Il bigino di Non Si Sa Mai.

martedì 13 gennaio 2009

il bambino di israele

I miei amici israeliani hanno avuto sei mesi fa un bambino. Lo hanno avuto qui, quindi e' cittadino americano. Se entrera' in Israele pero', i genitori saranno obbligati per legge a iscriverlo all'anagrafe e diverra' immediatamente cittadino israeliano. Le autorita' locali non si farebbero mai sfuggire un soldato in piu'. Ora Israele, come sanno tutti, e' entrato in guerra per l'ennesima volta. Se quel bambino fosse mio figlio, non lo porterei mai in quel paese, nemmeno se per assurdo quel paese fosse il mio, l'Italia. La situazione in Medio Oriente oggi e' tragica, non possiamo nemmeno immaginare cosa sara' tra 18 anni. Farei di tutto perche' mio figlio non fosse obbligato a combattere una guerra, qualunque guerra.
Questo bambino, invece, fra un paio di mesi verra' portato in visita dai nonni. Questo bambino, un giorno, sara' un soldato al servizio della causa israeliana.
Per me e' davvero dura questa cosa. Mi sento divisa in due e ne ho gia' scritto. Da una parte ci sono due persone carissime, che hanno le loro piccole fisime si', ma che si sono dimostrate mie amiche quando tutto andava bene e perfino ora che ho avuto dei problemi, nonostante non mi conoscano da molto. Dall'altra ci sono due persone che hanno idee politiche, di cui ammetto di aver cercato accuratamente di evitare di discutere, estremamente diverse dalle mie. Due persone che dici Gli Stati Uniti con Bush hanno visto un terribile calo di popolarita' all'estero e sgranano gli occhi meravigliati Davvero? Ma dove?
Hey voi, buongiorno! Vi dice niente l'11 settembre?
Due persone giovani che prendono in giro e criticano ferocemente gli ebrei ortodossi, ma che sono capaci di dire che i palestinesi vogliono solo ucciderli e che non la smetteranno mai. Due persone che sono scappate. Due persone che sono traumatizzate. Due persone che oggi hanno in mente un fratello o un amico che e' li' a combattere. Due persone che hanno talmente voglia di tornare a casa che non pensano nemmeno all'idea di rinunciare per evitare che il loro bambino un giorno, non cosi' lontano, sia costretto per questo a combattere e forse a morire. Ne deduco che non siano cosi' contrari all'idea. Ne deduco che nel loro modo di vedere forse questo e' quello che c'e' e ci sara' sempre da fare con i palestinesi: combattere.
Io lo so che non posso giudicarli su questo ambito. Che siamo cresciuti in realta' completamente diverse, che loro hanno perso delle persone care per mano palestinese e hanno vissuto tutti i giorni, nel terrore di morire, sin da piccoli. Che sicuramente non hanno avuto l'accesso all'informazione che ho avuto io o per lo meno la possibilita' di stare a contatto anche con persone di parere diverso. Pero' e' dura quando vedo un filmato come quello che ho linkato sopra, quando vedo civili massacrati per niente e loro non indignarsi, essergli amica. E non basta cercare di evitare l'argomento. Ne ho parlato con Mr. Johnson e lui mi ha fatto un po' vergognare.

- Cioe'? Fammi capire. Non puoi accettare che qualcuno sia buono e gentile con te, che sia un ottimo amico, ma che abbia idee politiche parecchio diverse dalle tue?

Lui dice che non si puo' non essere loro amici perche' ci mettono a disagio. Che' sarebbe una cosa davvero 'piccola' da fare. Ha usato proprio questa parola in italiano e mi ha fatto male perche' ha volutamente toccato un nervo scoperto. Dobbiamo capirli e magari aiutarli a vedere pian piano con grande delicatezza, anche l'altra faccia della medaglia. Forse si, ce la posso fare a essere loro amica, lo faro' credo. Ma, tutto considerato, mi costa e non dovrebbe mai essere cosi'.

