e' che sto li' a covare risentimento.
E lei?
Non ha battuto ciglio. Ha sorriso e ha detto oh darling, non sapevo ti sentissi in questo modo, mi dispiace, non ti diro' piu' niente allora. Have a nice weekend. Pacca sulla spalla.
Finita li'. Io ero allibita. La sua risposta a un malessere che io ho manifestato e' non cercare di chiarirsi o difendersi al limite, ma fare come se nulla fosse.
Non ha nemmeno cercato di spiegarsi. Cosi' ne ho parlato a un amico inglese che, dopo avermi fatto tutto un discorso su quelli che parlano senza muovere il labbro superiore, ha decretato che secondo lui, questo atteggiamento e' tipico della mentalita' inglese, specie se parliamo di una persona in la' con gli anni. Non bisogna mai tradire le proprie emozioni, mai, e bisogna sempre mantenere le apparenze, sempre. Dice che lui si e' liberato da questo retaggio solo dopo molti anni all'estero.
Non so se sia vero e se sia giusto generalizzare come al solito, io di inglesi non ne conosco, ma se lo avessi saputo prima non le avrei mai parlato perche' tutto e' rimasto come prima, tranne che per un certo imbarazzo di sottofondo.
Sto facendo davvero un grande sforzo per cercare di capire la mentalita' di questa anziana signora con cui lavoro, di non giudicarla male, ma non ci sto riuscendo benissimo. Per di piu' l'amico-consulente ha aggiunto che tanto solitamente in questi casi la persona in questione magari continua a fare la simpatica, ma ha chiuso con te perche' non e' appropriato esprimersi in modo cosi' diretto.
Alla facciaccia della buona fede.