venerdì 29 febbraio 2008

il diritto di voto

Oggi a scuola si chiaccherava delle elezioni, ognuno diceva la sua tra il serio e il faceto. A bassa voce la mia collega afroamericana diceva l'unica cosa veramente seria.

Che per lei, al di la' di tutto e' importante il gesto di votare in se' perche' sua nonna raccontava sempre che lei questo diritto non ce lo aveva. I suoi genitori, pur avendo il diritto di votare, ogni volta che lo facevano sapevano di rischiare grosso per via dei razzisti che spesso li aspettavano sulla porta pronti a dargli una lezione.

Qualcuno mi ha fatto pero' notare che nemmeno la mia di nonna ce lo aveva il diritto di votare.

La realta' e' sempre piu' sfaccettata di quanto mi piacerebbe che fosse.

mercoledì 27 febbraio 2008

gli studenti di italiano

- Ma c'e' qualcosa che come americani facciamo per abitudine e che puo' offendere gli italiani?
Andro' in Italia fra poco e non vorrei mai offendere nessuno inavvertitamente...

- Beh, tutto sommato io fossi in voi eviterei di ordinare il cappuccino dopo la pizza.

martedì 26 febbraio 2008

la scuola dell'amore (dei soldi)

Ho gia' scritto molte volte di lavorare con persone a dir poco adorabili. Si impegnano al massimo, non si lamentano, ne' sparlano mai ne' dei colleghi ne' del direttore e sono sempre pronte ad aiutarsi a vicenda in tutti i modi senza farlo pesare. Al di la' della professionalita' illuminata di Ms. Guorton che mi sta passando delle competenze che vanno ben oltre l'esperienza quotidiana, in generale questa piccola scuola e' l'ambiente migliore in cui mi sia mai trovata a lavorare.
La nobilta' d'animo di queste persone, almeno della direzione della scuola, pero' si ferma davanti a un piccolo ostacolo: i soldi. Si tratta di una scuola privata e la direzione non fa altro che organizzare campagne di raccolta fondi coordinate da ricche mamme isteriche. Qualche mese fa mi scandalizzai perche' fui praticamente obbligata a versare una cifra durante una campagna che frutto' 80 mila dollari. Sabato c'e' stata una nuova asta di beneficienza e ancora una volta gli insegnanti sono stati invitati a donare qualcosa.

[Dettaglio: gli insegnanti vengono pagati il minimo indispensabile richiesto dalla legge]

Vista l'esperienza precedente, non avendo nessuna voglia di fare polemica ne' tantomeno di scrivere un assegno, ho optato per qualcosa che mi sentivo di fare ad ogni modo. Uno scrapbook con tutte le belle foto che ho scatttato in questi mesi ai bimbi. A livello legale sarebbe stato piuttosto complicato semplicemente dare le foto ai genitori, cosi' questo mi era sembrato un escamotage accettabile per fargliele comunque avere.
Fatto sta che oggi vengo a sapere che qualcuno tra le altre follie, a quell'asta sabato sera, ha pagato 1700 dollari per permettere al proprio figlio di fare il direttore della scuola per un giorno.
Si tratta di offrire dolci a tutti i bambini, permettergli di non indossare la divisa per un giorno e
pranzare con la direttrice nella mensa della scuola.
Sono a dir poco scandalizzata. Ma anche di piu'. Esterefatta.
Insegnamo ai bambini che siamo tutti uguali, ma in realta' gli dimostriamo che se papa' e mamma sono pieni di soldi possono ricevere un trattamento di favore rispetto agli altri. Eh si, perche' alla fin fine e' questo il messaggio.
Non ci posso ancora credere. E la cosa che mi offende di piu' e' che nessuno si rende conto dell'assurdita'. Pare che questa cosa sia all'ordine del giorno nelle scuole private americane. Questa settimana, tanto per dire, c'e' la fiera del libro. I corridoi sono invasi di libri, giochini e materiale di cancelleria, i bambini passano davanti a quella merce diverse volte al giorno e ovviamente tutti compreranno qualcosa. Mi sembra davvero un po' troppo. Ma solo a me.


A volte mi sento un extraterrestre.

