Il bigino di Non Si Sa Mai.

mercoledì 25 febbraio 2009

la privacy

Non so perche' ho sempre pensato che gli americani fossero fissati con la privacy. Vivendo qui, invece mi sono resa conto che al limite, siamo noi quelli fissati. Ho decine di esempi in cui ho visto la cosiddetta privacy calpestata sia nel privato che nel lavoro. Ma visto che gli amici ce li si puo' scegliere piu' liberamente, e' soprattutto l'ambito professionale quello che mi crea problemi.
Due esempi.
Quando sono stata male a dicembre, il medico mi ha chiamata mentre ero al lavoro. Sono dovuta andare via immediatamente e quindi sono stata sommersa di domande. Il giorno dopo, vengo informata da Ms. Guorton che la mattina stessa l'intero staff si era riunito in una sessione di preghiera per la sottoscritta. Ora, chiariamo che non ho nulla contro le preghiere, anzi, ma il fatto che gente a cui dico al massimo buongiono e buonasera si riunisca per pregare per me in pubblico, senza nemmeno che sia in pericolo di vita, mi e' sembrato un tantino fuori luogo. Abbozzo e dico scherzando Ok, ma non e' che ora finisco in prima pagina (sul giornale della scuola, era gia' successo con un'altra insegnante che aveva avuto l'appendicite)?
Lo sguardo improvvisamente serio che ho ricevuto a quel punto, mi ha fatto capire che era il caso di precipitarmi dal direttore. Ebbene si: ho dovuto chiedere in maniera formale che gentilmente non scrivessero sul giornale della scuola che mi operavo.
Secondo esempio. Ho deciso di cominciare a cercarmi un altro lavoro, cosi' ho guardato le offerte nel mio settore e ho visto che affinche' le mie domande venissero prese in considerazione dovevo allegare le mie referenze professionali, vale a dire i nomi e i numeri di almeno tre persone per cui ho lavorato. Vivendo qui da poco, per raggiungere il numero mi sono vista costretta a chiedere a un collega di prestarsi in caso qualcuno lo chiamasse. Ho dovuto spiegargli con chiarezza che ho intenzione di lasciare la scuola, con tutto l'imbarazzo che la cosa comporta. Gli ho anche chiesto di non parlarne con nessuno perche' non sono sicura di andarmene e non ho un altro lavoro fra le mani. Dopo un po', qualcuno e' venuto a chiedermi spiegazioni ma e' vero che te ne vai? Il segreto non e' durato a lungo. Il collega non ha agito con cattiveria, ne sono sicura, non e' andato a dirlo al direttore e non e' successo nulla di grave, pero' questo episodio mi ha dato molto fastidio per una questione di principio. L'ho trovato indelicato, mi mette in una posizione che non mi piace neanche un po'.
Mi chiedo se questi comportamenti siano normali qui o se sono capitata in ambienti particolarmente superficiali sotto questo punto di vista. Credo che in Italia non sarebbe mai successo nulla di tutto cio'.

19 commenti:

  1. Sicuramente non il rischio di finire entrambe (tu e la tua operazione) sul giornalino della scuola, per il secondo esempio, non ne sarei così certa (a suo tempo avevo confidato ad una collega di essere incinta e dopo 1/2 ora lo sapeva tutta la azienda -anche se avevo chiesto di non raccontarlo solo perché avrei voluto dirlo io ai miei superiori)

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  2. ...credimi ,in quanto a tenere segreti tutto il mondo e` paese...
    buena suerte per la ricerca del nuovo lavoro!!!

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  3. Riguardo al giornalino...qui non succederebbe, semplicementeperchè non abbiamo l'usanza dei giornalini scolastici...anche se sui giornali di "paese" mettono ogni tipo di notizia, una volta hanno parlato di un mio amico a cui hanno rubato il cagnolino trattandolo come il caso di Garlasco.
    Riguardo alle voci...
    Questo è uno dei motivi per i quali ho scelto di essere libera professionista, non ho mai amato "gli spetégulèss" che si creavano a scuola, non avevo voglia di conviverci anche in ambito lavorativo.
    Succede!!!!

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  4. per la questione mantenimento del segreto anche io penso che in italia sarebbe successo uguale...

    piu' che altro la storia di dover dare i numeri di telefono la trovo allucinante e imbarazzante anche...
    io avevo fatto domanda per lavorare in una compagnia inglese un po' di tempo fa e anche li' si chiedeva nome, indirizzo e numero di telefono con persona referente dei lavori passati.
    il primo della lista era il contatto del posto di lavoro in cui si stava lavorando attualmente.
    questa cosa l'avevo trovata assurda, perché normalmente non comunichi al tuo datore di volertene andare prima di aver trovato qualcosa, altrimenti questo ti puo' licenziare, io presumo, e poi perché normalmente glielo vuoi dire tu personalmente, come e quando meglio credi.
    beh io l'ho dato alla fine il contatto perché il lavoro m'interessava, pero' ho fatto un mese col patema pensando se avessero telefonato veramente o meno...
    alla fine non l'hanno fatto, pero' rispetto a questo discorso preferisco la modalità italiana...

    sorry per la lunghezza!

