E se fosse davvero solo un sasso nella scarpa? :)
giovedì 31 luglio 2008
mercoledì 30 luglio 2008
spiegateglielo voi, per favore
Sono ancora le undici del mattino e ho gia' i dubbi esistenziali. L'errore e' stato intrattenermi appena sveglia con la mia amica filosofa. Si chiaccherava come al solito dei suoi fidanzati e pare che quest'ultimo sia uno piuttosto in gamba finalmente. Lei non sembrava poi cosi' convinta, malgrado ne avesse parlato molto bene. Allora alla fine le ho chiesto in modo molto banale se e' innamorata. Non mi sembra una domanda tanto difficile, e' da mesi che stanno insieme. Lei mi fa:
- Ci sto bene ma...come si capisce se si e' innamorati?
- Dici sul serio? Le chiedo io.
Apriti cielo. E dire che non abbiamo quindici anni. Siamo andate avanti per un'ora e mezza. I miei "sintomi" non corrispondevano per niente ai suoi, altro che sentimenti universali.
Poi lei come al solito (non so se per caso qualcuno si ricorda la storia delle farfalle nello stomaco, se no meglio cosi'...) mischia tutto e quindi mi tira in ballo anche l'amicizia, l'amore in senso lato. Bla bla bla. Quando ero piccola dopo un po' mi stancavo dell'amichetta del cuore e volevo sempre giocare con le bambine che non volevano giocare con me, secondo te c'entra?
Insomma per farla breve, a me l'unica cosa che e' venuta in mente e' che io le persone che amo le vedo piu' belle delle altre. Mi incanto a guardarle e non mi accorgo nemmeno piu' di quello che c'e' intorno.
Voi cosa le avreste risposto? Da cosa si capisce se si e' innamorati secondo voi?
Lo so che e' una domanda assurda, ma... seriamente.
- Ci sto bene ma...come si capisce se si e' innamorati?
- Dici sul serio? Le chiedo io.
Apriti cielo. E dire che non abbiamo quindici anni. Siamo andate avanti per un'ora e mezza. I miei "sintomi" non corrispondevano per niente ai suoi, altro che sentimenti universali.
Poi lei come al solito (non so se per caso qualcuno si ricorda la storia delle farfalle nello stomaco, se no meglio cosi'...) mischia tutto e quindi mi tira in ballo anche l'amicizia, l'amore in senso lato. Bla bla bla. Quando ero piccola dopo un po' mi stancavo dell'amichetta del cuore e volevo sempre giocare con le bambine che non volevano giocare con me, secondo te c'entra?
Insomma per farla breve, a me l'unica cosa che e' venuta in mente e' che io le persone che amo le vedo piu' belle delle altre. Mi incanto a guardarle e non mi accorgo nemmeno piu' di quello che c'e' intorno.
Voi cosa le avreste risposto? Da cosa si capisce se si e' innamorati secondo voi?
Lo so che e' una domanda assurda, ma... seriamente.
martedì 29 luglio 2008
succede che.
Che quando mi cominciano a mancare le complicazioni e' l'inizio della fine.
Che mi sono autoconvinta che il giardino e' la mia spiaggia, ma la scocciatura e' che manca sempre il mare.
Che di la' comincia a piacermi piu' che di qua.
Che le persone capita anche di sottovalutarle, per fortuna.
Che mi e' presa una specie di indolenza che non mi saprei spiegare.
Che oggi mi e' arrivato un invito (foto) per una festa che si terra' a casa mia e si direbbe proprio che non e' uno scherzo.
Che morirei per un acquazzone estivo.
Che un tentativo si fa anche, ma il lattementa con la menta trasparente e' proprio improponibile.
Che vedere un film di paura francese questo pomeriggio non e' stata esattamente un'idea brillante.
Che la vita e' bella, almeno la mia, sono fortunata, ma a volte fa paura anche lei.
Che mi sono autoconvinta che il giardino e' la mia spiaggia, ma la scocciatura e' che manca sempre il mare.
Che di la' comincia a piacermi piu' che di qua.
Che le persone capita anche di sottovalutarle, per fortuna.
Che mi e' presa una specie di indolenza che non mi saprei spiegare.
Che oggi mi e' arrivato un invito (foto) per una festa che si terra' a casa mia e si direbbe proprio che non e' uno scherzo.
Che morirei per un acquazzone estivo.
Che un tentativo si fa anche, ma il lattementa con la menta trasparente e' proprio improponibile.
Che vedere un film di paura francese questo pomeriggio non e' stata esattamente un'idea brillante.
Che la vita e' bella, almeno la mia, sono fortunata, ma a volte fa paura anche lei.
lunedì 28 luglio 2008
quello che ho imparato dal giardinaggio
Il piu' grande cambiamento fra tutti per me qui e' stato il contatto con la natura. Per la prima volta in vita mia lo sperimento davvero, spesso anche in maniera poco rassicurante, come sapete. Questo contatto con la natura si traduce nella quotidianita' pero' anche con il fatto che giocoforza banalmente ogni tanto mi tocca cimentarmi con il giardinaggio.
Il mio papa' quando ha saputo questa notizia - lo guardavo attraverso skype - mi e' sembrato piu' orgoglioso e emozionato che il giorno della laurea. Cosi' ho cominciato a chiedermi perche' e questa piccola riflessione ad alta voce e' per lui, anche se non glielo diro' mai.
Ecco la lista delle cose che ho imparato quest'anno dalle piante:
1 - Pazienza: bisogna indubbiamente sapere aspettare.
2 - Mistero: non sai mai cosa verra' fuori, alla fine e' cosi'.
3 - Tempismo: occorre piantare al momento giusto altrimenti e' tutta fatica sprecata.
4 - Responsabilita': c'e' un certo alberello, un cipressino, che e' davvero brutto, ma se tolgo, dove vanno gli uccelli che ci abitano sopra?
5 - Accettare la sconfitta: capita di lavorare tanto e non vedere nessun frutto, capita.
6 - Prendersi cura di qualcosa a titolo completamente gratuito: lo curi per sei mesi e quel digraziato di fiore ti frega e sboccia proprio in quell'unico weekend che vai via.
7 - Serieta': che' non e' che puoi andare in giro a spargere semini a caso. Se non tratti bene la terra prima, non verra' fuori nulla, e questo si e' ampiamente visto.
