giovedì 31 gennaio 2008

il secondo acchiappaconiglietti

Quando andammo al canile a prendere mr. Boomer non mi feci molto onore. Era la prima volta che entravo in un posto del genere e andai in crisi. Uscii dicendo che non mi importava piu' e volevo solo andarmene via. Mr. Johnson che e' un minimo piu' razionale e soprattutto mi conosce abbastanza bene, rientro' e usci' di nuovo con il nostro cane al guinzaglio. Mi chiese cosa ne pensavo, ma io non provai nulla di speciale in quel momento, avevo il cervello completamente annebbiato. Poi lo toccai giusto un attimo, appoggiai la mano sulla sua schiena e sentii l'amore, proprio l'amore, una cosa inspiegabile.
E' passato piu' di un anno da allora ed e' da tanto che penso che sarebbe un'ottima idea prendere un secondo cane. Abbiamo tanto spazio e l'acchippaconiglietti e' sempre al centro dell'attenzione. Lui ne e' felicissimo ovviamente, ma non credo gli faccia bene essere cosi' attaccato a noi, forse un altro cane lo renderebbe un po' piu' indipendente, un po' piu' cane, non so se si capisce.
Il problema era che dovevo convincere mr. Johnson visto che viviamo insieme. Il mio unico argomento era per complicarci un po' la vita e non aveva avuto tutto questo successo. Oggi pero' mi ha detto che si e' informato sugli orari del canile e domani pomeriggio dovremmo fare giusto in tempo a passare di li' quando esce dal lavoro.

-Come? Cosi' su due piedi?!

-Ma se e' da mesi che non parli d'altro?

Mi ha stupito.

[Quest'uomo mi stupisce sempre, ma quello e' un altro discorso]

E' come quando ripeti una cosa all'infinito e non pensi piu' nemmeno al senso delle parole. Ma ora e' convinto anche lui e si va davvero. Non so come dire, sono emozionata. E' una cosa importante per noi.

Chissa' chi ci sara' li' domani per noi.

mercoledì 30 gennaio 2008

pinocchio

Stiamo proseguendo allegramente il nostro giro del mondo e domani finalmente arriveremo anche in Italia con il nostro aereo immaginario. Faremo uno spuntino italiano e racconteremo ai bimbi una fiaba italiana.

- Conosci una fiaba tipicamente italiana?

- Pinocchio!

- Benissimo, ecco il libro. Non ti preoccupare non gli diciamo che e' di Walt Disney.

martedì 29 gennaio 2008

overwhelmed

Ho fatto piangere la bambina che viene a fare lezioni di educazione artistica da me. E' una bimba di sei anni timidissima e un po' sovrappeso con i capelli biondi e le lentiggini. Invece di parlare, le poche volte che vuole dire qualcosa, bisbiglia e la sua mamma, dotata al contrario di voce tonante e sorriso smagliante traduce il soffio indistinto che emette.
Perche' e' andata in crisi.
Le ho messo davanti un bel cesto di frutta e le ho chiesto di provare a disegnarlo. Sono andata a prendere gli acquarelli e quando sono tornata ho notato che in silenzio si asciugava un paio di lacrimucce c-c-c-c -cosa devo fare? mi ha detto senza mai alzare lo sguardo dal foglio. Allora quasi quasi e' venuto da piangere anche a me per averla messa involontariamente in quella situazione. Avrei dovuto immaginare. Cosi' ho cercato di tirarla fuori dall'imbarazzo facendo finta di non capire ed estraendo dal cesto una piccola pera. Prova a disegnare questa pera. E lei ha cominciato pian piano a disegnarla e poi anche a cancellare e a fare meglio. Ha disegnato la pera, la banana, l'arancia e i mandarini e alla fine della lezione, mentre mostrava orgogliosa il suo lavoro alla madre sembrava a suo modo contenta.

A volte anch'io mi sento come lei. Direi un po' sopraffatta, overwhelmed appunto. Vado in crisi perche' mi sembra di avere davanti troppe scelte, troppe cose da guardare, da vivere, da capire e cosi' cerco di aiutarmi separando una cosa dall'altra. Non sempre funziona pero', ci sono molte cose che proprio non mi spiego anche se ad altri risultano piuttosto chiare.

Per esempio la nebbia. Uno dice cosa c'e' da capire della nebbia, e' tutto bianco e non si vede nulla, per di piu' vieni da Milano, dovrai pur aver visto la nebbia. Si, ma ieri, per la prima volta ho visto la nebbia e il sole contemporaneamente ed e' tutta un'altra storia. Come avevo fatto a non considerare la luce? Mi sforzo di capire le cose, di ragionare prima di decidere, ma perdo sempre qualcosa di fondamentale per strada. Un telefono, un guanto o magari una buona idea e finisce che mi sento fuori tempo, fuori luogo, fuori.