21 commenti:

  1. io credo che sia una cosa che ci capita adesso che siamo adulti, quella di non avere voglia/energia a sufficienza per cercare di superare uno scoglio che ci divide da una persona che si conosce poco.
    Ho amici di vecchia data a cui sono legatissima, ma le nostre idee in fatto di politica sono diversissime. Adesso quando sento una persona fare proclami di un certo tipo, mi passa immediatamente la voglia di passare del tempo a capire perchè e a parlarci.
    Penso sia una cosa normale, certo sarebbe più bello riuscire ad avvicinare le persone senza pregiudizi e non faticare a farlo. In questo trovo che Mr Johnson sia ammirevole. Se posso chiedere, il suo atteggiamento è una cosa personale o pensi che in parte sia dovuto alla diversa mentalità americana?

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  2. mah, sul fatto che vogliano tornare a casa, anche col rischio che il bambino così possa diventare un "futuro soldato"... io credo che davvero noi non possiamo "capire e giudicare"...

    è la loro terra, d'altronde, là ci sono le loro famiglie e affetti, le loro origini...

    immagino che se a noi dicessero di stare all'estero e non tornare più in Italia e vedere i nostri cari... beh. non so se accetteremmo.

    non so. è un discorso molto complicato, secondo me.

    sugli amici che hanno idee politiche differenti... già ti ho detto. anch'io la trovo dura da affrontare (anche perchè si tratterebbe di votare e appoggiare faccia imbalsamata e compari - anche se in effetti un po' non si sa dove è meglio sbattere la testa, a questo punto), però mi sa che ha ragione mrJ. forse gli uomini sono "più bravi" a separare le cose e non mescolare troppo sensazioni e fatti e sentimenti e pensieri e...

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  3. quello che a me da veramente fastidio non sono le opinioni contrarie alle mie, ma quelle non motivate, quelle che non sono opinioni, ma frasi ripetute quasi a pappagallo...

    ma anche in questo caso, questo e`, per quanto magari lo si possa ritenere importante, solo un aspetto di chi ci sta vicino... quello che mi impongo e` di non commettere l'erroe di essere totalizzante, di identificare una persona con le sue idee politiche o quant'altro...

    non che sia facile, eh.

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  4. A tutti capita di avere amici con idee strambe (magari votano testa d'asfalto o pensano che se c'era Lui ora le cose andavano meglio) ma pazienza, non puoi evitare qualcuno perchè ogni tanto ne molla una di fronte a te,al più apri la finestra e fai cambiare aria,l'importante è la tolleranza. :)

    Detto ciò mi spiace per il pargolo,francamente prima di iscriverlo al gioco massacriamo-il-nemico sarebbe opportuno chiederglielo.

    Credo che se vuoi instaurare un rapporto profondo con delle persone non puoi tapparti gli occhi su cose a te contrarie,o se ne discute e si arriva a un compromesso oppure rimarrà sempre una barriera,non credo che loro non sappiano della situazione politica americana,penso che sia un autodifesa sociale per la serie "se ignoro una cosa,questa non esiste",se tieni a loro cerca di avere tanta pazienza.

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  5. ginevra: questo proprio non lo so. qui si parla meno di politica fra amici. vedo che e' una cosa, quella di rispettare le idee degli altri, di non forzarli a discutere, di non prenderli in giro per le loro idee, di non dargli MAI dei soprannomi che viene insegnata fin dall'asilo. che poi le persone lo facciano non lo so.

    dancin: mi sono proprio messa nei loro panni mentre ne parlavamo. nemmeno io vorrei vivere da esiliata. chiederei a qualcuno che tenga il bambino fuori mentre i genitori entrano. non dico che sia semplice o bello lasciare un figlio per qualche giorno, ma fa parte della vita, prima o poi succede comuunque.
    poi il fatto di berlusconi, si ci sta, ma e' diverso. qualunque cosa si pensi li' c'e' di mezzo gente che muore in italia per fortuna no. e' una grande differenza

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  6. markino: qui appunto, la discussione viene evitata, ci si prova, perche' non e' un problema di principio, ma proprio di esperienza personale e di sofferenza. un po' un casino.

    al: anche questo e' uno dei punti. tenere a loro. boh. insomma sono bravissime persone, ma li conosco da poco. si, ci sono i presupposti per una bella amicizia a parte questa cosa.

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  7. capisco e condivido perfettamente i tuoi sentimenti. così come capisco l'affermazione logica e 'sensible' di mr johnson - anche se fatico molto di più a *sentirla*.
    ma perché per noi donne è spesso più difficile districarsi dal costante fareapugni tra ragione e sentimento?
    un cowdog imbolsito

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  8. appunto, perche'?! uff...quando lo scopri fammi un fischio...

