Qualche mese fa, grazie alla mia insostituibile amica Eli, sono stata in un luogo che mi ha molto colpito. Si tratta della piu' grande libreria di libri usati di tutti gli Stati Uniti. Si chiama Booked Up e si trova a due ore e mezza di strada da qui, ad Archer City, un paesino come ce ne sono tanti qui in Texas letteralmente in mezzo al nulla.
Questa libreria e' speciale per varie ragioni. La piu' importante e' che e' stata voluta dallo scrittore (premio Pulitzer) e sceneggiatore (premio Oscar) Larry McMutry, che ha realizzato cosi' il sogno di portare finalmente la cultura nelle sua sperduta citta' natale. La cittadina con l'albero degli impiccati in bella mostra e la libreria in se' sono un luogo surreale. Quest'ultima e' divisa in ben quattro edifici staccati e, tranne uno, incustoditi. Ci sono milioni di libri ovunque, anche libri molto costosi e rari, ma nessuno sembra aver mai cercato di rovinarli o rubarli. E' tutto silenzioso in modo innaturale, sia la cittadina che le librerie, come dicevo, e' un luogo particolare, unico. Ecco, in questo luogo ho fatto tre incontri. I primi due con "Le citta' invisibili" di Calvino e "Il mestiere di vivere" di Pavese mi hanno affascinato perche' non e' per niente facile trovare libri scritti in italiano da queste parti. Quel giorno guardavo e riguardavo e annusavo quei vecchi libri e mi sentivo fortunata come qualcuno che ha trovato dei soldi dimenticati in un vecchio cappotto. Ero contenta e sentivo con il mio solito spirito naif che quei due libri non erano capitati sulla mia strada per caso, sentivo che erano arrivati fino a me per dirmi qualcosa di importante. E infatti cosi' e' stato, per entrambi. Il terzo, l'avevo invece messo da parte senza dargli molta importanza. Si tratta di un libro che ho gia' letto diverse volte in passato, Henry & June di di Anais Nin. C'e' stato un tempo in cui quel libro ha significato molto per me, probabilmente perche' mi e' capitato di leggerlo nel momento perfetto, credo. Il tempismo e' tutto in questi casi. Poi, l'ho perso o non so cosa sia successo, ma non ci ho piu' pensato in tutti questi anni. E' successo pero' che ad Archer City, nella zona piu' remota dell'ultima delle quattro librerie, quando oramai ero stanca morta, ho trovato un'intero scaffale con tutte le opere di Anais Nin, fra cui molte edizioni di questo libro in inglese e cosi' ho deciso portarne a casa una, senza troppa convinzione, con l'intenzione di rileggerlo prima o poi.
Stasera il caro Stone, mi ha dato una buona scusa per riaprirlo ed e' curioso quello che mi e' subito balzato agli occhi. Cioe' e' curioso ancora una volta il tempismo. Forse farei bene a rileggermi anche questo.
“Ieri sera ho pianto. Ho pianto perché il processo grazie al quale sono divenuta donna è stato doloroso. Ho pianto perché non sono più una bambina, con la fede cieca di una bambina. Ho pianto perché i miei occhi sono aperti sulla realtà: sull’egoismo di Henry, sulla smania di potere di June, sulla mia creatività insaziabile che deve sempre occuparsi degli altri e non sa bastare a se stessa. Ho pianto perché non posso più credere e io amo credere. Posso anche amare senza credere. Questo significa che amo umanamente. Ho pianto perché ho perso il mio dolore e non sono ancora abituata alla sua assenza. Ho pianto perché d’ora in avanti piangerò meno."
I libri ci cercano, e arrivano a noi con un tempismo perfetto (noi dobbiamo solo essere in grado di capirlo)
RispondiElimina:-)
Buona domenica
Questi luoghi che descrivi sono davvero molto affascinanti, non vedo l'ora di toccarli con mano (prima o poi). :)
RispondiElimina"Le città invisibili"...che libro stupendo...