Nei giorni tristi mi faccio mille domande. Finisco con il chiedermi perche' Manu Chao dovesse fare un album cosi' brutto per esempio. O perche' una volta qualcuno ha pensato fosse una buona idea spruzzare il deodorante al pane di zucca nel bagno della scuola. Ma soprattutto perche' in questo paese che e' il regno del consumismo per antonomasia non c'e' verso di comprare un cazzutissimo stendino?

sabato 26 gennaio 2008

il razzismo e' l'unica categoria di cui non fa parte nessuno

Questo blog e' contro la politica di George W. Bush.
Pensavo non si dovesse arrivare a dirlo cosi' banalmente, mi sembrava fosse molto chiaro, ma evidentemente mi sbagliavo. Molti continuano a cascare nello stesso errore: vive li', quindi e' diventata come loro. Lo ripeto ancora e spero questa volta sia chiaro.
Amo l'Italia come prima, ma come quando vivevo li' vedo anche i suoi punti deboli. Credo fermamente che molti italiani sentendo una critica che viene da un giornale o da una radio statunitense perdano la bussola del discorso. In maniera quasi automatica spesso cominciano, invece che ad ascoltare e a concentrarsi su quello che si dice del nostro paese, ad accusare l'altro di cose, per carita', spesso giustissime, ma assolutamente fuori tema (era gia' successo diverse volte, ad esempio qui).
Le critiche ci arrivano da tutte le parti a questo punto e sono sicura che se fossi un'emigrante italiana che scrive da Cuba o dalla Norvegia o dal Giappone nessuno avrebbe tirato fuori certi commenti stile diamo una bella lezione di civilta' a questa ottusa filo americana.
Ragazzi, il punto e' la critica in se'. Mi riferisco al post precedente: il governo e' caduto, siamo davanti a una sintesi dei fatti che nei telegiornali italiani non viene fatta mai. E sappiamo che le sintesi sono impietose, ti buttano in faccia tutto il nonsenso di determinati fatti e personaggi politici. Prendiamone spunto per riflettere, questo era semplicemente il mio messaggio. Ragioniamoci invece di schermirci per orgoglio. Le fette di salame sugli occhi fanno solo il gioco di chi ha ridotto il nostro paese in queste condizioni.
Quindi, ancora una volta ribadisco: la mia esperienza qui e' positivissima, ho trovato dei valori che in Italia non mi sono stati trasmessi e che mi stanno aiutando molto nella mia crescita personale, ne ho scritto molte volte. Questo non vuole assolutamente dire che sia d'accordo con tutto quello che succede qui. Pur non vivendo qui da molto e non essendo cittadina, mi sono gia' attivata contro la pena di morte e a favore di un'informazione piu' libera, ho scritto qui dei problemi degli emigranti messicani e del razzismo, per non parlare delle armi.
Andate a insegnare la civilta' a chi ne ha veramente bisogno.

venerdì 25 gennaio 2008

cosa c'e' ai confini della realta'?

Me lo sono chiesto molte volte e oggi finalmente ho trovato le risposte che volevo.

Risposta numero uno: l'asilo.
Domani ci sara' il ballo della scuola. Tutti i bimbi dovranno travestirsi. E cosa hanno pensato quegli svitati di insegnanti venuti fuori direttamente da uno di quei vecchi fim mielosi tipo Tutti insieme appassionatamente? Di travestirci tutti, anche noi insegnanti. E sapete da cosa? Da Biancaneve e i sette nani! Cioe' non so se mi spiego. Lo hanno pensato loro, di loro spontanea volonta' per fare una cosa simpatica. Quando mi hanno chiesto se volevo partecipare, sono scoppiata a ridere, pensavo davvero a uno scherzo. Ho detto ma anche no, proprio cosi' but also not. Dopo un po' sono ritornati all'attacco. Manca Dotto! Daiiii. Quindi, siccome sono una persona che quando dice no e' no, domani dovrei andare a scuola vestita da nano. C'e' solo un'ultima speranza: e' prevista una tempesta di ghiaccio stanotte. Speriamo.
Hanno sbagliato tutto: avrebbero dovuto farmi fare la strega cattiva.

Risposta numero due: le notizie che arrivano dall'Italia.

Ero in macchina quando ho sentito questo (bisogna fare click su "listen now", sono solo 4 minuti, ma vale la pena per farsi un'idea di cosa dice di questa storia NPR la radio piu' imparziale e rispettata degli Stati Uniti) . Mi e' venuto un attacco di orticaria. E menomale che non ho sentito nessuno commentare la pietosa rissa in Parlamento di cui ho letto sui siti italiani.

