Il bigino di Non Si Sa Mai.

venerdì 20 febbraio 2009

anche la speme, ultima dea, fugge i sepolcri*

Ovvero Del funerale americano (protestante metodista).

Questa settimana sono stata al mio primo funerale qui come sapete e mi e' sembrato completamente diverso. Nessuno piangeva, o almeno non a lungo e nessuno si disperava. Ecco questa e' la cosa principale che ho notato, e devo ammettere che sotto sotto mi ha disturbato anche, ma quando mi e' stato chiesto perche' non ho saputo rispondere. E' che sembrava sbagliato e basta. Ho passato quasi tutta la vita in un paese cattolico e noi ci si dispera a un funerale, e' la cosa piu' normale del mondo, non e' che mi possa riprogrammare ogni volta in cinque minuti.
Ad ogni modo, e' stato proprio come mi e' sempre stato spiegato, una celebrazione della vita con pochi riferimenti alla morte. C'erano dei pannelli con foto splendide, alcune di un centinaio di anni fa, e delle didascalie affinche' tutti ne potessero conprendere il contenuto. Davanti alle foto tutti hanno avuto un attimo di commozione e poi sono cominciati gli aneddoti, decine e decine di aneddoti sul nonno del Far West. Ognuno raccontava qualcosa, si rideva e si sorrideva anche molto. Poi c'e' stato una sorta di ricevimento. A quel punto mi sono guardata intorno, ho visto la nonna e ho pensato per un attimo dove sara' finito il nonno? Gia', e' stupido, ma sembrava davvero una festa e mancava solo lui. Una situazione irreale, se cosi' si puo' dire. Anche la cerimonia e' stata interessante. Il libro dei canti riportava a pie' pagina, le traduzioni nelle principali lingue indiane, Navajo, Cherokee, Chickasaa, ecc. Gli amici massoni del nonno erano tantissimi e, entrati in chiesa, hanno indossavato una specie di grembiulino bianco che mi ha incuriosito molto. Ma si sa, incuriosire la gente e' la funzione principale di questi austeri signori. Tutto quello che veniva detto riguardava direttamente il nonno. Si e' parlato esclusivamente della sua vita, di tutto quello che ha fatto, entrando nello specifico di diversi episodi. Quando il pastore ha finito con il suo discorso ha chiesto se qualcun altro aveva qualche altro ricordo da condividere e cosi' sono arrivati altri racconti. Al culmine della commozione pero', lo zio Jack, che e' un tipo che definirei con il termine esilarante, ha ribaltato tutto e ha raccontato di quando da bambino il nonno gli fece credere che le api non possono pungerti attraverso i petali dei fiori. Davvero? Certo, prova! gli disse il nonno. Lo zio Jack avvolse l'ape dentro al fiore e fu subito punto. Ancora in lacrime, tutti abbiamo riso senza stupirci. Eh si, aveva un bizzarro senso dell'umorismo il nonno. E poi altri ricordi seri e altri tristi e altri ancora divertenti. Insomma alla fine della giornata, nonostante non ci fossimo disperati, ero esausta, con il cuore pesantissimo, mentre gli altri sembravano realmente un po' piu' distesi. A un certo punto ho pensato che magari se anche i nostri funerali durassero quattro o cinque ore, anche noi ci metteremmo in posa per la foto ricordo alla fine. E' che se i tempi si allungano si nota che la vita ha gia' ricominciato il suo corso. Qualcuno comincia ad avere fame, qualcun'altro sonno o sete e bisogna tornare alla normalita' in qualche modo, che ci piaccia o no. Ammiro molto questo modo degli americani di prendere la vita, questo guardare sempre avanti, questo riuscire a ridere e piangere insieme. Peccato non riesca mai a farlo mio completamente, chissa' un giorno magari.

*Dei Sepolcri, U. Foscolo

12 commenti:

  1. Il mio unico funerale americano è stato traumatico, si trattava di una carissima amica di Sterling che non aveva neanche trent'anni e che era morta all'improvviso, in un incidente stradale. Lì c'è stata la vera disperazione all'italiana da parte di noi amici, ma chissà, forse nel caso di una persona anziana sarebbe stato diverso... La nota veramente stonata della giornata è stato il ricevimento dopo il funerale, che i genitori di Erlene hanno voluto tenere in una steak-house locale. Peccato che lei fosse vegana!

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  2. la questione della "celebrazione della vita" è molto bella. il fatto di ricordare le cose belle di una persona, le foto "allegre" e gli aneddoti. anche le festa... però mi chiedo se sia sempre facile "festeggiare" ed essere circondati di gente quando hai perso una persona cara, magari giovane, magari quando in teoria non sarebbe ancora dovuto giungere il suo momento...

    io penso farei fatica.
    però mi piace l'idea.

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  3. quando 3 anni fa è morto mio nonno, la mia famiglia ha organizzato una cosa di simile. Siccome c'erano parenti venuti dal Veneto, dopo il funerale, che si era tenuto nel primo pomeriggio, ci siamo ritrovati a casa del nonno dove c'erano salatini, dolci, vino, bevande,...
    Io sono rimasta basita, l'ho trovata una cosa tactless: in fondo mia mamma e i suoi fratelli erano appena andati a seppellire il loro padre, sai che voglia di "festeggiare"!