lunedì 25 febbraio 2008

la seconda notte degli oscar americana

L'anno scorso quando mi commossi per la vittoria di Ennio Morricone quasi mi preoccupai per la mia salute mentale. Mi ero trasferita qui da poco e pensai che la nostalgia mi stesse facendo un brutto scherzo.
Gia' mi immaginavo di li' a breve ascoltare Toto Cutugno con il nodo in gola.
In realta', quest'anno mi sono resa conto che probabilmente il fatto che Morricone fosse italiano c'entrava poco con l'emozione che provai: semplicemente fece un magnifico discorso, per questo mi commossi. Infatti, stasera mi sono emozionata ancora di piu'. Eppure noi italiani brillavamo soprattutto per la nostra assenza. Prestigiosa eccezion fatta per Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, migliori scenografi, la cosa piu' italiana che ricordo e' una certa pubblicita' che passava durante le pause dove si sentiva (la purtroppo inflazionatissima) Via con Me di Conte.
Lo spettacolo non mi ha mai annoiato anche se Jon Stewart in queste vesti non mi ha convinto quanto Ellen DeGeneres l'anno scorso e le performance dei Grammy erano mille volte piu' elaborate. Cha altro dire? Dopo che ci hanno fatto un testone per un anno, e' sparito il blu e sono tornati il nero e il rosso sul red carpet. Come cambia in fretta il mondo, signora mia.
Daniel Day-Lewis era di una bellezza sconvolgente, ma a parte questo
mi sono commossa per ben due volte nel corso della serata. La prima minore durante la premiazione di Javier Bardem. Il film non l'ho ancora visto, ma il suo intervento e' stato bellissimo. Ha cominciato a parlare in inglese in modo piuttosto disinvolto per poi improvvisamente virare allo spagnolo e ringraziare in modo a dir poco vibrante sua madre e il suo paese, bel colpo.
La seconda volta mi sono sorpresa, devo ammettere, in lacrime vere. Ebbene si', inaspettatamente la canzone Falling Slowly dal film Once di Glen Hansard e Marketa Irglova di cui avevamo parlato poco tempo fa, ha vinto l'Oscar per la miglior canzone originale. Io ero gia' molto commossa nel vedere la loro esibizione. Pensare che due artisti di strada fossero arrivati a esibirsi davanti a una platea mondiale come quella, mi sembrava meraviglioso di per se'. Quando pero' sono anche stati nominati vincitori ho fatto un salto sul divano. Un film piccolissimo, girato in quattro settimane con un badget ridicolo che vince uno dei piu' importanti premi al mondo, da non credere.
Ecco e' questo che mi appassiona della notte degli Oscar. Il riconoscimento pubblico del lavoro di qualcuno che magari ha passato l'intera vita ad occuparsi di quel qualcosa per conto suo. Che si parli di cinema, e' solo un piacevole dettaglio. Al di la' dei giudizi di merito, che sono sempre opinabili (basti pensare che Kubrick non ha mai vinto un Oscar come regista), a me piace proprio l'idea. L'idea di quel momento che vale una vita. Tutti ce li abbiamo quei momenti prima o poi, e a volte siamo addirittura capaci di sprecarli, ma in occasioni come queste siamo invitati a partecipare a quell'emozione in qualche modo. E a quel sogno.
Marketa Irglova ha fatto un bellissimo discorso sui sogni dopo la premiazione. Ha detto piu' o meno che i sogni non importa quanto lontani possano sembrare, pero' possono sembre avverarsi, che non vanno mai abbandonati. Come darle torto.

Buona notte a me e buona settimana a tutti voi.

sabato 23 febbraio 2008

dei massimi sistemi e dell'hot dog

- Ho incontrato questo tipo italiano che vive qui dal '78 ed e' incredibile: non parla piu' italiano! Una parola in italiano due in inglese. Mi ha fatto una tristezza. Perche' ovviamente non e' che parlasse nemmeno inglese da madrelingua, no, no. Ecco e' per questo che voglio sempre parlare in italiano, per non diventare come quelle persone che hanno dimenticato la loro lingua perche' il rischio c'e', diciamolo. Piu' si sta qui, piu' aumenta il rischio di americanizzarsi, di perdere la propria specificita' e poi magari...

- Ema.

- Cosa?

- Stai tranquilla, non corri nessun pericolo. Guardati: stai mettendo la maionese nell'hot dog.

giovedì 21 febbraio 2008

fa molto dallas

Prendo spunto da questo post di Valeriascrive per fare il punto sulle prime cose che mi vengono in mente pensando a Dallas. Se vi va fatelo anche voi, ovunque siate: Fa molto Sidney, Fa molto Barcellona, Londra, Casal Pusterlengo, che ne so, tanto per vedere quali sono le cose che saltano piu' all'occhio dei posti dove viviamo.

1) Parlare del tempo fa moltissimo Dallas perche' qui c'e' sempre qualcosa di estrememente interessante, a tratti vitale (nel vero senso della parola), da dire sul tempo.

2) Indossare abiti e scarpe estivi in pieno inverno (cioe' le poche volte che fa freddo anche qui) fa mooolto Dallas. Noi stranieri questa cosa non la capiamo, non c'e' nulla da fare.

3) Lamentarsi che non si va a piedi da nessuna parte fa molto Dallas. In effetti, e' la prima cosa che salta all'occhio. Nella mia scuola per esempio, alla fine della giornata le maestre accompagnano i bambini nel parcheggio e i genitori sfilano lentamente in macchina: quando la maestra vede il genitore giusto, butta su il bambino quasi al volo. Qui in teoria puoi mangiare, andare in banca, in farmacia, usare un telefono pubblico e molto altro ancora stando in macchina, ma c'e' sempre il libero arbitrio per fortuna. A me piace camminare e cammino anche qui, tutti i giorni. Se cammini per strada pero' e non al parco o con un cane ti guardano un po' come se avessi un problema, questo l'ho notato, inavvertitamente comincio a farlo anch'io.