"Italy — which has had 61 government since World War II — ..."

"Known for his unemotional speaking style, Prodi ...."

"Berlusconi, the billionaire media magnate..."


Presente quella vecchia canzone di Battiato? Ma perche' non perde mai attualita' quella canzone?

mercoledì 23 gennaio 2008

lo sciroppo alla ciliegia e l'idea che gli altri hanno di noi

Ho preso l'ennesima influenza e la cosa mi ha buttato un po' giu' anche moralmente. E' da ottobre che sto male per un motivo o per l'altro praticamente ogni settimana. Sono stata male perfino in Italia. Le analisi dicono sempre che non ho nulla. Immagino siano solo le difese immunitarie bassissime. Tutti i cambiamenti, il caldo, il freddo, i bambini e tutti i virus che portano, la sfiga. Ieri sono rimasta a casa perche' mi volevo rimettere in forma dato che di sera ricominciava il corso di italiano. Volevo risparmiare la voce, ci tenevo molto. Ed e' andata molto bene, malgrado ci fosse piu' gente e meno voce del previsto. Dopo la lezione, mi sono sentita molto meglio, cosi' oggi volevo tornare al lavoro, ma non ci sono riuscita. Non ho sentito la sveglia. E' stata un'esperienza orribile, non mi e' mai capitato nemmeno quando andavo a scuola. Sono un tantino confusionaria nella vita, ma piuttosto precisa sul lavoro. E' che a volte uno cerca di migliorare le cose e invece le peggiora soltanto. Se stai male, stai a casa, questa dovrebbe essere la logica. La mia invece oramai, visto che sto male un po' troppo spesso, e' diventata se stai male riempiti di medicine e vai lo stesso. Specialmente poi se le medicine sono buone. C'e' questo sciroppo alla ciliegia che e' fantastico, ti fa dormire da dio anche con l'influenza. Come dire, evidentemente ha funzionato, fin troppo bene. Mi hanno detto che e' molto facile diventarne dipendenti e lo posso capire. Comunque, il punto e' che da una parte sono abbattuta perche' non sto ancora bene e dall'altra sono contenta perche' finalmente sembra che le cose ricomincino a girare come prima per me. Insomma, quando arrivi in un posto nuovo e non parli bene la lingua e' davvero difficile farsi conoscere per quello che si e', anche professionalmente. Le esperienze precedenti nel mio caso non contavano molto: non avevo referenze qui e i datori di lavoro italiani sono difficilmente reperibili al telefono a causa della lingua e del fuso. Io per prima non mi sentivo in grado di fare le stese cose in inglese. Ora invece, dopo un anno, prendendo tutto con molta calma, passando per questo simpatico ammasso di batteri chiamato asilo, sto tornando a fare le cose che amo o soprattutto sto tornando a essere percepita all'incirca per come sono veramente. E' difficile da spiegare, ma e' una cosa fondamentale. Quando non puoi esprimerti come vorresti, ovviamente per gli altri diventa molto difficile conoscerti. Cosi' finisce a volte che perfino fra amici sei silenzioso perche' hai paura di dire qualcosa di sbagliato. Ora invece, l'inglese non e' ancora perfetto, ma ho uno spazio di autonomia all'interno di questa bizzarra lingua. Riesco a recuperare un errore o a scherzarci su io per prima, insomma sono io, sto ricominciando ad essere io anche qui. E questa e' l'email che mi e' arrivata stamattina e che mi ha ridato il sorriso, nonostante lo sciroppo e la sveglia e tutto il resto.

It was delightful meeting you last night. Hope your voice is better today.
Looking forward to learning Italian from you - you are very charming and make learning fun! Terri


martedì 22 gennaio 2008

individualismo americano vs individualismo italiano

- Hanno detto che hanno licenziato quel tipo e che entro mercoledi avremo il servizio.

- Non e' che la cosa mi faccia poi molto piacere...licenziano il tipo ma noi abbiamo comunque avuto un danno...

- Ma no, invece dovrebbe farti piacere perche' cosi' quell'incompetente non provochera' danni ai prossimi clienti.

- Si, ma a me sinceramente non importa nulla dei prossimi clienti, nemmeno li conosco...

- Individualista!

- Io?! Ma se e' proverbiale l'individualismo americano!

- Per me siete piu' individualisti voi italiani...

- In che senso?

- Piu' che altro e' un individualismo diverso. E' vero in Italia c'e' moltissima solidarieta' pero' per lo piu' verso parenti e amici. Degli altri, del bene comune non vi preoccupate piu' di tanto.
Qui e' il contrario.

