E cosi' abbiamo deciso di partire. Certe volte non importa tanto dove si va, ma il fatto di andare in se', il tentativo di introdurre un qualsivoglia elemento di novita' che possa fermare quella triste solfa, trita e ritrita, che sono stati i pensieri da troppi giorni ormai. In macchina per ore, strade dritte e cieli immensi, nuvole e armadilli morti - ne ho contati 14, sono il simbolo del Texas, ma mi domando se riusciro' mai a vederne uno vivo - ho cominciato a pensare al
programma che ho visto ieri sera. Il tema era il perdono e si raccontava una storia che per me ha dell'inverosimile. C'e' questo
tizio che viene fermato per una stupida infrazione stradale e si ritrova in arresto per omicidio di primo grado. Non importa quanto urli la sua innocenza, nessuno e' disposto ad ascoltarlo. Il giovane e ambizioso procuratore a cui e' stato affidato il caso lo vuole dietro le sbarre, e' lui il colpevole perfetto, non c'e' bisogno di ulteriori indagini. E cosi' infatti andarono le cose. All'inizio gli sembro' di impazzire, ma col tempo DeWayne McKinney prese una decisione destinata a cambiare il resto della sua vita: quella di usare l'ingiustizia subita a proprio vantaggio, di servirsi del tempo che gli stavano rubando per migliorare se stesso. Decise che se una cosa del genere gli era successa un motivo ci doveva pur essere, decise che forse in qualche modo ne aveva bisogno per capire chi era veramente oppure che se lo era meritato. Il percorso della sua mente e dei suoi sbagli lo aveva portato fino a quel punto, si convinse di questo. Un bel giorno, vent'anni dopo, il nome del vero colpevole venne fuori e lui fu finalmente scagionato. Quando venne risarcito con un milione di dollari tutti pensarono che avrebbe finito per bruciare quei soldi in un attimo, che il mondo era troppo diverso da quello che lui aveva lasciato fuori dal carcere vent'anni prima e che non avrebbe saputo tenere testa a tutti gli avvoltoi che avrebbero cominciato a girargli intorno. E invece ancora una volta DeWayne McKinney stupi' tutti e dimostro' di non essere affatto uno sprovveduto. Uso' quel denaro per aprire un'attivita' sua e ora e' un ricco imprenditore nel paradiso delle Hawaii che aiuta un sacco di altre persone.
Ma quello che piu' conta e' che ha capito e ha perdonato, al punto da essere riuscito ad aiutare quel procuratore che lo voleva in carcere a vita a ottenere un'importante carica pubblica, al punto da aver cercato di convincere altre persone della sua buona fede. Non un perdono cosi' tanto per dire, ma un vero perdono. E non e' che a vederlo, dai suoi occhi non traspaia tutta la sofferenza che ha subito nella vita, ma sembra tranquillo, in pace con il mondo, sorride.
Questo e' un caso esemplare, ma in fondo, pensavo, non abbiamo tutti qualcosina da perdonare alla vita? Come si fa a essere come lui? Dove si trova la forza per perdonare la vita o chi ce l'ha resa un inferno? Come si fa ad
accettare quelo che ci capita?
Ascoltandolo, ho pensato che ci deve essere sempre una via per superare certe tragedie che inevitabilmente prima o poi toccano tutti. Io quella via per me ancora non la vedo, e' difficile perfino pensare che esista in questo momento. Ma sono convinta che se comprendero' profondamente che un modo c'e' e se faro' davvero mia l'idea che abbandonare il risentimento e la rabbia e cercare di staccarsi dal dolore per ricominciare a vedere tutto il buono che ancora ho intorno, fa parte di quella via, saro' comunque un giorno, una persona migliore.