4) Il senso dell'umorismo fa molto Dallas. Sono dei burloni.

5) La gente sorride! La cordialita' fa molto Dallas. Ti chiedono in continuazione how are you sweetheart? All'inizio abituata a Milano, quando mi sorridevano mi giravo per vedere se ci fosse qualcuno alle mie spalle.

6) I vegetariani saltino questo punto. Il beef ribs barbecue fa molto Dallas. La mucca e' sempre la mucca quaggiu' (anche se la famosa longhorn non ha fama di essere particolarmente appetitosa), ma bisogna dire che anche l'armadillo e' molto amato a Dallas, almeno finche' non se ne vedono.

7) I cavalcavia vertiginosi fanno molto Dallas. In Texas ci sono i cavalcavia piu' alti degli States, non servono a molto cosi' alti, ma sono spettacolari. Insomma, da quanto ho capito per i texani e' fondamentale che il visitatore esclami everything is bigger in Texas!
E solitamente lo fa.

8) Le allergie fanno molto Dallas. Dice che prima o poi vengono a tutti. Un raffreddore qui non e' mai un raffreddore, sono allergies.

9) Guidare su un ponte altissimo (ved. punto 5) guardarsi intorno e vedere solo cielo, un'immensa pianura e grattacieli in lontananza fa molto Dallas. Se poi davanti a te c'e' un pick up coperto di terra su cui qualcuno ha inciso nel fango cowboys stink good, non avere dubbi, sei proprio a Dallas.

lunedì 18 febbraio 2008

semplici nozioni di capitalismo americano

Ieri sono andata al supermercato e ho visto che i prezzi sui regali di S. Valentino ovviamente erano molto piu' bassi. Curiosavo perche' mi interessava comprare qualche pianta a meta' prezzo. Ma qualcuno stava osservando me molto piu' attentamente, il responsabile del supermercato, il manager.

[In italiano la parola 'manager' si usa molto, ma da' l'idea di una persona importante, di un 'executive', in realta' in inglese di solito e' un semplice responsabile o supervisore]

Ecco lui era li' per fare offerte ancora piu' vantaggiose. Sulla merce era marcato uno sconto significativo, ma il cliente chiedendo appunto al manager poteva contrattare. A me e' sembrato strano. Mi sono immaginata una cosa del genere in un supermercato italiano, ma no, non fa per niente parte della mia esperienza. In effetti, pero' ha funzionato: invece che una pianta ne ho comprate due con il 75% di sconto e non sono andata oltre solo perche' sono troppo timida. Tornata a casa ho raccontato della fantastica offerta che avevo ricevuto e mi hanno detto che e' normalissimo. Il supermercato si disfa della merce indesiderata e il cliente e' contento.
Ok, ha senso.
La cosa che mi stupisce pero', e' che ieri non c'era praticamente nessuno mentre il giorno di S. Valentino c'era ressa per accaparrarsi quegli stessi prodotti a prezzo pieno. Siamo tutti matti o cosa?
Un po' di tempo fa un commesso mi ha fatto 40 dollari di sconto e Mr. Johnson si e' ingelosito, ma credo che fosse una semplice tecnica commerciale.Vivendo qui ne sto vedendo di tutti i colori. Per esempio, noto che spesso i prodotti non piu' in offerta vengono lasciati nello stesso identico luogo e pubblicizzati con la stessa grafica di quando lo erano. Cosi' e' molto facile pensare che il prezzo sia ancora speciale e metterli nel carrello senza nemmeno far caso che magari e' raddoppiato. Una cosa che adoro e' che ci sono piu' o meno sempre i saldi. Per una ragazza e' davvero un piacere fare shopping. Qui fanno molti sconti, molto piu' che in Italia. Molte volte sembrano vantaggiosi per il cliente, ma in realta' non solo spesso spendi ancora di piu', ma te ne torni anche a casa con un piacevolissimo senso di soddisfazione per l'affare concluso e la voglia di tornare. E' un po' diabolico. Un altro esempio fra i tanti che credo renda l'idea: il canile dove ho preso la ragazzina e' convenzionato con una catena di negozi di animali. Quando adotti il cane ti regalano alcune confezioni di cibo e ti danno diversi buoni sconto. I buoni sconto di solito riguardano i prodotti piu' costosi. Cosi' alla fine anch'io mi sono ritrovata a comprare le scatolette piu' costose con lo sconto. Ho speso qualcosa in piu' che se avessi comprato le solite e mi sono anche sentita bene perche' una minima parte e' andata in beneficenza.
Alcune di queste tecniche sono comuni anche in Italia, ma qui si va oltre perche' e' un attacco continuo. Per di piu' ci sono davvero buone offerte a ogni angolo, quindi ci vuole molta logica per ricordarsi nel mare dei cosiddetti vantaggi, quello che davvero si ha bisogno di comprare.
Come maestra sto ricevendo moltissimi regali (da queste parti adorano le maestre!). Uno dei piu' comuni e' la gift card, una scheda prepagata per fare spese in un determinato negozio o ristorante (in Italia ho visto qualcosa di simile da Feltrinelli). Anche in questo caso vedo che per quanto sia bellissima la sensazione di ricevere un regalo come questo che non puo' mai essere inappropriato perche' lo scegli tu, poi comunque chi guadagna davvero e' sempre il commerciante. Le cose sono due: o spendo di piu' e devo aggiungere soldi o non abbastanza e in questo caso chi mi ha regalato la carta ha gia' pagato per un bene di cui nessuno usufruira' mai. E ripeto, situazioni come queste sono molto gratificanti, e' piacevolissimo andare a fare compere con una carta regalo prepagata.