- Si', ma la nostra societa' e' piu' equa, noi abbiamo la sanita' pubblica.

- E chi non ha cercato di approfittarsene?

lunedì 21 gennaio 2008

un film indipendente

Questa non e' una recensione, ma un consiglio. Se potete andate a vedere 'Once' di John Carney. E' da tanto che non vedevo un film cosi' emozionante nella sua semplicita'. Materia per sognare.
Dublino e le possibilita' della vita, gli incontri e le scelte.
Tutte le vite che vorremmo vivere anche se siamo costretti a sceglierne una sola.
E poi la musica.
I don't know you
But I want you
All the more for that
Words fall through me
And always fool me

Glen Hansard - Falling Slowly

sabato 19 gennaio 2008

inutile rimandare perche'

Sono inseguita dalle incombenze che rimando ed e' stupido perche' poi le cose che devo fare mi vengono in mente nei momenti meno opportuni e finisce che le devo fare di corsa o che mi metto nei pasticci perche' non le faccio in tempo. Da quando ho una casa a cui badare e' ancora peggio, ci sono sempre tantissime cose noiose da fare. Odio andare in posta, portare fuori la spazzatura, fare la spesa e anche fare benzina per esempio, ma devo smetterla di rimandare queste faccende tanto peggioro solo la situazione.
Poi ci sono le cose serie che rimando e li' e' ancora peggio perche' comincio a sognarle o a non dormirci la notte. Una delle cose che rimandavo era un piccolo progetto lavorativo. Avevo avuto un'idea molto tempo fa e dovevo solo parlarne con chi di dovere, ma nulla, rimandavo sempre. Rimandavo perche' l'idea di mettermi in gioco mi faceva venire l'ansia. E' sempre un po' un circolo vizioso in questi casi [controllare alla voce autoboicottaggio]. Insomma, finalmente ho avuto il coraggio (molto fra le righe) di farmi avanti e la reazione e' stata inaspettatamente entusiasta. Oggi sono felice da un lato per questa fiducia che qualcuno mi sta dando, ma dall'altro un po' preoccupata. Si tratta di tenere delle lezioni o conferenze non si e' ben definito, di storia dell'arte. Alla fin fine e' quello che ho sempre voluto fare, cioe' e' piu' o meno quello che facevo prima e che mi e' sempre riuscito meglio pero' qui c'e' il problema della lingua che come oramai saprete, mi crea grande disagio.
Questo e' il motivo per cui nonostante sulla carta abbia tutti i titoli per poterlo fare, fino ad ora non ho mai nemmeno cercato di fare questo lavoro seriamente qui. In questo caso non si tratterebbe di un vero lavoro, ma solo di una collaborazione che potrei gestirmi piuttosto liberamente, e' per questo che mi sono decisa. Pero' che paura! Parlare in pubblico in inglese mi preoccupa. Gia' normalmente mi capita di chiedermi se realmente ho detto quello che intendevo dire, figuriamoci in una situazione cosi'. Dovro' cercare di prepararmi seriamente. Insegno gia' italiano senza problemi, pero' e' una cosa diversa: puo' sembrare strano, ma in quel caso il fatto di essermi trasferita da poco dall'Italia e' un vantaggio, una cosa che viene vista con simpatia, almeno dagli studenti che ho avuto finora. Secondo me a loro piace credere che siamo tutti piu' o meno sulla stessa barca e poi mettiamoci anche che e' cool avere l'insegnante madrelingua. Cosa importa se non ho mai pronunciato la parola vowel? Oramai lo hanno capito che non la voglio dire quella parola, farfuglio v...qualcosa indicando la vocale alla lavagna e dicono loro la parola per me.
[come l'altra volta, verranno fuori nei commenti tutti gli esperti inglesisti della blogosfera, ma io lo riconfesso: ci sono delle parole che non so pronunciare. E tutto sommato mi conviene anche]
Ma insegnare arte in inglese e' un altro paio di maniche, si tratta di parlare a lungo usando un vocabolario adeguato...
Ma chi me lo ha fatto fare? Potevo aspettare ancora un po', uffa.

giovedì 17 gennaio 2008

why do you have boobs?