    Eppure a fine giornata mi sono ricreduta: tenendo i parenti "occupati" ed in compagnia si sono un po' distolti dai pensieri tristi.
    I funerali all'americana, quelli a bara aperta, con foto gigante incorniciata, sono ben distanti...ma almeno ne ho capito il senso.

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  4. e' quello che mi chiedo anch'io: magari dipende dall'eta', il tipo di "attitude". preferirei non scoprirlo mai. comunque in questo caso, niente bara aperta!

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  5. quando morì il mio ragazzo svedese in italia, organizzammo con la sua famiglia un funerale nella chiesetta protestante della città di montagna in cui viveva. nonostante la profonda tristezza dell'avvenimento, ancora mi porto dentro la positività che ne scaturì. durante la cerimonia gli amici cantarono le sue canzoni preferite e raccontarono di lui. scegliemmo la sua foto più bella e i fiori che ognuno doveva portare all'altare. comprammo un album, dove ognuno scrisse un ricordo, un episodio di vita vissuta. poi ci incontrammo tutti insieme in un caffé locale, dove guardammo foto, ridemmo e ci raccontammo di quella volta che...

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  6. a brutto dirlo: Ma ai funerali americani si muooore dal ridere"...vcabbù non sono risucito a trattenermi..
    Matteo
    www.traumfabrick.splinder.com

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  7. e' vero. suona strano. ma e' un approccio diverso, e non solo legato agli evangelici. in irlanda paese ipercattolico c'è sempre il ricevimento a casa o addirittura al pub!
    strano ma interessante. a me viene subito il mente il film the big chill....

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  8. Vorrei imparare a prenderla così.
    Chissà.

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  9. io non credo che si possa determinare cosa è meglio o cosa è peggio nel vivere il lutto. Il funerale italiano (o, diciamo, cattolico) catalizza tristezza, depressione, disperazione. la concentra nel breve tempo dell'addio, la trasforma in un rito. e credo che alcune persone abbiano bisogno del rito, per concretizzare e superare il dolore.

    Ho letto una volta, in un romanzo, una riflessione interessante: che l'anno in cui la vedova porta il lutto è, in molti casi, un sollievo, perché ti toglie il pensiero di cosa indossare al mattino.
    Ed è un po' la funzione del rito, no? scacciare con un'usanza l'angoscia. Poi quel pianto dà forse l'impressione di aver fatto il proprio dovere, più che di aver omaggiato il morto, ma tutto sommato è un rischio che si può correre perché, alla fine della giornata, ciò che conta è chi è ancora vivo, no? Sono loro a dover tirare avanti.

    Non dico che sia questo il modo giusto, anche perché non è il mio modo e temo non lo sarà mai. Semplicemente trovo che sia un modo come un altro, e senza scendere a discernere su quale sia quello giusto o quello sbagliato, trovo che sarebbe bello se ognuno potesse salutare i suoi cari come più si sente. anche con una bella bistecca.

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  10. cowdog: davvero nulla da dire, solo un abbraccio

    galloz: non e' proprio cosi', e' piu' un'alternanza che ripeto, a me ha fatto sentire anche peggio forse, magari perche' non sono abituata.

    fabior: i miei amici irlandesi mi hanno sempre raccontato di incredibili bevute, qui non c'era alcool, un po' una via di mezzo. bello quel film.

    ali: anch'io

    bab: veramente non voleva essere un giudizio di quel tipo. volevo solo dire che a me e' sembrato un approccio positivo perche' focalizzato sulla vita invece che sulla morte, pero' e' una cosa personalissima.
    la cosa che mi ha colpito e' la questione del lutto! io ho un'opinione pessima del lutto, altro che sollievo. in puglia una volta c'erano regole rigidissime: tipo 2 anni per i genitori, 5 per il marito, 7 per i figli, cose del genere. ecco, il risultato e' che la mia nonnina l'ho sempre vista vestita di nero. si e' riuscita a convincerla a tornare alla normalita' solo negli ultimi anni ed e' come rinata. quel nero non la faceva andare avanti, era come un segno di riconoscimento agli occhi del paese e il suo comportamento doveva essere appropriato al nero del vestito. non stava bene andare in spiaggia per esempio o ridere ad alta voce. e' una mentalita' che celebra la morte invece della vita.

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  11. mapercarità, non volevo dire che è giusto portare il lutto, eh! :) solo che anche su un abito nero possono venire fuori riflessioni interessanti. poi figurati, te lo dice una che di nero non indossa neanche le mutande, perché è un colore che proprio mi fa "morte" da tutti gli angoli, quindi era proprio così, pour parler.
    quello che volevo dire è che, di solito, le usanze sono la conseguenza (inizialmente) logica ad un comportamento che, ad un certo punto, è sembrato bene "regolamentare". poi, com'è ovvio che sia, nel giro di pochissimo incrociano qualcuno a cui stanno strette, e talvolta cambiano ma talvolta vengono imposte: nel secondo caso degenerano nel dogma.
    perché il problema è sempre lo stesso, che ognuno la vive a modo suo. c'è chi non porterebbe il velo nero per 5 minuti, c'è chi senza si sentirebbe perduto perché è comunque un simbolo a cui appigliarsi...

    non sto dicendo che hai sbagliato a esprimere un giudizio, sto solo pensando a voce alta :)

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  12. si vede che sono rimasta un po' traumatizzata dalla questione della nonna?! :)

    grazie per la riflessione ad alta voce, e' quello che faccio sempre anch'io qui...a presto!

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dimmi dimmi...