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  5. Missa` che qui a Nord sono un po` diversi! Molto, molto riservati. Certe volte anche troppo direi... E nessun cartellone pubblicitario in caso di ricoveri... per fortuna.. Per le referenze e` una cosa normale dare il numero di telefono del tuo manager o supervisor... certo non quello del direttore.
    a presto,
    Ilaria

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  6. come scrive manukag quello che mi da' piu' fastidio e' il discorso delle referenze obbligatorie, che e' davvero imbarazzante e inevitabile.

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  7. concordo completamente con Sancla. magari sul giornale della scuola certe cose non ci vanno... ma tempo due secondi tutti san tutto di tutti. (e generalmente riescono a sapere più di quanto ne sappia il diretto interessato)

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  8. Quando sono andato via dal mio ufficio, alla UNT, ho scoperto che i chili e chili di compiti a casa corretti e mai ritirati dagli studenti NON andavano nel contenitore della carta, ma in un apposito contenitore con lucchetto e fessura sottilissima. Ho pasato una buona mezz'ora a disfarmi dei compiti e di tutto il materiale accumulatosi in tre mesi...

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  9. mha... forse in italia si parla lo stesso, ma non apertamente....

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  10. sid: si, pero' non e' solo una questione di pettegolezzi questa...

    miko: quindi, da un estremo all'altro...0_o

    markino: non so, a me sembra che ci sia piu' riservatezza, soprattutto per la salute...

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  11. per la salute di sicuro qui c'è più riservatezza, sul mantenere i segreti invece concordo tutto il mondo è paese. Quello che mi domando è: qui in Italia il datore di lavoro se scopre che uno sta cercando di cambiare lavoro la prende come un affronto personale. Nei paesi dove è usanza dare le referenze e il numero di telefono del proprio supervisor, qual'è l'atteggiamento nei confronti di chi cambia lavoro?

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  12. ginevra: io non ho tanta esperienza, ma mi sembra anche qui una situazione piuttosto delicata, anche perche' e' rarissimo avere un contratto e in teoria si puo' essere licenziati in qualunque momento. dire di volersene andare non e' una grande mossa, mi sembra.

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  13. Sarò io "leggero" ma vedo tutto questo con molto "divertimento" in particolare la storia del giornalino della scuola,fà quasi tenerezza,cosi come il gruppo di preghiera.
    Il posto dove lavoro,salvo alcuni colleghi,il resto sono dei cani feroci che non si farebbero scrupolo a sotterrarmi per un qualsiasi minino vantaggio,detto ciò anche in Italia il tuo "segreto" sarebbe venuto a galla,ma condito da una serie di simpatiche varianti che ti avrebbero reso la vita difficile.
    Ma sei sicura che vuoi andar via dalla scuola? Non sò mi sembra cosi tranquillo e ben frenquentato...

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  14. hai proprio ragione, tranquillo e ben frequentato, pero' ho la malattia del cambiamento, cosa ci posso fare? ;)

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  15. cavolo, entrambe le esperienze sono davvero antipatiche. ti auguro un contesto un po' meno asfissiante nel nuovo lavoro...

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  16. Non centra col thread, ma ti rispondo qui, sono io l'Ali di Flickr, (ma fare foto è il mio lavoro quindi non faccio testo)
    grazie, baciotti.

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  17. fabrizio: anche "asfissiante" e' un aggettivo perfetto.

    ali: hai fatto benissimo perche' con flickr ho qualche problema ultimamente, figurati che avevo anche dimenticato la password e l'id... ora che mi sono miracolosamente tornate in mente vorrei usarlo un po' di piu'... comunque anche se e' il tuo lavoro, mi piace molto il tuo stile, brava (e mi piace anche il sito!)

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  18. Boh, forse noi esageriamo nel senso opposto...

    Un abbraccio

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  19. La mia impressione è che tutti sanno tutto di tutti, proprio come nei piccoli paesi italiani, solo che a forza di parlare di privacy qui e privacy lì, uno finisce davvero per credere che esista. In realtà non c'è più discrezione che da noi, solo lo nasconodono meglio...all'inizio.

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dimmi dimmi...