Certi giorni torno a casa dall'asilo in stato catatonico. Il tempo, quando sono li' letteralmente vola. In genere mi diverto molto, pero' succedono una quantita' di cose che ho la sensazione di non essere sempre in grado di gestire. I bambini mi fanno un milione di richieste tutto il tempo e di domande difficilissime tipo quella del titolo. E se proprio non hanno nulla da dire ci tengono a farmi sapere mi sto un pochettino annoiando mentre io sono li' che cerco di dimostrargli che ho sempre tutto sotto controllo, perche' e' di questo che hanno bisogno, piu' di tutto.
Ma poi ci sono anche altre questioni, ben piu' spinose. Quanto puo' arrivare a soffrire un bambino di tre anni? E dire che nella scuola dove lavoro i bambini sono tutti bellissimi, sani e ricchi. Pero' vedo delle situazioni penose anche li'. Ieri, i genitori del bimbo-lucciola si sono dimenticati il suo compleanno, una scena avvilente. Abbiamo anche trovato i lavoretti della bambina-frangetta nella spazzatura, suo padre li aveva buttati appena girato l'angolo. Poi ci sono un paio di divorzi tristissimi. Ho visto dei bambini tranquilli e felici cambiare in maniera radicale nel giro di pochi giorni. A volte provo a immedesimarmi in loro: cosa puo' essere tornare a casa ogni giorno e non sapere se la mamma e il papa' saranno li' oppure no? Spero solo dimentichino. Il bambino- lumaca, oggi, appena sua madre e' uscita dalla porta ha avuto un lungo momento in cui si e' come spento. Si e' appoggiato al muro, ha chiuso gli occhi e non li voleva piu' riaprire. E stava li' in piedi con gli occhi chiusi sperando forse che fosse solo un brutto sogno e che la mamma sarebbe tornata a riprenderlo. E invece no, stara' li', come tutti i giorni dalle 7,30 del mattino al tardo pomeriggio, lavora molto piu' lui di me. Quando l'ho convinto a riaprire gli occhi non mi ha lasciato un secondo. Ho dovuto fare tutto con questo bambino aggrappato come un koala all'eucalipto, non c'era verso di staccarlo. E io, lo ammetto, mi fa davvero schifo. Il bambino- lumaca ha un problema di salivazione eccessiva e lo so che non e' colpa sua, ma a me fa schifo lo stesso, non sono una vera maestra io. Io non so proprio cosa fare certe volte, cosa si puo' dire? Cosa gli racconto, che sono li' per caso? Perche' questa e' la verita'. E' il primo lavoro che ho trovato e l'ho preso come un gioco, pero' ora le cose sono cambiate, non e' piu' solo un lavoro come un altro per me. L'unica cosa che faro' sicuramente e' cercare di aspettare la fine dell'anno prima di cambiare lavoro, sto ricevendo talmente tanto da loro che non posso lasciarli al primo venuto.
E poi stiamo facendo il giro del mondo. Ieri siamo stati al Polo Nord e oggi in Messico. Ms. Worthon si e' immedesimata talmente tanto che non ha fatto salire un bimbo sull'aereo perche' aveva perso la carta d'imbarco...

mercoledì 16 gennaio 2008

relativita'

Per me, prima di trasferirmi qui le stagioni erano grosso modo tre mesi di caldo, tre mesi di freddo e sei mesi cosi' cosi'.
Ovviamente ho sempre pensato che in Texas le stagioni non esistono: c'e' il sole tutto l'anno, ogni tanto fa molto caldo e ogni tanto, magari all'improvviso e brevemente, fa molto freddo.
La mia amica californiana che si e' trasferita qui da poco, invece, non la pensa cosi'.

- You guys have seasons!

E' sbottata oggi. Certo, ha senso dal suo punto di vista. Dice che nella sua citta', Santa Monica, ci sono sempre piu' o meno 20 gradi e il sole tutto l'anno, una specie di monostagione, insomma.

Evidentemente, tutto e' relativo e ognuno ha i suoi shock culturali.

martedì 15 gennaio 2008

lavorare con ned flanders

Il fine settimana e' stato un po' faticoso per me sia per gli aggiustamenti di fuso orario e clima, sia per tutto quello che comporta un viaggio come quello che ho fatto a livello emotivo. Ho la sensazione che il tempo non sia stato abbastanza e di non aver fatto tutto quello che avrei voluto fare. Per di piu' non ho idea di quando mi sara' possibile tornare.
Oggi pero' sono tornata al lavoro e tutto si e' ridimensionato di colpo. A volte ho la sensazione di lavorare con tanti piccoli Ned Flanders, avete presente il vicino di casa gentile dei Simpsons?
Per prima cosa ho trovato sul tavolo un biglietto scritto a mano dalla direttrice Welcome back! We've missed you! Erano le sette del mattino. E poi ho ricevuto talmente tante belle parole...insomma sono stata via solo una settimana piu' degli altri... E' davvero incredibile tutto quello che queste persone fanno ogni giorno per rendersi la vita piu' piacevole a vicenda. C'erano biglietti di ringraziamento e addirittura altri regali di Natale che avevo dimenticato nella confusione dell'ultimo giorno di scuola. A me sembrano tutti un po' matti, ma sono stata davvero fortunata a capitare in un posto cosi'.
Sono contenta. Di essere qui, della mia vita cosi' com'e' ora, di tutta questa luce che entra dalle finestre.
Passero' la serata a scrivere decine di biglietti di ringraziamento a persone che vedo tutti i giorni, ma qui si usa cosi' e mi adeguo con piacere.

