Ho appena scoperto che quello che mi capita in questi giorni ha un nome.
Cioè.
Non sono l'unica deficiente ad attraversare il mondo per tornare a casa e stare ... così.
E' una roba conosciuta.
Insomma c'è un perchè. Almeno.
E' il reverse culture shock che mi frega l'allegria.
Maledetto.
Azz
RispondiEliminaBasta darvi un nome straniero e sembra grave!
Bentornata a casa, cittadina del mondo! Ti seguo sempre con interesse, vedrai che alla fine si tratta di banalissimo jet lag...
RispondiEliminaperò passa. Quando starai per ripartire.
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RispondiEliminaossimorosa: bello non è, ti assicuro...
RispondiEliminaanonimo: grazie, già sapere che le mie (dis)avventure interessino qualcuno mi tira un po' sù di morale, magari avessi ragione!
greenwich: sarà proprio come dici tu. lo so anch'io in fondo. e non per masochismo o chissà chè.
esiste una belleza che è quella delle cose di tutti i giorni (e beato chi la sa apprezzare!) e un'altra che è quella delle cose straordinarie.
l'addio in sè è un momento straordinario. può essere triste o tragico o desiderato o subìto, ma è vita, è una bomba di emozioni.
le cose non sono mai belle come nel momento in cui le guardi e sai che è l'ultima volta.
Nina
RispondiEliminaho letto le tue prime impressioni al ritorno qui...che bello.
anche a me manca il cielo, anche se quello del texas non l'ho visto (ma ne ho visti altri bellissimi...e qui è davvero piccolo. e non solo quello)
sarà bello tornare là e poi ancora desiderare tornare qui...baci
nina: grazie dell'incoraggiamento :)
RispondiEliminaCredo sia normale, dopotutto. Succede sempre anche a me quando sono di ritorno da un viaggio, la tristezza mi prende per qualche giorno.
RispondiEliminasarà così, ma a me a volte prende proprio l'allegria quando torno a casa, anche dopo tanto che sto all'estero, magari è stanchezza..
RispondiEliminanetstar: bho... :(
RispondiEliminaunaltrasera: mi sa che l'allegria prenderà anche me quando andrò a casa...
Le deflagrazioni emozionali sono un macello..dopo, deve passare un pò di tempo prima che ci si riprenda, ma succede eh, prima o poi succede. :)
RispondiEliminadeve essere parecchio strano se sei stata via tanto.
RispondiEliminaio nonostante il brevissimo soggiorno ho avuto un cultural shock quando sono stata in Senegal, nonostante tutti gli avvertimenti non ero pronta all'Africa. A al rientro ho provato un senso di stranimento dopo aver visto il traffico di Dakar mi sembrava che a Milano non ci fosse traffico.
amoilmare: he si...
RispondiEliminaginevra: a dallas tutti si lamentano per il traffico e io mi sono fatta sempre delle grandi risate in proposito, perchè non è davvero nulla in confronto a milano.
considerare ora che esistono persone che si fanno una risata pensando al traffico di milano è incredibile :)
Conosco un ottimo metodo per combattere il reverse cultural shock.
RispondiEliminaSi chiama profattual drinking: prima di ripartire, finchè è in zona si faccia sentire e venga con noi a farsi una birra sui Navigli. Magari è una soluzione temporanea ma finchè dura il ciucco non c'è shock culturale che tenga.
E poi mi pare un metodo molto anglosassone ;-)
ubi: grazie! troppo carino.
RispondiEliminadevo dire che la mia appartenenza storica al club di Alceo
(che tu conoscerai sicuramente)
mi fornisce gli spunti necessari ad approfondire la poetica del vino, e non solo ... ;)
Ciao nonsisa!
RispondiEliminaHo letto i consigli to face the cultural shock!
Mi saranno utili perché domani sera da modena (dove sono ora) torno a salerno e ci starò una settimana :)))
a parte questo,il vero cultural shock tra un mese e mezzo sarà, che andrò in svezia per starci un anno!
quanto resti in italia? try and relaxx and enjoy your time!!
marco
grazie caro marco, non vedo l'ora di leggere i tuoi racconti dal profondo nord, già mi sembri entusiasta e io sono curiosissima :)
RispondiEliminapure a me capitava, ora non più tanto. Non bisogna usare la parola ritorno a Milano, Roma, eccetera,secondo me.
RispondiEliminaSi ritorna a casa dovunque si trovi;-)
alessandra: hai ragione, grazie per la visita :)
RispondiEliminaAnch'io sono un devoto del club di Alceo. Per cui, se ha voglia me lo faccia sapere.
RispondiEliminaPerò, non se c'è da uccidere il tiranno, che sono un pacifista ;-)
Ecco, io sono tre anni che soffro di culture shock e due anni che soffro di reverse culture shock. Insomma, sono scioccatissima tutto il tempo (anche se non so come si scrive).
RispondiEliminaMa come nota qualcuno, Nonsisamai, il jet lag ha le sue responsabilita'. La cosa migliore e' mantenere una sana sospensione di giudizio buddista: osserva il mondo attorno a te, qualsiasi esso sia, senza mai esprimere un giudizio. Piano piano si capisce che tutto ha qualcosa da insegnarci nel positivo e nel negativo.
Scusa il messaggio lungo: ho appena bevuto il caffe'!
ubi: sono commossa! è la prima volta che trovo qualcuno che sa di cosa si tratta. in effetti, non l'ho mai chiesto a nessuno, ma con te ho azzardato perchè me lo sentivo che avresti potuto saperlo :)
RispondiEliminala jules:al contrario, grazie! sicuramente conosci l'argomento molto bene :)
questo post è stato scritto appena arrivata. in realtà, credo che il problema non fosse proprio questo. ho trovato delle grosse grane inaspettate qui ed ero molto sottosopra. ma ora ho capito che tutto sommato è una fortuna anche solo poter stare vicino fisicamente alle persone quando stanno male, prima non me ne rendevo conto...
a presto