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  9. la tua non è una "cosa piccola" e per come la vedo io è solo intransigenza.

    io non lo posso sapere ma se tu hai avuto la fortuna di crescere circondata da amici con i quali non hai condiviso solo il tempo dei divertimenti delle chiacchiere e delle confidenze, ma anche una spinta ideale e/o politica, allora posso capire fino in fondo il tuo disagio.

    per me (purtroppo) ti posso dire che non è, quasi mai, stato così.
    per la maggior parte solo un diffuso disinteresse e in rari casi militanze lontanissime dalle mie posizioni.
    quello che forse è stato il mio più caro amico delle superiori era di famiglia democristiana. apparteneva ad una specie di dinastia regionale. suo padre organizzava, e ancora organizza, una volta all'anno una grande festa nel giardino di casa (sempre in concorrenza con la festa de l'Unità che si teneva a pochi passi da lì). E io, invitato, ci sono sempre andato, fremendo di disprezzo verso certi parlamentari o assessori che passavano di là. Ma ci sono andato, insieme ad altri amici comuni, perché lui me lo chiedeva.
    E poi, comunque, mi sono sempre divertito. Anche quella volta che, tra una portata e l'altra, mi sono rivolto ad una coppia con bambini conosciuta a tavola, dicendo che il paradosso italiano è che in sessant'anni di governi che si richiamano ai valori cristiani abbiamo un sistema di sostegno alla famiglia ridicolo, mentre in Francia, patria della laicità, le politiche fiscali incentivano la natalità con effetti evidenti.
    che gelo a quel tavolo, tutto ad un tratto!

    ma al mio amico democristiano quelle cose le dicevo sempre, senza risparmio, perché era un amico e se io potevo sopportare la sua appartenenza politca, lui poteva ascoltare tutte le mie recriminazioni.

    e ancora oggi, nonostante tutto, riesco a provare affetto per persone che si lasciano andare a giudizi ostili e assolutamente disinformati nei confronti degli immigrati o dei rom o di qualunque altra minoranza che ci capita d'incrociare per la strada.

    ma alla fine di questo mio sproloquio, c'è da dire che noi italiani non ci ricordiamo più che forse in tempo di guerra (e Israele non è costantemente in uno stato virtuale o reale di guerra?) anche i rapporti tra le persone cambiano. Te lo vedi un ex partigiano che nel '47 va alla festa di un ex repubblichino?

    ma poi tu, con questa coppia di amici, hai davvero la certezza di aver cementato un rapporto così forte da poter sostenere un confronto che metterebbe in gioco molte delle certezze in cui sono cresciuti?

    un abbraccio

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  10. nathan: ti ringrazio molto per il tuo commento. mi sembra che tu abbia colto abbastanza bene il punto, cioe' i punti. prima di tutto, no, non sono convinta che il rapporto ora come ora sia tale da poter reggere questa incomprensione, e' per questo che faccio di tutto per evitare l'argomento. pero' poi cosa fai, non rispondi piu' al telefono? ti neghi? sono persone con cui si sta molto bene per il resto, con cui l'amicizia stava nascendo e bella prima di scoprire tutto questo. poi c'e' anche un'altra cosa che mi viene in mente. il paragone con le infinite diatribe italiane per me in questo caso, lascia un po' il tempo che trova. insomma a me e' sempre capitato di avere amici che poi ho scoperto dopo avere idee simili alle mie, ma ci sono anche state delle eccezioni. uno dei miei migliori amici d'infanzia per esempio e' di destra, ma non e' mai contato nulla, a parte qualche accesa discussione finita a tarallucci e vino, come si suol dire. a me fa impressione il fatto che qui invece, ci siano di mezzo non solo idee, ma idee che condizionano vite, quella del loro bambino per esempio, quella dei civili morti di cui loro sembrano non preoccuparsi. per me questo cambia tutto. per questo un'altra tua osservazione e' cosi importante: che in guerra anche i rapporti tra le persone cambiano.
    io, non ho idea di come sia, ma so che se prendessi la strada piu' facile e smettessi di frequentarli, non mi sentirei molto orgogliosa di me.
    grazie ancora e a presto!