8 - Un fiore non serve a nulla: e' per questo che ora che so quanto lavoro ci vuole per mantenere un bel giardino, mi commuovo quando vedo i miei vicini spaccarsi la schiena la domenica con quaranta gradi all'ombra. Il giardinaggio e' una delle poche attivita' che dimostrano che davvero tutti abbiamo delle forti esigenze estetiche nascoste da qualche parte e in fondo anche un animo nobile.
9 - Imparare a tagliare i rami secchi: questa e' una delle cose piu' difficili. Se per timore non tagli mai non va per niente bene, ma anche se tagli con leggerezza rischi di combinare disastri a cui puoi difficilmente rimediare.
Alla luce di tutto quello che ho imparato, mi sento di affermare che il pollice verde e' una cosa che mi manca.
Il mio papa' quando ha saputo questa notizia - lo guardavo attraverso skype - mi e' sembrato piu' orgoglioso e emozionato che il giorno della laurea. Cosi' ho cominciato a chiedermi perche' e questa piccola riflessione ad alta voce e' per lui, anche se non glielo diro' mai.
Ecco la lista delle cose che ho imparato quest'anno dalle piante:
1 - Pazienza: bisogna indubbiamente sapere aspettare.
2 - Mistero: non sai mai cosa verra' fuori, alla fine e' cosi'.
3 - Tempismo: occorre piantare al momento giusto altrimenti e' tutta fatica sprecata.
4 - Responsabilita': c'e' un certo alberello, un cipressino, che e' davvero brutto, ma se tolgo, dove vanno gli uccelli che ci abitano sopra?
5 - Accettare la sconfitta: capita di lavorare tanto e non vedere nessun frutto, capita.
6 - Prendersi cura di qualcosa a titolo completamente gratuito: lo curi per sei mesi e quel digraziato di fiore ti frega e sboccia proprio in quell'unico weekend che vai via.
7 - Serieta': che' non e' che puoi andare in giro a spargere semini a caso. Se non tratti bene la terra prima, non verra' fuori nulla, e questo si e' ampiamente visto.
8 - Un fiore non serve a nulla: e' per questo che ora che so quanto lavoro ci vuole per mantenere un bel giardino, mi commuovo quando vedo i miei vicini spaccarsi la schiena la domenica con quaranta gradi all'ombra. Il giardinaggio e' una delle poche attivita' che dimostrano che davvero tutti abbiamo delle forti esigenze estetiche nascoste da qualche parte e in fondo anche un animo nobile.
9 - Imparare a tagliare i rami secchi: questa e' una delle cose piu' difficili. Se per timore non tagli mai non va per niente bene, ma anche se tagli con leggerezza rischi di combinare disastri a cui puoi difficilmente rimediare.
Alla luce di tutto quello che ho imparato, mi sento di affermare che il pollice verde e' una cosa che mi manca.
venerdì 25 luglio 2008
il faccialibro
Non capisco come mai tutti i miei amici e conoscenti si stiano accorgendo del faccialibro proprio adesso. E dire che esiste da un po'. Anch'io ci sono arrivata di recente, pero' non sono fra i molti che asseriscono di avere sviluppato una dipendenza patologica, o almeno non ancora. Non e' male, d'accordo, ma e' un po' un'arma a doppio taglio. Finisce che rivedi un vecchio amico e di solito succedono due cose: o ci si scambiano un paio di messaggi di tre righe riassuntivi di 10 anni di vita e poi non ci si sente piu' o mandi un messaggio a una persona nella tua lista dei cosiddetti amici e non ti risponde nemmeno.
Gli amici di Facebook, parliamoci chiaramente, a volte sono persone che se le incontrassi per strada non sapresti nemmeno cosa dire. Ci sono un paio di persone che mi ha fatto tantissimo piacere risentire e che spero davvero di aver ritrovato. Poi ci sono tanti amici lontani che magari sara' piu' facile non perdere di vista e infine, ci sono alcuni di voi, pochi, che e' stato molto bello conoscere meglio per la prima volta.
Non so, non ho ancora capito cosa ne penso di questa cosa.
Di sicuro mi piace l'idea di sapere che queste persone sono li' da qualche parte e che in teoria potrei sempre risentirle, chiedergli qualcosa, vederle.
Peccato che quelle che vorrei veramente ritrovare non ci siano mai. E poi peccato che gente che non vedi da una vita tiri fuori frasi come sono contento che hai trovato la tua dimensione e ti faccia sprofondare in una voragine esistenziale da cui difficilmente riuscirai a riemergere.
Gli amici di Facebook, parliamoci chiaramente, a volte sono persone che se le incontrassi per strada non sapresti nemmeno cosa dire. Ci sono un paio di persone che mi ha fatto tantissimo piacere risentire e che spero davvero di aver ritrovato. Poi ci sono tanti amici lontani che magari sara' piu' facile non perdere di vista e infine, ci sono alcuni di voi, pochi, che e' stato molto bello conoscere meglio per la prima volta.
Non so, non ho ancora capito cosa ne penso di questa cosa.
Di sicuro mi piace l'idea di sapere che queste persone sono li' da qualche parte e che in teoria potrei sempre risentirle, chiedergli qualcosa, vederle.
Peccato che quelle che vorrei veramente ritrovare non ci siano mai. E poi peccato che gente che non vedi da una vita tiri fuori frasi come sono contento che hai trovato la tua dimensione e ti faccia sprofondare in una voragine esistenziale da cui difficilmente riuscirai a riemergere.
giovedì 24 luglio 2008
to be a survivor
Magari poi il fatto di raccontare al primo venuto dettagli cosi' personali, dolorosi e che magari spesso danno anche un'immagine tutto sommato negativa di se' e' dovuto non solo alla fiducia nel non essere "giudicati", ma anche all'ammirazione che la cultura americana dimostra nei confronti dei cosiddetti 'survivors'. Tante volte ho sentito dire con grandissima stima 'this person is a survivor'. C'e' una sorta di glorificazione di chi cade e si rialza. E piu' vai giu', piu' poi vieni amato se ti risollevi.
mercoledì 23 luglio 2008
la filosofia del "don't judge"
Una delle cose che colpisce subito gli italiani che si trasferiscono in questo paese e' la mentalita'. Per quanto mi riguarda il cieco ottimismo in particolare. Non a caso in basso a sinistra da qualche parte trovate un'intera categoria di post 'dell'ottimismo americano', se n'e' scritto decine di volte qui. Pero' ci sono anche molti altri aspetti di questa loro proverbiale 'way of life'.