RispondiEliminaBellissimo pezzo, quello che hai citato.
RispondiEliminaChe combinazione: sto leggendo La luna e i falò, di Pavese, mio amore d'infanzia...
E lo ritrovo sempre attuale, desolante, nostalgico, non molto vagamente depresso...
alicesu: direi "molto vagamente depresso", in questo periodo e' meglio che me ne tenga alla larga...
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RispondiEliminaalicesu: che poi fra l'altro tutto questo avrebbe dovuto essere il meme che tu hai passato a stone e lui a me e...mi sono andata un attimino persa come sempre...
RispondiEliminaavessi del tempo per leggere gli ultimi libri che ho comprato. ma al massimo trovo del tempo per apire il libro del corso di tedesco. Una goduria, insomma! :'(
RispondiEliminadeve essere meraviglioso entrare in un posto così pieno di libri da potersi anche perdere..io leggo moltissimo quando sono un po' più libera da impegni..ora sono alle prese con "L'ombra del faro"di Chamberlain..bello devo dire
RispondiElimina:-D grazie per la visita
bacione
Silvia
bellissimo brano dolce Nonsisamai. bellissimo.
RispondiEliminastone: allora va bene lo stesso? ;)
RispondiEliminasìsì. ovvio. anzi. pure meglio ;)
RispondiEliminaChe posto meraviglioso... Anch'io voglio andarci... Quattro edifici pieni di libri... potrei pensare di essere finita in paradiso e non uscirne piu'...
RispondiEliminaP.S. A me non è mai piaciuto Pavese...saro' scomunicata da questo blog?
nn avevo idea dell'esistenza di questa libreria,e sono rimasta incantata dal tuo racconto..cercavo di immaginarla..dev'essere meraviglio essere lì per vederla...
RispondiEliminal'unico freno per il quale ho comprato solo tre libri e' che e' davvero cara e spesso i libri sono in cattive condizioni. e' che non essendoci mai nessuno devono compensare con il prezzo per poter pagare almeno le spese credo.
RispondiEliminamanukag: figurati! :)
Una libreria non è altro che un buco nero distinto e istruito (Terry Pratchett). Ma quella dove sei stata te deve essere una sorta gigantesca di piega spazio temporale... mi ci porti?
RispondiEliminaAlice spaziatrice
alice: in effetti anch'io ho avuto il sospetto che quel posto non esistesse...
RispondiEliminaposti del genere in italia non potrebbero esistere a lungo in italia, temo.....
RispondiElimina@alice: lo spazio B! il bibliotecario!!! adoro Pratchett!!!
Mi piacerebbe davvero vederla questa libreria. Forse mi farebbe cambiare idea sul Texas.
RispondiEliminaForse...
emigrante: come "cambiare idea"?!
RispondiEliminail texas e' magnifico
:)
e un salto lo faccio... si parla di libri, meraviglia (c'è una speranza anche per l'italia... ;)).
RispondiEliminaNeanche a me è piaciuto molto pavese nè Le città invisibili... (con qualche eccezione) sto rischiando, eh eh.
Insomma c'è un texas im-mediato da scoprire... e questo fa bene al comparto del pregiudizio che cova in me (provinciale del sud del ciociaria :D).
Bel blog e post oltre-diaristici...
alessio
alessio: caspita ma nessuno dei due??
RispondiEliminama come mai? :)
vebbe' ti do il benvenuto!
il pezzo che hai postato è meraviglioso, e nonostante io sia un po' ritrosa di fronte alla fatalità per i libri di solito faccio un'eccezione: non capitano a caso. più di una volta mi hanno risposto, più di una volta erano proprio quello di cui avevo bisogno. e poi che gioia trovare un bel libro in un mare intero!
RispondiEliminaio ora sto lentamente leggendo "american pastoral" di philip roth, dono di quella londinese dell'anna. mazza com'è difficile il lingua originale, ho sempre l'impressione di non capire assolutamente il punto! ToT