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  11. Già è una cosa difficile essere amici, con l'ipocrisia di una parola troppo spesso incollata ad una semplice conoscenza in visioni ed intenti comuni. Figuriamoci esserlo in questi frangenti, in cui varchi la soglia del semplice "star bene insieme" per entrare nello spazio degli ideali e dello scopo della vita di ognuno. Come sai, non tutti attribuiscono lo stesso significato a parole come libertà, stato, futuro, felicità, vita, giustizia e solo davanti ad un'umile e critico dialogo puoi trovare il momento di parlarne, sinceramente, con l'intento di costruire od almeno capirsi.
    Se la vostra amicizia saprà reggere questo confronto non penso che ne usciranno macerie, ma forti fondamenta per sperare entrambi in una soluzione e perchè no, in un mondo migliore.
    Amici costi quel che costi, o evitando le spine del fianco, invece no!. Non porta a niente se non a equivoci ed improduttive azioni.
    Ciao

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  12. Io penso che l'amicizia comporti anche la condivisione di ideali, di passioni, di tutte quelle cose che muovono la nostra coscienza, e che costituiscono quella che dovrebbe essere, e che alle sue origini era la "politica", non quella schifezza a cui siamo ora abituati a pensare.
    Non considererei amico, ma solo conoscente, qualcuno con cui condivido una cena o delle ore piacevoli o che magari si dimostra partecipe di qualche mio problema con una telefonata o un sorriso, ma con cui non affronto quelli che considero i "fondamentali" della vita.
    Personalmente, non riuscirei mai a condividere niente di più di una conoscenza occasionale con persone che, sicuramente per la loro storia personale, o per la loro ignoranza o semplice desiderio di "non voler sapere", o mancanza di curiosità, o di apertura al resto del mondo, diano giudizi così superficiali su questi problemi di cui parli.
    Ognuno di noi ha la sua storia personale, ma credo che ognuno di noi dovrebbe superare le sue ignoranze, i suoi pregiudizi. Se noi italiani non l'avessimo fatto, per esempio, odieremmo ancora i tedeschi, se non lo faremo, arriveremo a odiare gli stranieri che entrano in Italia. E anzi già molti lo fanno.
    Se ognuno rimanesse figlio della sua storia, della sua famiglia, del suo paese, saremmo tutti dei piccoli uomini e delle piccole donne, chiusi nella cameretta dei propri ricordi, pregiudizi, tradizioni.
    Credo che ognuno di noi abbia dei punti fermi, delle condizioni necessarie oltre le quali non può andare. Tu sai quali sono nella tua vita, e da come ti poni giustamente il problema di affrontare questa difficile questione, non credo che sarà il fatto di non discuterne o di metterle da parte per il quieto vivere che ti farà apprezzare mai completamente queste persone.

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  13. che bei commenti approfonditi a questo post, grazie!

    spaziocorrente: ti do il benvenuto per cominciare. e' vero in effetti che se io che non c'entro nulla non riesco a sopportare le idee di queste persone, un palestinese cosa dovrebbe fare allora?

    elena: mi pare di capire che probabilmente tu avresti lo stesso mio dubbio...

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  14. Anche io ti capisco molto bene... penso che l'amicizia nasca dalla stima, l'ammirazione per una persona... se questo non c'è, bè, allora anche l'amicizia, quella vera, non può esistere... forse sarò ottusa, ma la penso così...
    StefyG.

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  15. quello che intendevo è che magari per loro anche il bambino "fa parte" della loro terra e vita laggiù... hanno parenti che vorranno conoscerlo...

    mah, è difficile parlare delle "cose degli altri"... soprattutto se così delicate.

    sì, hai ragione, il paragone con qui non regge. qui non "muore" nessuno... sì sono due cose diverse.

    ciao ciao

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  16. cara nonsi, altroché stessi dubbi! io però, non riuscirei proprio a frequentarli sti tipi.
    Non riuscirei a non discutere o anche litigare con persone così disinformate, e anche, scusami, così ottuse. Caspita mica vivono su Marte, anche se l'informazione negli usa non è sicuramente la stessa che c'è in Europa.
    Secondo me la storia personale, usi, costumi, abitudini diverse e pure le consuetudini del paese in cui ti trovi devono senz'altro essere tenute in conto, ma non è che devo a tutti i costi accettare per esempio, un razzista del Ku Klux Klan perché quella è la sua storia personale, i suoi avi hanno sempre dato la caccia ai neri e perché in Alabama si usa così!