Uno di quelli che sinceramente non riesco a fare miei fino in fondo e' la filosofia del 'don't judge', 'non giudicare', che poi e' molto legata anche a quell'altra famosa regola del se non hai nulla di simpatico da dire su quella persona, non dire nulla. La filosofia del 'don't judge', soprattutto per chi vive con un esemplare maschio di americano medio e' una sorta di incubo. Non si deve mai fare un commento sulle scelte degli altri, nemmeno a casa, detto fra noi che tanto non ci sente nessuno. E poi se invece ti scappa lo stesso un commento loro 'ti giudicano' perche' 'hai giudicato' e la chiudono li' per li' facendoti sentire un criticone. Secondo me e' un tipico retaggio protestante e io infatti, questa cosa non la capisco molto. Cioe' va bene non spettegolare, va bene non parlare male degli altri gratuitamente, va bene rispettare le scelte degli altri, ma io GIUDICO. Sempre. Non ce la faccio a non farlo, sarebbe come spegnere il cervello. Un esempio perfetto di questo e' l'episodio dello stregatto della settimana scorsa. Capisco l'essere comprensivi, ma li' c'era qualcosa che non quadrava proprio e io non riuscivo a 'non giudicarlo', a non avere voglia di discuterne. Menomale che c'eravate voi. E poi anche tra donne, non mi sembra questa filosofia sia molto praticata.
Bisogna ammettere che nella realta' dei fatti questo modo di fare produce soprattutto effetti positivi. Mi vengono in mente ad esempio le riunioni di famiglia: qualunque cosa succeda, 'non si giudicano' gli altri. Nella mia famiglia italiana invece, le riunioni di famiglia sono una specie di arena, altro che non impicciarsi di quello che fanno gli altri: tutti pensano di avere il diritto di commentare tutto quello che gli altri fanno e finiscono immancabilmente per discutere o litigare. Per non parlare poi degli effetti positivi di questa mentalita' sul lavoro. Pero' ci sono casi in cui non si puo' non giudicare.
Per esempio, l'altro giorno ero da un'amica e c'era anche sua madre. Era una situzione molto rilassata e allegra ed erano presenti varie persone. A un certo punto questa signora, peraltro molto simpatica e giovanile ci racconta il pittoresco aneddoto di quando la figlia ricevette uno speciale permesso per guidare a 15 anni invece che a 16 perche' doveva riportare lei a casa quando si ubriacava. Nessuno ha avuto reazioni particolari mi pare, ma a me si e' congelato il sorriso.
Diverse volte qui persone appena conosciute mi hanno raccontato dettagli tragici della loro vita con il sorriso sulle labbra, senza apparentemente dargli importanza. Mi chiedo se non sia semplicemente un loro modo di esorcizzare il dolore. E' davvero difficile da capire per me come italiana, noi non sbandieriamo i nostri errori cosi', anzi li nascondiamo.
Magari e' proprio perche' ci giudichiamo? O perche' vogliamo fare bella figura?
Uno di quelli che sinceramente non riesco a fare miei fino in fondo e' la filosofia del 'don't judge', 'non giudicare', che poi e' molto legata anche a quell'altra famosa regola del se non hai nulla di simpatico da dire su quella persona, non dire nulla. La filosofia del 'don't judge', soprattutto per chi vive con un esemplare maschio di americano medio e' una sorta di incubo. Non si deve mai fare un commento sulle scelte degli altri, nemmeno a casa, detto fra noi che tanto non ci sente nessuno. E poi se invece ti scappa lo stesso un commento loro 'ti giudicano' perche' 'hai giudicato' e la chiudono li' per li' facendoti sentire un criticone. Secondo me e' un tipico retaggio protestante e io infatti, questa cosa non la capisco molto. Cioe' va bene non spettegolare, va bene non parlare male degli altri gratuitamente, va bene rispettare le scelte degli altri, ma io GIUDICO. Sempre. Non ce la faccio a non farlo, sarebbe come spegnere il cervello. Un esempio perfetto di questo e' l'episodio dello stregatto della settimana scorsa. Capisco l'essere comprensivi, ma li' c'era qualcosa che non quadrava proprio e io non riuscivo a 'non giudicarlo', a non avere voglia di discuterne. Menomale che c'eravate voi. E poi anche tra donne, non mi sembra questa filosofia sia molto praticata.
Bisogna ammettere che nella realta' dei fatti questo modo di fare produce soprattutto effetti positivi. Mi vengono in mente ad esempio le riunioni di famiglia: qualunque cosa succeda, 'non si giudicano' gli altri. Nella mia famiglia italiana invece, le riunioni di famiglia sono una specie di arena, altro che non impicciarsi di quello che fanno gli altri: tutti pensano di avere il diritto di commentare tutto quello che gli altri fanno e finiscono immancabilmente per discutere o litigare. Per non parlare poi degli effetti positivi di questa mentalita' sul lavoro. Pero' ci sono casi in cui non si puo' non giudicare.
Per esempio, l'altro giorno ero da un'amica e c'era anche sua madre. Era una situzione molto rilassata e allegra ed erano presenti varie persone. A un certo punto questa signora, peraltro molto simpatica e giovanile ci racconta il pittoresco aneddoto di quando la figlia ricevette uno speciale permesso per guidare a 15 anni invece che a 16 perche' doveva riportare lei a casa quando si ubriacava. Nessuno ha avuto reazioni particolari mi pare, ma a me si e' congelato il sorriso.
Diverse volte qui persone appena conosciute mi hanno raccontato dettagli tragici della loro vita con il sorriso sulle labbra, senza apparentemente dargli importanza. Mi chiedo se non sia semplicemente un loro modo di esorcizzare il dolore. E' davvero difficile da capire per me come italiana, noi non sbandieriamo i nostri errori cosi', anzi li nascondiamo.
Magari e' proprio perche' ci giudichiamo? O perche' vogliamo fare bella figura?
lunedì 21 luglio 2008
chissa' dov'era la tenerezza
Chissa' dov'era finita tutta questa tenerezza e soprattutto quel famoso senso di gratitudine mentre spiegavo all'ottico che ero tornata cosi' presto perche' "qualcuno" aveva deciso di masticare i miei occhiali. E non la montatura, le lenti.
domenica 20 luglio 2008
sproloqui domenicali
Domenica bollente, che si fa? Si legge, in fondo piazzando la sdraio all'ombra si sta abbastanza bene anche fuori. Pero' il libro sull'Iran che mi ha regalato la mia amica Sandra e' un po' pesantuccio. Molto bello, ma al punto in cui sono si parla soprattutto di umiliazioni e situazioni angosciose, non sono dell'umore. Cosi' guardo nella mia piccola libreria e mi accorgo che nonostante i salti mortali per riempire le valige il piu' possibile e la multa che mi e' toccato pagare, non ho piu' nulla di nuovo da leggere in italiano. Ho portato troppi libri vecchi, che stupida. E' che ci sono dei libri che mi piace sempre avere vicino, non so perche'.