thinking award

Ho ricevuto tre questi e mi fa molto piacere.
Si tratta del thinking award, una sorta di riconoscimento dato a quei blog che ci hanno fatto riflettere per qualche motivo. Ringrazio dunque infinitamente Enzo Rasi, Baol e Prescia, mi sento molto onorata che abbiano pensato a me.
A mia volta vorrei segnalarvi altri cinque blog che hanno fatto riflettere me.

Galloz, Remo Bassini, Placida Signora, Dorian River, Elasti

lunedì 14 gennaio 2008

Io quelli che leggono il tuo blog non li capisco proprio. Cioe' va bene io che ti conosco, ma a loro cosa gliene frega?

Eccomi qua, di nuovo a casa.
[Mesi passati a chiedermi dove fosse veramente la mia casa e ora mi accorgo che mi sento perfettamente a casa sia qua che la'. Ma forse ora come ora un po' piu' qua che la']
Ad ogni modo, e' stato bellissimo tornare in Italia. Ho mangiato bene, dormito tantissimo e sono sempre stata in ottima compagnia. Ogni tanto bisogna tornare in Italia. La vita qui e' talmente diversa che si rischia di perdere di vista quello che ci si e' lasciati dietro. Anche perche' da qui non mi e' semplice mantenere i contatti. Quasi tutti i miei amici hanno un problema: non sono in grado di usare internet in maniera razionale, hanno sempre bisogno di dargli dei significati profondi.

- Io il tuo blog lo leggo sempre, ma lasciare un commento no. Mi sembra una cosa talmente fredda...

Fallo decidere a me se e' una cosa fredda, magari dopo averlo letto.
Originariamente questo blog era nato proprio per i miei amici, perche' non rispondevano mai alle mie lunghissime email. Mi serviva uno strumento in piu' per rimanere in contatto con loro. Invece, e' successo che nessuno di loro lo ha mai considerato in questo modo. Ad una cena nei giorni scorsi, mi e' capitato addirittura di assistere a un'interminabile discussione dal tema piuttosto surreale: internet fa bene ai giovani? E i miei amici hanno 30 anni mica 80. Un sacco di fisime sull'utilizzo di internet e io questa cosa qui proprio non la capisco. Io internet l'ho sempre usato, anche in Italia, se non altro per lavoro e non e' che mi mi ci sia soffermata a pensarci mai piu' di tanto. Ti serve, lo usi, non mi sembra ci sia nulla di trascendentale. Una mia amica, ad esempio, per giustificare il fatto di non avermi mai risposto in questi mesi, mi raccontava con assoluta normalita' come non sia stata in grado di ripristinare la connessione nemmeno mentre suo fratello era bloccato in Kenia senza documenti nei giorni degli scontri di cui tutti abbiamo letto sui giornali.
- Sai, io e internet proprio non andiamo d'accordo...
Si', certo internet non e' questione di vita o di morte.
Fatto sta che ultimamente avevo un po' mollato il colpo. Mi ero detta che non importava se non scrivevano, che l'amicizia e' soprattutto fiducia e che ognuno ha il suo modo di intenderla, quindi che magari ci sarebbero lo stesso stati per me al momento opportuno. E infatti, e' andata proprio cosi'. Con alcuni non ci si sentiva da mesi, eppure e' bastato uno sguardo per cancellare di colpo tutto il tempo che ci ha diviso. E' stato fantastico soprattutto parlare e scherzare, ridere delle stesse cose. Qui mi capita raramente: il senso dell'umorismo e' una delle ultime cose di cui ci si appropria in un paese straniero.
[Tra l'altro quasi tutti mi hanno detto come prima cosa che leggono sempre il mio blog, ma non ho ancora capito se la cosa debba farmi piacere oppure no]
Non ho ancora tanti amici qui e di contro quelli che ho in Italia sono numerosi e davvero speciali, qualcuno l'ho conosciuto alle medie o al liceo ed e' ancora li', pero' mi sembra che gli italiani siano piu' divertenti come amici. Andavo a queste cene durante le feste e ogni volta succedeva qualcosa, qui invece e' sempre tutto piuttosto tranquillo: le persone sono sempre molto attente alle formalita' e appena la discussione entra nel vivo l'abbandonano proprio per evitare lo scontro. Sicuramente la calma e' di per se' un pregio, pero' ogni tanto e' bello anche l'imprevisto, un po' di dramma tanto per gradire, un po' di polemica tanto per ravvivare una serata. Ci si puo' dire qualunque cosa, si puo' discutere per due ore, ma ci si vuole sempre bene.
Me li vorrei tenere tutti vicini i miei amici italiani.