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  17. dancin: e' vero e' difficilissimo. personalmente, giudizio opinabilissimo, non credo che il gioco valga la candela.

    elena: calma. io non ho mai scritto nulla che potesse associare queste persone a razzisti ignoranti e feroci. loro secondo me, dei palestinesi hanno semplicemente paura, talmente tanta che e' difficile immaginarla per noi.
    anch'io forse qualche anno fa avrei pensato piu' o meno come te, ma non ora a trent'anni, dopo aver vissuto parecchio all'estero e aver conosciuto persone di tutti i tipi. non ora dopo che ho conosciuto anche loro. perche' NON SONO MARZIANI. sono persone normalissime, hanno solo vissuto in una situazione che noi non possiamo nemmeno immaginare. prendere l'autobus per andare a scuola e avere paura di non arrivarci, il rifuglio antibombe in ogni casa, parenti e amici uccisi, fratelli che ora sono in guerra...io dovrei mettermi a litigare con loro? sulla base di cosa? sono forse migliore di loro perche' vengo dalla pacifica e colta europa? non credo proprio. poi sai, io queste persone le rispetto. non so quanti avrebbero la stessa salute mentale, la stessa forza, il coraggio di scappare dal loro paese da un momento all'altro.
    non sono perfetti, hanno un sacco di fisime, ti danno davvero spesso l'impressione di ritenere in qualche modo il loro pese superiore, pero' sono peccati veniali, succede a moltissimi emigranti, magari anche a me senza che me ne renda conto.
    mi ripeto, ma davvero: se non possiamo dialogarci noi che siamo al di fuori dei giochi con loro, come pensi possano farlo i palestinesi? e' questa la toleranza forse, un grande sforzo. altrimenti certo, siamo tutti tolleranti finche' non veniamo toccati sul vivo. e io lo ammetto, per me e' uno sforzo a volte, ma ci credo a questa cosa, ci voglio credere che possiamo ancora parlarne e capirci, ma con molta calma perche' come ha scritto nathan ieri, le persone in guerra sono persone diverse sempre.

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  18. Nonsi, da come te la prendi in certe risposte, (in particolare con me, perché non riusciamo spesso a capirci), credo che con quello che traspare del tuo carattere qui, tu debba esercitare un grande autocontrollo per riuscire a frequentare queste persone! :))
    NON ho detto che questi tuoi amici sono dei razzisti, ignoranti e feroci. Ho solo fatto l'esempio, estremo di sicuro, ma solo esempio, di come secondo me, non sempre si debbano accettare i comportamenti degli altri solo perché la loro storia è diversa dalla nostra.
    NON ho detto che devi metterti a litigare con loro. Ho detto che IO, non so se riuscirei a non discutere o anche a litigare con delle persone così diverse.
    NOn ho detto che siccome siamo europei e informati siamo meglio degli altri né che gli altri non siano degni di rispetto.
    In ogni caso non capisco cosa sia tutta questa paura di discutere o anche di arrivare a uno scambio di idee vivace. Qui non mi pare che tu abbia paura di farlo. Capisco la difficoltà di approccio, educazione, cultura diversa, ma secondo me dovrebbe esserci uno scambio, non solo un'accettazione da parte tua della cultura altrui. Insomma se ci tieni a questi amici come pare, perché non improntare il vostro rapporto a una comunicazione più vera e meno superficiale?
    Comunque tu dici che forse una volta avresti ragionato come e ora che hai trent'anni invece vai più cauta. Io di anni ne ho quasi cinquanta e ho girato e vissuto altrove anch'io, ma senza pestare i piedi a nessuno, senza mancare di rispetto e con tutte le discriminanti del caso, ho sempre pensato che per avere un rapporto autentico con le persone, bisogna anche avere il coraggio di dire quello che si pensa.