Non e' la mia giornata. Ho dormito malissimo e mi sono alzata con il cosiddetto piede sbagliato. Mi tocchera' lavorare.
Prima di tutto, magari mettere un po' in ordine. C'e' una cosa che mi fa diventare matta: la polvere. Non nel senso che sto a pulirla tutto il giorno, non sono il tipo, ma nel senso che ora la vedo. Ricordo di avere spesso preso in giro mia madre perche' vedeva la polvere dappertutto. Mi sembrava perdesse tempo e basta, evidentemente non la vedevo. Ora invece si' che la vedo. Che tristezza. Che decadenza. Con tutte le cose importanti che ci sono nella vita ora mi accorgo della polvere. E mi da fastidio e se volete saperlo mi sento anche molto meglio quando la tolgo di torno. Cosa sono diventata.
E poi dovro' lavorare al mio prossimo progetto con i bimbi. Questa settimana sara' la volta della scimmia. Chissa' chi e' il genio che decide gli argomenti. Devo fargli fare un paio di attivita' sulle scimmie. Devo come al solito inventarmi qualcosa all'ultimo momento perche' il mio programma iniziale a questo punto non ha piu' molto senso. Alla fine invece di due gruppi della stessa eta' sto lavorando ogni volta con un solo gruppo molto eterogeneo. Ogni volta c'e' qualcuno nuovo e devo fare in modo che tutti, anche i piccoli, siano in grado di seguirmi. Faccio i salti mortali, ma poi una volta li' mi diverto. E poi c'e' il corso di storia dell'arte da preparare per settembre. Finalmente me lo hanno chiesto. E' da un paio di settimane che ci penso e credo di essere arrivata a una sorta di idea generale: ora si tratta di svilupparla e preparare le presentazioni. E speriamo che si iscriva qualcuno.
Alla fin fine queste sono le cose che amo fare, inventare, raccontare, progettare. E forse in effetti l'unico modo per continuare a farlo con tranquillita' e' rimanere all'asilo. Se avessi un lavoro piu' pesante non potrei permettermi di fare altro.
To' guarda. Forse mi sono appena trovata una buona giustificazione per aver deciso di rimanere all'asilo un altro anno. E' un po' immaturo come ragionamento, ma non mi ci vedo proprio a lavorare otto ore in un ufficio e se posso evitarlo... E brava, ora sei anche a posto con la coscienza.
Che confusione.
Ci sono quei pensieri che pensi di non pensare e invece loro ti fregano e saltano fuori quando meno te lo aspetti a rovinarti la giornata.
Menomale che questo caffe' freddo e' decente. E che e' estate.
E che anche il mio albero alla fine e' fiorito come gli altri.
Non e' la mia giornata. Ho dormito malissimo e mi sono alzata con il cosiddetto piede sbagliato. Mi tocchera' lavorare.
Prima di tutto, magari mettere un po' in ordine. C'e' una cosa che mi fa diventare matta: la polvere. Non nel senso che sto a pulirla tutto il giorno, non sono il tipo, ma nel senso che ora la vedo. Ricordo di avere spesso preso in giro mia madre perche' vedeva la polvere dappertutto. Mi sembrava perdesse tempo e basta, evidentemente non la vedevo. Ora invece si' che la vedo. Che tristezza. Che decadenza. Con tutte le cose importanti che ci sono nella vita ora mi accorgo della polvere. E mi da fastidio e se volete saperlo mi sento anche molto meglio quando la tolgo di torno. Cosa sono diventata.
E poi dovro' lavorare al mio prossimo progetto con i bimbi. Questa settimana sara' la volta della scimmia. Chissa' chi e' il genio che decide gli argomenti. Devo fargli fare un paio di attivita' sulle scimmie. Devo come al solito inventarmi qualcosa all'ultimo momento perche' il mio programma iniziale a questo punto non ha piu' molto senso. Alla fine invece di due gruppi della stessa eta' sto lavorando ogni volta con un solo gruppo molto eterogeneo. Ogni volta c'e' qualcuno nuovo e devo fare in modo che tutti, anche i piccoli, siano in grado di seguirmi. Faccio i salti mortali, ma poi una volta li' mi diverto. E poi c'e' il corso di storia dell'arte da preparare per settembre. Finalmente me lo hanno chiesto. E' da un paio di settimane che ci penso e credo di essere arrivata a una sorta di idea generale: ora si tratta di svilupparla e preparare le presentazioni. E speriamo che si iscriva qualcuno.
Alla fin fine queste sono le cose che amo fare, inventare, raccontare, progettare. E forse in effetti l'unico modo per continuare a farlo con tranquillita' e' rimanere all'asilo. Se avessi un lavoro piu' pesante non potrei permettermi di fare altro.
To' guarda. Forse mi sono appena trovata una buona giustificazione per aver deciso di rimanere all'asilo un altro anno. E' un po' immaturo come ragionamento, ma non mi ci vedo proprio a lavorare otto ore in un ufficio e se posso evitarlo... E brava, ora sei anche a posto con la coscienza.
Che confusione.
Ci sono quei pensieri che pensi di non pensare e invece loro ti fregano e saltano fuori quando meno te lo aspetti a rovinarti la giornata.
Menomale che questo caffe' freddo e' decente. E che e' estate.
E che anche il mio albero alla fine e' fiorito come gli altri.
venerdì 18 luglio 2008
pizza e fichi? no grazie
Ho aggiunto i riferimenti al dizionario nel post precedente, forse cosi' e' un po' piu' semplice.
Non si trattava di una lezione, figuriamoci, volevo solo rendervi partecipi delle ultime acquisizioni del mio vocabolario. Non so se succede anche a voi, ma io quando imparo una lingua, mi invaghisco ogni volta di qualche nuovo termine, come qualche tempo fa con overwhelmed, e per un certo periodo lo uso tantissimo.
Un attimo. Ora che ci penso mi succede anche in italiano...
Comunque. La lingua e' un aspetto fondamentale nella vita dello straniero, soprattutto quando come nel mio caso e' in atto una lotta continua.