In conclusione vorrei dire che come consumatore mi sento costantemente piacevolmente (si proprio cosi'...mannaggia) sotto assedio e non importa quanto stia sulla difensiva, in qualche modo la spuntano sempre loro.

domenica 17 febbraio 2008

nonsisamai dopo un anno

Da uno dei miei primi post:
Si puo' pensare che scrivere un blog sia qualcosa di estremamente narcisistico, anche un po' patetico se vogliamo. E' un mezzo a disposizione di chiunque, ma utilizzato da chi sente il bisogno di dare prova della propria esistenza ed evidentemente non trova sistema migliore per farlo.
Non sono mai stata particolarmente autoindulgente in effetti. E' che ho appena realizzato che qualche giorno fa nonsisamai ha compiuto un anno, cosi' sono andata a fare un salto fra i primi post a vedere come e' cominciato tutto. Lo so che va di moda dire che si sta per chiudere e che si e' stanchi di tutto e si vuole fare una pausa di riflessione o un periodo di disintossicazione da questo vanesio mondo virtuale bla bla bla anche se non e' vero, ma io sono affezionata a questo posto e lo dico. Ho sempre scritto in modo molto simile per me stessa, e continuo a farlo tutti i giorni, per cui non vedo molti cambiamenti e non capisco quelli che si stracciano le vesti dando a questa cosa, al blog, il significato trascendentale che non ha. Semplicemente a me piace scrivere anche qui, con questi colori e la possibilita' di aggiungere delle fotografie (che sono sempre mie) e avere in piu' il confronto con chi legge. Ecco questa e' una cosa che a dire il vero ho scoperto solo molto tempo dopo aver aperto questa pagina: quando ho cominciato pensavo sul serio che nessuno sarebbe mai capitato di qui, invece alla spicciolata, dopo un po' hanno cominciato ad arrivare i primi visitatori ed oggi vedo che ogni giorno ci sono diverse persone che passano abbastanza regolarmente a trovarmi. Mi fa molto piacere soprattutto perche' non ho mai dovuto attivare nessun tipo di filtro sui commenti, questo si' che e' un piccolo motivo di orgoglio, vedere che questo e' un posto dove si chiacchera e ogni tanto si polemizza anche, ma senza offendere nessuno. Nonsisamai mi ha regalato un'amica vera e mi ha permesso di entrare in contatto con persone che probabilmente non avrei mai raggiunto altrimenti. Qualche volta mi ha anche fatto sentire meno sola in questa mia vita americana tutta nuova.
Nonsisamai ha compiuto un anno e sta bene dove sta.

venerdì 15 febbraio 2008

quando l'appendiabiti diventa sexy

Siccome non si sa mai nella vita, sono riuscita a dimenticarmi di S. Valentino perfino qui, dove da settimane tutta la macchina commerciale e' all'opera per non farci pensare ad altro.
Stavolta li ho fregati questi consumisti sfrenati pero' ora sono un po' irritata. Tutti a festeggiare e io qui da sola. Proprio oggi Mr. Johnson lavorera' fino a tardi. Con un bicchiere di Chianti in mano rovisto fra tutti i regalini che mi hanno fatto i bimbi stamattina, sperando di trovare qualcosa di commestibile che non sia roba tipo cioccolatini ripieni di cicca alla fragola e altri cibi non meglio identificati contenuti nel fantomatico secchiello rosa che vedete nella foto. Nella mia solitudine, volevo solo una misera fetta di cheescake, un attimo di autogratificazione. Non mi sembrava di chiedere troppo e invece ho fatto un salto al supermercato e non ho trovato nulla. La gente entrava e usciva carica di fiori e palloncini e non c'era piu' nemmeno una fetta di torta per me. Si' perche' qui si fanno davvero i biglietti di S. Valentino e tutte le scene come si vede nei film. Tra le altre cose, non so perche', ho anche ricevuto una copia di 'O' il magazine di Oprah Winfrey. Ci daro' un'occhiata per vedere di cosa si tratta, non l'ho mai comprato. Lei e' un personaggio interessante e mi sembra incredibile che in queste settimane le abbiano dato addosso per aver scelto di supportare Obama invece che Hilary Clinton: l'accusa sarebbe di aver preferito schierarsi a favore degli afroamericani invece che a favore delle donne. Che discorsi, sara' libera di appoggiare chi le pare, no?
Vabe', intanto penso all'appendiabiti che ha costruito l'altro giorno mr. Johnson. E' che mi sembra incredibile. Lo conosco da anni, ci vivo insieme da anni e non sapevo che fosse una sorta di provetto falegname. A dire il vero, il fatto e' che quando me lo aveva detto pensavo scherzasse. Lo scorso fine settimana, l'ho perso di vista per qualche ora e al mio ritorno aveva costruito un appendiabiti. Dico io un appendiabiti, mica pizza e fichi. Perfetto poi. Che lo guardi e dici, ma non puo' averlo fatto lui, l'avra' fatto un fatto un falegname vero! Insomma quest'uomo dopo anni continua a stupirmi ancora con le sue mille qualita', ed e' fantastico. Il problema e' che invece io credo di essermi gia' giocata da un pezzo tutte le carte ad effetto, dovro' inventarmi qualcosa.