sabato 12 gennaio 2008

notturno aereo

New York splendeva superba mentre a Dallas sembrava che qualcuno avesse provato a seminare una manciata di stelle.

mercoledì 9 gennaio 2008

il telefono in america e in italia

Non mi era ancora capitato di soffermarmi su quanto le compagnie telefoniche al di là e al di qua dell'oceano complichino o semplifichino le nostre vite. Succede ora perchè da quando sono tornata ho assistito a una quantità di litigi e disguidi che mi sono resa conto sono molto spesso, in ultima analisi, causati da problemi telefonici.

- Non mi chiami mai!
- Nei tuoi messaggi non si capisce mai un....!
- Potresti però almeno chiamarmi a casa che non costa niente!!
...

Mi sembra che qui il problema non sia che il telefono costi troppo (a me, ad esempio, costa di più in America) ma che non c'è una tariffa fissa ed è estremamente semplice spendere troppo: bisogna stare attenti agli orari, al tipo di numero che si chiama e alle offerte e tutto questo mette ansia alla gente, lo vedo chiaramente.
In America invece, questo non succede. La differenza fondamentale è che non solo chi chiama, ma anche chi riceve la telefonata molto spesso paga. Per questo nessuno recrimina sulla taccagneria dell'amico, al contrario: fare telefonate brevi, non conoscendo bene una persona, è sempre buona norma. Inoltre, moltissimi là pagano una tariffa fissa che si riferisce all'uso complessivo del cellulare, sia per chiamare che per ricevere, e questa tariffa nella maggior parte dei casi è sufficiente a fare e ricevere tutte le telefonate che si vogliono, normalmente ne avanza. Al limite, anche non avendo il cellulare, chiamare sui fissi, non costa quasi nulla. Insomma, se qualcuno non mi chiama, so che è proprio perchè non vuole farlo, non c'è nessuna scusa.
Sembra poco, ma è una grandissima differenza nella vita quotidiana, me ne sono accorta in questi giorni. I messaggini di testo che qui si usano moltissimo e là no, sono economici, è vero, ma spesso poco chiari e fraintendibilissimi. E poi mettono l'ansia: bisogna fermarsi un attimo, scrivere, pensare alla forma migliore e più breve. Molto più semplice sarebbe lasciare un messaggio in segreteria, credo, ma siccome qui costa anche ascoltare la segreteria, pochi lo fanno.
Ribadisco che non sono un'esperta di telefonia e non volevo scrivere un articolo tecnico. Mi sono limitata a riportare quello che sto vedendo con i miei occhi in questi giorni.
Il nocciolo della questione per me, è che alcuni amici hanno polemizzato o litigato furiosamente per varie questioni, ma che alla fine a me sono sembrate nella maggior parte dei casi legate banalmente al telefono. Questo mi sembra ridicolo.

Se vi è capitato, riappacificatevi perchè non siete un bello spettacolo, proprio no.
Se davvero volete, litigate per cose più serie.