Tipo quella volta che ho bellamente esclamato I can't find my bottom! e sono stata guardata come un marziano.
Almeno non ho fatto la fine di quel tipo che voleva dire che gli piacciono le rape (anche lui pero'!) e invece ha finito per comunicare alla sua vicina di sedile in aereo che gli piace molto "violentare" (to rape). Lei, una perfetta sconosciuta, ha avuto una mezza crisi isterica ovviamente e lo ha denunciato al personale di volo. E anche questa e' una storia vera.
Ci sono momenti indimenticabili nella vita di un emigrante.
Quando scopri che hour ha l'acca silente.
Quando scopri, dopo un anno e mezzo che vivi qui, che la parola shrimp chissa' per quale oscura ragione, non si usa mai al plurale.
Quando un tuo amico ti scrive ehi in chat e tu rispondi senza pensarci hey.
Son soddisfazioni. Mica pizza e fichi.
Non si trattava di una lezione, figuriamoci, volevo solo rendervi partecipi delle ultime acquisizioni del mio vocabolario. Non so se succede anche a voi, ma io quando imparo una lingua, mi invaghisco ogni volta di qualche nuovo termine, come qualche tempo fa con overwhelmed, e per un certo periodo lo uso tantissimo.
Un attimo. Ora che ci penso mi succede anche in italiano...
Comunque. La lingua e' un aspetto fondamentale nella vita dello straniero, soprattutto quando come nel mio caso e' in atto una lotta continua.
Tipo quella volta che ho bellamente esclamato I can't find my bottom! e sono stata guardata come un marziano.
Almeno non ho fatto la fine di quel tipo che voleva dire che gli piacciono le rape (anche lui pero'!) e invece ha finito per comunicare alla sua vicina di sedile in aereo che gli piace molto "violentare" (to rape). Lei, una perfetta sconosciuta, ha avuto una mezza crisi isterica ovviamente e lo ha denunciato al personale di volo. E anche questa e' una storia vera.
Ci sono momenti indimenticabili nella vita di un emigrante.
Quando scopri che hour ha l'acca silente.
Quando scopri, dopo un anno e mezzo che vivi qui, che la parola shrimp chissa' per quale oscura ragione, non si usa mai al plurale.
Quando un tuo amico ti scrive ehi in chat e tu rispondi senza pensarci hey.
Son soddisfazioni. Mica pizza e fichi.
giovedì 17 luglio 2008
micro lezione di inglese
Allora diciamo che mi piacerebbe passare da high maintenance a easy going o addirittura laid back. Mi piacerebbe che un giorno qualcuno si riferisse a me con questi due aggettivi, i miei preferiti in questo periodo.
martedì 15 luglio 2008
le femmine fanno casino
I vostri commenti mi hanno dato talmente tanto da pensare che vorrei spostare il discorso di ieri su un altro piano.
Qualcuno di voi ha scritto che magari mr. Johnson era seccatissimo e semplicemente non l'ha fatto vedere. Innanzitutto - lo devo dire- mi fa davvero ridere che oramai vi sembri di conoscerlo cosi' bene. Sono anche un po' gelosa, a dire il vero, ma va bene cosi'.
Poi non dico che non potrebbe assolutamente essere come dite, non si sa mai (chiaramente), ma immagino che il suo ragionamento sia stato un po' diverso. Qualcosa tipo: a prescindere dal tuo ultimo comportamento io so che ci tieni a me, non lo metto in dubbio, quindi posso capirti, perdonarti o solo fidarmi di te anche se non capisco perche' hai fatto cosi'.
C'entra tanto anche l'importanza che ognuno da' alle cose, ma poi il punto per me e' soprattutto la fiducia. E anche l'insicurezza forse. Cioe'. A me sembra - ed e' un'opinione personale opinabilissima- che stringi stringi quello che impedisce spesso a noi donne (e a molti uomini che hanno una sensibilita' simile) di viverci i nostri rapporti serenamente il piu' delle volte sia la paura di non essere amate abbastanza. O di essere tradite in qualche modo. Abbiamo continuamente bisogno di conferme. Se l'amica non ci chiama per un mese pensiamo che si sia dimenticata di noi e non che magari sia solo stata presa da altre cose. Facciamo presto a pensare male (e a volte non ci sbagliamo perche' fra le rare amicizie vere, si nascondono certe vipere...). Siamo disposte a volte, a dimenticare di colpo tutte le cose positive che una persona ha fatto per noi al primo sgarbo, alla prima incomprensione seria. Eppure nella vita ci sono periodi complicati, fasi che si accavallano, malintesi. Oltre al fatto che tutti commettiamo errori e leggerezze nei confronti degli altri. Ma mi sembra che non ci sia quasi mai fra donne quel tipo di spontaneita' e comprensione che hanno i maschi.
Io, per esempio, ho scoperto la bellezza dell'amicizia femminile un po' tardino, ma ho amiche di vecchissima data. Negli anni ci sono stati degli allontanamenti e dei riavvicinamenti. E non importa quanto mi sforzi di essere solidale e di capirle, questi rapporti non hanno mai un percorso lineare e semplice. Tutto puo' essere perfetto e poi basta una parola detta male per provocare un uragano.
Conclusione: noi le cose belle ce le sudiamo.
O no?
Qualcuno di voi ha scritto che magari mr. Johnson era seccatissimo e semplicemente non l'ha fatto vedere. Innanzitutto - lo devo dire- mi fa davvero ridere che oramai vi sembri di conoscerlo cosi' bene. Sono anche un po' gelosa, a dire il vero, ma va bene cosi'.
Poi non dico che non potrebbe assolutamente essere come dite, non si sa mai (chiaramente), ma immagino che il suo ragionamento sia stato un po' diverso. Qualcosa tipo: a prescindere dal tuo ultimo comportamento io so che ci tieni a me, non lo metto in dubbio, quindi posso capirti, perdonarti o solo fidarmi di te anche se non capisco perche' hai fatto cosi'.