Squilla il telefono...
...Torna a casa con due fette di cheescake. Ma come faceva a saperlo?

mercoledì 13 febbraio 2008

guarda, senti, la vita accade

"[...] Tu hai un modo cosi' chiaro e bello di presentare le cose, cosi' cristallino che sembra tutto semplice e vero. Sei cosi' pronta, cosi' intelligente. Ma non mi fido della tua intelligenza. Tu crei uno schema meraviglioso, tutto e' al suo posto, e sembra chiaro in un modo assolutamente convincente. E intanto dove sei tu? Non nella superficie chiara delle tue idee, no ti sei gia' tuffata piu' a fondo, in regioni piu' oscure, cosi' uno pensa che tu gli abbia dato i tuoi pensieri, ma lo immagina soltanto. Invece ci sono strati e strati, sei senza fondo...[...]'"

Ho trovato per caso questo biglietto quando sono tornata in Italia. E' di qualche anno fa, un biglietto di Natale, pensa te. Scritto a mano anche, e' molto lungo e non lo ha scritto un innamorato, ma quella che era allora probabilmente la mia migliore amica. Rileggere quelle parole mi ha scombussolato, ma piu' di tutto mi ha scombussolato il fatto che non me ne ricordassi minimamente di questo biglietto. E' altamente probabile che al momento non diedi nessun peso alla cosa. Eppure e' parecchio strano ricevere un biglietto di Natale cosi' e non farsi qualche domanda. E' da un mese che ci penso. Lei a un certo punto chiede e intanto dove sei tu? Gia', dove ero io? Continuo a chiedermelo. Ero dentro di me, credo. Presa dai miei pensieri, dalle mie letture, dalle mie sperimentazioni. Ogni tanto uscivo fuori e costruivo rapporti intensi e complicati, a loro modo sempre esclusivi, per poi perdere interesse e tornarmene dentro, lasciando spesso cocci in giro e tante cose non dette. Ma sotto sotto forse non mi interessava poi troppo, andavo avanti, c'erano tante altre cose, persone, vita. Dentro di me e' sempre stato tutto un po' un casino, ho sempre vissuto in modo troppo intenso immagino.
Il fatto e' che fondamentalmente non e' cambiato nulla, sono ancora piu' o meno allo stesso punto. Mi sento sicuramente piu' leggera e non e' poco. Forse mi sforzo anche di piu' di seguire gli altri, di comprendere, ma poi sono sempre presa dalle mie mille cose, dalla mia realta' personale. Ma mi ascolti? Si ti ascolto, ascolto sempre tutto e per un attimo quello che mi dici e' la cosa piu' importante del mondo, forse questo e' il motivo per cui sono sempre stata destinataria di tante confidenze, ma poi quell'attimo passa e ci sono sempre io e tutto quello che mi gira intorno che sento, che vedo, che accade. Questa fragilita' che posso a volte evocare con il mio modo di essere ha ingannato a lungo perfino me che poi alla fin fine fragile non lo sono mai stata veramente.
E' che poi e' triste quando dopo tanto tempo vedi finalmente l'altro lato delle storie, la versione degli altri, e ti accorgi di aver vissuto qualcosa che era solo tuo, che ben poco ha a che vedere con la realta' condivisa dall'altra persona.
E' triste pensare che non c'ero quando mi cercavi.
E' triste che nei tuoi ricordi ci sono io e nei miei non ci sei tu.

martedì 12 febbraio 2008

insegnare veramente

E' da un po' di giorni che penso a un episodio che e' successo all'asilo.
Stavamo parlando dell'Europa e i bambini dovevano fare a scelta la bandiera dell'Italia, quella della Francia o quella della Grecia. Un bambino si e' impuntato Io non voglio fare nessuna delle tre! Fin qui tutto normale. E' il modo in cui Ms. Whorton ha risolto la questione che mi fa riflettere. Lei non si e' per nulla alterata e non ha ordinato al bambino di fare quello che aveva detto, gli ha chiesto semplicemente perche'? Chi ci avrebbe mai pensato... e sapete cosa? Il bambino di quattro anni ha risposto. Cioe'. C'era un motivo vero.