lunedì 7 gennaio 2008

corrispondenze

Partii per Firenze con la mia migliore amica molti anni fa e per noi in quel momento Milano-Firenze era un lungo viaggio, lo progettammo a lungo prima di partire. Ricordo quei giorni molto bene, eravamo talmente felici fra noi, con tutti i nostri discorsi e i nostri piccoli segreti, che non facemmo molto caso agli altri. L'ultima sera, però in ostello ci imbattemmo in G. Io trovai che in quella stanza, in quel momento fosse l'unica persona che brillava. Anche dopo, in realtà non è che ne abbia incontrate moltissime di queste persone. Cominciò a raccontarci una storia e noi lo seguimmo appena fuori sui gradini di Santa Maria del Carmine. Era gennaio, credo, ricordo il freddo di quei giorni, ma rimanemmo lì sedute ad ascoltarlo più o meno fino a mezzanotte, quando fummo costretti a rientrare a causa della chiusura dell'ostello. Non sapevo nulla di lui, ma volevo delle altre storie, assolutamente. Sospettavo che scrivesse e volevo che scrivesse a me. Cosi' gli diedi il mio indirizzo e gli dissi di scrivermi. Lui non mi diede una risposta, ma dopo un po' arrivo' la prima lettera di G. C'erano già le email, non è passato poi così tanto tempo in fondo, ma noi volevamo ancora scrivere, a mano spesso con colori diversi e magari essere liberi di fare anche dei disegni. Ho sempre scritto moltissime lettere, ma quella con G. è stata la corrispondenza più bella senza dubbio. Vedevamo questa cosa in maniera identica. C'era una frenesia inspiegabile sia nel leggere che nello scrivere e per non parlare dell'attesa poi. Puntualmente ci toccava pagare una soprattassa sul francobollo regolare perchè superavamo il peso consentito. Scrivevamo su qualunque cosa: volantini, biglietti dei concerti, tovaglioli, sottobicchieri.
All'epoca pensavamo che non ci saremmo mai più rivisti e con il passare dei mesi avevo praticamente dimenticato il suo viso. Poi d'estate, mentre andavo come sempre in Salento, il mio treno non ricordo più per quale motivo, un guasto o uno sciopero, si fermò proprio nella sua città. Così, senza pensarci troppo, più che altro per noia, decisi di telefonargli. Poi...non importa, è una storia troppo lunga.

E' che l'altra notte quando mi si è abbassata la febbre, non riuscendo a dormire, ho cominciato a rovistare fra le vecchie lettere in soffitta e mi sono persa di nuovo in questa storia a cui non pensavo da anni. Fortunatamente ho conservato sia le sue lettere che le mie risposte ed è stato interessante immergersi nella lettura. E' raro trovare una corrispondenza non solo di lettere, ma soprattutto di emozioni come quella. Rileggendo tutto a distanza di tempo sembra proprio che stessimo vivendo vite parallele. E infatti, il nostro avvicinamento fu del tutto breve e accidentale. Ognuno dopo fu capace di tornare alla propria vita senza malinconia e senza più pensare alle parole scritte o a quelle dette. Mi chiedo dove sia, cosa stia facendo, se ha ancora quella foresta di ricci, la barba e gli occhialetti tondi, i pantaloni stretti e la Leica del '74 con la tendina rotta sempre appesa al collo.
Ma non lo voglio sapere veramente.

domenica 6 gennaio 2008

regressione psicologica e befane

- Oddio! La calza! Mi ero completamente dimenticata della befana...

- Ma se a Dallas hai messo le calze sul camino un mese fa...?

- Mamma, in America non si festeggia l'epifania, le calze si appendono per Natale. Sul nostro camino infatti, quando abbiamo comprato la casa, abbiamo trovato 5 chiodini perchè ci vivevano 5 persone...

E così quest'anno ho ricevuto la mia calza piena di dolci e perfino il carbone di zucchero.
Mi sembra di avere di nuovo 10 anni.

sabato 5 gennaio 2008

un piccolo aggiornamento...

...prima che la situazione precipiti di nuovo.

Ci risiamo. Ancora ammalata. Un virus. Un altro. Mi chiedo quale sia il mio problema. Sono sempre stata una persona estremamente sana, non ho mai avuto nulla. Ultimamente, invece, un po' per il lavoro all'asilo, un po' per il cambio di clima ho preso qualunque tipo di virus e infezione ci fosse in giro. Starò mica invecchiando?! Non posso ancora credere che mi abbiano fatto una flebo, proprio a me che ho sempre avuto il terrore degli aghi. Ancora adesso se ci penso sto male solo all'idea, terribile, ma se devo essere sincera, non quanto avessi immaginato.
Comunque, ora come ora mi sento un po' meglio e -seriamente- credo che ci sia almeno un lato positivo in tutta questa disavventura. Ho passato un sacco di tempo con la mia mamma. Sicuramente se fossi stata bene, ci saremmo viste solo di sfuggita fra mille impegni come è stato da quando sono tornata. Prima che stessi davvero male l'ho vista entusiasta all'idea di curarmi un po'.
Le mamme. Anche loro vanno dosate con cura.

giovedì 3 gennaio 2008

innamorati pazzi. pazzi

Io non so come facciano gli altri, ma io penso che domani mr. Johnson parte e mi sento male, non tanto ma un po' sì. Già solo l'idea dell'aeroporto mi innervosisce e poi anche pensarlo tutto solo lassù. Dicono che è una settimana e che non ha senso, ma per me ne ha e anche per lui.
Perchè gli altri non capiscono? Non è normale amarsi pazzamente?

mercoledì 2 gennaio 2008

solo in italiano

Vi va di consigliarmi musica, libri e film italiani da riportare a Dallas?
Ho ancora una settimana per fare un po' di scorta...