C'entra tanto anche l'importanza che ognuno da' alle cose, ma poi il punto per me e' soprattutto la fiducia. E anche l'insicurezza forse. Cioe'. A me sembra - ed e' un'opinione personale opinabilissima- che stringi stringi quello che impedisce spesso a noi donne (e a molti uomini che hanno una sensibilita' simile) di viverci i nostri rapporti serenamente il piu' delle volte sia la paura di non essere amate abbastanza. O di essere tradite in qualche modo. Abbiamo continuamente bisogno di conferme. Se l'amica non ci chiama per un mese pensiamo che si sia dimenticata di noi e non che magari sia solo stata presa da altre cose. Facciamo presto a pensare male (e a volte non ci sbagliamo perche' fra le rare amicizie vere, si nascondono certe vipere...). Siamo disposte a volte, a dimenticare di colpo tutte le cose positive che una persona ha fatto per noi al primo sgarbo, alla prima incomprensione seria. Eppure nella vita ci sono periodi complicati, fasi che si accavallano, malintesi. Oltre al fatto che tutti commettiamo errori e leggerezze nei confronti degli altri. Ma mi sembra che non ci sia quasi mai fra donne quel tipo di spontaneita' e comprensione che hanno i maschi.
Io, per esempio, ho scoperto la bellezza dell'amicizia femminile un po' tardino, ma ho amiche di vecchissima data. Negli anni ci sono stati degli allontanamenti e dei riavvicinamenti. E non importa quanto mi sforzi di essere solidale e di capirle, questi rapporti non hanno mai un percorso lineare e semplice. Tutto puo' essere perfetto e poi basta una parola detta male per provocare un uragano.
Conclusione: noi le cose belle ce le sudiamo.
O no?
l'amicizia femminile e quella maschile
Tra le altre cose siamo andati a trovare degli amici a Austin. Uno di questi e' un amico di infanzia di Mr. Johnson, uno di quegli amici veramente importanti che pero' vede molto poco. L'amico sapeva che arrivavamo, ma per sicurezza lo abbiamo anche chiamato per strada per ricordarglielo.
Ci vediamo fra un'ora.
Ecco, non e' arrivato. Tutti si chiedevano dove fosse, qualcuno lo ha anche richiamato per controllare che fosse vivo. Si' si' arrivo cominciate pure senza di me. Cosi' sono passate le ore e, pur essendoci trattenuti molto piu' del previsto, e' arrivato davvero il momento dei saluti. Proprio mentre ci stavamo avviando e' arrivato lui con la sua faccia da stregatto. Io osservavo incuriosita. Pur immaginando gia' che Mr. Johnson non si sarebbe mai arrabbiato, mi chiedevo che mirabolante scusa si sarebbe inventato.
Ero tutta orecchi.
- Hey man, I'm so sorry. Stavo guardando la partita di baseball e non riuscivo a spegnere.
Ci ho provato un paio di volte, ma non ci riuscivo. Poi ci sono anche riuscito, ma appena ho toccato la porta una specie di forza incontrollabile mi ha trascinato sul divano e ho ricominciato a guardare e non riuscivo a staccarmi e pensavo devo andare che razza di amico sono, ma non ci riuscivo...
- He, capisco, a volte succede anche a me. It's ok, it's good to see you anyway...
Cosi' hanno chiaccheto del piu' e del meno per cinque minuti e ce ne siamo andati.
Io ero allibita di fronte a tanta -lo devo dire- semplicita'.
Non sono una che pianta (troppe) grane, ma la mia vita non e' cosi'.
Mi sono immaginata il contrario: se una mia amica si fosse comportata allo stesso modo o io al limite cosi' nei suoi confronti. Magari non avremmo fatto una sceneggiata, questo no, ma ci sarebbe sicuramente stato un momento di grande tensione tipo quei film del far west dove non si sa chi spara per primo. E poi ovviamente avremmo cominciato a raccontarci qualunque cosa accaduta negli ultimi mesi alla velocita' della luce rischiando perfino di soffocare finche' qualcuno non mi avesse costretto a risalire in macchina e a partire.
Loro invece, che non si vedevano da un anno, hanno parlato per cinque minuti come se si fossero visti la sera prima.
Hey man. Hey man. How are you doing. Awesome.
Io non capisco. Perche' fra donne non puo' essere cosi' semplice?
Ci vediamo fra un'ora.
Ecco, non e' arrivato. Tutti si chiedevano dove fosse, qualcuno lo ha anche richiamato per controllare che fosse vivo. Si' si' arrivo cominciate pure senza di me. Cosi' sono passate le ore e, pur essendoci trattenuti molto piu' del previsto, e' arrivato davvero il momento dei saluti. Proprio mentre ci stavamo avviando e' arrivato lui con la sua faccia da stregatto. Io osservavo incuriosita. Pur immaginando gia' che Mr. Johnson non si sarebbe mai arrabbiato, mi chiedevo che mirabolante scusa si sarebbe inventato.
Ero tutta orecchi.
- Hey man, I'm so sorry. Stavo guardando la partita di baseball e non riuscivo a spegnere.
Ci ho provato un paio di volte, ma non ci riuscivo. Poi ci sono anche riuscito, ma appena ho toccato la porta una specie di forza incontrollabile mi ha trascinato sul divano e ho ricominciato a guardare e non riuscivo a staccarmi e pensavo devo andare che razza di amico sono, ma non ci riuscivo...
- He, capisco, a volte succede anche a me. It's ok, it's good to see you anyway...
Cosi' hanno chiaccheto del piu' e del meno per cinque minuti e ce ne siamo andati.
Io ero allibita di fronte a tanta -lo devo dire- semplicita'.
Non sono una che pianta (troppe) grane, ma la mia vita non e' cosi'.
Mi sono immaginata il contrario: se una mia amica si fosse comportata allo stesso modo o io al limite cosi' nei suoi confronti. Magari non avremmo fatto una sceneggiata, questo no, ma ci sarebbe sicuramente stato un momento di grande tensione tipo quei film del far west dove non si sa chi spara per primo. E poi ovviamente avremmo cominciato a raccontarci qualunque cosa accaduta negli ultimi mesi alla velocita' della luce rischiando perfino di soffocare finche' qualcuno non mi avesse costretto a risalire in macchina e a partire.
Loro invece, che non si vedevano da un anno, hanno parlato per cinque minuti come se si fossero visti la sera prima.
Hey man. Hey man. How are you doing. Awesome.
Io non capisco. Perche' fra donne non puo' essere cosi' semplice?
lunedì 14 luglio 2008
di come si realizza un sogno
Il golfo del Messico ha un difetto principale per quanto mi riguarda: gli squali. Suppongo che le migliaia di bagnanti della zona non la pensino allo stesso modo e anch'io alla fin fine ancora una volta ho ceduto e il bagno me lo sono fatto ogni volta che ho potuto, seppur sempre con un minimo di paranoia. L'ultima sera li', passeggiavamo molto tardi vicino al molo, quando...