- Perche' voglio sapere com'e' quella dell'India


Lei non si e' scomposta nemmeno un po', l'ha portato in biblioteca a cercare un'enciclopedia per vedere com'e' la bandiera dell'India e gli ha fatto costruire la bandiera dell'India. E' stato un momento fenomenale. Ha dimostrato perfettamente come molte volte sotto la superficie di un piccolo ribelle, ci sia un bambino magari piu' maturo e interessato degli altri a imparare. Come da un banale capriccio si possa ricavare un'occasione formativa di grande spessore.

A quel punto ho cominciato a pensare a tutti gli insegnanti che ho avuto io e dalle elementari all'universita' non ce n'e' stato uno di questo tipo. Anche i migliori, e ne ho avuti un paio che mi hanno letteralmente cambiato la vita, non sono mai stati cosi'. Questa cosa mi ha sempre creato una certa ansia nei confronti della scuola e poi anche un senso di inadeguatezza. Non ricordo nessun insegnante che specificamente cercasse di entrare in comunicazione con me, con il mio modo di essere e di imparare. Ricordo che venivano invece sempre premiati e portati ad esempio quelli che seguivano i binarietti sui quali venivamo indirizzati, non quelli che cercavano delle alternative, che chiedevano. E anche se in qualche modo a volte il professore di turno faceva capire di apprezzare chi usciva un po' fuori dagli schemi, lo faceva sempre un po' sottovoce, fra le righe, si, ma non posso darti un bel voto perche' non e' cosi' che le cose andrebbero fatte correttamente. Ripensando alla mia classe del liceo, in effetti, noto che alcuni fra gli ultimi sono clamorosamente emersi dopo, mentre altri considerati all'epoca brillanti si sono persi per strada. Mi sarebbe piaciuto incontrare un insegnante come Ms. Whorton, chissa' dove sarei ora. Si' perche' un buon insegnante e' un insegnante di vita, una guida che puo' davvero fare deviare il tuo cammino, 'illuminarti'. Ma quelli come Ms. Whorton hanno tanti nemici intorno, danno fastidio e si devono un po' nascondere, forse anche per questo sono difficili da scovare.
Ultimamente ho avuto una piccola crisi all'asilo. Mi risultava estremamente difficile non stare male per un bambino cha sta soffrendo davvero troppo in questo periodo. Ms. Whorton mi ha detto Devi limitarti a cambiare quello che puoi cambiare e il resto fartelo scivolare tutto addosso, come pioggia

Eh, gia'.

lunedì 11 febbraio 2008

sicko

Mi e' stato piu' volte chiesto che cosa ne penso di questo film e del sistema sanitario americano. Sara' magari la mia ipocondria o che avevo tante altre cose da scrivere, ma non ho mai avuto voglia di affrontare l'argomento. A questo punto, pero' visto che nonsisamai da quasi un anno sta sviscerando un po' tutte le questioni legate alla vita americana, mi sembra giusto parlare anche di questo che e' uno degli aspetti piu' importanti (veramente anche i Grammy meritavano...). Voglio solo premettere che non sono un'esperta in materia e che volutamente esprimo solo il mio punto di vista e quello che e' la mia esperienza in questo paese. Ebbene, ho trovato Sicko il piu' debole fra i film di Michael Moore. Ho apprezzato che abbia comunque riportato al centro dell'attenzione mondiale un tema cosi' importante, ma visto che gli altri mi sono piaciuti molto, devo dire di essere rimasta delusa da questo. Avevo addirittura aspettato un po' a vederlo perche' ne ero quasi spaventata, pensavo che mi avrebbe rovinato la serata e dato un mucchio di preoccupazioni, invece non e' stato cosi'. I casi analizzati sono talmente lontani dalla mia realta' quotidiana e di quella delle persone che conosco che non ne sono rimasta particolarmente traumatizzata. E' un po' come se facessero un documentario su quelli a cui hanno lasciato la garza nella pancia, sono casi eccezionali, non la regola. Insomma io non conosco nessuno che conosce qualcuno a cui sono capitate tutte quelle cose li'. Mi sarebbe piaciuto che il regista si fosse concentrato sul tema iniziale dei non assicurati, quello si' che e' un problema sentito. Anche se comunque tutti vengono curati, nessuno viene buttato fuori dall'ospedale perche' senza assicurazione. Il pagamento e' un problema che nonostante tutto rimane sempre secondario rispetto alle cure. Non mi e' piaciuto nemmeno il modo in cui ha idealizzato altri sistemi sanitari, come quello inglese per esempio che so per certo non funzionare perfettamente. Non mi sembra onesto a livello intellettuale abbellire una situazione solo per dare maggiore credibilita' alla tesi che si vuole dimostrare. Il sistema sanitario americano ha tantissime pecche insite nella sua stessa natura, ma per mia esperienza, fino ad ora devo dire che non sono testimone di grandi disastri, al contrario sembra che in generale funzioni dignitosamente (per chi ha un'assicurazione). Basta che un membro della famiglia abbia un lavoro dipendente a tempo pieno perche' possa permettersi un'assicurazione sanitaria per se', per il consorte e per i figli. Se lavora in proprio deve pagarsela da solo. Io per esempio, suppongo di avere una buona assicurazione, pero' non sono nemmeno ricca, sono una persona normale e come persona normale ricevo cure molto buone. Se devo andare dal medico di famiglia pago 20 dollari ogni volta, non ho praticamente attese e ricevo visite molto approfondite. Anche al pronto soccorso, che purtroppo mi e' capitato di visitare, non ho avuto nessun tipo di problema. Immagino che i disagi possano sorgere nel caso di patologie veramente gravi, ma conosco bene diverse persone che purtroppo hanno avuto malattie serissime e non hanno subito ingiustizie. Cosi' nella quotidianita' personalmente non vedo cio' che viene mostrato da Moore. So che l'argomento e' controverso e che le notizie che vi arrivano sono di tutt'altro segno, ma questa e' la mia esperienza personale 'sul campo', prendetela come tale. Magari con il passare del tempo capiro' che le cose stanno diversamente e ve lo diro'.

