Il quadro che fece appendere poco prima di morire lo aveva comprato anni prima da un artista locale e lo aveva sempre tenuto in un cassetto. Rappresenta un vecchio capo indiano in primo piano, con i capelli lunghi e grigi, agitati dal vento, che contempla del filo spinato. Mi spiego' con una voce stanca, ma in qualche modo impaziente, che il filo spinato causo' la fine di un mondo, quello dei nativi perche' i bufali non avrebbero mai piu' potuto muoversi come facevano prima e non avrebbero piu' potuto vivere della loro caccia. Del semplice filo spinato interruppe il corso millenario della natura e quella gente da un momento all'altro rimase senza nulla, perduta per sempre e privata dell'identita' stessa. Rimanemmo un attimo in silenzio.
In un secondo momento, la nonna mi mostro' diverse opere che negli anni avevano comprato da artisti indiani della zona, in parte anche per aiutarli a sopravvivere credo. Alcune erano di un certo pregio. Le tenevano in un armadio e non mi stupi', non sono persone che esibiscono le cose belle loro, le condividono solo sulla base della fiducia, con molto pudore. Quando tutti gli altri uscirono per andare a dare da mangiare alle vacche rimasi con lui. Ringrazio il cielo per quella giornata che mi ha dato la possibilita' di parlare a lungo con lui e vederlo ridere e scherzare un'ultima volta. E' quella li' l'immagine che mi resta di lui, ora che se n'e' andato. Stava gia' male, ma quel giorno la nostra presenza e soprattutto la curiosita' di conoscere finalmente gli ospiti arrivati dall'altra parte del mondo, riusci' a buttarlo giu' dal letto e per qualche ora lo rese loquace e sorridente come era prima. Non voleva essere visto soffrire, mai. Dissero che era entrato in una pericolosa spirale verso il basso, che non vedeva piu' speranza, un po' come l'indiano del quadro, ma quel giorno mi sembrava semplicemente lui, il mio nonno del far west. Lui mi raccontava della sua operazione, io della mia, come fanno i vecchietti, mentre tutti gli altri erano fuori a divertirsi. Mi veniva anche un po' da ridere a dire il vero e anche a lui un pochino, mi pare. Portava una vecchia radiografia sempre con lui nella tasca del suo walker a rotelle, quando la apri' fra le carte che si portava sempre appresso, spunto' una pistola. Trattenni per un attimo il fiato. Oramai mi ero abituara a vedere qualche fucile in giro per casa, ma una pistola, non l'avevo davvero mai vista dal vivo. Una pistola serve solo a uccidere le persone, pensai. E per un momento feci anche una stupida associazione fra quell'arma e la sua depressione. Ebbi paura che potesse compiere un cosiddetto gesto estremo, ma mi resi in seguito conto che a nessun altro era venuta in mente una cosa simile, che' quella pistola l'aveva sempre portata con se' per difesa e guai anche solo a discuterne, sarebbe stato come buttargli in faccia il suo decadimento. La sua mente era ancora quella di una volta.
Dopo aver parlato degli acciacchi, mi chiese dei cani. Un tempo aveva avuto un allevamento di bracchetti e mi aveva detto che un cane come il mio Mr. Boomer, capitava ogni tre o quattro cucciolate e andava sempre a ruba perche' perfetto nelle fattezze, ma nano, quindi leggermente piu' piccolo, speciale. Ancora non si spiegava come qualcuno lo avesse abbandonato, ma quella che aveva in mente lui era l'America di Snoopy, a quanto pare tutti hanno avuto un beagle qui in quegli anni. E poi mi chiese del lavoro, della nostra vita a Dallas e se eravamo contenti. Infine mi racconto' a lungo di se', in una sorta di bilancio della sua vita. Capii che la depressione di cui ci si era preoccupati, era un normale momento di sconforto data la situazione. E infatti disse che si reputava un uomo fortunato. In fondo avrei dovuto morire nel '65, ai tempi del primo infarto, non e' andata per niente male. E rideva. Non lascio debiti, mi sembra che tutto sia a posto, ho fatto quello che potevo, sono pronto a andare. A quel punto pero', sentii le lacrime arrivare fino agli occhi, abbassai lo sguardo e le mandai via. Gli sorrisi e andai a raggiungere gli altri. Sorrise anche lui e continuo' a guardarci dalla finestra.
L'altro giorno, quando siamo stati avvertiti che il nonno del far west ci aveva lasciato, nel sonno senza nemmeno accorgersene, dopo aver sofferto tanto, e' sembrato un po' che oltre al nonno se ne andasse via un intero mondo. Ho pensato tanto a quell'ultima conversazione avuta con lui. Non ho mai capito perche' avesse scelto di raccontare proprio a me tutte quelle cose che non aveva mai detto a nessun altro della famiglia, ma l'ho ringraziato. E anche per quell'abbraccio, per quel we love you, girl che mi disse una volta e che mi fece capire che aveva capito tutto anche se non aveva detto nulla. Pensai che era stato fantastico conoscerlo e che se ne era andato proprio come voleva lui, nella quiete che segue il tornado, ma non sapevo come gestire la mancanza, il senso di vuoto che rimaneva. Immersa in questi pensieri scuri, con le lacrime agli occhi, uscii di casa e questo fu grossomodo quello che vidi.
Fu come uno schiaffo in faccia. Pensai a come il cielo del Texas faccia da perfetto controcanto a tutte le mie emozioni, a come mi scuota nei momenti importanti. E cosi' pensai a quella vecchia canzone di Willie Nelson e al mio nonno del far west che lavorava nei campi e guidava il suo trattore John Deer con la sua Lady-Puppy a guardargli le mucche.
20 commenti:
:)
un abbraccio, nonsisamai.
ho vissuto in california e ho fatto miei parte dei cieli del suo deserto... indimenticabili... un post toccante, molto dolce. un caro saluto da lontano anche se anonimo per te, ll
Mi dispiace.
Sei stata fortunata a conoscere una persona così.
Un abbraccio.
un abbraccio...
c'è posto per un altro abbraccio?
PS: bellissimo post.
bellissimo...grazie
Non credo ci siano modi giusti per andarsene,ma nel proprio letto e sapendo di avere tante persone che ti vogliono bene,sia meglio.
Tieniti stretto questo ricordo.
Mi dispiaca tantissimo. il post è stato veramente emozionante, sembrava quasi di vedervi.
il ricordare non fara` mai morire le persone che sono state per noi importanti...un abbraccio
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Cacchio, pizzicano gli occhi dopo questo post... e che c***o, sto anche diventando un sentimentale?
miseriaccia, mi son commossa anch'io rileggendolo...
molto commovente...un abbraccio
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