- Uno squalo!
Era proprio li' vicino agli scogli a un paio di metri da noi, dove poche ore prima stavamo nuotando incuranti del pericolo! Era buio ma ho visto distintamente una pinna sbucare fuori dall'acqua. Mr. Johnson mi ha preso in giro. Ogni tanto in effetti ho avuto allucinazioni simili, ma questa volta no. Ero sicura. Cosi' ci siamo appostati per vedere cosa succedeva e in un secondo anche lui ha visto la stessa cosa, una grossa pinna fra le onde. Silenzio. Dopo qualche istante un altro avvistamento ha svelato il mistero: non era uno squalo ma un delfino. Una visione emozionante e indimenticabile. Eravamo gia' andati a fare un lungo giro in barca in pieno giorno proprio sulla rotta abituale dei delfini per tentare di vederli e non c'era stato nulla da fare, questa volta invece per puro caso avevamo visto un delfino piuttosto distinatamente grazie ai lampioni del molo.
Cosi' si e' realizzato uno dei miei sogni. Un sogno ricorrente da molti anni. Ci sono diverse varianti del sogno, ma la costante e' essere in mare, di notte, guardare giu' l'acqua profonda e nera e avere paura e poi vedere proprio come e' successo nella realta' delle pinne di delfino che escono dall'acqua e in qualche modo mi rassicurano.
Chissa' se faro' ancora questo sogno. O se e' stato un sogno.
- Uno squalo!
Era proprio li' vicino agli scogli a un paio di metri da noi, dove poche ore prima stavamo nuotando incuranti del pericolo! Era buio ma ho visto distintamente una pinna sbucare fuori dall'acqua. Mr. Johnson mi ha preso in giro. Ogni tanto in effetti ho avuto allucinazioni simili, ma questa volta no. Ero sicura. Cosi' ci siamo appostati per vedere cosa succedeva e in un secondo anche lui ha visto la stessa cosa, una grossa pinna fra le onde. Silenzio. Dopo qualche istante un altro avvistamento ha svelato il mistero: non era uno squalo ma un delfino. Una visione emozionante e indimenticabile. Eravamo gia' andati a fare un lungo giro in barca in pieno giorno proprio sulla rotta abituale dei delfini per tentare di vederli e non c'era stato nulla da fare, questa volta invece per puro caso avevamo visto un delfino piuttosto distinatamente grazie ai lampioni del molo.
Cosi' si e' realizzato uno dei miei sogni. Un sogno ricorrente da molti anni. Ci sono diverse varianti del sogno, ma la costante e' essere in mare, di notte, guardare giu' l'acqua profonda e nera e avere paura e poi vedere proprio come e' successo nella realta' delle pinne di delfino che escono dall'acqua e in qualche modo mi rassicurano.
Chissa' se faro' ancora questo sogno. O se e' stato un sogno.
sabato 12 luglio 2008
da non sottovalutare: la colonna sonora
Una delle cose che mi sono piaciute di piu' di questo viaggio e' la colonna sonora, molto simile in realta' a quella di altri viaggi di questo tipo. Forse ci ho fatto caso perche' nonostante sia estate le radio del posto, i locali in cui siamo stati o anche solo i baretti sulla spiaggia invece di trasmettere le ultime canzoncine del momento, trasmettevano i classici. Mr. Johnson non l'ha nemmeno notato, quindi immagino a me la cosa sia piaciuta perche' sono straniera pero' che bello: i cieli immensi, la natura selvaggia, l'oceano e ovunque buona musica. Peccato solo sia gia' finito. Vi lascio qualche canzone da assaggiare in questo torrido luglio texano, ho scelto solo quelle che sono state passate almeno un paio di volte. Un po' come le cassettine con le canzoni preferite che si facevano prima dei cd, lontani ricordi adolescenziali, non so se ve le ricordate, abbiate pazienza, e' che ormai con i 30 anni ho acquisito una certa memoria storica...
venerdì 11 luglio 2008
viaggiatori e non turisti
La verita' e' che all'inizio non e' stato semplicissimo. Faticosamente raggiungi un tuo equilibrio o qualcosa del genere e poi quando parti va tutto a farsi friggere. Ti eri costruito una serie infinita di impegni e abitudini che soffocassero ogni tentazione di malinconia e improvvisamente hai tutto il tempo del mondo per pensare. La cosa non e' necessariamente positiva come si puo' capire. Qualcuno pero' mi ha fatto entrare in testa che e' giusto cercare di star bene, ma guardare in faccia il proprio dolore ogni tanto fa parte del gioco del ritorno alla vita, e cosi' e' stato.
Superato lo scombussolamento iniziale, ho avuto dei giorni splendidi sotto tutti i punti di vista. Per questo piu' che una vacanza e' stato proprio un viaggio nel senso che sono partita da un certo punto e sono arrivata un po' piu' avanti di dov'ero. Mille miglia piu' avanti o qualcosa di piu' e come sempre la strada, e' la strada il vero viaggio qui, e magari non solo qui.
Con i potenti mezzi di nonsisamai, ho potuto creare questo capolavoro di cartina dalla quale si evince chiaramente che Dallas esiste davvero.
Per il resto bisogna solo unire i puntini.
Superato lo scombussolamento iniziale, ho avuto dei giorni splendidi sotto tutti i punti di vista. Per questo piu' che una vacanza e' stato proprio un viaggio nel senso che sono partita da un certo punto e sono arrivata un po' piu' avanti di dov'ero. Mille miglia piu' avanti o qualcosa di piu' e come sempre la strada, e' la strada il vero viaggio qui, e magari non solo qui.
Con i potenti mezzi di nonsisamai, ho potuto creare questo capolavoro di cartina dalla quale si evince chiaramente che Dallas esiste davvero.
Per il resto bisogna solo unire i puntini.
giovedì 10 luglio 2008
giovedì 3 luglio 2008
la villa delle meraviglie
Ci sono dei posti in cui ho lasciato un pezzetto di cuore e ogni volta che mi ritornano in mente continuo a camminarci dentro, a viverli. Uno di questi e' la Villa Arconati. Un luogo incantato. Ci arrivavo sempre in bicicletta attraverso il parco e la trovavo ogni volta piena di amici. Mi sentivo a casa li' e imparavo sempre qualcosa. Il ricordo piu' bello e' forse quello delle tavolate la domenica d'estate sotto al porticato. Quando penso che loro ancora le fanno sempre la', ma senza di me un po' sono felice e un po' triste. Ma insomma, e' cosi' che deve essere, suppongo. Stasera li', cioe' adesso in Italia, ci sta suonando Caetano Veloso. Quando l'ho saputo, avrei voluto precipitarmici. Una voce di quelle che ti arrivano dentro, che ti abbracciano l'anima e la riscaldano in un posto come quello con quelle persone vicino, che meraviglia.