Tra l'altro domani torno dal medico, l'ennesima bronchite della stagione. Comincio a essere stufa.

venerdì 8 febbraio 2008

e la vita, la vita

Brevemente solo per ringraziarvi dei suggerimenti e comunicarvi il nome ufficiale del vice acchiappaconiglietti.

Penelope La Ragazzina Pimpante

Si lo so, lo so. E' che a volte un accordo e' impossibile.

Il resto per quanto mi riguarda e' qui.

Buon fine settimana a tutti.

(Soprattutto a Elisa)

giovedì 7 febbraio 2008

do you have your thinking hat on?

Stamattina ho incontrato una mia collega e ho subito notato che aveva una macchia nera sulla fronte. Mi e' venuto da dirglielo li' per li', ma ho evitato perche' c'era un'altra persona nella stanza. Poi abbiamo cominciato a chiaccherare e quando siamo rimaste sole, non sono piu' riuscita a trattenermi e glielo ho detto. Con questo lavoro e' facilissimo sporcarsi senza rendersene conto e quella era una grossa macchia, proprio sulla fronte, volevo essere gentile.

- Heidi, lo sai che hai una macchia nera sulla fronte?

- Oh, davvero? Non sai che oggi e' il mercoledi delle ceneri?

- ...

- Cioe' tu veramente hai pensato che stamattina mi fossi dimenticata di lavarmi la faccia?

- Mmm... nooo... e' che a me da' un fastidio... sai... per esempio quando hai una foglia di insalata fra i denti e nessuno te lo dice...hai presente, no?

- ...

- Caspita si e' fatto tardissimo, buona giornata, he!

Durante la giornata poi in effetti ne ho incontrate diverse di persone con quella macchia nera in fronte.
Dovrei smetterla di cercare di essere gentile.

mercoledì 6 febbraio 2008

la ragazzina

Sta facendo di tutto per conquistarci. Quando sono andata a prenderla al canile, ieri, l'ho messa nella gabbietta in macchina e non ha nemmeno pianto, si e' addormentata in dieci minuti di strada. Non ha cercato di distruggere nulla a casa e ha dormito nel crate senza fiatare. Sembra che voglia proprio assicurarsi di non metterci piu' piede in quel posto, anche se a dire la verita' in confronto al canile in cui abbiamo trovato mr. Boomer, il suo era una specie di hotel a cinque stelle. Si tratta del piu'grande canile no kill del Metroplex [il Metroplex e' l'area di Dallas e Fort Worth] e gli animali vengono davvero trattati bene. All'ingresso c'e' una targa che dice qualcosa tipo 'in ricordo di tutti quelli che non hanno mai conosciuto il calore di un abbraccio'. I gatti stanno in una grande stanza piena di giochi con la vetrata che da sul giardino. I cani invece stanno in gabbia purtroppo, ma in un ambiente climatizzato (qui e' fondamentale!) e con dei volontari che li portano a fare una passaggiata almeno una volta al giorno. Quando adotti un cane li' devi firmare montagne di documenti e non te lo fanno portare a casa finche' i loro stessi veterinari non lo sterilizzano. Nel caso della nostra 'ragazzina' (in attesa del nome definitivo) li abbiamo pregati di consegnarcela sabato per poterla conoscere meglio durante il fine settimana, ma non c'e' stato verso: nonostante abbia solo sette mesi e sia molto sotto peso l'hanno voluta operare subito comunque, dura lex sed lex. Il tormento dei giorni precedenti all'adozione e' stato dovuto al fatto che per scrupolo avevo voluto controllare se non ci fosse un cane adatto a noi nel canile della citta', quello dove invece ancora eliminano i cani, un posto orribile. Un'esperienza dolorosa, specialmente perche' purtroppo non ho trovato nessuno che facesse al caso mio, erano quasi tutti cani molto grandi. Ad ogni modo, non credo quei posti abbiano un futuro da queste parti. Per quanto riguarda la pena di morte sugli esseri umani non ci metterei la mano sul fuoco, ma per i cani c'e' davvero una sensibilita' estrema, una grande civilta'. Non credo la gente possa sopportare ancora a lungo di sapere che esistono posti cosi'. I canili lager, non il braccio della morte. Solite contraddizioni. Anyway, ci sono ancora due questioni da risolvere.