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  19. elena, scusa se mi viene da sorridere, ma lo sapevo! appena dopo aver premuto invio, ho pensato "oh no! e se poi ha piu' di 30 anni?"
    vabe', caliamo un velo pietoso. e mi ero anche completamente dimenticata dell'altra volta, figurati.
    ma sai che mi piaci? no davvero, hai una passione fantastica, ci vuole qualcuno fuori dal coro (poi neanche tantissimo mi pare). e io magari ti sono sembrata antipatica o scorbutica per la seconda volta, ma sul serio: capisco questa tua cosa. alla fine e' per questo che ci sto a pensare e che ci scrivo sopra.
    ci sarebbe da stabilire un confine fra le cose che si tollerano e quelle che no. per me i razzisti, i violenti e nemmeno i qualunquisti alla fine si tollerano, ma in questo caso e' talmente complicato.
    no, ti assicuro che non se ne puo' parlare di questa cosa come di qualunque altra con loro.
    quando e' capitato ho visto occhi lucidi, voce improvvisamente bassa, parole dette piano e scelte con attenzione...non e' un argomento come un altro per loro.
    e poi caspita, mi tocca anche ripeterlo, se questi un giorno si mettono a studiare l'italiano sono fritta: io non ci tengo cosi' tanto ora. e non ci conosciamo nemmeno da tanto tempo, ma sono molto gentili e premurosi. le premesse a parte questo per una bella amicizia ci sono, cosa dovrei fare non rispondere al telefono perche' non capisco come possano accettare di mandare potenzialmente e volontariamente loro figlio al fronte?
    posso farti una domanda: ma tu che' faresti?

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  20. Cara Nonsi, ma no dai, non mi sei sembrata antipatica, e anzi, preferisco un confronto "animato" al solito balletto dei complimenti come spesso succede nei blog. Non mi pare comunque di essere una voce fuori dal coro. Anche altri tuoi lettori, che mi sembrano comunque tutti molto attenti, mi pare ti abbiano suggerito un confronto, cauto, ma pur sempre un confronto piuttosto che far finta di nulla.
    Io che farei? E' davvero difficile dirlo, perché tu devi tener conto di tante variabili. Tu sei italiana, hai un marito americano, gli amici sono israeliani e vivete a Dallas. Non è facile mettere insieme tutte le cose e fare la cosa giusta facendo contenti tutti!:) Probabilmente cercherei di capire quanto voglio approfondire questo rapporto, perché arriva un momento in cui se si è amici, come ho già detto sopra, non si può svicolare di fronte a cose che per noi sono importanti.
    Non preoccuparti per il bimbo, Caspita, è un neonato! e magari tra venti anni non gli toccherà fare il soldato. Anche in Israele si stanno svegliando e già ora ci sono i primi obbiettori di coscienza. E magari fra venti anni saremo noi italiani quelli in guerra.
    Quello che mi viene in mente da dirti però, se mi posso permettere, è di non metterti troppo da parte, con questa tua sensibilità e attenzione a cercare di capire tutto e tutti.
    Mi ricordi molto una mia amica, sposata a 27 anni con un americano, che viveva pure lei a Dallas, e prima a New York e ora a Chicago. Lei secondo me ha raggiunto una perfetta integrazione, nel senso che pur cercando di capire, di adattarsi e di integrarsi al suo nuovo paese, non ha mai messo in secondo piano la sua "parte" estera. Che non significa il rimpianto dell'emigrante, ma mantenere tutta una serie di valori, di pensieri e di modi che sono italiani. Lì non si usa dire chiare le cose? ok, ma io sono italiana e un po' del mio modo ce lo devo mettere. E' vietato parlare di politica, religione, sesso e sentimenti? ok, ma io sono italiana, e con accortezza e con garbo me lo permetto lo stesso. Senò finisco per essere prigioniera del paese che mi ospita. Ha tre figli ormai grandi, ma in casa si parla italiano e americano, si mangiano spaghetti e hamburger, i ragazzi giocano a lacrosse ma leggono libri in italiano e ogni estate vengono a passare le vacanze in italia. Insomma credo sia dura, ma che ce la si possa fare.:)

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  21. mammamia! all'inizio ho pensato di essere io la tua amica :)
    guarda, io credo che seguiro' un po' quella strada o almeno ci provero'. anzi ci sto gia' provando nelle piccole cose (parlare italiano a casa, l'ospitalita', raccontare del mio paese, il mio accento perfino...) ma ci vuole tanta umilta'. io penso prima di tutto di essere io a dovermi adattare agli altri qui e poi se anche loro vorranno seguirmi sara' perfetto. e sono sicura pian piano succedera'. e' che ci vuole tempo sia per conoscersi che (per me) per capire davvero come funzionano le cose o anche solo la lingua.
    un abbraccio :)

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dimmi dimmi...