Mi e' appena arrivata una telefonata. Quella matta della mia mamma ha speso un capitale per farmi sentire con il suo cellulare la mia canzone preferita.
Sorrido con un nodo in gola.
C'ero anch'io un pochino.
Mi e' appena arrivata una telefonata. Quella matta della mia mamma ha speso un capitale per farmi sentire con il suo cellulare la mia canzone preferita.
Sorrido con un nodo in gola.
C'ero anch'io un pochino.
...Juran que esa paloma
no es otra cosa más que su alma...
mercoledì 2 luglio 2008
terry
L'estate prima di venire qui ho scannerizzato tutte le foto mie e della mia famiglia dalla bisnonna in avanti. E' stato un progetto segreto e piuttosto folle che mi ha tenuto in piedi molte notti, ma mi ha aiutato ad arrivare piu' serena al giorno della partenza per il nuovo mondo, nuovo in tutti i sensi appunto. Da allora in poi, ho sviluppato un attaccamento piuttosto morboso verso quelle foto (cioe' quei dvd...) ma il fatto e' che mi servono veramente. Sono stata catapultata dall'altra parte del mondo, dove volendo non sarebbe cosi' difficile nemmeno dimenticare la mia lingua e ogni tanto ho bisogno di tornare indietro per non perdermi troppo. Dopo un po' pero' mi sono resa conto che in effetti non e' che conti poi molto il luogo, il fatto che mi sia trasferita qui perche' e' soprattutto il tempo la variabile implicata nel caso della memoria. Il tempo implacabile che si porta dietro tutte le cose e le persone che c'erano e per qualche motivo non ci sono piu'.
Cosi' ho deciso di fare lo stesso per tutte le foto di mr. Johnson. Non vorrei mai che nemmeno lui perdesse qualche pezzetto per strada e so per certo che non avrebbe mai la pazienza di fare tutto questo lavoro per se stesso.
Ho iniziato con il dare un'occhiata ai suoi album e sono molto irritata dal fatto che nella sua famiglia, come nella mia, non ci sia uno straccio, non dico di fotografo, ma almeno di documentatore decente. Pagine e pagine di paesaggi sfuocati e di fiorellini e paperelle e persone nell'angolino tagliate a meta'. Non c'e' solo questo fortunatamente, anzi e' un viaggio molto affascinante. Quegli album mi trasportano in una realta' completamente diversa dalla mia e da quella dei miei genitori in quegli stessi anni. Nessun libro potrebbe darmi una sensazione piu' precisa di quell'epoca qui.
Ho il privilegio di entrare in una vita straordinaria e lo faccio in punta di piedi per non disturbare. Se potessi conoscere una persona sola di quelle che non ci sono piu', non avrei dubbi.
Cosi' ho deciso di fare lo stesso per tutte le foto di mr. Johnson. Non vorrei mai che nemmeno lui perdesse qualche pezzetto per strada e so per certo che non avrebbe mai la pazienza di fare tutto questo lavoro per se stesso.
Ho iniziato con il dare un'occhiata ai suoi album e sono molto irritata dal fatto che nella sua famiglia, come nella mia, non ci sia uno straccio, non dico di fotografo, ma almeno di documentatore decente. Pagine e pagine di paesaggi sfuocati e di fiorellini e paperelle e persone nell'angolino tagliate a meta'. Non c'e' solo questo fortunatamente, anzi e' un viaggio molto affascinante. Quegli album mi trasportano in una realta' completamente diversa dalla mia e da quella dei miei genitori in quegli stessi anni. Nessun libro potrebbe darmi una sensazione piu' precisa di quell'epoca qui.
Una Dallas completamente diversa e molto meno arrogante di oggi. Terry che fa il marine hippy alle Hawaii durante la guerra del Vietnam. La festa per la fine dell'era Nixon il 9 agosto del '74 e poi il tornado del '76 e la maledizione del compleanno con la foto della torta preparata la sera prima. E poi la piu' divertente: Terry capellone che ascolta la musica con le cuffie e concentratissimo sferruzza una copertina rossa per il bimbo che sta per nascere.
La copertina se la porto' via il vento come la torta al cioccolato e il loro cane nero che pero' ritrovarono sano e salvo pochi isolati piu' in la'.
Ho il privilegio di entrare in una vita straordinaria e lo faccio in punta di piedi per non disturbare. Se potessi conoscere una persona sola di quelle che non ci sono piu', non avrei dubbi.
martedì 1 luglio 2008
il quadro della situazione
Dovete sapere che in questo periodo Dallas tanto per cambiare e' bollente ma davvero bella. Dallas e' quasi sempre verde e piena di fiori. Ogni stagione ha i suoi e questa e' quella che preferisco, la stagione dei crape myrtles. Si tratta di alberi fioriti e li adoro perche' la fioritura dura per mesi fino all'autunno e poi sono di diversi colori e forme. Chi viene qui in questo periodo ne viene molto colpito. Anch'io ne ho uno in giardino, non avrei mai comprato una casa senza. Credo che abbia deciso di essere l'ultimo di tutti a fiorire, ma io lo tengo d'occhio. Anche gli altri alberelli non stanno andando molto bene purtroppo. Il pero, abbiamo scoperto poi con grande delusione non essere un pero normale, ma ornamentale. Il pesco ha fatto tre pesche tre e sono tutte marcite e sul fico e' rimasto giusto un fichino tutto rattrappito che stiamo cercando di far rianimare con le bombole d'ossigeno. Pero' la cosa bella e' che ci faccio di nuovo caso. E' che -me ne rendo conto solo ora- per un po' sono stata cieca verso molte cose, la mia vita si era come fermata. Non mi sembra vero tornare a vedere i colori, sentire i sapori, canticchiare, ridere di gusto per una stupidata. Bisogna solo stare attentissimi a non indugiare in pensieri dolorosi e non e' sempre seplice. Il tempo, pero', sta riprendendo finalmente il suo corso e io sto ricominciando a respirare piu' o meno come prima, avevo paura non sarebbe mai piu' successo.
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