Uno. L'acchiappaconiglietti e' in crisi. E' stato un po' tipo:

- Che ne pensi di tizia?


- Ma direi tutto sommato simpatica
...

- Bene perche' viene a vivere a casa nostra, a mangiare il tuo cibo e a giocare con le tue cose. Per sempre.

Non l'ha presa benissimo per ora. La ragazzina invece lo adora, copia tutto quello che fa lui e lo segue come un'ombra.

Due. Non sappiamo che tipo di cane sia. Sembra una sorta di bracchetto-bassotto, ma non sappiamo esattamente cosa diventera'. Speriamo non cresca troppo.

Tre. Mi e' venuto in mente ora. La pipi'. Ovunque, continuamente. Non ha proprio capito come funziona. Io continuo a riempirla di biscottini ogni volta che la fa fuori casa perche' non credo nelle punizioni, poi pero' torniamo dentro e la fa davanti ai miei occhi, preferibilmente sulla moquette. Quando ha finito mi guarda e scodinzola tutta emozionata aspettandosi il premio.
Mi sa che non ha capito.
Non sta funzionando molto, ma fa parte del gioco.

martedì 5 febbraio 2008

eccola qui! ora mi aiutate a trovarle un nome?

Lei e' esattamente il contrario del cane che avevamo in mente di prendere all'inizio, ma l'ha scelta l'acchiappaconiglietti e allora come non volerle gia' bene? Impossibile. Ora le serve solo un nome. Al canile la chiamavano Guinevere che, dopo aver capito come si pronunciava, mi piaceva anche, pero' tutti qui dicono che e' orribile, quindi le serve un nuovo nome che suoni bene sia in italiano che in inglese. Non e' facile. Facciamo un po' di brainstorming? Magari viene fuori una buona idea...
Che giornata pero'! :)

sabato 2 febbraio 2008

lo sciampista cowboy

Con la testa sul punto di scoppiare per la questione del vice-acchiappaconiglietti, ho pensato di prendermi una piccola pausa di riflessione. E quale posto migliore della parrucchiera?
Una parrucchiera nuova, da cui non ero mai stata. Giovane, vietnamita e molto professionale oltre che cortese. Ero l'unica cliente all'ora di pranzo e pensavo fosse sola, invece quando e' arrivato il momento dello sciampo, ho scoperto che mi sbagliavo. Il suo assistente a quanto pare, e' un omone americano alto due metri con la classica camicia a quadri e gli stivali a punta, si direbbe proprio un cowboy da queste parti.
Insomma, e' stato strano farsi lavare i capelli da lui. Non ha detto una parola e tra l'altro era anche un po' maldestro con quelle mani enormi. Qualcosa non mi tornava. Mi sono resa conto presto che la sensazione era dovuta al fatto che fosse un uomo e soprattutto un uomo cosi'...robusto, virile, era del tutto fuori luogo nel salone di una parrucchiera. Mi dicevo che stupida che sei, perche' l'assistente della parrucchiera deve essere per forza una ragazzina? Dopo tutto in Italia il mio parrucchiere era un uomo. E' imbarazzante ammetterlo, ma ci sono arrivata in un attimo. Il fatto e' che il mio vecchio parrucchiere era gay. Porca miseria! E dopo di che e' stato una specie di effetto domino: un uomo eterosessuale che lavora come assistente parrucchiere, che prende ordini da una donna, per di piu' piu' giovane e per di piu' straniera. Ma e' possibile cascare sempre nei soliti luoghi comuni? E dire che ci sto sempre attenta.

Comunque, detto fra noi, mai avuto uno sciampo piu' rilassante.

venerdì 1 febbraio 2008

meltdown

Non e' andata benissimo. Facile fare i generosi, avere questi magnifici slanci, ma se non scatta la magia? Se oggettivamente non va bene per te per una serie di motivi? Se lo guardi e non senti quella cosa, quell'amore...?

Calma e sangue freddo.


"... Animal Services is not a "No Kill" facility


If you see an animal on our adoption list please inquire about him/her as soon as possible"